"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

La nascita imperfetta delle cose

La prima di copertina del libro

Guido Tonelli

La nascita imperfetta delle cose

La grande corsa alla particella di Dio e la nuova fisica che cambierà il mondo

Rizzoli, 2016

Una sensazione di schizofrenia? Mentre leggo il libro di Guido Tonelli, un racconto appassionato attorno alla ricerca del bosone di Higgs, mi sto occupando della cultura del limite.

Le due cose sembrano confliggere fra loro. La fisica delle alte energie, nel suo indagare attorno all'origine dell'universo o, per meglio dire, del multiverso attraverso acceleratori di particelle sempre più potenti e sofisticati. E un pianeta incapace di interrogarsi sulla propria impronta ecologica, pure misurata e certificata, dove si preferisce abbracciare la paura (e l'idea di esclusione) piuttosto di mettere in discussione stili di vita insostenibili. 

Nella fisica, come nella politica, il cambio di prospettiva è condizione essenziale per mettere a fuoco la realtà. Urgono nuovi paradigmi, ma nei comportamenti umani prevalgono la consuetudine e la rassicurazione nell'esistente.

Così l'apparente contraddizione si trasforma in un approccio virtuoso nel quale si stabilisce «una relazione intrigante - come scrive Guido Tonelli - fra la precarietà della condizione umana e quella dell'universo».

«Come se la nostra fragilità di esseri umani, corpi delicati che possono essere annientati da uno stupido frammento di Dna che impazzisce, o da una caduta dalle scale, fosse il riflesso su scala microscopica di una precarietà cosmica che interessa tutto...». (m.n.)

 

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