"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Oltre Bolivar...

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Qualche considerazione attorno alle elezioni presidenziali e al futuro del Venezuela 

(15 aprile 2013) Nell'incertezza sul "dopo Chavez" il Venezuela va alle urne (ha votato il 78% degli aventi diritto) e sceglie la continuità. Per un soffio Nicolas Maduro, il candidato designato come successore, prevale per poco più di 200 mila voti sul candidato dell'opposizione Henrique Capriles che pure era stato battuto in maniera netta solo pochi mesi fa dal presidente scomparso.

Già l'opposizione parla di brogli. Le percentuali (50,66% contro il 49,07%) ci dicono di una consultazione vera e partecipata. Certo, quello che emerge dal voto descrive una divisione profonda in un paese dove le differenze sociali non sono certo scomparse (nonostante le immense risorse petrolifere abbiano permesso una maggiore redistribuzione del reddito) e dove la contrapposizione fra "chavisti" e "squallidi" non lascia margini di mediazione.

Il che non fa sperare nulla di buono. La contesa politico ideologica è fra "rivoluzione bolivariana" e neoliberismo e, messa così, non ci sarebbe nulla di nuovo sotto il cielo. Ma, a differenza dal 1998 quanto Chavez andò al potere, oggi il paese si trova a fare i conti con un crescente processo di urbanizzazione, una diffusa corruzione, con una malavita sempre più agguerrita, con un tessuto economico allo sfascio ed un'economia che regge solo grazie al petrolio. Mentre sul piano sociale hanno preso corpo due società parallele sul piano dei servizi, del welfare e dell'educazione, quella pubblica senza qualità e quella privata accessibile solo ai ricchi e alla nomenclatura.

Alla rivoluzione bolivariana occorrerebbe una capacità di ripensare sviluppo economico, uso delle risorse nazionali (non solo il petrolio, per la verità) e territoriali, autogoverno... Richiederebbe di investire sulla cultura e su una nuova classe dirigente e, insieme, una grande capacità di dialogo e di riconciliazione. Che non mi sembra di intravedere. E non solo qui in Venezuela.

 

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