"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Rilanciare l'anomalia politica trentina

vuoto della politica

(17 novembre 2014) Ho posto più volte in queste settimane l'esigenza di riprendere un cammino di ricerca politica originale a fronte di un Trentino che ha smarrito la sua capacità di essere laboratorio politico e in progressiva omologazione al quadro nazionale. L'ho fatto in forma pubblica, attraverso questo blog, e privata nelle occasioni di incontro o di conversazione che ho avuto con le persone che dell'anomalia trentina sono state a vario titolo protagoniste.

Domenica sul quotidiano "Trentino" Lorenzo Dellai riprende con un suo intervento (che trovate in allegato) la necessità di rilanciare la positiva anomalia politica che tanto ha contribuito a fare diversa questa terra indicando anche un giorno, il 6 dicembre p.v., per riprenderne il filo conduttore.

Non può che farmi piacere e penso che quell'appuntamento sia più che mai opportuno, purché la reazione dei vari interlocutori non sia quella gattopardesca che si esprime ad esempio nello stupore di un Panizza come se quanto accaduto in Trentino negli ultimi mesi rappresentasse la naturale continuità del passato.

Troppe cose sono accadute nell'ultimo anno - nella coalizione, nei partiti che vi fanno parte come nell'azione di governo - per non accorgersi di un nuovo corso che tende a demolire i passaggi essenziali dell'anomalia trentina, dalla riforma istituzionale incardinata sulle Comunità di Valle alla programmazione strategica territoriale, dalla cultura alla scuola, dalla ricerca all'agricoltura.

E' questo, del resto, l'obiettivo che ci siamo dati come "Politica Responsabile", rimettere in moto una ricerca politica originale per rilanciare un laboratorio di idee che si è fermato da tempo.

Sì, penso che il 6 dicembre possa rappresentare una buona occasione per riprendere un cammino.

L'articolo di Lorenzo Dellai

 

3 commenti all'articolo - torna indietro

  1. inviato da Vincenzo Calì il 21 novembre 2014 23:30
    caro Michele, concordo con la tua analisi. Non vedo grande attenzione al tema; nella sinistra sono tutti intenti a precostituire le condizioni per condannarsi alla marginalità. Invio al "Trentino" la proposta che segue.

    L'invito di Dellai dalle pagine del “Trentino” a trovarsi il 6 dicembre per un franco confronto sulle prospettive politiche (dove va il Trentino? È la domanda che tutti si fanno) non va lasciata cadere nell'indifferenza generale. L'analisi che Dellai fa è largamente condivisibile: accentramento statale, globalizzazione, smarrimento di quello spirito di comunità che all'avvio dell'avventura autonomistica trentina, negli anni sessanta, era stato mutuato dall'esperimento di Adriano Olivetti e aveva trovato nell'Università il suo punto di forza. Di quell'impostazione originaria, simboleggiata dall'apposizione sul palazzo di Piazza Dante della scritta “Provincia autonoma” e dalla separazione consensuale fra Trento e Bolzano, si sono visti i frutti, ma non vi è chi non ne vede oggi i limiti. Se si vuole ragionare di nuovo assetto istituzionale è bene verificare sin da subito se vi è una lettura condivisa del nostro passato e ancor più del nostro presente. Il territorio alpino geograficamente definito dai bacini dell’Adige, del Brenta, del Sarca e del Chiese, dallo spartiacque alpino fin là dove “i monti muoiono nella pianura”, a prescindere dagli attuali confini di Stato, è attraversato al suo interno da una frontiera linguistica che, pur con le inevitabili oscillazioni, vanta una vita bi millenaria. Ciò ha trovato nella formula della tutela esercitata dall’Austria riguardo ai diritti di autogoverno delle popolazioni che risiedono in quel territorio la presa d’atto, si spera definitiva, dell’esistenza di una regione europea che grazie alla convivenza fra diversi gruppi linguistici si pone come modello da proporre per le altre aree del continente con caratteristiche analoghe. In ciò sta il valore aggiunto di un’opzione federalista che permetta di mettere sullo stesso piano Stati, Regioni e municipalità, nel processo di costruzione dell’unione europea. Può un simile progetto prendere forma entro quella che istituzionalmente è oramai una camicia di Nesso, la Provincia come retaggio di antiche articolazioni amministrative? No di certo, ed è a Lorenzo Dellai che va riconosciuto il merito di aver lanciato con convinzione l'idea di comunità autonome, al loro interno articolate secondo consolidati usi e tradizioni, come nuova frontiera nella sfida fra una territoralità responsabile e una omologazione globale. Uscendo dalla lunga stagione, ormai conclusasi, che ha visto la questione regionale come un problema di rapporti fra centro e periferie tutto interno allo Stato italiano, in un’ottica autonomistica di tipo rivendicazionista da parte di popolazioni locali tese a strappare sempre nuove competenze allo Stato (a cui è spettato di fatto redigere gli statuti,con scarsa o nulla partecipazione popolare nelle scelte decisionali) è giunto il tempo della nascita di una nuova Regione Trentino-Sudtirolo attraverso un’assemblea costituente elettiva basata su principi autenticamente federalisti, realizzando così quel giusto equilibrio fra le istanze peculiari ai diversi gruppi linguistici e il più largo quadro (continentale, nazionale, locale) ancora in attesa di una Costituzione europea.Le fasi preliminari di questo processo dovrebbero prevedere la costituzione di un gruppo di contatto regionale (tedeschi, ladini, italiani) rappresentativo della consistenza dei diversi gruppi incaricato di seguire l’intero processo costituente, l’apertura di un tavolo con le attuali cariche istituzionali (Regione e Provincie) con cui confrontarsi sull’iter procedurale da seguire, un confronto con le forze politiche rappresentate nei diversi consigli e nelle comunità territoriali minori. Come primo atto, nell'occasione della chiamata a raccolta del 6 dicembre, non sarebbe male procedere ad una raccolta di firme in calce ad un appello per la nuova regione europea. Si realizzerebbe così il sogno dello storico sudtirolese Claus Gatterer, condiviso da spiriti progressisti di parte trentina: quello di costruire due case sotto lo stesso tetto, quello della democrazia europea.
  2. inviato da Michele Nardelli il 19 novembre 2014 16:38
    Caro Diego, verrei a Belluno (o dove volete voi) a scambiarci qualche pensiero. Mi chiami? Rispondo al 347 4098578. A presto.
    Michele
  3. inviato da Diego il 18 novembre 2014 00:29
    noi ci stiamo e ci siamo.
    Cason Diego
    BARD Belluno
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