Libri
Aleksandar Hemon
Il mondo e tutto ciò che contiene
Crocetti, 2023
Bejturan se uz ruzu savija,
vilu ljubi Derzelez Alija,
vilu ljubi svu noc na konaku,
po mjesecu i muntu oblaku *
Spesso parlo del Novecento come di un secolo non ancora elaborato. Non significa che non si siano spese parole, tutt'altro. E anche molte pagine straordinarie per comprenderne il messaggio, complesso e contraddittorio, che “il secolo dell'ambivalenza” ci ha consegnato. A che cosa mi riferisco, allora?
Penso alle pagine che ancora rimangono sospese sul piano dell'elaborazione collettiva, quel passato che incombe sul presente proprio per non aver scavato a fondo dentro verità ritenute sconvenienti e dolorose. Ma che il trascorrere del tempo (e ancor più la rimozione), infettano.
Non penso solo alle due guerre che devastano l'Europa e il Mediterraneo, entrambe esito di questa incapacità di fare i conti con la storia e del delirio nazionalistico che ancora pervade il presente.
Albert Camus
L'uomo in rivolta
Bompiani, 1957
«L'Europa non è mai stata altrimenti che in questa lotta fra meriggio e mezzanotte».
Il saggio di Albert Camus che nel 1951 segna la sua rottura con Jean Paul Sartre e lo storicismo: «Nel suo sforzo maggiore, l'uomo può soltanto proporsi di diminuire aritmeticamente il dolore del mondo». Nel mio percorso di ricerca attorno all'idea di un "pensiero meridiano", un testo che col tempo si rivela sempre più cruciale.
Enzo Tiezzi
Tempi storici, tempi biologici
Con una nuova introduzione venticinque anni dopo
Donzelli editore, 2001
Mentre con lo schiudersi del nuovo millennio la scienza celebra i fasti di risultati fino a ieri semplicemente inimmaginabili, è nello stesso tempo davanti agli occhi di tutti una crisi radicale del nostro rapporto con la natura. …
La modernità di Tempi storici, tempi biologici sta proprio nell'aver intuito l'intreccio fra economia sostenibile e fisica evolutiva, tra valori etici e politica ambientale, tra estetica e scienza della complessità.
«I tempi che ci interessano sono quelli biologici, ma la rapidità con cui i parametri di oggi si muovono è di gran lunga superiore a prima. Le modificazioni naturali, che prima avevano tempi di millenni, oggi per il duro impatto delle moderne tecnologie possono avere tempi brevissimi»
Heimatpflegeverband - Südtirol/POLITiS
Heimat oder Destination Südtirol?
Tourismus in Maßen statt in Massen
Verlag Arca Edizioni, 2024
L'opera sarà disponibile nelle librerie dell'Alto Adige a partire dalla prossima settimana. In allegato potete trovare la scheda di presentazione e l’indice. Il testo è in tedesco con l'eccezione del capitolo 9 (di cui sono l'autore) che l'editore ha preferito venisse riportato nella sua versione originale in lingua italiana.
(30 agosto 2024) L'Associazione Patrimonio dell'Alto Adige – Heimatpflegeverband (HPV) ha presentato questa mattina al Waltherhaus di Bolzano un libro di particolare attualità che ha come titolo “Heimat oder Destination Südtirol?” (Casa o destinazione Alto Adige?). Come è facile comprendere il tema affrontato è quello dell'overtourism nell'ambito di una visione critica dell'industria turistica in Alto Adige/Südtirol.
Da anni ci sono avvertimenti sul sovraccarico turistico in questa realtà. I molteplici eccessi dell'overtourism sono costantemente un argomento nei media, le conseguenze negative per l'ambiente, il clima, il paesaggio e la qualità della vita investono sempre più le comunità locali.
Se un paese viene commercializzato solo come destinazione turistica, la qualità della vita della popolazione ne risente sotto diversi aspetti. Il turismo di massa di oggi minaccia anche le fondamenta di una regione turistica: il paesaggio culturale e naturale, la tranquillità, il valore ricreativo, l'ospitalità, la tanto invocata "autenticità". Una regione così abusata dai turisti può essere ancora casa? si chiede l'Associazione Patrimonio dell'Alto Adige in un comunicato stampa.
Maria Rosa Menocal
Principi, poeti e visir
Il Saggiatore, 2003
Nel 755 d.C. Adb al-Rahman, ultimo erede di una dinastia sconfitta, dopo essere fuggito da Damasco approdò nella penisola iberica dove unificò le popolazioni arabe già presenti e fondò un califfato indipendente, al.Andalus. Nel Medioevo il nuovo regno rappresentò un'isola di tolleranza dove musulmani, ebrei e cristiani poterono convivere pacificamente e creare una cultura unica al mondo.
Con Abd al-Rahman venne ripreso anche oltre mare il movimento delle traduzioni nato a Damasco nel VI secolo prima e proseguito poi a Baghdad: così arrivarono in Europa le traduzioni delle opere di Aristotele e di Platone, i saperi dell'alchimia, della matematica e dell'astronomia, la tradizione della poesia araba preislamica e delle canzoni d'amore.
Ilan Pappe
La pulizia etnica della Palestina
Fazi Editore, 2008
«Nel 1948 nacque lo Stato di Israele. Ma nel 1948 ebbe luogo anche la Nakba (catastrofe), ovvero la cacciata di circa 250.000 palestinesi dalla loro terra. La vulgata israeliana ha sempre narrato che in quell'anno, allo scadere del Mandato britannico in Palestina, le Nazioni Unite avevano proposto di dividere la regione in due Stati: il movimento sionista era d'accordo, ma il mondo arabo si oppose; per questo, entrò in guerra con Israele e convinse i palestinesi ad abbandonare i territori - nonostante gli appelli dei leader ebrei a rimanere - pur di facilitare l'ingresso delle truppe arabe. La tragedia dei rifugiati palestinesi, di conseguenza, non sarebbe direttamente imputabile a Israele. Ilan Pappe, ricercatore appartenente alla corrente dei New Historians israeliani, ha studiato a lungo la documentazione (compresi gli archivi militari desecretati nel 1998) esistente su questo punto cruciale della storia del suo paese, giungendo a una visione chiara di quanto era accaduto nel '48 drammaticamente in contrasto con la versione tramandata dalla storiagrafia ufficiale: già negli anni Trenta, la leadership del futuro Stato di Israele (in particolare sotto la direzione del padre del sionismo, David Ben Gurion) aveva ideato e programmato in modo sistematico un piano di pulizia etnica della Palestina...».
Eredi di una grande civiltà che guardava al futuro, gli arabi possono riappropriarsi del proprio destino. A patto di liberarsi della cultura del vittimismo. E di fare i conti con quella modernità che molti continuaano a vivere come una minaccia.
Samir Kassir (Beirut, 1960-2005) ha animato per due decenni la vita intellettuale e politica libanese. Nel 2005 ha ispirato la “primavera di Beirut”, il movimento di massa che ha condotto alla liberazione del Libano dalle truppe di occuupzione siriane. Un impegno che ha pagato con la vita, venendo assassinato il 2 giugno 2005 in un attentato. Questo è il suo ultimo libro, il suo testamento politico.
«C'è una battuta in una scena del film Patton, generale d'acciaio, che da sola riassume ciò che questo libro si propone di capire. Il generale Patton ispeziona il campo dopo la battaglia. Terra sconvolta, carri armati distrutti dal fuoco, cadaveri. Il generale solleva tra le braccia un ufficiale morente, lo bacia e, volgendo lo sguardo su quella devastazione, esclama: "Come amo tutto questo. Che Dio mi aiuti, lo amo più della mia vita"...»
«Se non entriamo dentro questo amore per la guerra, non riusciremo mai a prevenirla né a parlare in modo sensato di pace e disarmo. Se non spingiamo l'immaginazione dentro lo stato marziale dell'anima, non potremo comprenderne la forza di attrazione».
Miguel de Cervantes
Don Chisciotte della Mancia
Einaudi Editore
«... Il Don Chisciotte del 1605, che è la prima parte dell'intero romanzo di Cervantes, fu scritto nella piena consapevolezza storica della vasta e complicata tragedia rappresentata dallo scenario toledano. Si allude al glorioso passato di Toledo (e della Spagna) come luogo di confluenza interreligiosa e impareggiabile centro di traduzioni per l'intera Europa attraverso la sua rovina, che all'alba del XVII secolo era una realtà fin troppo evidente. I manoscritti e i libri che un tempo erano stati il più prezioso degli immensi tesori di Toledo erano talmente svalutati che, se comparivano in strada, era solo al fine di venderli e trasformarli in stracci. Per di più questo era il destino dei libri ... sopravvissuti al fuoco. I roghi dei libri, iniziati nei primi anni del secolo precedente, dopo la capitolazione di Granada, vengono ricostruiti nel quinto capitolo dello straordinario romanzo di Cervantes in un'altra scena molto allusiva, la celebre "Inquisizione dei libri". Naturalmente, all'epoca di Cervantes non erano scomparsi soltanto i libri, ma anche la conoscenza delle lingue in cui erano scritti, l'arabo e l'ebraico: proprio le capacità che un tempo avevano permesso di acquisire e trasmettere il sapere e avevano fatto di Toledo il centro dell'universo per molti popoli civilizzati. ... Il palcoscenico costruito da Cervantes era affollato da versioni diverse della domanda se le cose possano mai essere quelle che sembrano, che affermano di essere, che vogliamo che siano, che ad altri occorre che siano...»
da "Principi, poeti e visir" di Maria Rosa Menocal. Il Saggiatore
(23 febbraio 2021) Si è spento stamane Franco Cassano, il grande maestro del pensiero meridiano.
«La chiave sta nel ri-guardare i luoghi,
nel duplice senso di di aver riguardo per loro
e di tornare a gardarli.
Lo smarrimento è grande
ma forse la strada per sfuggirgli è,
come la lettera rubata,
davanti agli occhi, in qualcosa che abbiamo sempre saputo
e non abbiamo mai osato dire»
Grazie Franco.
Vito Teti
Quel che resta
L'Italia dei paesi, tra abbandoni e ritorni
Donzelli Editore, 2017
«Mentre scrivo queste righe, il campanile di Amatrice cade sotto la forza del terzo terremoto che ha colpito, in meno di sei mesi, i paesi dell’Italia centrale. L’immagine del campanile viene riproposta ossessivamente. È una sequenza che angoscia e che però chiede di essere guardata e riguardata. Le immagini delle rovine, le visioni dei vuoti, delle assenze, dei luoghi a cui è stata sottratta la vita sono immagini perturbanti di cui abbiamo bisogno».
Scrive così Vito Teti, nell’incipit di questo libro che riannoda il filo di una riflessione iniziata quindici anni fa con Il senso dei luoghi, un saggio che ha dato vita a un vero e proprio filone a cavallo tra antropologia, reportage, letteratura e fotografia. Nell’immagine del campanile di Amatrice, Teti scorge un mondo ben più vasto, che va anch’esso inesorabilmente franando. Mentre i grandi agglomerati urbani si preparano a ospitare la gran parte della popolazione mondiale, interi territori si spopolano. E lo spopolamento è la cifra delle aree interne di numerose regioni d’Italia e d’Europa.
Darko Cvijetic
L'ascensore di Prijedor
Bottega Errante Edizioni (2018)
Un condominio di mattoni rossi, inaugurato nel 1975 per ospitare 104 famiglie di tutte le fedi, di ogni provenienza e ceto sociale, un "villaggio verticale" abitato da un mosaico di persone che rispecchiano la Jugoslavia: un sogno di emancipazione alto 13 piani che si eleva al di sopra della cittadina di Prijedor.
Una comunità che si sgretola nel 1992, già nei primi giorni della guerra, quando gli aggressori entrano prepotetemente nel palazzo e ne devastano la struttura sociale, e i vicini di casa si trasformano in soldati e nemici.
Mauro Ceruti – Francesco Bellusci
Abitare la complessità
Mimesis, 2020
«“Complessità” è parola-rivelazione del nostro tempo e, contestualmente, parola controtempo. Forse dovremmo dire, ancora meglio, parola “inattuale”, nel senso che Nietzsche attribuiva al termine nelle sue Considerazioni inattuali. L'idea, cioè, di una realtà o di una causa che meglio di altre descrive la contemporaneità, afferra il proprio tempo, ma che è percepita come “inattuale” da chi è legato a convinzioni radicate, che si vorrebbero continuamente riconfermare seppure anacronistiche … La semplificazione è stata la via regia per realizzare l'ideale dell'onniscienza, costitutivo della tradizione moderna: giungere gradualmente e progressivamente alla conoscenza definitiva e in linea di principio completa, che avrebbe reso il mondo sicuro, dominabile, prevedibile».