"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Mladic, noi festeggiamo così

L\'antica moschea di Kozarac

di Emiliano Bertoldi, Maurizio Camin, Ezio Pilati 

(10 giugno 2011) Pochi giorni fa è stato arrestato Ratko Mladic, uno degli ultimi grandi criminali delle guerre in ex Yugoslavia ancora in libertà. E' un fatto importante per le migliaia di vittime e per i loro familiari. Alcuni li abbiamo incontrati personalmente nel nostro impegno come associazioni di solidarietà trentine nei Balcani.

A Prijedor in Bosnia Erzegovina, a Kraljevo in Serbia e a Peja/Pec in Kossovo - le città dove operiamo - molti dei nostri interlocutori hanno subito in varie forme la violenza degli anni Novanta. Parenti delle vittime, alcuni senza nemmeno aver ritrovato il corpo dei loro cari; profughi che hanno dovuto lasciare le loro case; ex internati nei campi di concentramento o incarcerati per motivi politici; disertori e oppositori antinazionalisti, come il movimento delle Donne in nero, che hanno lottato per anni contro i regimi dei loro stessi paesi. Con tutti loro ci siamo indignati per i ritardi nel fare giustizia e le coperture date ai criminali di guerra. E ci rallegriamo oggi per l'arresto di Mladic, il loro simbolo forse più truce. Il generale che riuscì ad accarezzare sorridente davanti all'obiettivo delle telecamere quel bambino biondo di Srebrenica, mentre i suoi soldati con il silenzio complice dei caschi blu ONU avviavano lo sterminio di oltre ottomila uomini. Compreso il padre di quel bambino.

Ma sappiamo che questo arresto non basta, non chiude da solo le ferite. Il processo di rielaborazione del passato è ancora lento e difficoltoso. Lo abbiamo visto a Prijedor nei giorni scorsi, nei volti di quei giovani scesi in strada per inneggiare a Mladic e opporsi all'estradizione a L'Aja. O a Peja/Pec, nelle accuse rivolteci da alcuni per quel semplice graffito nel centro giovanile dove appariva anche una parola in cirillico, l'alfabeto "degli altri" per la maggioranza della popolazione. Segni di un passato che non passa, perché resta fondamento identitario delle nuove-vecchie leadership uscite vincitrici dalle guerre. E perché con la chiusura delle frontiere l'Unione Europea ha lasciato crescere un'intera generazione senza prospettive di aprirsi al mondo.

Queste sono le ragioni di fondo che ci fanno ancora impegnare in quelle zone, con una cooperazione che crei opportunità e relazioni più che trasferire aiuti. Opportunità di far crescere nuove leadership responsabili, e di far incontrare persone e gruppi al di là delle frontiere formali, usando il Trentino come sponda per un dialogo interno agli stessi Balcani. E per questo ci pare significativo - quasi un nostro modo di "celebrare" l'arresto di Mladic - che negli stessi giorni tre delegazioni diverse da quelle terre si trovino contemporaneamente nella nostra provincia. A Trento si svolge infatti la visita ufficiale di alcuni rappresentanti della Circoscrizione Prijedor centro, che hanno avviato un gemellaggio con la corrispondente del Centro storico e Piedicastello. La democrazia locale fin nei suoi minimi termini, potremmo dire, perché ricostruire la responsabilità civica richiede anche ricostruire i luoghi della rappresentanza. Nessuna bomba intelligente può farlo, occorrono piuttosto pazienza e dialogo continui.

A Rovereto invece, con puntate a Mezzolombardo, Riva del Garda e Dro, saranno ospiti alcuni anziani della casa di riposo di Mataruska Banja, vicino a Kraljevo, insieme ai responsabili comunali dei servizi sociali. Uno scambio inedito, che coinvolge l'Azienda per i servizi alla persona di Rovereto, il Comune di Rovereto e l'Unione Provinciale Istituzioni per l'Assistenza in un dialogo che è crescita personale - per un'amicizia tra chi si penserebbe solo utente da aiutare, e non persona da coinvolgere - e insieme passaggio di competenze professionali. Si sta avviando infatti per la prima volta a Kraljevo un servizio di assistenza domiciliare per anziani, e il modello trentino è stato preso a riferimento.

Infine a Fiera di Primiero un gruppo di liceali kossovari sarà accolto nelle case di loro coetanei, per uno scambio promosso grazie al Piano giovanile di zona e alle istituzioni del territorio. Attorno al tema dell'ambiente i ragazzi hanno svolto un percorso di avvicinamento tra loro e sperimenteranno ora l'incontro di persona, accompagnati anche da una volontaria della Provincia in servizio civile a Peja/Pec.

Istituzioni locali dalla Bosnia Erzegovina, anziani dalla Serbia, giovani dal Kossovo: in questi giorni si incrociano in Trentino pezzi diversi di quella rinascita sociale dei Balcani per cui siamo impegnati da oltre un decennio. E insieme si dimostra come la nostra terra abbia l'opportunità di crearsi un ruolo di ponte nell'Europa in costruzione. Quell'aprirsi all'internazionalizzazione - bisogno richiamato anche di recente dal palcoscenico del Festival dell'Economia - che non riguarda solo le imprese, ma può coinvolgere anche l'associazionismo e la cooperazione solidale. La Croazia è già incamminata verso l'ingresso nell'Unione Europea, a breve sarà seguita dalla Serbia e speriamo che la Bosnia Erzegovina e gli altri paesi della regione non debbano aspettare a lungo. E' interesse di tutti che lo facciano con istituzioni forti e liberate dai nazionalismi. Per questo motivo è un fatto storico l'arresto, seppur tardivo, di Mladic. Allo stesso tempo riteniamo importanti le tre delegazioni in visita in Trentino. E' il piccolo contributo che possiamo dare a un'Europa più giusta, e a un Trentino più aperto.

Emiliano Bertoldi, Tavolo Trentino con Kraljevo

Maurizio Camin, Tavolo Trentino con il Kossovo

Ezio Pilati, Associazione Progetto Prijedor

 

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