di Federico Zappini *
“Il vero degrado è la vostra riqualificazione.” Così recita un tratto a bomboletta sull’intonaco all’incrocio tra via degli Orti e via Carlo Esterle a Trento. Una provocazione, certo. Un approccio estremo ma pur sempre uno spunto di riflessione, laddove non raramente le riqualificazioni urbane (così come le abbiamo conosciute negli ultimi decenni) hanno determinato fenomeni di gentrificazione e fallimentari esperimenti urbanistici.
Potrà dare fastidio – potrà anche sembrare un affronto al decoro e all’ordine – ma finché ci sarà chi scrive su un muro le proprie idee perché altri le leggano, possiamo essere certi che la città sarà ancora viva. Lo stesso accade quando qualcuno – con fatica, impegno e una buona dose di coraggio – decide di occupare uno spazio abbandonato da anni per farlo rivivere oppure organizza settimanalmente concerti negli angoli dimenticati dedicati ai musicisti di strada (come fa con grande costanza I Know a place da alcuni anni) con l’obiettivo di promuovere cultura, creatività e relazioni.
Questa premessa non suggerisce la “liberalizzazione” di ogni gesto urbano – anche il più insensato e autoreferenziale – in una sorta di giustificazione dell’estetica del gesto fine a se stessa, ma pone l’accento sulla necessità di non negare la presenza di differenti “linguaggi urbani” che dal territorio emergono costantemente. Tralasciamo allora per un momento il giudizio sui metodi e concentriamoci sul contesto in cui queste azioni prendono forma.
Quella che segue è l'introduzione che ieri ha svolto Alessandro Dalla Torre nell'aprire la mattinata di presentazione dell'associazione "territoriali#europei" al Sanbapolis di Trento.
di Alessandro Dalla Torre
(14 marzo 2015) Eccoci qui per presentare – finalmente – l’associazione “territoriali#europei”. Abbiamo deciso di farlo con una modalità che ci pare la più coerente con la formula che abbiamo utilizzato per descrivere la dimensione dell’associazione. Una formula che identifica la nostra iniziativa come “uno spazio di condivisione per lo sviluppo di comunità”. E l’organizzazione di questo nostro appuntamento risponde esattamente a questa filosofia: la mia breve introduzione si aprirà infatti alle riflessioni di Dalia Macii, Patrizia Caproni, Federico Zappini e Tommaso Iori e le loro riflessioni si arricchiranno a loro volta di tutti i vostri contributi ai tavoli che a conclusione dei nostri lavori torneranno al centro della nostra attenzione.
(15 marzo 2015) Un sabato mattina di quasi primavera, centocinquanta persone s'incontrano e almeno cento di loro prendono la parola: già questo è un fatto insolito. Che ciò avvenga per confrontarsi attorno alla “carta” costitutiva di un'associazione che fa della cultura politica il proprio focus, nonostante la politica (quella ufficiale) guardi con una certa ostilità a tutto questo, beh!, anche questo mi sembra tutt'altro che banale. Che idee e pensieri si sviluppino senza mai parlare di scadenze elettorali, interrogandosi al contrario sulle grandi questioni del nostro tempo e sul futuro della nostra autonomia, ci può dare l'idea di quanto bisogno vi sia di buona politica.
C'è dunque di che essere soddisfatti dell'evento di presentazione dell'associazione “territoriali#europei”. Ma... c'è un problema. Le persone che non hanno potuto partecipare alla presentazione dell'associazione (molte della quali ci hanno scritto dandoci la loro adesione o manifestandoci il loro interesse) hanno trovato sui media un altro racconto, nel tentativo di costringere a forza nello schema di una politica che vorremmo cambiare (e per cui questa associazione è nata) anche questa iniziativa. Francamente insopportabile.
L'associazione "territoriali#europei" verrà presentata sabato 14 marzo 2015 (ore 9.30 - 12.30) a Trento (Sanbapolis)
di Alessandro Dalla Torre
(6 marzo 2015) Uno spazio di condivisione per sviluppare comunità: questa è la dimensione che esprime l’identità ed il fine dell’associazione politica e culturale “territoriali#europei”. Il profilo “territoriale” di tale dimensione identifica e misura l’estensione dell’istanza politica dell’associazione. Un’estensione reale che dal territorio, anche interiore, che abitiamo e ci abita si apre alle manifestazioni plurali del nostro essere sociale ed associato, passando per la trama di manufatti e ambiente naturale che, nel quotidiano, mettono in relazione la nostra condizione urbana e locale con l’universo che ci circonda. Il profilo “europeo” della dimensione che esprime il carattere dell’associazione identifica e misura, invece, l’estensione della sua istanza culturale. Un’estensione ideale che prende le mosse da e per qualcosa che, nella sua piena accezione federalista, rimane ancora da conseguire ed è per ciò in grado di ispirare ed orientare un impegno ed un programma ancorati alle categorie del futuro e quindi oggetto privilegiato di studio, ricerca e sperimentazione sociale ed istituzionale.
territoriali#europei
spazi di condivisione per lo sviluppo di comunità
Ci accomuna la preoccupazione verso una crisi della politica che ha raggiunto livelli di guardia. La fiducia degli italiani nei confronti della politica è ai minimi storici, corrodendo la stessa credibilità delle pubbliche istituzioni. Per chi ancora crede che il ruolo della politica sia decisivo, per chi non vuole accettare che a prevalere sia la logica del “diritto naturale”, ovvero del più forte, diviene urgente interrogarsi sulle ragioni di tale crisi, cercando risposte adeguate. Farlo riguarda tutti, chi ritiene che ancora sia necessario agire nei luoghi tradizionali dell’agire politico, chi esprime il proprio impegno civico nelle molteplici forme della cittadinanza attiva, dell’innovazione sociale dello sviluppo di comunità, chi ha semplicemente a cuore il bene comune.
Ci accomuna la convinzione che alla radice della crisi della politica vi sia certamente la questione morale, che ci costringe a riflettere sul senso stesso dell’impegno politico e intorno alle modalità di selezione della classe dirigente, ma non solo. Ci riferiamo in particolare all’incapacità di interpretare un tempo di profondi cambiamenti e di leggere il passato – quello più remoto come quello più prossimo – per imparare dagli errori e dalle tragedie, per mettere alla prova le nostre categorie interpretative e per cercare nuovi pensieri di promozione e liberazione umana.
Spazi di condivisione per lo sviluppo di comunità
Quella che segue è la carta costitutiva dell'associazione di cultura politica "territoriali#europei"
Ci accomuna la preoccupazione verso una crisi della politica che ha raggiunto livelli di guardia. La fiducia degli italiani nei confronti della politica è ai minimi storici, corrodendo la stessa credibilità delle pubbliche istituzioni. Per chi ancora crede che il ruolo della politica sia decisivo, per chi non vuole accettare che a prevalere sia la logica del “diritto naturale”, ovvero del più forte, diviene urgente interrogarsi sulle ragioni di tale crisi, cercando risposte adeguate. Farlo riguarda tutti, chi ritiene che ancora sia necessario agire nei luoghi tradizionali dell'agire politico, chi esprime il proprio impegno civico nelle molteplici forme della cittadinanza attiva, dell'innovazione sociale dello sviluppo di comunità, chi ha semplicemente a cuore il bene comune.
Le motivazioni della mia adesione all'associazione "territoriali#europei"
di Giuseppe Ferrandi
(3 marzo 2015) Cresce la disponibilità a reagire alla crisi della politica e delle sue “forme”. Cresce e si diffonde la volontà di riempire gli spazi lasciati vuoti dai partiti, dai governi locali, dalle rappresentanze economiche e sociali. Questa disponibilità non si articola e si sviluppa contro qualcuno o per miseri calcoli di convenienza elettorale, ma perché è andata maturando la consapevolezza che tale crisi, sul medio periodo, può manifestarsi in modo ancor più aggressivo e nefasto sulla nostra specifica realtà territoriale e comunitaria. Una realtà che ha potuto contare su di una forte ed originale vocazione ad essere “laboratorio”, che ha capitalizzato un patrimonio di esperienze di autogoverno, che ha contato sulla presenza di tradizioni e culture politiche fortemente radicate e nel contempo capaci di guardare oltre e di assumere un proprio ruolo nella dimensione nazionale ed europea.
Spazi di condivisione per lo sviluppo di comunità
(23 febbraio 2015) Non è ancora stata presentata ufficialmente ma già in questi giorni la nascita dell'associazione di cultura politica “territoriali#europei” riempie le pagine della cronaca politica locale. Chi per curiosità, chi vedendone immediatamente il valore, chi per esorcizzarla...
Eppure si tratta semplicemente di un'associazione che non si pone altro obiettivo che quello di aprire “spazi di condivisione per lo sviluppo di comunità”, ovvero cercare di dare spessore alla politica sul piano delle idee, delle visioni, dell'elaborazione progettuale, provando ad offrire risposte alte alla paura e allo spaesamento che attraversano questo nostro tempo. Quello che i partiti oggi non riescono a fare, presi come sono nell'orizzonte angusto delle emergenze, delle scadenze e dell'esasperata ricerca di consenso.
L\'intervista a Pacher sul Corriere del Trentino di domenica
di Federico Zappini
(21 febbraio 2015) Ogni qualvolta si accenna alla nascita di una nuova proposta politica perplessità e sospetti prevalgono su curiosità e voglia di partecipare. E’ la cifra di questo tempo. Quella del mancato riconoscimento del ruolo della politica. Quella di uno sguardo distaccato e disattento – nella migliore delle ipotesi – o addirittura insofferente e arrabbiato nei confronti della sua azione. Non sono pochi i motivi che possono giustificare questo (cattivo) approccio, ed è anche per questo che immaginare oggi di dare vita ad un’associazione che proprio di politica si vuole occupare presuppone l’accettazione di una condizione di partenza non facile, dominata da un diffuso senso di spaesamento, di rifiuto generalizzato. Questo approccio vale nei confronti dei grandi scenari internazionali (confusi, contraddittori, frammentati), per le vicende italiche dominate dal pantano della tattica e da tensioni leaderistiche e anche nell’interpretazione delle recenti fibrillazioni trentine, ad uso e consumo del personale politico coinvolto, difficili da decifrare e sopportare per tutti gli altri.
di Federico Zappini
(17 novembre 2015) Un mesetto fa, a margine di un suo impegno a Trento, ho avuto l’occasione di scambiare qualche chiacchiera (insieme al gruppo di territoriali#europei) con Fabrizio Barca. Un incontro interessante per molti aspetti, che provo in questo testo a elaborare lavorando per parole chiave, cercando tra esse un tratto comune utile a riflettere sul ruolo e sui modelli organizzativi della politica. Avendo seguito con attenzione il lavoro che Barca ha condotto prima presso il Ministero per la Coesione Economica (per chi non lo conoscesse ecco qui il sito di OpenCoesione), poi nell’attivazione e nello sviluppo di comunità (progetto Luoghi Ideali) e infine nel marasma del PD romano post-Mafia Capitale (per approfondire qui il rapporto finale dell’inchiesta) ero curioso di ascoltare le sue riflessioni e capirne l’efficacia soprattutto metodologica. Il metodo appunto è stato tema ricorrente nel tema passato insieme e così sarà per questa mia riflessione.
Nel corso di questa settimana il tema della Valdastico arriva in Consiglio Provinciale. Una riflessione collettiva dell'Associazione "territoriali#europei"
(ottobre 2015) Avremmo voluto che dopo così tanto tempo la vicenda del completamento a nord della “Valdastico” fosse chiusa una volta per tutte. Se per quasi cinquant'anni la nostra comunità e, in seguito, le sue stesse istituzioni hanno detto no a quell’opera c'erano evidentemente buone ragioni per farlo. E semmai, nel tempo, quelle ragioni si sono arricchite di nuovi argomenti avversi al completamento di un’opera prevalentemente giudicata inutile e dannosa. Ultimo tra questi argomenti: il progressivo “collassamento” del sistema di comunicazione fondato sul trasporto su gomma; “collassamento” che concorre a rendere sempre più urgenti e drammatiche le questioni che ruotano intorno al concetto di sostenibilità e di limite.
di Alessandro Dalla Torre *
(6 luglio 2016) Sabato 9 luglio è convocata l’assemblea delle associazioni che, dopo aver risposto ad uno specifico bando del Consiglio provinciale di Trento, sono state accreditate per designare tre dei venticinque membri della Consulta per lo Statuto speciale per il Trentino Alto Adige/Sudtirol.
Gli altri ventidue membri della Consulta sono invece espressione di distinte componenti rappresentative della comunità trentina: Consiglio provinciale, mondo economico e del lavoro, autonomie locali, minoranze linguistiche, Università di Trento.
Compito della Consulta: elaborare proposte di riforma dello Statuto e promuovere un processo di partecipazione popolare. Ne sarà capace?