"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Diario

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mercoledì, 24 luglio 2024Lo scenario dolomitico di Dosoledo (Comelico)

Pensare e progettare per ecosistemi 

(24 luglio 2024)  Dosoledo, frazione del Comune di Comelico superiore, in provincia di Belluno. Un piccolo borgo dolomitico, 1237 m. slm, ad un tiro di schioppo dal confine con l'Alto Adige – Südtirol. Ma quei dieci chilometri che separano Dosoledo dal Kreuzbergpass e quindi dalla Provincia Autonoma di Bolzano ci parlano di una distanza ben più grande, perché qui è tutto diverso, lo sono le strade, le case di abitazione, gli alberghi, le attività economiche... da qui molti se ne sono andati, molte le persiane chiuse da tempo e la mancanza di autonomia fa la differenza.

Eppure la bellezza e le risorse naturali del Comelico come del vicino Cadore non avrebbero nulla da invidiare alle ben più frequentate valli pusteresi e questo nonostante la provincia di Belluno anche in termini di produzione di PIL non sia affatto alle ultime posizioni in Italia, ma di quella ricchezza sul territorio rimane ben poco.

Dosoledo è, nel suo piccolo, uno spaccato della regione che non c'è. Di una regione ecosistemica che ci racconta di montagne elette a patrimonio mondiale dell'umanità; di popolazioni la cui identità si è forgiata nel suo essere crocevia di culture diverse e anche per questo sempre in divenire; di un'antropizzazione segnata dall'orgoglio e dalla fatica, che ne hanno plasmato il paesaggio e le attività umane; di forme di autogoverno dei beni comuni ben antecedenti alle importanti conquiste autonomistiche, delle quali peraltro non tutte le popolazioni dolomitiche beneficiano.

Ma anche di contraddizioni laceranti che le vicende umane hanno qui – talvolta più che altrove – tragicamente depositato, che ci raccontano di miseria, alluvioni, confini, migrazioni, guerre, colonizzazioni, tributi al delirio del profitto e al disprezzo del suolo e della vita umana. E che spesso, nella loro mancata elaborazione, hanno lasciato segni pesanti.

Dosoledo diviene così, in un fine settimana d'estate, il luogo per un incontro quantomeno inconsueto, per certi versi inedito: s'incontrano persone provenienti dal Trentino, dall'Alto Adige – Südtirol, dal Friuli, dal Veneto e in particolare dalla provincia di Belluno per parlare … della Regione che non c'è (vedi in allegato la lettera di invito). Dell'impatto che le crisi, nel loro complesso intrecciarsi, stanno avendo sugli ecosistemi e, nello specifico, sull'ecosistema dolomitico.

Per interrogarsi sull'urgenza di uno sguardo diverso, capace di far corrispondere le analisi ai processi reali, superando gli angusti confini (materiali e culturali) delle nostre istituzioni e di una politica che da tempo non sa guardare oltre. Perché la cifra delle crisi non corrisponde più alle geografie conosciute, per richiedere invece un nuovo sguardo ecosistemico, capace di quello strabismo che ci aiuta ad osservarci da vicino e da lontano, consapevoli delle nostre identità plurali e di pensarci in questo modo cittadini europei, mediterranei e globali.

Ne è venuto un intenso incontro di due giorni, promosso con il passa parola e al quale hanno partecipato in presenza e da remoto quasi una trentina di persone, esponenti della società civile e della cultura, operatori economici e della cooperazione, ricercatori sociali ed ambientali, consiglieri regionali e comunali, accomunate dall'impegno nelle proprie comunità dolomitiche. Che non avevano nulla da decidere se non dell'opportunità di rivedersi proprio a partire dalla fecondità di questa prima occasione di scambio di idee e pensieri.

E della necessità di esprimere la voce del federalismo solidale, dissonante tanto verso il pasticcio della legge 86/2024 del ministro Calderoli quanto rispetto all'iniziativa referendaria che ne è seguita, che temiamo rappresentino, sul piano culturale prima ancora che su quello legislativo, un passo indietro rispetto alla riforma del Titolo V della Costituzione Italiana e una pietra tombale sulle istanze di autogoverno dei territori.

Da tutte e tutti è venuta la volontà di farne un appuntamento permanente, una sorta di “come se” la regione Dolomiti ci ponesse già ora, pur in presenza di assetti istituzionali molto diversi, una comune piattaforma programmatica e progettuale. (m.n.)

 

Allegato – La lettera di invito

 

Nuove geografie per descrivere il nostro tempo

L'ecosistema dolomitico e la regione che non c'è.

Dosoledo (BL), 19 – 20 luglio 2024


L'idea di incontrarsi fra “dolomitici” nasce da un incrocio di sollecitazioni che sono giunte negli ultimi mesi, come urgenza di dare risposte di fronte all'impatto che le crisi riversano sugli ecosistemi e al tempo stesso di indicare percorsi inediti alle istanze di autogoverno dei territori.

Che quest'ultima nasca da un gruppo di giovani bellunesi che, attraverso il canale di divulgazione culturale NovaLectio, hanno cercato di dare voce alle allarmanti condizioni sociali in un territorio alpino inascoltato, sofferente per lo spopolamento e la crisi dei servizi pubblici, appare significativo. Il documentario (https://youtu.be/vqKdppCGFAg) dedicato alla solitudine delle Dolomiti bellunesi malgrado la loro ricchezza dovuta alla produzione idroelettrica, all'industria dell'occhialeria e al turismo invernale, ha raggiunto in pochi mesi oltre mezzo milione di visualizzazioni.

Un'altra sollecitazione viene da quel documentario e riguarda il sostanziale non riconoscimento delle minoranze culturali e linguistiche ladina e cimbra che, a differenza di quanto avviene nelle Province autonome di Trento e Bolzano, non trovano in Veneto alcuna forma di tutela.

Il quadro si appesantisce se poi pensiamo alla devastazione istituzionale seguita al tentativo di abolizione delle Province, riforma abortita che ha lasciato dietro di sé un vuoto amministrativo sul piano delle competenze e delle risorse in capo ad una Regione lontana che considera marginale un territorio per quanto esteso ma ininfluente sul piano del peso elettorale.

Ma non c’è solo la fatica di un territorio specifico che suggerisce di incontrarci. Investe l’interesse dell'insieme della regione alpina nord-orientale e delle sue istituzioni sempre meno all'altezza della complessità delle crisi. Le Dolomiti sono il cuore dell’insieme delle Alpi orientali e riguardano più Regioni e Province in un rapporto continuo con altre realtà statuali. Pur partendo infatti da competenze, risorse finanziarie e assetti proprietari diversi, temi cruciali come la gestione dei beni comuni e delle risorse idriche e idroelettriche e non solo, la sanità pubblica, il trasporto merci e la logistica, l'accoglienza sempre più alle prese con mesi di overturism ed altri di silenzio desolante, le attività pascolive e l'agricoltura di montagna... ci pongono di fronte alla necessità di visioni sovra-regionali e di geografie (anche istituzionali) a geometria variabile.

Come se non bastasse l'area dolomitica e le altre aree del sistema alpino orientale nell'autunno 2018 sono state teatro del più impattante disastro ambientale che le Alpi abbiano conosciuto da quando se ne ha memoria, il ciclone extratropicale denominato Vaia, con l'effetto di circa 42.500 ettari di boschi e foreste devastati a cui si deve sommare il manifestarsi epidemico della proliferazione del Bostrico tipografo che – con una moria di abeti calcolabile da 2 a 5 volte quella di Vaia – sta cambiando la morfologia di molte valli.

Ad aggravare la situazione si deve aggiungere l'arroganza con la quale l'insieme della regione dolomitica viene investita dalle scelte relative all'organizzazione delle Olimpiadi invernali di Milano e Cortina del 2026, riversando risorse che avranno effetti perversi sulle comunità montane, realizzando opere che per le amministrazioni locali diverranno bel presto insostenibili, delle quali la pista da bob a Cortina non è che il simbolo più eclatante.

Tutto questo avviene nel quadro di un preoccupante dibattito attorno alla proposta di riforma indicata come “Autonomia differenziata” (ogni autonomia lo è per natura) che rischia di rappresentare una pietra tombale non solo sulla riforma che nel 2001 ha portato alla riscrittura del Titolo V della Costituzione Italiana, laddove all'articolo 114 si indica che “la Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato”, istituzioni allineate in chiave federalistica e non gerarchica. Ma soprattutto devastante sul piano di una cultura autonomistica che fatica a divenire un patrimonio diffuso. Tema delicatissimo che non può venir affrontato, come abbiamo già visto in passato, con strumenti di natura plebiscitaria.

Come si può capire di carne al fuoco ce n'è fin troppa. Nell'incontro che proponiamo di realizzare a Dosoledo nei giorni di venerdì 19 (ore 16.00 – 19.00) presso l'Hotel Bellavista e sabato 20 luglio (ore 9.00 – 12.00) presso il Museo Agudnei, vorremmo iniziare a parlarne in maniera ancora informale, per definire – semmai lo riterremo utile – una comune agenda di lavoro.

Un caro saluto.

Belluno, Udine, Trento, 9 luglio 2024

Diego Cason, Giorgio Cavallo, Michele Nardelli