"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

La necessità di un pensiero laterale

Sanbapolis

Quella che segue è l'introduzione che ieri ha svolto Alessandro Dalla Torre nell'aprire la mattinata di presentazione dell'associazione "territoriali#europei" al Sanbapolis di Trento.

di Alessandro Dalla Torre

(14 marzo 2015) Eccoci qui per presentare – finalmente – l’associazione “territoriali#europei”. Abbiamo deciso di farlo con una modalità che ci pare la più coerente con la formula che abbiamo utilizzato per descrivere la dimensione dell’associazione. Una formula che identifica la nostra iniziativa come “uno spazio di condivisione per lo sviluppo di comunità”. E l’organizzazione di questo nostro appuntamento risponde esattamente a questa filosofia: la mia breve introduzione si aprirà infatti alle riflessioni di Dalia Macii, Patrizia Caproni, Federico Zappini e Tommaso Iori e le loro riflessioni si arricchiranno a loro volta di tutti i vostri contributi ai tavoli che a conclusione dei nostri lavori torneranno al centro della nostra attenzione.

A me pare che già questo modo di procedere rifletta quello che può essere proposto come il carattere distintivo della nostra associazione: un’associazione a trazione orizzontale e diffusa, il cui perimetro è fatto di un sistemadi relazioni positive. Da questo punto di vista - se mi è consentito un inciso – il modello organizzativo dell’associazione assomiglia più alle molteplici esperienze di volontariato della nostra protezione civile locale che non a quella di un partito. E chi ha fatto esperienza dell’una e dell’altro intuirà immediatamente, nel bene e nel male, le differenze.

A proposito di partiti vorrei chiarire, in positivo, una cosa. Per definizione, “gli spazi di condivisione” non sottraggono nulla ad alcunché. Anzi, semmai aggiungono e mettono in connessione, aprendo al confronto ed alla possibilità di visioni e progetti comuni. Lo dico per la tranquillità delle tante sentinelle dell’ordine costituito locale (o disordine, a seconda dei punti di vista).

L’associazione “Territoriali#Europei” nasce per offrire un’opportunità che ci pare manchi, e non per aggiungere problema a problemi. Invito tutti – a partire dalle presenti e dai presenti - a guardare all’associazione come si guarda (per usare un’immagine) ad un pensiero laterale. Quel pensiero laterale a cui si fa ricorso nei tempi di crisi quando i percorsi tradizionali non portano più a soluzioni innovative. E di soluzioni innovative, checché se ne dica, il Trentino, il nostro Paese e La stessa Europa ne hanno un grande bisogno.

Da questo punto di vista, l’associazione “territoriali#europei” è mossa da uno sguardo sul futuro e, soprattutto, dalla voglia di reagire allo spaesamento provocato dalla crisi della politica e delle sue istituzioni.

Una crisi dalle molteplici manifestazioni. Tutte maledettamente complesse, tutte apparentemente irreversibili e tutte indissolubilmente legate ad un passato che sembra non finire mai. A noi pare – in definitiva - che la mancata reazione a questa crisi si risolva in una impressionante concentrazione di  vantaggi e di potere nella mani di chi è già forte. Si risolve – e questo non può essere accettato - nel prevalere della forza sul diritto, della diseguaglianza sull’equità, della discriminazione sulla giustizia. Ed alcuni di questi sintomi non sono estranei al nostro contesto locale.

Su quali coordinate iniziare – dunque - ad organizzare la nostra reazione alla crisi della politica? Il profilo dell’associazione ne individua prioritariamente due: la territorialità e l’Europa. 

La territorialità non come ideologia ma come dato di realtà. La realtà del territorio che abitiamo e che ci abita; del territorio che si apre alle istanze della nostra socialità; e del territorio che mette in relazione la nostra condizione urbana e locale con l’universo che ci circonda.

L’Europa come ispirazione ideale. Una ispirazione che prende le mosse da qualcosa che rimane ancora da conseguire ed è perciò in grado di orientare un impegno ed un programma ancorati alle categorie della speranza, della tolleranza e della cultura.

Territorialità come riferimento di senso (ma anche di non-senso) ed Europa come modello esigente ma ancora incompiuto e da costruire costi quel che costi; questi sono dunque i termini intorno ai quali l’associazione “territoriali#europei” si propone quale occasione per attivare e condividere idee, progetti e strategie per lo sviluppo di comunità.

Mi preme chiarire che nella prospettiva dell’associazione, “sviluppare comunità” non significa sciogliere il nesso che lega l’individuo allo Stato ed alle istituzioni. In quel nesso c’è un patrimonio di conquiste liberali e democratiche fondamentali ed intangibili. In quel nesso - e nella “solitudine” in cui spesso esso si risolve – lo “sviluppo di comunità” coglie però un limite. E da questo limite, lo sviluppo di comunità prende a muoversi lungo le linee della sussidiarietà orizzontale e verticale per riconoscere e generare bene comune.

Che, infine, l’iniziativa dell’associazione “territoriali#europei” prenda le mosse dal Trentino non è affatto casuale. Le storia della nostra autonomia, formale e materiale, è stata la dimostrazione della capacità di dare risposte originali ed innovative ai tanti interrogativi della politica e anche ai molti ritardi del nostro Paese. E’ questa capacità di essere laboratorio che urge recuperare in fretta.

Le grandi trasformazioni ci impongono di cambiare rapidamente ritmo; ci propongono sfide rispetto alle quali, per la prima volta nella nostra storia recente, il Trentino comincia a segnare il passo rischiando di rimanere indietro. Ecco perché è il momento del pensiero laterale. Anche per la politica e anche per il Trentino.

A questa “lateralità”, a cui si arruola l’associazione “territoriali#europei”, il compito di rimettere al centro questioni decisive (mi scuserete l’iperbole). E a noi sembrano decisive questioni come quelle che rilanciano i temi delle nuove dimensioni urbane e delle forme diffuse di cittadinanza. Ci sembra decisivo il tema del reddito di garanzia e del reddito di attivazione per specializzare in termini di sostenibilità le politiche necessarie a contrastare le nuove disuguaglianze e le nuove forme di povertà.

E’ decisiva la questione della crescita; dell’allargamento della partecipazione al lavoro e la messa in campo di politiche più selettive per il sostegno ad uno sviluppo effettivo. Così come è decisivo l’investimento sul nostro capitale umano; investimento a cui va recuperata la motivazione e il merito degli insegnanti e l’autonomia dei dirigenti scolastici. E sul valore del nostro capitale umano meriterà riflettere anche a proposito dell’allungamento della filiera dell’istruzione post-secondaria professionalizzante senza timore di correggere i limite degli attuali cicli di studio universitario. 

Su queste prime questioni, e sempre con la formula che inauguriamo oggi, cadenzeremo i primi passi dell’attività dell’associazione a partire dal prossimo appuntamento dell’undici aprile dedicato al tema delle nuove dimensioni urbane.

Il collante della nostra pluralità è rimesso alla disponibilità di tutti noi e potrà trovare un utile supporto nella piattaforma digitale interattiva che stiamo già installando sul nostro sito e che assicurerà continuità, contiguità e contestualità alle diverse forme di partecipazione che ciascuno di noi vorrà e potrà liberamente assicurare all’associazione. Inizieremo così ad infrastrutturare quello spazio del “non ancora” che quotidianamente incombe sulla strada di quanti al lamento o alla rassegnazione preferiscono sviluppare futuro.

Lo faremo – se c’è ancora tempo – con gli strumenti della formazione, delle competenze, della ricerca, del confronto e della sperimentazione. Lo faremo anche con gli strumenti e le categorie della politica? Hanno questi/e ancora una loro attualità? O sono già stati fagocitati da una complessità che li rende ormai superflui e superati?

Dalia Macii – che fa innovazione e impresa sociale - qualche giorno fa mi diceva che l’area della consapevolezza di ciò che facciamo non sempre incontra le dimensioni del politico (come se – traduco io – la politica non avesse sufficiente consapevolezza del reale). Mentre Patrizia Caproni – assessore a Mori – mi raccontava di una via particolare per recuperare il suo impegno di amministratrice al politico. Questa strada è fatta di strumenti di pianificazione/governo che valorizzano indicatori come il benessere e la relazione. Non conosco bene Tommaso Iori ma averlo al tavolo con Federico Zappini (entrambi sono degli insider dell’associazione) mi suggerice l’idea di chi alla politica ci crede anche quando la politica si riduce all’unico filo che collega gli argini di un burrone.

 

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