Libri
Come la sinistra ci può salvare da un lento declino.
Nei primi anni del 2000 molti economisti e intellettuali di sinistra, tra cui lo stesso Rampini, hanno abbracciato un innovativo modello di sviluppo e sposato alcune idee storicamente appartenute alla destra: il mercato come sinonimo di progresso e il liberismo come via principe di sviluppo. Ma la crisi del 2008 ha spazzato via in pochi mesi tale corrente di pensiero: la bolla finanziaria si è abbattuta quasi solo sulle fasce medio-basse della popolazione, facendo crollare così il sogno da molti cullato di un liberismo progressista.
Secondo Federico Rampini ora il mondo occidentale deve ritornare a un ideale di sinistra più tradizionale, appoggiando una società con un welfare forte, ponendo attenzione all'ambiente e ai temi dell'energia. Un modello - come quello seguito dal Brasile di Lula e, in parte, dall'America di Obama - in cui la crescita economica si accompagni all'integrazione sociale, a un consumo sostenibile e a forti investimenti dello Stato in ricerca e sviluppo.
Rampini ci spiega perché lui stesso, dopo la "sbornia" degli anni 2000, è ritornato "di sinistra", cosa gli ha fatto cambiare idea, e qual è la strada da seguire per una società più giusta e più sana, evitando così un lento declino. Ma oltre Keynes proprio non si va.
Riportiamo in allegato l'intervento di un giovane studioso trentino, Alessandro Rippa, che ha introdotto l'incontro di mercoledì scorso con Rebiya Kadeer.
Guido Crainz
Il dolore e l’esilio
L’Istria e le memorie divise d’Europa
Donzelli, 2005
Nel prevalere di un uso pubblico e distorto della storia e della memoria, “Il dolore e l’esilio” di Guido Crainz rappresenta una testimonianza di pacatezza, quasi di leggerezza, tanto difficile quanto rara nell’affrontare pagine così laceranti e controverse relative alle vicende che hanno segnato il confine orientale del nostro paese.
«Questo piccolo libro si propone di accostrasi a quel dramma, a lungo rimosso, con le voci della letteratura, della storia e della memoria:per cogliere il dolore, le speranze e le paure delle diverse vittime - italiane, slovene, croate - che hanno vissuto in quell’intricato crocevia; per inserire quella lacerazione nel più ampio e tragico scenario del Novecento europeo».
Karl Jaspers
La quesstione della colpa
Sulla responsabilità politica della Germania
Raffaello Cortina Editore, 1996
Uno dei massimi filosofi del Novecento indaga sul concetto di “colpa”.
Franco Ferrarotti
Un imprenditore di idee.
Una testimonianza di Adriano Olivetti
Edizioni di Comunità, 2002Cinquant'anni fa moriva Adriano Olivetti, uno dei pensieri più fervidi del secondo dopoguerra italiano. La sua idea di un nuovo ordine politico basato sulle dinamiche della persona e delle comunità nelle quali si svolge la vita degli uomini, sull'incontro fra le ragioni dell'impresa e quelle della cultura, fanno di Olivetti uno dei grandi e controversi protagonisti del Novecento.
In questo giorno, gli dedichiamo la presentazione di Franco Ferrarotti di qualche anno fa e simbolicamente la presentazione del Disegno di Legge provinciale sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese.
Marc Augé
Rovine e macerie
Il senso del tempo
Bollati Boringhieri 2004
Ritrovare il tempo per credere alla storia
«L'esperienza che Camus fa delle rovine e del tempo è esemplare. Sappiamo perché la storia futura lo spaventa: essa sarà segnata dallo scontro fra coloro che ama e si concluderà con la perdita dei paesaggi della sua infanzia. Egli non è capace - né vuole esserlo - di prendere coscienza politicamente, cioè storicamente, della sua situazione. Il ritorno a Tipasa (possiamo immaginare che lo abbia rivissuto più volte nel pensiero) è dunque per lui una fuga al di fuori della storia verso la coscienza del tempo. Siamo posti oggi dinanzi alla necessità opposta: quella di reimparare a sentire il tempo per riprendere coscienza della storia. Mentre tutto concorre a farci credere che la storia sia finita e che il mondo sia uno spettacolo nel quale quella fine viene rappresentata, abbiamo bisogno di ritrovare il tempo per credere alla storia. Questa potrebbe essere oggi la vocazione pedagogica delle rovine».
Mohammad Khatami
Religione, libertà e democrazia
Laterza, 1999
Dall'ex Presidente della Repubblica Islamica dell’Iran un documento storico di grande rilievo sull’Islam contemporaneo e le sue spinte riformatrici
di Claudio Giunta *
Stil novo. La rivoluzione della bellezza da Dante a Twitter è un libro così complesso e sfaccettato che si fa fatica a credere che Matteo Renzi abbia potuto scriverlo tutto da solo, senza neanche un aiuto, qualcuno da ringraziare. Eppure è così: persino la scherzosa cronologia fiorentina che chiude il libro, dal 59 a.C. (nascita di Firenze) al 2012 (cinquecentenario della morte di Vespucci), sembra essere farina del suo sacco.
(...)
Renzi è un politico, non un uomo di pensiero. Perciò, tutta l'intelligenza degli uomini del passato si presenta ai suoi occhi sottoforma di cose: la cupola di Santa Maria del Fiore, la flotta di Vespucci, il David di Michelangelo. E lo stupore, l'ammirazione che è giusto nutrire di fronte a queste cose si traduce non - per ipotesi - nell'esortazione a coltivare silenziosamente lo studio che ha prodotto quelle opere, bensì in un impulso ad agire. Il pensiero va bene, ma quella che conta davvero è l'azione.
Paolo Rumiz
La leggenda dei monti naviganti
Feltrinelli, 2007
«Ero partito per fuggire dal mondo e invece ho finito per trovare un mondo: a sorpresa, il viaggio è diventato epifania di un’Italia vitale e segreta. Ne ho scritto con rabbia e meraviglia. Meraviglia per la fiabesca bellezza del paesaggio umano e naturale; rabbia per il potere che lo ignora».
Astrid Mazzola
Kosovo tutto ok
Attraverso un paese stanco di guerra
Editrice il Margine, 2010"A metà strada tra il diario di viaggio e la raccolta di testimonianze in presa diretta, il libro offre le chiavi di lettura per capire il Kosovo di ieri e di oggi, e anche come si muovono le organizzazioni internazionali e la diplomazia popolare."
Gianfranco Bettin
Petrolkimico
Le voci e le storie di un crimine di pace
Baldini & Castoldi, 1998
All'inizio della storia ricostruita in Petrolkimico c'è un operaio, Gabriele Bortolozzo. Lavora in uno dei reparti dello stabilimento di porto Marghera e la sua battaglia perché venga detta la verità sui gravissimi rischi che pesano sulla salute di chi lavora in quella fabbrica, parte da una drammatica considerazione: moltissimi suoi compagni di lavoro, addetti alla produzione o alla movimentazione del cvm, sono morti o si sono ammalati di cancro. Per anni Bortolozzo predica quasi inascoltato, insieme a pochi in fabbrica, nel sindacato, in città. Poi, mentre alcune vite conoscono il calvario della malattia mortale e si spengono, mentre lo stesso Bortolozzo muore vittima di un incidente stradale, lentamente qualcosa comincia a muoversi, anche a livello giudiziario.
Elvira Mujcic
E se Fuad avesse avuto la dinamite?
Infinito edizioni, 2009
Un giovane bosniaco vive da tempo in Italia. Torna a trovare i genitori e la vecchia nonna a Višegrad. E torna così sulle tracce del suo passato, e di quello del suo paese. "E se Fuad avesse avuto la dinamite?", il secongo libro di Elvira Mujcic. Una recensione di Mauro Cereghini.
Marco Brunazzo
Come funziona l'Unione Europea
Le istituzioni, i processi decisionali, le politiche
Laterza, 2009
Autonomia non indipendenza: una proposta realistica
Eva Pföstl, collaborando con il governo tibetano in esilio, ha maturato l'idea che la migliore prospettiva realistica per progredire nella tutela delle minoranze consista in un rafforzamento dell'autogoverno nell'ambito dell'autonomia territoriale. Tra gli esempi "positivi" in questo senso spicca quello dell'Alto Adige/Südtirol. Lo stesso Dalai Lama, in visita a Bolzano nel 1997 per conoscerne meglio il modello di autonomia, rimase favorevolmente colpito dalla salvaguardia della cultura locale e della co-gestione del potere fra i vari gruppi linguistici presenti sul territorio.
Raniero La Valle
Prima che l'amore finisca
Ponte alle grazie, 2003
Il rapporto fra il presente ed il passato nelle figure di alcuni straordinari testimoni del proprio tempo
Il lavoro che ci offre Raniero, il profilo dei testimoni di questa ricerca incessante, ha un grande valore perché ci dice fra l'altro che un’altra politica è possibile. Riportiamo qui le parole con le quali Raniero La Valle ricorda il massaggio di un amico, Claudio Napoleoni, scomparso nel 1988.
«È su questa ricerca, su quest’ultima domanda, che Napoleoni ha chiuso la sua vita. Continuare Napoleoni, “cercare ancora”, vuol dire a mio parere, ripartire da qui. Da un lato riprendere con forza, in quest’alba del terzo millennio, la questione antropologica, la questione umana, riaprire l’unica ricerca che la cultura e la scienza moderne hanno trascurato o lasciato cadere, la conoscenza che l’uomo ha di se stesso e dell’altro, a partire dal riconoscimento della sua costitutiva ingigenza che, mentre lo radica nel fecondo e creativo bisogno, lo destina all’accoglienza, al servizio e all’aiuto reciproco. E dall’altro, in forza di questa ricostruzione antropologica, verso una antropologia, come diceva Franco Rodano, radicalmente non signorile, riaprire la domanda sulla salvezza e la domanda su Dio.»