"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Myanmar, la vittoria della nonviolenza

Aung San Suu Kyi

(2 aprile 2012) Il volto della resistenza nonviolenta oggi è quello di questa esile donna che da più di vent'anni rappresenta il simbolo della libertà e della democrazia per il suo paese, la Birmania. Difficile dire quali saranno le conseguenze del voto pressoché plebiscitario che ha portato in Parlamento la premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi. Se il blocco di potere militare e affaristico sostenuto della Cina proverà un colpo di coda o se le aperture democratiche degli ultimi mesi usciranno rafforzate.

Di certo questo voto ci racconta un'altra storia, quella di un popolo che ha saputo aspettare, piegato certo dalla violenza del regime ma non domo. Un percorso ancora lungo, in un contesto dominato da un Parlamento ancora appannaggio del vecchio regime. E non ha caso nel primo discorso dopo la vittoria Aung San Suu Kyi ha invitato i manifestanti alla prudenza.

E anche di un'Europa che ha saputo dar credito al processo di apertura degli ultimi mesi attraverso l'attenuazione dell'isolamento internazionale, tracce di una "politica estera" dell'Unione che potrebbe esercitare, qui come altrove, un ruolo straordinario di mediazione.

Un nuovo soggetto politico, l'Europa, capace di parlare senza il peso delle armi o del passato coloniale degli stati nazionali. Ma questo è compito nostro.

Storico voto in Myanmar, netta vittoria di Aung San Suu Kyi: al suo partito 40 seggi

(www.corrieredellasera.it)

Il partito della leader filo-democratica Aung San Suu Kyi ha vinto con ampi margini le elezioni suppletive che si sono tenute in Myanmar nel fine settimana, in quella che spera possa segnare l'inizio di una nuova era dopo lo storico voto che potrebbe allentare le sanzioni dell'Occidente. La Lega nazionale per la democrazia, il partito di Suu Kyi, ha ottenuto 40 dei 45 seggi disponibili - su 1160 - secondo quanto riferito dalla Commissione elettorale, quattro in meno rispetto a quelli rivendicati dal partito nelle ore precedenti. A Suu Kyi, premio Nobel per la Pace che per vent'anni ha guidato la battaglia contro il regime militare nel Paese, tornata libera nel novembre 2010 dopo 15 anni trascorsi tra carcere e arresti domiciliari, andrà uno dei seggi della Camera. Le elezioni si sono tenute al termine di un anno di forti cambiamenti nel Paese, rimasto sotto il regime di militari per decenni: sono stati rilasciati molti prigionieri politici, ci sono stati colloqui con ribelli di minoranze etniche e si è allentata la censura sui media. È ancora presto, però, per fare bilanci: in mezzo secolo di storia del Myanmar si sono tenute soltanto tre elezioni.

A seggi chiusi, la Lega Nazionale per la Democrazia, principale partito dell'opposizione birmana, ha annunciato l'elezione del Premio Nobel. Subito si sono diffusi in tutto il mondo messaggi di apprezzamento per la leader politica, da sempre alla ricerca di un dialogo con la giunta e le minoranze etniche birmane nel tentativo di superare lo stallo politico in cui versa il Paese. I generali hanno sempre rifiutato di riconoscerla come interlocutore, mettendo in dubbio il suo patriottismo (la chiamano con il cognome da sposata, «la signora Michael Aris») e accusandola di essere uno strumento in mano a Gran Bretagna e Stati Uniti e al servizio delle loro mire neo-coloniali. Ma lei con il tempo e un enorme costo personale, è divenuta la più famosa detenuta al mondo, paragonata a Nelson Mandela e al Mahatma Gandhi, combattenti per la libertà da cui ha tratto ispirazione nel corso degli anni.

Le elezioni in Myanmar hanno mostrato segni «molto incoraggianti» di un ritorno alla normalità democratica, ha dichiarato uno degli osservatori inviati in Birmania dall'Unione Europea, Malgorzata Wasilewska. Il segretario di Stato americano Hillary Clinton si è congratulata con il popolo della Birmania per aver partecipato al processo elettorale e ha invitato i leader del Paese a lavorare ancora per la trasparenza e ad altre riforme. Il presidente dell'Europarlamento, Martin Schulz, all'indomani del voto ha detto «Sono incoraggiato dalle elezioni in Myanmar, nonostante le notizie di irregolarità, che spero siano affrontate rapidamente dalle autorità». Dopo essersi congratulato con la Lega nazionale per la democrazia e con la sua leader per la vittoria al voto di ieri, il presidente dell'Europarlamento ha poi rinnovato il suo invito ad Aung San Suu Kyi a recarsi al Parlamento europeo per ricevere il premio Sakharov che le venne conferito nel 1990. «Invito la leadership birmana a continuare il processo di riforme - ha concluso - Sono certo che l'Ue ne terrà conto quando rivedrà le misure restrittive ora applicate al Myanmar».

Dall'Italia tanti i messaggi di auguri: «È una pagina nuova nella vita della Birmania, un grande passo verso la democrazia. Dobbiamo tutti essere grati ad Aung San Suu Kyi, alla sua tenacia e al suo coraggio» ha detto il sindaco di Torino Piero Fassino, dal 2007 al 2011 inviato speciale dell'Unione Europea per la Birmania/Myanmar.

L'Unione Europea, intanto, ha fatto sapere di essere pronta a dare un segnale positivo alla Birmania sulle sanzioni. «C'è forte attesa di un segnale positivo da parte dell'Ue», ha confermato Maja Kocijancic, portavoce della responsabile per la politica estera dei 27, Catherine Ashton. Per incoraggiare il processo di riforme avviato dopo anni di decenni di regime militare, i 27 hanno cominciato all'inizio dell'anno ad alleggerire le sanzioni; proprio nello sforzo di incoraggiare altre riforme politiche, a febbraio l'Ue ha cancellato il divieto di visto per 87 membri del governo, tra cui anche il presidente. La Kocijancic ha però un po' frenato le attese di un ulteriore sgravio spiegando che l'Ue attende «di vedere come procede il processo post-elettorale». I ministri degli esteri europei si riuniranno a Lussemburgo il prossimo 23 aprile. «Ci attendiamo che i ministri riconosceranno i cambiamenti in corso in Birmania e che invieranno un messaggio positivo,» ha detto la portavoce. Le sanzioni imposte alla Birmania dall'Unione europea scadono ad aprile. I ministri dovranno decidere all'unanimità sulla revisione dell'impianto sanzionatorio che al momento impone tra l'altro un embargo sull'esportazione di diversi prodotti birmani, inclusi l'energia, le pietre preziose e il legname.

A seggi chiusi, Suu Kyi ha tenuto un breve discorso pubblico ai suoi sostenitori, davanti alla sede della Nld a Yangon. Pur festeggiando la vittoria alle urne, la «Signora» ha avvertito di non eccedere nei trionfalismi perché le elezioni sono solo un passaggio nel cammino di riforme avviato dal Maynmar. Aung San Suu Kyi ha parlato di «vittoria del popolo» che ha scelto di essere parte del «processo politico» in atto nel Paese e ha assicurato il massimo impegno per promuovere ulteriori riforme. Ha poi anche detto che intende continuare la collaborazione con il presidente Thein Sein, che ha permesso di traghettare l'ex Birmania da un ferreo regime militare a una nazione in cui si intravedono spiragli concreti di democrazia, anche se «molto resta ancora da fare». I sostenitori della «Signora» hanno festeggiato tutta la notte. «È normale che il popolo sia felice» ha affermato il premio Nobel, invitando alla moderazione, per «non amareggiare le altre parti». «Speriamo che questo - ha concluso - sia l'inizio di una nuova era».

Il successo di Aung San Suu Kyi e del suo partito non cambieranno gli equilibri in seno al Parlamento, dominato dal partito di governo e con un 25% di seggi riservati ai militari. Tuttavia, la vittoria del candidati della Nld è un chiaro segnale politico che il popolo lancia al governo e ai militari, che non potranno più comandare nel Paese usando il pugno di ferro. E lancia la prossima, reale sfida: le elezioni generali del 2015, dove si assisterà al vero faccia a faccia fra governo sostenuto dallo Union Solidarity and Development Party (Usdp) - che oggi detiene l'80% circa dei seggi - e l'opposizione democratica.

 

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