"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Lampedusa approdo sicuro

Una croce nel mare

giovedì, 20 giugno 2013

Nell'ambito dell'iniziativa 3 giorni x 1 vita. Futuro presente dei rifugiati in Trentino il Comitato Non laviamocene le mani, il Museo Storico Italiano della Guerra onlus e l'Istituto tecnico "G. Marconi" propongono

giovedì 20 giugno 2013 alle 17.30 c/o Sala Rosa della Regione, piazza Dante, Trento

Lampedusa approdo sicuro. Video, immagini e racconti dall'isola più a sud d'Europa

- proiezione di "Liberi!", 15 min., un video della Guardia Costiera che documenta un'operazione di recupero in alto mare;

- proiezione di "Lampedusa approdo sicuro", 28 min., reportage di Paola Rosà e Antonio Senter, che raccoglie le testimonianze e i racconti dei lampedusani in prima linea nell'accoglienza e nei salvataggi;

- presentazione della pubblicazione "Lampedusa approdo sicuro" a cura di Paola Rosà, 48 pagine a colori, edita dal Museo Storico Italiano della Guerra onlus, un reportage collettivo con testi e foto dei maturandi dell'Istituto "Marconi", inviati speciali alla frontiera meridionale d'Europa dal 12 al 16 aprile 2013

Perché due alpinisti dispersi sotto una valanga fanno più rumore di cento annegati al largo della Libia? Perché i soccorsi in montagna suscitano empatia personale e mediatica mentre le rischiose operazioni di salvataggio in mare vengono liquidate come "sbarchi di clandestini"? Perché i troppi naufragi che hanno trasformato in cimitero la frontiera meridionale d'Europa, il Mediterraneo, continuano a ripetersi in silenzio, come se non ci riguardassero?

Sulla traccia di un gemellaggio fra soccorso alpino e soccorso in mare, per scardinare l'impostazione dell'emergenza, per capovolgere la prospettiva del noi e loro, indagando non tanto il diritto di asilo quanto il nostro dovere del soccorso, il viaggio di ricognizione diretta a Lampedusa, ideato e organizzato dal Comitato Non laviamocene le mani, ha visto i ragazzi della classe 5a B informatica dell'Istituto "Marconi" di Rovereto farsi "inviati speciali sul posto". Per vedere, incontrare, capire e raccontare una realtà così spesso sotto la luce distorta dei riflettori, i ragazzi hanno incontrato il comandante della Guardia Costiera, il sindaco, il parroco, la direttrice della Riserva di Legambiente, avvocati e verdurai, pescatori e volontari, sono stati al cimitero e in spiaggia, su una motovedetta e al ristorante, e hanno raccolto impressioni, foto, racconti. "Abbiamo visto con i nostri occhi e ora possiamo dire che quello che si dice di Lampedusa non è tutta la verità". "Il comandante Cannarile ci ha detto che non bisogna parlare di sbarchi, quello che succede è che gli uomini della Guardia Costiera rispondono agli sos e vanno a recuperare i naufraghi anche a cento miglia dalla costa".

Un libretto di 48 pagine edito dal Museo della Guerra di Rovereto e il reportage video di Paola Rosà e Antonio Senter raccolgono i primi frutti di questo progetto a lungo termine, pensato come omaggio alla generosità di una minuscola isola "in cui passa il confine di tutta l'Europa".

Il progetto, ideato e organizzato dal Comitato Non laviamocene le mani in collaborazione con il Forum trentino per la pace e i diritti umani, ha il patrocinio della Presidenza del Consiglio provinciale di Trento e del Comune di Lampedusa e Linosa ed è stato sostenuto da Marta Dalmaso, assessore provinciale all'Istruzione, Marta Baldessarini, assessore della Comunità di Valle della Vallagarina, Alberto Pacher, presidente della Regione, Giovanna Sirotti, assessore alla Formazione del Comune di Rovereto.

Nota dell'editore Camillo Zadra, provveditore del Museo Storico Italiano della Guerra

Può capitare che una piccola comunità - Lampedusa - sia investita da un compito gravoso e non eludibile: dare accoglienza a migliaia di profughi in fuga dalla violenza e dalla guerra, e che lo faccia con semplicità e umanità. Capita anche che a 1000 km di distanza altre persone decidano di non lavarsene le mani e di offrire la stessa disponibilità, reagendo alle ansie che accompagnano sempre, come contraccolpo, questi drammatici eventi.

È successo anche in passato. I Trentini ricordano che nel 1915 i loro antenati fuggivano minacciati dalla guerra, trovando ospitalità, ma anche disorganizzazione e diffidenza; negli stessi anni e per le stesse cause succedeva ai profughi della Galizia, cacciati dall'avanzata russa, alla popolazione serba investita dall'aggressione austriaca, ai Belgi e ai Francesi per l'attacco tedesco. Anche allora, come oggi, si sono mischiate accoglienza e ostilità, generosità e paura, cui hanno fatto fronte, faticosamente, le istituzioni pubbliche e la buona volontà di molti cittadini.

Se ne sono ricordati i ragazzi e le ragazze dell'Istituto Tecnico "G. Marconi" di Rovereto che sono andati a Lampedusa per capire. Qualcuno - in famiglia, a scuola - aveva parlato loro di quella lontana vicenda che aveva interessato il Trentino. Di sicuro, con questo viaggio hanno compreso che dentro le vicende che ci possono capitare addosso, c'è sempre una parte che tocca a noi interpretare. È anche con esperienze come questa che vorrei ricordare il Centenario della Grande Guerra.

Il Poster dell'iniziativa

Trento, Piazza Dante (Sala Rosa della Regione)

 

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