"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Conferenza sul clima. L'accordo c'è. Il cambio di approccio, no.

Cambiamenti climatici
E' stato adottato l'accordo sul clima, il Paris Outcome. Non c'è nessun accordo legalmente vincolante, come aveva dichiarato nel presentarla il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius. Si cita l'obiettivo di fermare il riscaldamento a 2 °C, e forse di scendere 1,5, e si prevede che gli impegni siano rivisti, ma solo al rialzo, ogni 5 anni. Il testo finale. 
 
dal sito www.qualenergia.it
 

(13 dicembre 2015) Dopo una notte insonne, come da tradizione delle conferenze UNFCCC, la CoP21 di Parigi è arrivata all'accordo finale o, come viene definito, il Paris Outcome, che avrà valore dal 2021. Il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, ha presentato la bozza finale, che nel tardo pomeriggio di oggi, sabato 12 dicembre, è stata votata in seduta plenaria dai 195 Paesi che partecipano alla conferenza nell'assemblea finale. In allegato il testo finale.

Vincolante o no? L'annuncio di Fabius e il testo

Fabius nel presentare la bozza aveva affermato che "Si tratta di un accordo giusto, sostenibile, dinamico, equilibrato e legalmente vincolante". Leggendo il testo però si scopre che non è esattamente così: l'impegno dei singoli Stati (quello previsto nei loro INDC) è volontario e dovrà solo essere trascritto sui registri pubblici internazionali accessibili alla comunità mondiale.

Ricordiamo che gli attuali obiettivi degli Stati presentati con gli INDC ci porterebbero comunque ad un innalzamento della temperatura di 2,7-3,3 °C a fine secolo, dunque ben oltre l'obiettivo che l'accordo pone "ben al di sotto dei 2 °C".

I punti cruciali

A tenere svegli i negoziatori la scorsa notte tre punti cruciali, come avevamo anticipato: l'ambition, cioè a quale obiettivo di contenimento del global warming puntare e a quali tagli della CO2; la suddivisione dello sforzo tra Paesi sviluppati e in via di sviluppo e, least but not last, i finanziamenti a questi ultimi per aiutarli ad affrontare la sfida.

Per riassumere i tratti più significativi del nuovo testo:

- pone l'obiettivo di fermare il riscaldamento “ben al di sotto dei 2 °C” dai livelli preindustriali ma cita anche la volontà di contenerlo entro gli 1,5 °C;

- gli impegni nazionali saranno rivisti ogni 5 anni, ma solo per renderli più ambiziosi;

- sempre ogni 5 anni si farà il punto sui progressi fatti;

- si rafforza il meccanismo Loss & Damage, cioè le compensazioni economiche per aiutare in Paesi in via di sviluppo in mitigazione e adattamento: i 100 miliardi di dollari all'anno saranno solo una base di partenza.

Meccanismi da definire

Tutti i meccanismi previsti per il funzionamento dall'accordo di Parigi andranno inoltre messi a punto nel tempo: quelli sulla cooperazione internazionale, sull'adattamento, sul trasferimento tecnologico e sugli aspetti finanziari. Dunque, una strada lunghissima ancora troppo legata alla volontà dei singoli governi (attuali e futuri), che secondo questo accordo, senza alcun vincolo giuridico-legale, non saranno sanzionati in caso di non raggiungimento degli obiettivi da loro stessi indicati.

Il documento finale

 

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