Libri
Libro bianco
Il potere. Società, personaggi, intrecci.
A cura di Democrazia Proletaria del Trentino
Uscito nel 1985, nel pieno di una crisi industriale e occupazionale, questa pubblicazione ha avuto il merito di svelare come il profitto e la rendita (e non la comunità) rappresentassero la bussola dei potenti. Erano gli anni nei quali il territorio veniva regolarmente saccheggiato per operazioni immobiliari che vedevano all'opera il "partito degli affari". Espressione che coniammo non solo per descrivere l'intreccio fra affari e politica, ma anche la trasversalità politica che in nome dello sviluppo lasciava prosperare livelli speculativi prima sconosciuti. Furono gli anni del saccheggio di Trento Nord, dell'Alto Garda, delle valli più vocate al turismo... solo per indicare la natura sociale e territoriale del lavoro di denuncia messo in campo. Un azione di contrasto che porterà a risultati concreti.
Predrag Matvejevic
Pane nostro
Garzanti, 2010
«Ibn Battuta, l'instancabile viaggiatore, ebbe modo di sentire gli abitanti di Isfahan che chiamavano il loro pane con le parole persiane nan e nanna, in particolare rivolgendosi ai bambini...»
Pane nostro è il frutto di vent'anni di lavoro. Quella del pane è una grande storia, ricca di sapienza e di poesia, d'arte e di fede, che abbraccia l'intera storia dell'umanità.
Libro bianco
L'evasione fiscale nel Trentino
a cura di Democrazia Proletaria del Trentino (1980)
Si tratta del primo lavoro di indagine sull'intreccio "affari e politica" dedicato al tema dell'evasione fiscale in Trentino, curato dalla Commissione Fisco di DP del Trentino nel 1980. Illustrato con le vignette di Paolo Vitti.
Solidarietà
Diccì spa
Le banche, gli intrecci societari, gli uomini e le famiglie del potere democristiano in Trentino
Solidarietà, settembre 1993
La storia di un intreccio antico fra politica e potere, dal dopoguerra alla scomparsa delle lucciole e dalla scomparsa delle lucciole agli anni di Tangentopoli. Con i Dossier su "Magnete - Trento Nord" e su "Fondi Fio".
Copertina e illustrazioni di Rudi Patauner.
Solidarietà
Affari & Politica 2
Il Trentino e la cupola degli emergenti. Un pericolo per la democrazia
Solidarietà, dicembre 1992
Siamo in piena Tangentopoli. «Gli avvenimenti si succedono a ritmo così frenetico che non è facile trovare il tempo per riflettere. Nonostante questo non ci è difficile raccogliere le idee, gli elementi di conoscenza e di inchiesta che sono il frutto di un impegno collettivo che vorremmo sistematico e rigoroso, nel quale Solidarietà è impegnata da tempo insieme a tante altre persone e luoghi che rappresentano altrettante testimonianze della società civile...». Parole che descrivono l'intento politico e culturale di sfuggire alle sirene del populismo e della spettacolarizzazione degli eventi. Ci spaventava, oltre al facile clamore, il gattopardismo. E il clima avvelenato, come tecnica di insabbiamento. Un libro che raccolse inchieste e proposte, tavole rotonde e interventi di approfondimento. E con il quale rompemmo il clima di intimidazione che aveva accompagnato le uscite precedenti.
Disegni e copertina di Rudi Patauner
Solidarietà
Affari & Politica
Viaggio attraverso gli intrecci politico finanziari del Trentino
Solidarietà, 1991
Proseguendo il lavoro di inchiesta sul potere che era stato di Democrazia Proletaria del Trentino, nel 1991 esce - per iniziativa del movimento politico Solidarietà - "Affari & Politica". L'inchiesta Mani Pulite e la stagione di Tangentopoli ancora non c'erano e questo libro anticipò di qualche mese lo sconquasso politico e giudiziario che prese il là a Milano e poi in tutto il paese grazie soprattutto alle inchieste della magistratura. In realtà eravamo al canto del cigno della prima repubblica e le inchieste giudiziarie non fecero altro che scorperchiare una realtà che un'attenta analisi politica e sociale avrebbe già dovuto far emergere. Fu questo quel che facemmo, pur in una condizione di isolamento e per certi versi di intimidazione.
Disegni e copertina di Rudi Patauner.
Christopher R. Browning
Uomini comuni
La polizia tedesca e "soluzione finale" in Polonia
Einaudi, 1995
«Gente comune, uomini di mezza età, operai e artigiani che non sono mai stati nazisti sono arruolati nella riserva della polizia e mandati in Polonia. Alla loro prima operazione lasciano sul terreno 1.500 cadaveri di donne, vecchi e bambini. Alla fine del conflitto avranno contribuito alla soppressione di 83.000 persone. Come è stato possibile?»
Nel clima di questi giorni, un libro per comprendere la banalità del male.
Egidio Ivetic
Un confine nel Mediterraneo
L'Adritico orientale tra Italia e Slavia (1300-1900)
Viella libreria editrice, 2014
«Sullo sfondo di una riflessione storiografica transnazionale e con lo sguardo non circoscritto alle periodizzazioni tradizionali, il libro ripercorre le convivenze e le divisioni tra popolazioni, decostruisce l'idea stessa di confine, andando oltre i canoni delle storiografie coinvolte e le separazioni cultrali ancora vive in queste terre mediterranee».
Giuseppe De Rita
Dappertutto e rasoterra
Cinquant'anni di storia della società italiana
Mondadori, 2017
L'Italia di De Rita dal boom allo storytelling
di Aldo Bonomi
Giuseppe De Rita, fondatore e animatore del Censis, ci invita a un ricordare il futuro oltre il presentismo. Ha pubblicato un ponderoso tomo “Dappertutto e rasoterra” cinquant'anni di storia della società italiana (Mondadori). Un affresco, una icona, per dirla con il Cacciari del “Pensare per immagini” a cui De Rita ci ha abituati con il suo denominare il divenire sociale con metafore interroganti. Mi evoca il quadro di Carlo Levi che dopo il suo “Cristo si è fermato a Eboli” dipinse anche la storia sociale della Basilicata, per Italia '61 che celebrava i suoi cento anni rappresentando il secondo popolo, sempre raccontato dal primo. Il dipinto oggi sta lì a Matera nel museo che si affaccia sui Sassi, icona allora degli invisibili da includere e oggi ipermoderna immagine di un'incerta cultura europea alla ricerca di radici e storia.
Donatella Di Cesare
Stranieri residenti
Bollati Boringhieri, 2017
L’approccio alle migrazioni di Donatella Di Cesare alla prova dell’Italia del rancore
(12 febbraio 2018) Parlare di immigrazione a pochi giorni dall’attacco di matrice razzista di Macerata rischia di far prendere a ogni considerazione una deriva retorica che allontana dalla piena comprensione di ciò che sta accadendo. Ecco perché, iniziando a raccontare la conversazione con Donatella Di Cesare a proposito del suo ultimo libro “Stranieri residenti” (2017, Bollati Boringhieri), faccio riferimento ad alcune riflessioni che – rovistando nel marasma non proprio edificante dell’informazione e nel profondo degli abissi del web – aiutano a orientarsi dentro il tempo che stiamo vivendo e ci impongono un punto di vista più articolato rispetto a temi e fenomeni che non toccano incidentalmente le nostre vite ma ne fanno parte – non da ieri, non in forma emergenziale – e ne faranno parte ancora per lungo tempo, mettendoci alla prova. Questioni decisive – la relazione con l’altro, la giustizia sociale, il rapporto ambiguo con l’identità e la debolezza dello Stato Nazione – perché potenzialmente fondative di un modo diverso di addentrarci nel futuro.
E' uscito in questi giorni il n.113 di “Protagonisti”, la rivista storica dell'Istituto Storico Bellunese della Resistenza e dell’Età Contemporanea. Questo numero monografico è dedicato al rapporto fra centri e periferie.
Come potete vedere nel sommario che segue, si tratta di un numero della rivista particolarmente ricco di spunti di riflessione attorno alla grande questione del futuro delle autonomie e della Regione Dolomitica. Fra i contributi anche una mia riflessione sulla questione “Interdipendenza e autogoverno” che verrà proposta nei prossimi giorni su questo blog.
Laterza
Sebbene le storie sulla sua nascita divergano, in tutte l’Europa è il luogo di una civiltà trasgressiva, di un modo di vita allergico alle frontiere, di una cultura intrinsecamente espansiva. Oggi però l’Europa sembra aver perso la sicurezza in se stessa.
«Quando la principessa Europa fu rapita da Zeus trasformatosi in toro, suo padre Agenore, re di Tiro in Fenicia (la Siria di oggi), mandò i suoi tre figli maschi alla ricerca della sorella perduta: uno di essi, Cadmo, fece vela verso Rodi, sbarcò in Tracia e vagò per le terre che in seguito avrebbero preso il nome della sia sventurata sorella. Giunto a Delfi, chiese all'oracolo dove si trovasse Europa. Su quel punto la Pizia, fedele alle sue abitudini, si mostrò evasiva, ma fece il favore di regalare a Cadmo un consiglio pratico: "Non la troverai. Prendi invece una vacca: la seguirai pungolandola, ma non lasciarla mai riposare. Nel punto in cui cadrà a terra sfinita, costruisci una città". Ecco la storia dell'origine mitica di Tebe. ... "Cercare l'Europa - così Denis de Rougemont commenta la lezione di Cadmo - significa crearla! L'Europa esiste attraverso la sua ricerca dell'infinito, ed è questo che io chiamo avventura"».
Edgar Morin
7 lezioni sul pensiero globale
Raffaello Cortina Editore, 2016
«... La riflessione di Morin prende l'avvio da una constatazione. Il termine umanesimo è stato nei secoli evocato con l'enunciazione del principio universale dell'uguale dignità di ogni essere umano, indipendentemente dalla sua origine etnica, dal suo sesso, dalle sue condizioni sociali... Egli rileva tuttavia che sin dalle sue origini, e ancor più nei suoi sviluppi, c'è un'ambivalenza costitutiva in questo umanesimo moderno. Il riconoscimento della dignità di ogni essere umano si è realizzato in maniera molto limitata e astratta. A lungo le culture di molti esseri umani, anche e soprattutto nei paesi colonizzati dagli europei, sono state considerate immature e ormai superate dalla marcia inarrestabile del progresso. Ciò ha giustificato la marginalizzazione e persino il rifiuto del riconoscimento dei diritti umani ai rappresentanti di tali culture. Da questa visione sono nate prevaricazioni di ogni sorta. Ma per l'umanista planetario Morin non basta la coscienza di questi fatti, come non bastano i mea culpa delle culture occidentali rispetto alle altre culture, sottovalutate o oppresse. La critica e l'autocritica, come sempre per Morin, devono andare alla radice, che consiste nella non capacità di concepire la complessità. Le enormi carenze del principio universalistico dell'umanesimo moderno dipendono da una mancata riflessione su che cosa significhi “essere umano”...».
dalla prefazione di Mauro Ceruti
Maurizio Dematteis
Via dalla città
Derive/Approdi, 2017
La terza uscita della nuova collana comunità concrete affronta e tratta il fenomeno sempre più manifesto del «ritorno alla montagna». Ma tale fenomeno va interpretato come un ritorno di neorurali nostalgici del «tempo che fu»? Come quello di frikkettoni o postsessantottini, pronti a rifiutare comodità e servizi per rinchiudersi in un posto da eremiti? Nient’affatto!
Si tratta piuttosto di cittadini che scelgono di vivere in montagna rivendicando a gran voce servizi e comodità. Persone che, per paradosso, nel momento in cui lasciano i centri urbani di pianura per trasferirsi in montagna, riaffermano il diritto alla città, anche nel cuore delle Alpi. Un diritto alla città inteso come civitas, fatta di legami sociali, servizi e istituzioni capaci di offrire ai cittadini, dovunque risiedano, i vantaggi di una vita, per l’appunto, civile.
Zygmunt Bauman
Paura liquida
Laterza, 2008
«La paura più terribile è la paura diffusa, sparsa, indistinta, libera, disancorata, fluttuante, priva di un indirizzo o di una causa chiari; la paura che ci perseguita senza una ragione, la minaccia che dovremmo temere e che si intravede ovunque, ma non si mostra mai chiaramente. "Paura" è il nome che diamo alla nostra incertezza, alla nostra ignoranza della minaccia, o di ciò che c'è da fare»