"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Europa e Mediterraneo

Perché dovremmo occuparci della Turchia?
Istanbul

Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa / Centro per la Cooperazione Internazionale è lieto di invitarvi all’incontro organizzato in collaborazione con Amnesty International Trento

Perché dovremmo occuparci della Turchia?

Lunedì 11 dicembre 2017 alle ore 20.30 presso il Centro per la Cooperazione Internazionale, in Vicolo San Marco 1 a Trento.

Autoritarismo, diritti, società civile: negli ultimi anni la Turchia ha conosciuto dei cambiamenti profondi, che ne hanno scosso la struttura politica e sociale. Soprattutto a partire dal tentato colpo di stato del 15 luglio 2016, il governo di Erdogan ha accentuato i suoi tratti autoritari, ha promosso una visione conservatrice e islamista della società, e ha represso ogni fonte di possibile opposizione - a partire dai giornalisti indipendenti, dagli studiosi universitari e dalle organizzazioni per i diritti umani. Qual è oggi la situazione nel paese, e quali sono le prospettive per il futuro? Dove si fonda il consenso per Erdoan e il suo partito? E qual è il ruolo che possono giocare le forze di opposizione e la società civile?

Intervengono: Lorenzo Ferrari, Amnesty Trento; Chiara Maritato, Università di Torino; Fazila Mat, OBC Transeuropa/CCI

Europa. Storie di confine (7)
Razi e Michele a Port Bou (memoriale Walter Benjamin)

Quello che segue è il settimo “racconto breve” ispirato da un viaggio formativo nel cuore balcanico dell'Europa e non solo. Questa volta dedicato al sorgere in Europa dopo la caduta del muro di Berlino di ben ventidue nuovi stati-nazione. Dei loro relativi confini e dei reticolati posti a difesa del “prima noi”. Della deriva nazionalista e del declino del progetto europeo. Del passato che, in assenza di elaborazione, non passa. Di due piccoli luoghi di confine, così lontani eppure tanto vicini. Esce in contemporanea su www.balcanicaucaso.org e su www.michelenardelli.it

 

«Che “cosa” è dunque l'Europa?

L'Europa non è un “territorio”.

E non è una “cosa”, che precederebbe ogni storia.

L'Europa è sempre incompiuta,

come un progetto da realizzare»

Mauro Ceruti

“Il tempo della complessità”

 

di Michele Nardelli

I confini sono duri a morire. Eppure, quando con gli accordi di Schengen quelli interni all'Unione Europea iniziarono ad essere smantellati fu un giorno di speranza. Per il fatto in sé e perché quello smantellamento lasciava intravvedere un processo di unione politica solo iniziato, che avrebbe potuto coinvolgere via via un numero crescente di paesi e regioni.

C'era un disegno, quand'anche non lineare ed avversato, che finalmente riprendeva il filo conduttore di Ventotene. Al quale corrispondeva una strategia di allargamento verso i Balcani occidentali e la Turchia1. E quel “Processo di Barcellona” che immaginava il Mediterraneo come uno spazio chiave di relazione, di cooperazione e di pace.

Marino Vocci, uomo di confine
In Istria con Marino Vocci (maggio 2017)

(14 dicembre 2017) Marino Vocci se ne è andato martedì sera. Non so per quale approdo questa volta, ma nelle scorse settimane l'ho pensato spesso mentre leggevo le pagine di un libro davvero prezioso come quello di Egidio Ivetic “Un confine nel Mediterraneo” (Viella libreria editrice, 2014), lungo quella terra e quel mare che loro malgrado hanno rappresentato una linea di frontiera fra lingue, credi religiosi e storie.

Marino, istriano di nascita e triestino d'adozione, era uomo di confine laddove questo non era affatto motivo di divisione ma di incontro e di relazioni. Non solo viveva sul “limes”, lo rappresentava nel suo modo di essere, nel suo impegno politico come in quello letterario.

Con Marino ci conoscevamo reciprocamente da tanti anni, ma solo negli ultimi mesi abbiamo avuto modo di incontrarci prima a Pirano e poi a Trieste, proprio in occasione dell'itinerario su quel limes che da Venezia ci portava a Goli Otok, nell'ambito del “Viaggio nella solitudine della politica”. Quella solitudine che Marino nel nostro incontro al Circolo Tina Modotti di Trieste ricondusse alla stanchezza di Alex Langer nelle sue ultime parole: “continuate in ciò che era giusto”. Esortazione disperata, che pure non contraddiceva la fatica del vivere.

Ratko Mladić: la sentenza e le reazioni in Bosnia Erzegovina
Mladic dopo la sentenza

Ergastolo per genocidio e crimini contro l’umanità. È questa la sentenza emessa il 22 novembre dal Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia nei confronti dell’ex capo militare dell’esercito serbo-bosniaco

di Alfredo Sasso *

“Quando non sono più in posizione di abusare di persone indifese, diventano molto fragili”. Così Eric Gordy descrive il comportamento di Ratko Mladi presso il Tribunale dell'Aja per l'ex-Jugoslavia (ICTY). Mladi, da tempo in condizioni di salute precarie, ha esposto al mondo le proprie debolezze fisiche dall’inizio del processo nel 2012 fino all’ultimo atto di ieri, quando durante la lettura del verdetto ha prima richiesto e ottenuto una pausa, e poi inveito con parole stentate e scomposte contro la corte, che l’ha poi fatto allontanare dall’aula. Un’immagine che stride completamente con quel famoso video , impresso nella memoria dei più che hanno conosciuto in vari modi la guerra in Bosnia Erzegovina, che lo ritrae deciso mentre fa ingresso nelle strade di una Srebrenica completamente vuota e conquistata, e che invece di mantenere il presidio in città indica con gesto sicuro la direzione verso Potoari, il villaggio dove si erano rifugiati migliaia di bosniaci musulmani cercando invano protezione dai caschi blu dell’ONU.

Dove voleranno gli uccelli dopo l'ultimo cielo?
Lifta, nei pressi di Gerusalemme. Il borgo della famiglia di Ali Rashid

di Ali Rashid

(20 maggio 2018) Inutile cercare buone notizie provenienti dalla Palestina. Ogni giorno si allunga l’elenco dei soprusi e ogni giorno i soprusi acquistano maggiore legittimità. Vano il tentativo di raccontare settant'anni di inesorabile annientamento di un popolo, la sua terra e la sua storia di fronte alla prepotenza e al trionfo dei coloni conquistatori. Le immagini che arrivano dalla Palestina mettono davanti gli occhi di chi vuole vedere il contrasto radicale tra due realtà, due storie, nonché condizioni, angosce e prospettive.

Sulla parte preponderante dello schermo appare uno Stato trionfante e sicuro di sé, che si è fatto forza in tutti questi anni dell’immagine della vittima per eccellenza della persecuzione e della vessazione di un tragico passato. Arrogante e soddisfatto delle sue conquiste, incurante e impermeabile alla sofferenza che ha inflitto e infligge, circondato e sostenuto dal peggio di ciò che la cultura occidentale ha prodotto, animato da un delirio di superiorità e di dominio che nasconde a malapena l'angoscia latente che il meccanismo di potere si possa inceppare...

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Perché la crisi catalana ci riguarda
Paul Klee

«Tempi interessanti» (71)

Voglio ancora sperare che nel duro braccio di ferro fra Spagna e Catalogna si possano riaprire margini di colloquio e di mediazione. Lo auspico non per una sorta di irenismo di maniera, ma perché s'impone un cambio di sguardo che riguarda ciascuno di noi e ognuna delle comunità politiche di cui siamo parte. Di certo, l'epilogo cui si è giunti nella giornata di venerdì scorso 27 ottobre con la destituzione del governo e con lo scioglimento del parlamento catalani sembra voler abbattere ogni ponte alle spalle dei contendenti, lasciando ben poche speranze di ricomposizione e di evoluzione positiva del conflitto. Quel che accadrà nei prossimi mesi, in assenza di un passo indietro nel rivendicare ottuse sovranità, sembra un copione già troppe volte drammaticamente conosciuto anche in tempi recenti. ... La crisi catalana – a ben guardare – anticipa gli scenari del futuro. Anche per questo ci riguarda.

Incontro restitutivo del viaggio 'Alle radici dell'Europa'
Il vecchio nuovo

Lunedì 30 ottobre 2017 si svolgerà l’incontro di "restituzione" in seguito al viaggio "Alle radici dell'Europa. Memorie di guerra e scenari di pace in Bosnia Erzegovina 25 anni dopo".

Dopo l'immersione per una settimana in alcuni dei luoghi che hanno segnato la storia di questa terra e la tragedia degli anni '90 del secolo scorso, saranno molti i quesiti, i dubbi, le perplessità che cercano delle risposte. Risposte che, come gli avvenimenti che abbiamo ripercorso nei giorni del viaggio, investono il nostro presente ben più di quanto possiamo immaginare, con lo sguardo rivolto ai conflitti che attraversano un'Europa che purtroppo non ha saputo far tesoro dei propri fallimenti.

Di questo e di tanto altro parleemo nell'incontro che si svolgerà oggi pomeriggio presso la Camera del Lavoro di Modena, piazza Cittadella 36, nella sala conferenze del 10° piano alle ore 15.00 e al quale parteciperò anch'io.