"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Tornare indietro sulle Comunità è stato un grave errore

Malosco

Bocciata la nascita dei nuovi comuni di Borgo Chiese e Altanaunia. Avrebbero unificato rispettivamente i comuni di Brione, Condino, Cimego e Castel Condino (Borgo Chiese) e Cavareno, Romeno, Malosco Sarnonico e Ronzone (Altaanaunia). Ne viene un motivo di riflessione.

 

di Michele Nardelli

(15 dicembre 2014) L'esito dei referendum per l'accorpamento dei Comuni ci dice molte cose. Chi ha pensato all'accorpamento come l'alternativa alle Comunità di Valle (il Patt, un pezzo rilevante del PD, il centrodestra e la Lega storicamente avversi alle Comunità, ma anche chi li ha sostenuti su questa strada) si è sbagliato di grosso.

L'aver in buona sostanza recentemente sterilizzato la legge di riforma dell'assetto istituzionale trentino (la LP 3/2006), tornando indietro rispetto ad una delle scelte più importanti delle ultime legislature per ridisegnare il rapporto fra la PAT e il territorio, è stato un grave errore.

 

La nascita delle Comunità di Valle prevedeva un passaggio di competenze importanti sul piano della programmazione territoriale tanto dalla PAT alle Comunità, quanto dai Comuni alle Comunità. L'obiettivo era quello di smagrire una Provincia che andava verso l'autonomia integrale (quindi carica di nuove competenze), dislocando poteri veri (e responsabilità) verso il basso e, allo stesso tempo, riunire le competenze di programmazione dai Comuni verso le Comunità, evitando la proliferazione di poteri (e di spesa) davvero fuori luogo, pur mantenendo ai Comuni il loro ruolo di coesione sociale e culturale.

 

Errori certo non sono mancati (di natura tecnica e politica), primo fra tutti il non aver compreso che le grandi riforme richiedono anche un forte sostegno sociale e culturale e che non sarebbe bastata l'approvazione formale.

 

E infatti contro quella riforma si sono saldate diverse forme di resistenza (oltre a quelle espresse dal composito fronte politico avverso): l'apparato burocratico provinciale che non voleva cedere potere e personale verso il basso, né adeguare conseguentemente l'assetto dirigenziale della PAT; i poteri locali che avrebbero dovuto rinunciare a competenze di gestione del territorio talvolta connesse al voto di scambio e subire una forte cura dimagrante; le corporazioni legate a questi due livelli di potere; i dipendenti che non intendevano rinunciare alle proprie prerogative consolidate (e spesso le loro corporazioni sindacali); l'oggettiva difficoltà a far lavorare insieme e connettere ambiti e interessi che non l'avevano mai fatto prima...

 

Posso dire di aver visto con i miei occhi durante la scorsa legislatura innumerevoli interessi mobilitarsi per fare lobby verso i (troppi) consiglieri provinciali disponibili a farsi tirare per la giacchetta, operazione del tutto trasversale agli schieramenti, per far naufragare la legge sulle Comunità di Valle. Come non vedere che l'obiettivo di far saltare le Comunità, che pure avevano saputo resistere al referendum abrogativo promosso dalla Lega, avrebbe assunto un forte valore simbolico di discontinuità rispetto all'era Dellai? E così è stato.

 

Personalmente non ho nulla contro l'accorpamento, purché avvenga dal basso e cioè per libera scelta dei Comuni. Sono infatti convinto che se il Trentino ha visto attenuati i fenomeni di spaesamento che in questi vent'anni abbiamo registrato altrove, lo si deve anche alla formidabile rete partecipativa rappresentata fra l'altro dai duecento e passa Comuni trentini, quali fattori di identificazione e di coesione territoriale. 

 

Al tempo stesso mi è parso evidente che l'accelerazione alla loro unificazione si è configurata in questi mesi come parte integrante del disegno di demolizione delle Comunità. Come non credo sia affatto casuale che oggi il presidente Rossi non abbia dedicato alle Comunità nemmeno una riga della sua relazione al Bilancio provinciale 2015 – 2017.

 

Ora la bocciatura delle due principali aggregazioni sulle quattro che avrebbero dovuto nascere domenica 14 dicembre. Non c'è nulla di cui rallegrarsi, le motivazioni della bocciatura sono molteplici e non sempre nobili. C'è solo di che riflettere.

 

6 commenti all'articolo - torna indietro

  1. inviato da Michele il 25 dicembre 2014 17:57
    Le comunità di valle rimangono, certo, ma si fa finta che non esistano, riconsegnando a Provincia e Comuni quelle prerogative che la riforma istituzionale del 2006 aveva previsto in capo alle Comunità stesse. Prima non attuando la riforma, poi cancellando l'elezione diretta, poi nemmeno prendendole in considerazione (vedi relazione Rossi alla finanziaria): è vero che le Comunità ancora ci sono, Roberto, ma temo che il prossimo passaggio della controriforma (e del nuovo corso) sia lasciarle nel limbo per poi, fra un anno o due, toglierle definitivamente di mezzo. Tutto questo che cosa ha a che fare con il programma con il quale ci siamo presentati alle elezioni? Ma tant'è!
    Giorni lieti e che il prossimo anno sia sul piano politico più rispettoso del percorso di governo che ha fatto del Trentino una positiva anomalia politica.
  2. inviato da roberto devigili il 24 dicembre 2014 20:50
    caro Michele, leggo con ritardo la tua riflessione (ero occupato nel tentativo di contrastare una brutta manovra sul piano commerciale della "mia comunità"); dichiaro subito che in gran parte condivido la tua analisi. Aggiungo che la questione delle fusioni rappresenta una forma di "benaltrismo" cioè quel modo di aggirare i problemi (la ricerca di maggior efficienza, di miglioramento dei servizi erogati, di razionalizzazione della macchina amministrativa...) tipicamente italiano. L'operazione è semplice, anzichè affrontare il "toro" dei problemi per le corna si dice che il problema è "ben altro", nel ns caso, appunto, le fusioni e così, intanto, si rinvia e si fa finta di riformare. Avrai sicuramente notato che dopo la "riforma" sembra che le cdv non esistanto per la cosiddetta opinione pubblica, invece seppur profondamente mutate (a mio modo di vedere in peggio) nella governance, le cdv rimangono. Misteri della comunicazione!
    Buon Natale
  3. inviato da Lorenzino il 16 dicembre 2014 15:21
    Ho letto il tuo "fondo" sull'accorpamento comunale e le comunità di valle. Vivendo sei mesi l'anno da voi e seguendo la stampa anche quando non ci sono, mi sono fatto un'idea di come viene governato il territorio. Concordo pienamente con te. Un caro saluto.
  4. inviato da Michele Nardelli il 16 dicembre 2014 15:05
    Caro Franz, dici che toccava alla PAT crederci ed è stato così, visto che nel 2006 ha emanato la riforma. Poi attorno alle Comunità è cresciuto il pantano, da dentro la struttura, da quella parte della politica che non ci ha mai creduto, dai comuni e così via. I Comuni avrebbero dovuto crederci per effetto dell'eliminazione dei Comprensori e immaginando che le competenze di programmazione strategica delle valli non avrebbero potuto essere il risultato della frammentazione locale. Solo che per questo occorreva una forte autorevolezza da parte delle Comunità e non l'elezione di secondo grado (come era per i Comprensori e come di fatto è ora per le Comunità emendate). Ci credeva almeno formalmente anche il PD, come ci ricorda Edoardo riferendosi al programma del 2013. Poi le cose hanno preso una piega diversa. Avevamo immaginato ad un luogo che potesse essere funzionale ad una sintesi originale fra culture diverse. Ci abbiamo provato, in Trentino abbiamo presidiato idee e progettualità che altrimenti non avrebbero avuto cittadinanza, abbiamo contribuito a rendere possibile un'anomalia politica lunga quindici anni, che ha fatto di questa terra l'unica regione dell'arco alpino non preda del leghismo e del berlusconismo. E ne sono fiero. Ma in molti (dentro e fuori il PD) non se ne sono nemmeno accorti, occupati ad occupare posizioni di potere o a fare le pulci piuttosto che guardare all'insieme di una sperimentazione politica guardata soprattutto da fuori provincia con ammirazione. Alla fine hanno vinto (anche dentro il PD) i chierici, è prevalsa l'idea dell'autosufficienza e dell'omologazione al partito nazionale. Ora ne paghiamo le conseguenze.
    Michele
  5. inviato da e.b. il 16 dicembre 2014 12:52
    A proposito del PD e delle comunità di valle, posso ricordare il programma delle elezioni provinciali 2013:
    - Brochure,p.3, "Riformare la Provincia valorizzando le autonomie locali, trasferendo poteri e personale alle Comunità di valle e rinnovando il ruolo dei Comuni"
    - Programma, p.31, " Siamo convinti che le Comunità siano, assime ai Comuni, uno strumento per rafforzare il ruolo dei territori ...
    Le nostre proposte operative sono:
    1. aumento delle competenze trasferite dalla Provincia,anche in maniera differenziata...
    2. rafforzare il ruolo delle Comunità nella definizi8one di politiche di sviluppo, di animazione territoriale, di programmazione socio-economica e sviluppo locale
    3. attuare il trasferimento di personale anche dirigenziale alle comunità sulla base delle competenze trasferite...
    Le proposte continuano, fino al punto 11.Forse erano troppe.
    ciao.
  6. inviato da Franz il 15 dicembre 2014 20:30
    Vedi Michele la questione é una sola: le Comunità sono una emanazione della PAT, non sono state condivise, non sono "una libera scelta dei Comuni", spettava alla stessa PAT crederci, ma non ha "mollato" nulla chiedendo invece che mollassero i Comuni. Non ci ha mai creduto nessuno, o quasi, di quelli che l'hanno voluta. Perché avrebbero dovuto crederci i Comuni? Tu hai perfettamente ragione, ma la tua opinione mi sembra molto isolata anche dentro il PD
    Franz
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