"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Apprendimento permanente

Non è mai troppo tardi

Quello che segue è l'editoriale del professor Ugo Morelli apparso giovedì sul Corriere del Trentino e di cui ringrazio per la sensibilità. 

di Ugo Morelli

(21 giugno 2013) Le cose stanno cambiando. Sono molte le indicazioni che segnalano un'inedita sensibilità nel campo della domanda di sapere e conoscenza, oggi. Interessante è che ciò si combini con un altrettanto evidente scarto fra la sensibilità e l'indifferenza, fra i problemi e la partecipazione civile per affrontarli. Un segno ulteriore, se ce ne fosse bisogno, della differenza che corre tra informazione, comunicazione e conoscenza. Eppure si insiste a trattare queste tre questioni come se fossero una sola. Non solo non lo sono, ma si combinano con una quarta azione necessaria, più urgente che mai: l'educazione nell'intero arco della vita.

A questo tende a rispondere il disegno di legge provinciale presentato da Michele Nardelli e da altri consiglieri. Oltre all'apprendimento permanente la proposta di legge si riferisce anche alla certificazione delle competenze.

Viviamo in un tempo in cui il sapere e la conoscenza sono alla base di ogni scelta, azione e decisione. Si stenta a capirlo perché la conoscenza è intangibile, ma ognuno se ne rende conto quando deve fare una scelta, prendere una decisione, fare un lavoro o semplicemente orientarsi nel mondo in cui viviamo. Parlare di analfabetismo di secondo livello sarà pure esagerato ma corrisponde in buona misura alla realtà dei fatti. Non conoscenza vuol dire esclusione e assenza di possibilità di partecipazione attiva. Vuol dire subire le scelte e non decidere di cose essenziali che riguardano la nostra vita: si pensi alla bioetica o alle scelte riguardanti l'ambiente e l'alimentazione o, semplicemente, si fa per dire, decidere quale scuola scegliere per i nostri figli. 

L'informazione non basta. Anzi, c'è da ritenere che siamo sommersi da una ridondanza informativa, senza saper distinguere tra fonti diverse e sull'attendibilità delle notizie. Solo la comunicazione tra le persone, il mettere in comune conoscenze critiche e provenienti da fonti verificabili, ci può permettere una  vita attiva e partecipe oggi. Solo così si crea quell'humus di base su cui costruire una società civile in grado di partecipare alle scelte che ci riguardano. Non solo: la conoscenza è anche gusto per la cultura, per la poesia, per il teatro, per la letteratura. Poche cose innalzano il livello di civiltà di un popolo più di queste straordinarie espressioni dell'umano.

L'apprendimento permanente è inteso, dal disegno di legge, come qualsiasi attività intrapresa dalla persona in modo formale, non formale e informale, nelle varie fasi della vita, per migliorare le proprie competenze in una prospettiva di crescita personale, occupazionale, sociale e inclusiva, nonché di mobilità professionale. La legge prevede la valorizzazione di forme collaborative spontanee tra cittadini per sviluppare forme diffuse di apprendimento permanente e punta decisamente sull'autorganizzazione e sulla cittadinanza attiva.

Prevede, infatti, le comunità di studio in quanto comunità di apprendimento informale promosse da gruppi della società civile, autogestite senza alcuna gerarchizzazione organizzativa, fondate sull'eguaglianza e sulla cooperazione solidale dei propri componenti, sul metodo del dialogo come modalità utile per lo scambio di informazioni e conoscenze. Le comunità di studio si formano con un numero contenuto di partecipanti, si basano sull'autofinanziamento e sulla gratuità dell'apporto personale all'attività comunitaria e non rilasciano alcuna certificazione ai singoli partecipanti.

Accanto a questa prospettiva capillare e diffusa dell'apprendimento permanente la legge prevede anche un sistema provinciale di certificazione delle competenze professionali che regoli e valorizzi la formazione mirata delle competenze. Una prospettiva complessiva, insomma, per un Trentino protagonista nella società della conoscenza.

 

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