"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Terra - Patria

Mediterraneo visto dallo spazio

 

Tempi interessanti (7)

 

di Michele Nardelli

 

Intanto qualche buona notizia. Domenica scorsa è stata una bella giornata per la Grecia e per Syriza. Per Tsipras non sarà un compito facile far risorgere un paese stremato dal debito pubblico e dalle ricette neoliberiste che le istituzioni finanziarie internazionali hanno imposto in questi anni quasi a sperimentare sulla pelle di questo piccolo grande paese anche in questa parte del mondo il cinismo della fine dell'umanesimo. Prima ancora dell'esito elettorale, è stato il profondo orgoglio di questo paese a trovare nel rebetiko la colonna sonora del proprio riscatto. Ora ci vorranno sensibilità, intelligenza, fantasia, capacità di percorrere strade nuove. Ne ha bisogno la Grecia, ne abbiamo bisogno anche noi.

 

La seconda buona notizia è che non è trascorsa nemmeno una settimana e il Parlamento italiano, allargato ai delegati regionali, elegge a larga maggioranza una persona per bene come Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica. Sarebbe un grave errore vivere questo passaggio all'insegna del “moriremo democristiani”, perché questo partito non c'è più da tempo (anche se qualcuno non l'ha ancora capito) e perché in questi vent'anni è cambiato tutto e forse dovremmo saper cambiare anche noi. Quella italiana, grazie al cielo, non è una repubblica presidenziale e il ruolo del Presidente della Repubblica è quello di garante della Costituzione, eppure non c'è dubbio che questo esito assume un forte significato politico, segnando la fine del “patto del Nazareno”, certificando la crisi di un centrodestra allo sbando ed evidenziando l'inessenzialità del partito di Beppe Grillo. E Mattarella non sarà un docile strumento nella mani di nessuno.

 

Nello stesso giorno una moltitudine di spagnoli scende per le strade di Madrid nella “marcia per il cambiamento”. La terza buona notizia è che “Podemos”, il movimento politico nato solo un anno fa sull'onda degli “Indignados” ma già in testa ai sondaggi elettorali, riesce a fare da nuovo collante sociale per un paese tradizionalmente diviso fra schieramenti incomunicanti. “Podemos” si propone come qualcosa di diverso, più simile a Tsipras che a Zapatero. Da parte mia nessun innamoramento, ne abbiamo vissuti fin troppi. L'orizzonte culturale di Syriza come quello di Podemos (e se mi permettete anche quello del PD) non va oltre un progetto di tipo neokeynesiano, mentre io penso che l'idea del rilancio dei consumi come vettore di sviluppo sia fuori dal tempo e sbagliata, incapace di fare i conti con la necessità di una nuova coscienza di limite.

 

Tre buone notizie, dunque. Che ci aiutano a guardare questo passaggio di tempo attenuando l'ombra cupa della paura che serpeggia nella vecchia Europa facendo rinascere fascismi e xenofobia. Ma ancora ben lontani da quel cambio di pensiero che dovrebbe farci uscire dai paradigmi novecenteschi dello sviluppo, dello stato-nazione, della violenza e che potrebbe permetterci di affrontare una nuova avventura, quella comunità di destino terrestre (la “terra-patria”) di cui parlava Edgar Morin già nel 1993.

 

E' questa, a ben guardare, la sfida del futuro. Per la quale vale ancora la pena di impegnarsi.

 

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