«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani»<br/> Manifesto di Ventotene

Pace e diritti umani

Il disagio come un sussurro
Hossam Shabat e Ismail al Ghoul

di Paola Caridi *

(25 marzo 2025) Dormo di meno. Notizia irrilevante, in tempo di genocidio, il genocidio di Gaza. Notizia irrilevante, chiusa nella biografia di una singola persona, se non fosse che, a condividerla con le altre e gli altri, a non rimanere in silenzio, si scopre che non sei la sola. Che, da Roma a Parigi a Torino a Palermo, è un sussurro. “Non dormo la notte, penso ai miei figli”. “Comunque la vita mi è cambiata”. “No, non sto bene, anche se sto bene”. “Ma cosa possiamo fare? Noi non contiamo niente”. “Lo sai? Non ce la faccio più a guardare le immagini che arrivano da Gaza. Me ne vergogno, ma io non ce la faccio più a guardarle”. “Non riesco neanche a piangere”.

In questo anno e mezzo di incontri pubblici, presentazioni di libri, zoom, viaggi, treni e aerei, piccole condivisioni di parole, dediche sui libri (“mi scriva qualcosa sulla pace, non ha importanza il mio nome”), ho compreso che il disagio è un sussurro. Una colonna sonora.

Non riesce a diventare gesto, manifestazione, massa critica. Ma è così rilevante che non diventi ciò che pensiamo possa veramente contare, in chiave politica? Me lo domando, da giorni settimane mesi. Per ora (ma solo per ora, oggi), mi basta che ci sia, e non per conforto. Probabilmente lo lego, e alcuni dei miei amici che si occupano di Egitto mi capiranno, a quello che Asef Bayat, acuto sociologo iraniano-americano, aveva definito in un suo libro bellissimo e famoso, life as politics. “La vita come politica”. Non prepolitica, non a-politica. La vita come politica.

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Una laurea per Ekrem Imamoglu. Per una rete globale della democrazia e della conoscenza.
Manifestazioni per la liberazione di Ekrem Imamoglu

di Federico Zappini

(27 marzo 20225) Le ultime settimane sono state in larga parte dedicate a discutere dello stato di salute dell’Unione Europea, delle sue priorità di fronte a un Mondo in fibrillazione e di alcuni dei contenuti del Manifesto di Ventotene.

In particolare l’attenzione si è concentrata sull’ipotesi di superamento degli Stati nazionali – in chiave federalista e antinazionalista – e sul pilastro sociale a essa collegato, in nome della solidarietà e dell’uguaglianza tra i popoli e in opposizione ad ogni ipotesi di dominio militare, politico o economico dei pochi (o pochissimi, visto il vento che tira) sui molti.

Ce ne siamo occupati anche scendendo in piazza, in quanto abitanti dello spazio urbano e insieme del Mondo intero. Lo abbiamo fatto perché preoccupati della torsione illiberale di cui siamo testimoni e vittime a diverse latitudini (dal sud America al sud-est asiatico, dalla Russia di Putin agli Stati Uniti di Trump, mai come oggi accomunati da interessi e stile, quasi alleati) ma anche perché convinti che esista una specificità europea nell’offrire garanzie allo stato di diritto, nel riconoscimento per tutti e tutte di diritti sociali e civili, nella propensione a modelli di governo democratici, plurali e nonviolenti.

 

Nazionalismi e 'pulizia etnica' in Bosnia Erzegovina – Prijedor (1990 – 1995)
la prima di copertina del libro

Simone Malavolti

«Nazionalismi e “pulizia etnica” in Bosnia Erzegovina – Prijedor (1990 – 1995)»

Pacini Editore, 2024

«Nazionalismi e “pulizia etnica” in Bosnia Erzegovina – Prijedor (1990 – 1995)» è un libro di grande valore. Un lavoro rigoroso e raro, per la ricerca delle fonti e per l'accuratezza della ricostruzione di un passaggio storico manipolato dalla propaganda nazionalista e da narrazioni separate.

Scavare dentro i conflitti e le guerre non è mai un compito facile, richiede di prendersi una distanza anche emotiva dagli avvenimenti e dalla logica manichea che tende ad identificarsi con una parte. Questo non significa non saper distinguere fra aggressori ed aggrediti, senza però mai dimenticare che la guerra (come la sua fine, chiamata frettolosamente pace) non è mai giusta. In questo scavare dentro i conflitti (e le parole), con Mauro Cereghini parlammo di “equiprossimità”, il riconoscere la tragedia delle vittime a prescindere dalla loro appartenenza nazionale, religiosa o etnica1. A questo compito Simone Malavolti offre un contributo significativo, uno studio di caso per raccontare come sono andate le cose in una delle aree più segnate dalla “pulizia etnica” nella guerra dei dieci anni che ha segnato l'Europa alla fine del secolo scorso.

Per chi ha vissuto quella tragedia in prima persona, questo libro rappresenta una forma di risarcimento, nel riconoscimento del dolore delle vittime ma anche verso chi – a prescindere dalla propria appartenenza – si è opposto al delirio nazionalistico. Anche per questo, richiederebbe di venir tradotto in serbo-croato-bosniaco e presentato nei territori che facevano parte della Jugoslavia. Cosa non facile, se consideriamo che ancor oggi, a distanza di trent'anni dagli avvenimenti raccontati nel libro di Malavolti, ci sono aree nelle quali le autorità locali tendono a boicottare ogni narrazione diversa da quella ufficiale, ovvero quella di chi ha “vinto” nella separazione etnica della Bosnia Erzegovina. Ne sanno qualcosa quei pochi intellettuali che coraggiosamente hanno “tradito” le loro appartenenze o presunte tali.

NAZIONALISMI E “PULIZIA ETNICA” IN BOSNIA-ERZEGOVINA - Prijedor (1990-1995)
Trnopolje, Prijedor, agosto 1992

Venerdì 21 febbraio 2025, alle ore 18.00

presso l'Officina dell'Autonomia della Fondazione Museo Storico del Trentino (via Tommaso Gar 29, Trento)

ci sarà la presentazione del libro di Simone Malavolti

«Nazionalismi e “pulizia etnica” in Bosnia-Erzegovina. Prijedor 1992-1995»

(Pacini editore, 2024)

 

Prijedor, cittadina bosniaca di quella che un tempo era la Jugoslavia, sale alla ribalta della cronaca internazionale per le terrificanti immagini dei corpi emaciati dietro il filo spinato di un campo di concentramento. E' solo la punta dell'iceberg di un progetto iniziato con l'occupazione militare della città da parte dei nazionalisti serbi nella notte del 30 aprile 1992. Un'escalation di violenza di massa che provocherà la fuga e la deportazione di migliaia di cittadini, l'internamento di circa 5000 persone, l'uccisione di oltre 3000 individui, la distruzione di interi villaggi e l'imposizione di una memoria pubblica unilaterale e negazionista.

 

Introduce e modera

Giuseppe Ferrandi, direttore della Fondazione Museo Storico del Trentino

 

Intervengono in dialogo con l'autore Simone Malavolti

Annalisa Tomasi, Associazione Progetto Prijedor

Marco Abram, Osservatorio Balcani Caucaso – TransEuropa

Michele Nardelli, scrittore, già presidente del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani

 

Incontro promosso dalla Fondazione Museo Storico del Trentino

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Marsam 301, una mostra di opere per la Palestina
Betlemme

Vi invitiamo all'inaugurazione della mostra allestita dal 15 al 28 febbraio presso lo Studio d'Arte Andromeda in Via Malpaga, 11 (Trento) alla presenza dei rappresentanti del collettivo MARSAM 301 che si svolgerà sabato prossimo 15 febbraio 2025 alle ore 18.00.

La mostra è il risultato di un laboratorio d'arte specializzato incentrato sull'incisione e sulla stampa come strumenti di espressione in tempi di difficoltà del Collettivo palestinese MARSAM 301, con sede a Betlemme.

In esposizione anche una selezione di opere disegnate da importanti artisti italiani: Altan, Crepax, Igort, Magnus, Manara, Pazienza, Benni, Vincino ecc. riunite nel 1988 nella cartella curata da L’Alfabeto Urbano: “KUFIA Matite italiane per la Palestina”, già esposte in quegli anni nella nostra precedente sede, questo per ricordare da quanto tempola "questione Palestinese” sia presente nelle nostre coscienze e quanto importante sia ricordare e trasmettere memoria.

No alla pulizia etnica!
La pagina pubblicata oggi su

Appello di oltre 200 ebree e ebrei italiani

di L3a – Laboratorio Ebraico Antirazzista e Mai Indifferenti – Voci ebraiche per la pace

 

Oltre 200 ebree ed ebrei italiani hanno firmato un appello pubblico contro la deportazione dei palestinesi proposta da Trump e contro le violenze israeliane a Gaza e in Cisgiordania, chiedendo al governo italiano di non rendersi più complice di queste azioni.

L’iniziativa riprende i temi di un analogo appello promosso da ebree ed ebrei statunitensi, che ha già raccolto migliaia di adesioni, tra cui quelle di trecentocinquanta rabbini.

Promotori dell’appello italiano sono L3a – Laboratorio Ebraico Antirazzista e Mai Indifferenti – Voci ebraiche per la pace, due reti che si battono per una giusta pace in Medio Oriente, in opposizione alle politiche di segregazione e occupazione in Palestina, e contro l’antisemitismo e ogni forma di razzismo presente all’interno delle nostre società.

Molte persone che non appartengono ai due gruppi hanno aderito condividendo lo spirito dell’iniziativa.

 

Questo il testo dell’appello, uscito oggi sui quotidiani Repubblica e Manifesto:


Trump vuole espellere i palestinesi da Gaza.

Intanto in Cisgiordania prosegue la violenza del governo e dei coloni israeliani.

Ebree ed ebrei italiani dicono:

NO alla pulizia etnica!

L’Italia non sia complice.


Ulteriori adesioni verranno raccolte tramite il sito https://nopuliziaetnica.org/ al link https://nopuliziaetnica.org/sottoscrivi/ 

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Nazionalismi e Pulizia Etnica in Bosnia Erzegovina - Prijedor (1990 - 1995)
la prima di copertina del libro

Incontro di presentazione del libro di Simone Malavolti

«Nazionalismi e “Pulizia Etnica” in Bosnia Erzegovina. Prijedor (1990 - 1995)»

Pacini Editore, 2024

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Martedì 21 gennaio 2025, ore 18.00

presso il Circolo ARCI – Vie Nuove

Viale Giannotti 13 - Firenze

§§§

Un incontro dedicato alla storia e alla memoria di uno dei capitoli più drammatici della dissoluzione jugoslava. Prijedor, teatro di atrocità negli anni ‘90, diventa il centro di un’analisi che intreccia ideologia, violenza, media e geopolitica.

Intervengono

Simone Malavolti, autore e storico specializzato nei paesi jugoslavi
Luca Bravi, Dipartimento Forlilpsi, Unifi, esperto di memoria e Bosnia-Erzegovina
Michele Nardelli, scrittore e co-fondatore dell’Osservatorio Balcani e Caucaso

Partner dell’evento

Istituto Storico Toscano della Resistenza
Pacini Editore

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