"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Il fondo del barile

Il fondo del barile

 

di Michele Nardelli

 

(16 febbraio 2015) Quel che sta accadendo nella coalizione di governo e nel PD del Trentino non è che la fotografia di come è ridotta la politica, laddove le ambizioni (e le miserie) personali hanno preso il posto delle idee e della capacità di creazione politica collettiva.

Si potrebbero esaminare tutti i passaggi che ci hanno portati a questa situazione, le responsabilità rispetto alle quali - pur in diversa misura - nessuno si può chiamare fuori, le derive che la cultura plebiscitaria porta con sé.

In questo blog ne abbiamo parlato ampiamente, mettendo in rilievo come l'omologazione al quadro politico nazionale avesse progressivamente sterilizzato l'anomalia trentina, quella capacità di sperimentazione politica e sociale che per almeno due decenni ha fatto diversa questa terra. E che non investe solo la politica, ma l'insieme dei corpi intermedi, nella loro capacità di racconto di un territorio.

 

E proprio il rapporto con l'anomalia politica trentina è stato l'epicentro del terremoto che ha portato alla situazione di instabilità del contesto politico locale, dalla guerriglia permanente della scorsa legislatura (fra le ragioni che hanno portato alla rinuncia di Alberto Pacher) all'esito delle primarie, dalla demolizione delle principali linee di riforma da parte della giunta Rossi (vedi l'ultima puntata di "tempi interessanti" in questo stesso blog) all'implosione del PD delle ultime ore.

 

Il resto lo sta facendo il contesto nazionale, sempre più inadeguato (nelle categorie di pensiero della politica) ad affrontare le grandi crisi (finanziaria, economica e sociale, ecologica, morale e democratica) che attraversano il pianeta.

 

Si tratta quindi di ripartire da qui. Dallo sguardo sul mondo come dall'inclinazione di un territorio al “pensare da sé”. Ed è quello che intendiamo fare con “territoriali#europei”, l'associazione di cultura politica che verrà presentata nei prossimi giorni.

 

2 commenti all'articolo - torna indietro

  1. inviato da Adriano il 20 febbraio 2015 13:28
    La superficialità di cosiddetto giornalismo, se lo si può ancora definire così, come delle cosiddette agenzie educative non ha limiti. Non si interrogano sulla responsabilità che hanno nel declino di questo paese. Purtroppo dobbiamo constatare che da tempo hanno smesso di produrre pensiero e conoscenza vera.
    Per quanto riguarda la nascita dell’associazione “territoriali e europei” , questa è sicuramente una bella risposta a ciò che ti chiedevo. Ora però facciamo di più…
  2. inviato da Michele il 19 febbraio 2015 19:25
    "Nardelli con il progetto dellaiano" titola "l'Adige" di oggi nella cronaca politica locale. Così viene interpretato questo commento postato nei giorni scorsi sul mio blog. Senza nemmeno interrogarsi o incuriosirsi sulla natura di un progetto che non è stato ancora presentato né nella sua "carta", né nel suo significato, né nelle persone che l'hanno immaginato e promosso. Lascio a voi giudicare. Mi pongo solo una domanda: perché si vuole a tutti i costi piegare al proprio schema interpretativo un progetto collettivo che non è riducibile né a Dellai, né al sottoscritto?
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