"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Scollinare il Novecento...

Angelus Novus
Giovedì 1 maggio, ore 20.30
"Scollinare il Novecento..."
Canzoni e incursioni nel secolo breve a cura della Antonio Colangelo Ensemble
Trento, Caffé Bookique, via della Predara (nel quartiere di San Martino)

 

Nella serata del primo maggio, conclusa la Tavola Rotonda "Cittadinanze. Per una nuova idea di contratto sociale. Esiste un modello sociale europeo?" ralizzata in collaborazione con le organizzazione sindacali nell'ambito delle manifestazioni del 1 maggio e che dà formalmente il via alla scuola di formazione "Territoriali ed europei", si svolgerà un evento d'eccezione.

Grazie all'Antonio Colangelo Ensemble avremo la possibilità di assistere ad uno spettacolo o, meglio, al cantiere di costruzione di un evento che se non ha ancora definiti i suoi contorni precisi ha dalla sua una grande ambizione: raccontare il Novecento. Di farlo con la musica, le immagini e la narrativa. Per comprenderne il senso abbiamo scritto il breve testo che segue.

Angelus Novus, racconto del Novecento

Quella di questa sera la consideriamo come una prova aperta al pubblico di un lavoro per quanto ambizioso ancora in nuce. Di un'idea che non sappiamo nemmeno se approderà da qualche parte, per tanto è difficile raccontare un secolo che nemmeno la storia ha fin qui compiutamente elaborato. E di svolgerlo non attraverso le espressioni musicali del tempo, esercizio retorico e banale, ma nel coglierne l'essenza, un secolo in bilico fra il sogno e l'incubo, “la sovrumana promessa, questa demenza” per dirla con l'illuminazione di Arthur Rimbaud.

L'immagine di questo lavoro potrebbe essere l'Angelus Novus di Paul Klee. Scriveva Walter Benjamin: «C'è un quadro di Klee che s'intitola 'Angelus Novus'. Vi si trova un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese. L'angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l'infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che egli non può più chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso, è questa tempesta».

Raccontare questa tempesta, ecco qui. Per comprendere il naufragio, non la fine della storia, ma di una storia certamente. Quel naufragio descritto con straordinaria efficacia da Claudio Magris in “Alla cieca”. E proprio la storia di Cippico, la certezza nell'avvenire, la passione verso la fragile democrazia repubblicana spagnola, l'orrore del “lavoro che rende liberi”, la tragedia dei “monfalconesi” finiti sull'isola calva, la vergogna verso i sacerdoti benpensanti dell'ortodossia, il naufragio della vita nel suo aggrapparsi disperato alla polena che un mastro ispirato dal corpo di Marja gettato sulla spiaggia scolpì nel legno, come quella che il suo antenato Alvise mise a prua della sua galera di ritorno dalla battaglia di Lepanto, inutile come tutte le vittorie, vorremmo fosse la colonna sonora di questo racconto, nel suo divenire teatrale, se mai ci riusciremo. Non ancora completa, che assumerà senso e corpo grazie anche agli stimoli che ci verranno. 

 

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