"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Migranti, profughi, guerre... la marcia delle donne e degli uomini scalzi

Foto di Luigi Ottani

di Massimiliano Pilati *

“Non è pensabile fermare chi scappa dalle ingiustizie, al contrario aiutarli significa lottare contro quelle ingiustizie. Dare asilo a chi scappa dalle guerre, significa ripudiare la guerra e costruire la pace. Dare rifugio a chi scappa dalle discriminazioni religiose, etniche o di genere, significa lottare per i diritti e le libertà di tutte e tutti. Dare accoglienza a chi fugge dalla povertà, significa non accettare le sempre crescenti disuguaglianze economiche e promuovere una maggiore redistribuzione di ricchezze.”

La frase riportata sopra fa parte del manifesto di convocazione della marcia delle donne e degli uomini scalzi che si terrà venerdì 11 settembre a Venezia e, in contemporanea, in molte altre città italiane. Il Consiglio del Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani riunitosi lunedì 7 settembre ha deciso di fare proprio l’appello lanciato da Venezia e di partecipare alla marcia che si terrà anche a Trento venerdì 11 settembre alle ore 18 con partenza in Piazza Duomo. Con noi sfileranno altre realtà trentine tra cui l’Arci, i sindacati, l’unione degli studenti universitari, l’Associazione nazionale educatori professionali, i gruppi trentini di Emergency e di Amnesty international, il Coordinamento Nazionale delle Comunità di accoglienza del Trentino Alto Adige, l’associazione Ya Basta e molte altre realtà e singoli cittadini sensibili al dramma che stanno vivendo migliaia di persone in fuga da guerra e povertà in tutto il mondo.

Venerdì noi ci saremo, convintamente. Di fronte alle notizie e alle immagini di migliaia di profughi che spingono ai confini dell’Europa e che rischiano quotidianamente la vita affrontando viaggi pericolosissimi non è sufficiente scuotere la testa come non è sufficiente impegnarsi in estenuanti dialoghi sui social network con gli agitatori, spesso disinformati, di anacronistici nazionalismi.

È arrivato il momento di recuperare la nostra umanità, chiedendo con maggiore forza una mobilitazione collettiva per fermare questa strage e per chiedere alle nostre istituzioni di elaborare una strategia differente e condivisa in materia di migrazioni.

Proprio la realtà trentina, così ricca di una solidarietà già abbracciata dalla normativa provinciale e regionale sulla cooperazione internazionale, può e deve fungere da stimolo per indurre un’azione nazionale ed europea. È nostra responsabilità come associazioni, come animatori della società civile, impegnarci a trasformare la realtà che ci circonda in un luogo migliore, attraverso i nostri progetti e nella vita di tutti i giorni, mettendo la nostra conoscenza e le nostre risorse umane a disposizione della società civile. Ma non basta chiedere maggiore impegno alla politica, infatti come Forum abbiamo invitato le nostre associazioni e i loro componenti ad adoperarsi per trovare accoglienza nei propri territori a piccoli gruppi di profughi. Sappiamo che il Cinformi è alla disperata ricerca di alloggi e di famiglie disponibili a microaccoglienze.

È il momento di agire insieme: insieme, per mettere a punto una strategia di sensibilizzazione sul tema. Insieme, per mobilitare i nostri soci e volontari, diffondendo informazioni chiare e verificabili, sostenendo la cultura dell’accoglienza, del prendersi cura. Insieme per contenere interventi finalizzati unicamente a gestire l’emergenza. Insieme per sostenere proposte politiche finalizzate a promuovere strategie a lungo termine, orientate a creare un futuro di convivenza inclusiva e di benessere per tutti.

Purtroppo questi fenomeni migratori non avranno vita breve (il Pentagono parla di una fase lunga almeno 20 anni) e quindi dobbiamo capire che i diritti dell’uomo non si gestiscono nelle emergenze ma nella normalità. E la normalità ci porterà a non fare più distinzioni tra rifugiati politici e migranti economici, ci porterà a comprendere la portata di una serie di crisi concatenate che non possiedono più le caratteristiche della transitorietà, ma sono in tutto e per tutto segnali della definizione di un nuovo equilibrio. Crisi economiche, crisi ambientali, crisi umanitarie, crisi militari, crisi energetiche, crisi culturali. Basterebbero queste, connesse tra loro e dislocate territorialmente a ogni angolo del pianeta, per comprendere la gravità della situazione e invitarci ad affrontarla riappropriandoci della necessaria radicalità delle scelte politiche, e ancor prima delle idee e delle visioni che devono stare alla base delle decisioni.

Infine se è vero, come ci ha ricordato recentemente in un suo intervento Vincenzo Passerini (Migranti. Le tre questioni da risolvere, su L’Adige di lunedì 7 settembre), che le guerre e le ingiustizie internazionali sono la maggior causa dei 60 milioni di sfollati e profughi che l’Onu ha contato nel 2014, non possiamo fermarci alla pur lodevole accoglienza e per questo il Forum sarà sempre impegnato a ricordare che le emergenze non finiranno mai finché l’unico strumento a disposizione per risolvere le controversie tra stati e tra popoli saranno le armi, gli eserciti e le guerre. Non possiamo esimerci neanche dal non ricordare che l’Italia è in prima fila tra i produttori di armi e che quotidianamente bombe e armi italiane sono usate in numerosi conflitti sanguinari del nostro pianeta causando sofferenza, morte e migliaia di profughi (come ad esempio in Yemen). Se anche solo una piccola parte dei soldi impiegati nella produzione di armi e nell’addestramento dei nostri eserciti fosse usato per reali azioni di trasformazione nonviolenta dei conflitti prima che questi degenerino irreparabilmente, forse riusciremmo a risparmiare molte vite umane e a rendere il nostro mondo un posto più sicuro.

È arrivato il momento di decidere da che parte stare. È vero che non ci sono soluzioni semplici e che ogni cosa in questo mondo è sempre più complessa. Ma per affrontare i cambiamenti epocali della storia è necessario avere una posizione, sapere quali sono le priorità per poter prendere delle scelte. Noi stiamo dalla parte delle donne e degli uomini scalzi.

* Massimiliano Pilati è Presidente del Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani

 

2 commenti all'articolo - torna indietro

  1. inviato da stefano fait il 10 settembre 2015 12:39
    è incredibile che il Pentagono, che parla di "guerra permanente" al Terrore (ma cos'è una "guerra permanente? E' concepibile? E' accettabile?) si permetta di dichiarare che la crisi dei rifugiati durerrà 20 anni. Passerini ha ragione da vendere e non si può ragionare passivamente e fatalisticamente.
    Guerra permamente = crisi permanente dei rifugiati.
    USA e Arabia Saudita sono restii a farsi carico dei rifugiati perché "potrebbero esserci terroristi".
    Però lo stesso problema non dovrebbe esistere per noi?

    Questa crisi fa comodo a:
    1. Chi si arrichisce con la gestione dei rifugiati (es. Barclays Bank);
    2. Chi ha interesse a mantenere un arco di instabilità dalla Mitteleuropa (o dal Baltico) fino al Pakistan per bloccare qualunque progetto eurasiatico (Brzezinski
  2. inviato da kenparker il 10 settembre 2015 07:07
    Credo si debba fare quello che si può, anche di più, magari ma non è buona politica non vedere, non immaginare e non programmare. Quello che scrivi, un'accoglienza indifferenziata, a prescindere è improponibile perchè - citando Galli della Loggia- non esiste al mondo decisione politica riguardante un qualunque fenomeno, la quale possa essere indifferente all’entità quantitativa del fenomeno stesso, praticabile cioè qualunque sia l’entità di questo. Il governo delle situazioni è qualcosa di diverso dalle emozioni e dal concetto di giustizia universale E, a dispetto di ogni miglior proposito, l’etica della convinzione continua ad essere cosa ben diversa dall’etica della responsabilità.
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