"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Ieri sera, a Torino

Nanni Salio

di Silvia Nejrotti

(4 febbraio 2016) Nella Sala Poli del Centro Studi S. Regis, con una commemorazione sentita e spontanea, ieri sera a Torino abbiamo in tanti salutato Giovanni Salio, figura rilevante della nonviolenza italiana. Per tutti, Nanni. Se n’è andato, ha preso la curva della strada (Fernando Pessoa) il 1 febbraio, a 72 anni.

Pareva non avere età, Nanni. Ad accompagnare le parole commosse, incespicanti, affettuose dei presenti, scorrono su un grande video fotografie della sua vita, privata e pubblica. Nanni giovane dallo sguardo tenace, appoggiato ad un parapetto sulle rive del Po; Nanni a processo per vilipendio delle Forze Armate ed istigazione alla disobbedienza civile, nei primi anni ’70 a Torino; Nanni appassionato camminatore in montagna; Nanni felicemente sommerso dalle carte, nel suo ufficio al Centro Studi S. Regis, di cui nel 1982 è stato fondatore; e poi, instancabile relatore in innumerevoli conferenze pubbliche e protagonista di altrettanto innumerevoli campagne nonviolente…

Ho conosciuto Nanni Salio come teorico e studioso di nonviolenza e di peace studies, nel dicembre del 1996, a Rovereto, in un corso dell’Università Internazionale per la Pace (IUPIP). Da lì, per il Centro Studi, con il direttore Luca Magosso (amico anch’egli scomparso, a 40 anni, nel luglio del 2011), si sono dipanate storie, relazioni, progettualità, diradatesi poi negli ultimi anni. Ci siamo scritti l’ultima volta in dicembre, con l’impegno (da me non mantenuto: con la morte non si arriva mai in tempo) di rivederci, a breve, al Centro Studi.

Non celebrerò qui il prestigio dello studioso ed attivista. Per me, Nanni ha significato due apprendimenti fondamentali: che occorre un approccio teorico, scientifico e rigoroso, per dare consistenza e dignità a qualsivoglia azione politica che non legittimi lo status quo e ricerchi il cambiamento (nello specifico, all’azione nonviolenta). E, che nella vita bisogna avere la determinazione di seguire il proprio daimon, indipendentemente dal mondo circostante (Salio rinunciò di fatto ad una brillante carriera accademica come fisico, per dedicarsi alla nonviolenza). Apprendimenti esistenziali, la ricerca e la determinazione, di cui gli sono profondamente riconoscente.

Con Nanni Salio, se ne va una parte dell’anima della Città, l’anima nonviolenta e pacifista. Resta il Centro Studi S. Regis, il Centro di documentazione più ricco in Italia sui temi della nonviolenza, della pace, dei diritti umani, dell’ambiente. Un luogo della nostra Polis, da custodire ed animare.

Al movimento per la pace, nel suo insieme, inoltre, resta la consegna a riappropriarsi di una generatività e politicità, che lo ponga in relazione con il mondo della complessità compiuta, in cui ci troviamo a vivere.

Ma di ciò dirà il tempo. Ieri sera, intanto, una poesia di Fernando Pessoa, letta da Angela Dogliotti Marasso, ha segnato il congedo da Nanni Salio:

 

di tutto restano tre cose:
la certezza
che stiamo sempre iniziando,
la certezza
che abbiamo bisogno di continuare,
la certezza
che saremo interrotti prima di finire.
Pertanto, dobbiamo fare:
dell’interruzione,
un nuovo cammino,
della caduta,
un passo di danza,
della paura,
una scala,
del sogno,
un ponte,
del bisogno,
un incontro.

 

 

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