Libri
Paolo Rumiz
Maschere per un massacro
Editori Riuniti, 1996
Quello che non abbiamo voluto sapere della guerra in Jugoslavia.
AAVV
I Balcani e la cittadinanza fra nazionalismo e cosmopolitismo
Infinito edizioni, 2005
Saggi di Francesco Russo, Matteo Apuzzo, Michele Nardelli, Melita Richter, Elettra Stamboulis, Caterina Fiorentini, Camillo Boano, Alessandra Marin, Silvia Trogu, Davide Berruti, Dario Terzic, Gianfranco Martini, Predrag Matvejevic
Francesco Strazzari
Notte balcanica
Il Mulino, 2008
Il rapporto tra guerre, criminalità, interessi politici e affarismo nel sud est Europa. Francesco Strazzari pubblica un saggio che è anche un racconto.
I libri, si sa, li scrivono gli autori, ma i titoli li fanno gli editori. Nel caso del lavoro di Francesco Strazzari “Notte balcanica. Guerre, crimini, stati falliti alle soglie d’Europa” l’editore ha messo del suo anche nella copertina. E forse ha esagerato. C’è una pistola puntata sul lettore, che sembra richiamare gli stereotipi truculenti dei Balcani sanguinari. Dentro invece c'è un prezioso saggio sul rapporto, per nulla tribale, tra economie illegali, criminalità e costruzione dello stato nelle periferie dell’Europa unita.
Miodrag Lekic
La mia guerra alla guerra
Guerini e ssociati, 2006
Ripercorrere oggi i drammatici giorni della primavera 1999, quei lunghissimi 78 giorni di bombardamenti Nato nel cuore dell’Europa, è un utile esercizio per meglio mettere a fuoco i nodi di una questione niente affatto risolta, proprio nel momento in cui la comunità internazionale cerca a fatica di trovare una soluzione diplomatica inerente lo status del Kosovo.
Gianfranco Bettin
Il clima è fuori dai gangheri
Nottetempo, 2004
“Il clima è fuori dai gangheri” non è un libro. È un grido di dolore, un’ora del tuo tempo nella quale metti a fuoco il delirio dell’homo faber, come a descrivere il giorno prima quale sarebbe stata “l’alba del giorno dopo” lo scioglimento della calotta polare a causa dell’effetto serra.
Marco Revelli
La politica perduta
Einaudi, 2003
La crisi della politica è sotto gli occhi di tutti. Da garanzia di ordine e sicurezza, essa si va rovesciando nel proprio contrario: in fattore di insicurezza, violenza, paura. Lo dimostra un quindicennio di nuovo disordine mondiale, dalle cosiddette guerre umanitarie fino alla recente avventura irachena...
Con Marco Revelli coltiviamo un’amicizia a distanza. Nel senso che con Marco abbiamo condiviso nel corso degli anni ’90 una rigorosa analisi critica dei pensieri del ‘900 ed uno sforzo di ricerca di nuovi pensieri di libera-zione umana. Al di là di ogni appartenenza, ci siamo ritrovati nelle molte occasioni di riflessione lungo i passaggi cruciali della vicenda politica degli ultimi anni, a far parte di un collettivo virtuale con altri amici come Mario Agostinelli, Gianfranco Bettin, Aldo Bonomi, Alberto Magnaghi, Emilio Molinari, Tonino Perna, Paolo Rumiz ed altri ancora, persone dalle storie tanto diverse con le quali abbiamo tenuto aperto un ragionamento, insieme di pensiero critico e di azione irrituale. Penso all’approccio territorialista, allo sviluppo locale e all’autosostenibilità, al diritto all’acqua… penso all’impegno per la pace, alla diplomazia parallela e ai “miei” balcani.
Massimo Cacciari
Duemilauno. Politica e futuro
Colloquio con Gianfranco Bettin
Feltrinelli, 2001
Più che una riflessione, quella avviatasi dopo il voto che ha portato la “Casa delle liberta” al governo del paese sembra una lamentazione, quasi la ricerca di un capro espiatorio, piuttosto che un’analisi sulle dinamiche sociali e culturali che attraversano il nostro paese.
Non che non ci siano responsabilità precise anche sul piano delle scelte politiche dei leader del centro sinistra, prima fra tutti quella di aver liquidato l’Ulivo in nome del primato dei partiti, in Italia come in Trentino. Ma sarebbe fuorviante, oltre che insopportabilmente rituale, affrontare la questione facendo saltare qualche testa senza peraltro discostarsi sul piano delle scelte di fondo. Ecco perché a mio avviso è necessario guardare all’esito elettorale da una diversa angolatura, cercando di capire cosa sta avvenendo nei corpi sociali, nelle culture, nei comportamenti.
Bruno Arpaia
Il passato davanti a noi
Guanda, 2006
È un libro che, per chi ha vissuto quegli anni, ti scava dentro. Puoi anche decidere di prenderti una certa distanza, dicendo “no, noi non eravamo così”, ma avverti che dentro di te vengono toccate corde sensibili, di un passato ancora non del tutto elaborato, spesso ricondotto impropriamente agli “anni di piombo”.
Forse le passioni di un’epoca non possono davvero essere raccontate ad un’altra. Eppure la voce che narra questa storia, una storia di ragazzi e ragazze che crescono negli anni Settanta in un paesino del Sud, ha il timbro forte, spericolato e consapevole, di chi non può più tacere. E il risultato è un romanzo italiano che affonda le mani nel “buco nero” di quel decennio senza paura di sporcarsele, senza celebrarlo né rinnegarlo, raccontando una generazione e un pezzo di storia dal di dentro, quasi in presa diretta, e allo stesso tempo in un serrato corpo a corpo con la memoria, propria e altrui.
Fatema Mernissi
Vita nell’harem
Giunti, 2005
L’harem di Fez dove la piccola Fatema cresce è un luogo in cui le donne sono sottomesse a precise regole, prima fra tutte quella di non varcare i “sacri confini” delle mura domestiche. La terrazza più alta della casa diventa così il luogo proibito e segreto dove fantasticare evasioni, praticare rituali segreti, complottare trasgressioni contro le regole del costume familiare e sociale.
Gianfranco Bettin
Eredi
Da Pietro Maso a Erika e Omar
Feltrinelli, 2007
Quello di Pietro Maso non è stato un caso isolato. Episodi simili si sono ripetuti, anche recentemente, come nel caso di Erba. Sono tutte storie terribili, che non riguardano solo i protagonisti e le vittime dei delitti, bensì la società nel suo complesso e il suo sistema di valori. “Eredi”, con una narrazione in presa diretta, offre spunti di riflessione acuti e di straordinaria attualità su queste vite “normali” ma dagli esiti atroci.
Di Paolo Bergamaschi. Prefazione di Daniel Cohn-Bendit
Edizioni La Meridiana, 2007
Paolo Bergamaschi lavora al Parlamento Europeo. È un esperto della commissione Affari Esteri. Gira il mondo per mestiere quindi, e in particolare viaggia molto nelle aree ai confini dell’Unione cruciali per la pace e la sicurezza alle sue frontiere.
Cristiana Pivari
In prima persona singolare
Il filo, 2007
Proviamo mai a metterci nei panni degli altri, “in prima persona singolare”? A dire “io” e a pensare e agire come un altro penserebbe e agirebbe?
Cristiana Pivari lo ha fatto e dal suo esperimento è nata questa coinvolgente raccolta di racconti. Vicende straordinarie nella loro quotidianità, uomini e donne alle prese con situazioni diverse, cariche di significato e di spunti per riflettere. Il sogno di avere a disposizione un’ingente somma di denaro. Il passato che , di continuo, interferisce con il presente, o le azioni altrui che, inevitabilmente, si riflettono o modificano le proprie certezze. La decisione di dire, almeno una volta, ciò che si pensa veramente. I personaggi che popolano il mondo di “In prima persona singolare”, con armonia e semplicità, parlano di sé, si rivelano, testimoni di una società troppo spesso superficiale.
Sandra Kalniete
Scarpette da ballo nelle nevi di Siberia
Edizioni Scheiwiller, 2005
di Michele Nardelli
Paesi di mezzo: la Lettonia del ‘900 nel racconto della tragedia di due famiglie nei gulag staliniani".
Scarpette da ballo nelle nevi di Siberia" non aggiunge nulla di nuovo – almeno sotto il profilo storico – a quanto già sappiamo sulla tragedia dei gulag staliniani. Almeno per chi vuol sapere. Perché – inutile nascondercelo – sono ancora in molti a non voler fare i conti con questa storia, la storia di un totalitarismo che ha permesso che comunismo e terrore diventassero, come afferma l’autrice Sandra Kalniete, “un binomio inscindibile”.
Aldo Bonomi
La Comunità maledetta
Viaggio nella coscienza di luogo
Edizioni di Comunità, 2002
di Gianfranco Bettin
Ogni volta che sente mettere in dubbio le proprie virtù (o presunte tali) la buona società del Nordest esibisce i molti “volontari” impegnati in opere solidali, nella regione e altrove. Dimenticando, però, che tra quei “volontari” molti sono radicalmente critici proprio verso il modello sociale e comunitario locale.
Aldo Bonomi, infaticabile e acuto indagatore della società e del tempo in cui siamo “situati”, ha recentemente viaggiato tra Nordest (come luogo tipico e ricco della nuova società globale) ed ex Jugoslavia (come luogo tipico e devastato, uscito dalle convulsioni della vecchia società ed entrato, nel modo più tragico, nella nuova: un esauriente e avvincente bilancio degli ultimi dieci anni lo si può ora trovare in La guerra dei dieci anni. Jugoslavia 1991-2001, a cura di Alessandro Marzo Magno, Il Saggiatore, p. 528, E. 21,69). Questo viaggio Bonomi lo ha fatto in compagnia di un “volontario” che esprime al meglio la concretezza dell’impegno e la consapevolezza della necessità di un approccio critico al contesto. Tanto più se il luogo dell’impegno è tra Serbia, Croazia e Bosnia, e ai confini tra Kosovo e Macedonia, cioè in alcune città e paesi dove la ricostruzione post-bellica non può non essere anche ricostruzione dei legami sociali e umani e trasformazione delle coscienze.