"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Don Guetti e Raiffeisen si rivoltano nella tomba!

Una storia trentina

(13 febbraio 2016) Riprendo questo commento di Luciano Imperadori pubblicato qualche settimana fa dal Corriere del Trentino sulla Riforma delle Banche di Credito Cooperativo. Il decreto emanato in questi giorni dal governo italiano risulta più grave di quanto si potesse immaginare, sopprattutto nella parte che apre la possibilità di privatizzare un patrimonio che in quanto cooperativo andrebbe considerato indivisibile. Sembrano esserci margini di modifica prima della conversione in sede parlamentare, ma per questo è necessaria una forte mobilitazione per evitare lo snaturamento di un patrimonio culturale prima ancora che economico.

di Luciano Imperadori *

La cosiddetta riforma delle Banche di Credito Cooperativo, Casse Rurali, rischia di distruggere in un solo colpo 130 anni di storia. Una riforma che finora è stata trattata solo nelle stanze romane senza il coinvolgimento dei soci. Non c'è da stare allegri. Sull'onda degli "scandali" di Banca Etruria e altre si rischia che passi questa controriforma in nome della stabilità, ma i pericoli invece rischiano di aumentare.

Al di là dei numeri, la sostanza è che si vuole accentrare tutto a Roma con le logiche della finanza capitalistica che ci ha portato alla crisi. L'idea circolata, e forse non abbandonata, è quella di imporre fusioni e accentramento obbligatorio dall'alto a Casse piccole anche se sane. Per quelle ancora maggiori si prevede la trasformazione in Società per Azioni smembrando le riserve indivisibili e aprendo agli apporti di capitale esterno  con conseguentemente affossamento del voto pro capite.

Certo anche nel mondo delle Banche di Credito Cooperativo-Casse Rurali ci sono problemi, ma sono sempre stati risolti all'interno del sistema che da anni si autoregola con Fondi propri e senza nessun aiuto pubblico. Non è la dimensione che conta perché una Banca sia solida ma chi la governa che deve essere preparato e trasparente e i controlli a cui è sottoposta che devono essere severi e tempestivi.

Ci sono anche nel Trentino Casse Rurali piccole ma sane, come la Cassa Rurale di Roverè della Luna, legate al territorio, ben governate che non hanno mai fatto investimenti arrischiati o fuori dal proprio ambito naturale. Perché dovrebbero essere obbligate a fondersi o ad aderire a una holding nazionale che sarà aperta ai grandi capitali vaganti sul mercato? Non è credibile la tesi del governo che con questi interventi esterni si copriranno le perdite!? Quello che interessa alla grande finanza sono i milioni di risparmi del Credito Cooperativo da sottrarre ai territori e portare magari su mercati redditizi, ma poco trasparenti.

E oltre alla probabile cancellazione del voto pro capite che fine faranno gli utili e i patrimoni indivisibili che vanno lasciati alle future generazioni? E l'attenzione alle famiglie e alle imprese del territorio sarà la stessa?

Chi ci mette i capitali, magari qualche grande Fondo pensione estero, vorrà anche i dividendi e non gli importeranno molto le storie antiche e le relazioni con la comunità locali.

Si tratta di provvedimenti anticostituzionali perché violano la libertà di associazione e di impresa. Che fine fanno i "corpi intermedi" tanto cari anche alla Dottrina Sociale della Chiesa da Toniolo a don Guetti?

Infine, per i trentini, è a rischio la stessa Autonomia che non fatta solo di norme e di Statuti, ma anche di finanza a "chilometro zero".

Per questo i dirigenti della Cooperazione, i governanti e i parlamentari devo opporsi in tutte le sedi a questa manovra pericolosa anche sul piano della stabilità finanziaria. I nostri nonni lo fecero contro la nazionalizzazione dei Consorzi Elettrici Cooperativi portando a Trento migliaia di cooperatori. Fu una battaglia persa, ma almeno si ebbe il coraggio di combatterla. Le battaglie sicuramente perse sono quelle che non mobilitano le persone e non si combattono.

* Luciano Imperadori è studioso di cooperazione

 

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