«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani»
Manifesto di Ventotene

I danni ambientali delle guerre

Ucraina

di Luigi Casanova *

(17 luglio 2025) Si riflette poco, e si analizza ancora meno riguardo come i conflitti armati in atto incidano sull’ambiente. Si tratta di danni che si protrarranno in tempi lunghi, che verranno subiti e pagati per generazioni dalle popolazioni coinvolte: in Ucraina, Russia, Israele, Gaza, Cisgiordania, Libano, Iran, in Africa. La distruzione del pianeta in atto fa parte della stessa cultura mercantile che ovunque alimenta guerra. I danni provocati dalle guerre riguardano anche il destino delle forme di vita sul pianeta. Si tratta di danni imposti dall’aumento dei gasalteranti in atmosfera e la diffusione dell’inquinamento da sostanze che vengono rilasciate sui terreni: uranio impoverito, e molto, molto altro. Danni che si sommano allo strazio di vittime e dei sopravvissuti, al genocidio in corso a Gaza, genocidio del quale non si deve proferire parola. Migliaia di essere umani bombardati. Si uccide dal cielo e con i droni oggi: non ci si sporca le mani, forse nemmeno la coscienza. Nella sola Gaza molti morti, si parla di 300.000 corpi, sono ancora irrecuperabili, sepolti sotto le macerie. Altre, vedasi Ucraina, sono vittime civili, travolte da una guerra spietata e oltremodo insensata alimentata da una propaganda di un incivile occidente, un occidente che evita in ogni modo di sostenere una trattativa seria.

Si dovrebbe discutere offrendo valore alla complessità, anche guardando indietro, riflettere sulle cause che hanno fatto maturare queste guerre. Perché in un teatro di combattimento si individua l’aggressore e sull’altro lo si annulla? Perché un bambino morto in Europa fa scalpore e altre migliaia in Medio Oriente vengono a malapena citati, nonostante siano decine al giorno? Nonostante ci siano oltre 200 giornalisti scientificamente ammazzati. Chi analizza in modo complesso i tragici avvenimenti che ci travolgono viene descritto dai grandi media e dalla quasi totalità della politica come filoputiniano, o antisemita, peggio ancora, “pacifinto”, quindi messo a tacere. Perfino buona parte dell’ambientalismo (a parte Greenpeace) omette i suoi compiti statutari. Mette sotto traccia, anzi, omette di denunciare i danni ambientali, anche riferiti ai cambiamenti climatici che le guerre e la corsa al riarmo stanno alimentando. Per non parlare del rischio di portare l’umanità intera all’interno di un terzo conflitto mondiale, che non potrà che essere basato sull’uso delle armi nucleari. Siamo governati da dei folli, come cittadini siamo gestiti da una propaganda a senso unico, per mentire e falsificare dotte analisi si utilizzano le omissioni.

Al di là delle vittime umane, fatto non trascurabile specie per chi fa riferimento alla cultura cattolica e cristiana, o laica nonviolenta, ci siamo mai chiesti cosa comportino queste guerre nei confronti del pianeta che ci ospita e che annulla tante vite, animali e vegetali?

Gaza è desertificata, un insieme di macerie, ogni struttura è demolita mentre si concretizza l’obiettivo di deportare un’intera popolazione in paesi ovviamente disperati. Le guerre oggi non lasciano cicatrici, ma lacerazioni, e seminano odio irrecuperabile alla vita civile e alle democrazie colpevoli. L’Ucraina, a guerra terminata, speriamo in tempi più che brevi, cercando di evitare ulteriori morti civili e militari da ambo le parti, dovrà essere ricostruita. Come? Offrendo spazio alla speculazione multinazionali del cemento e delle grandi industrie dell’occidente. Parliamo di quanto rimarrà di quel territorio agli ucraini, perché ormai è certo, piaccia o meno, quanto i russi hanno conquistato mai più cederanno. Se la ricerca di sicurezza vale per l’Europa è corretto ammettere che l’obiettivo valga anche per la Russia, se la sicurezza è un valore per Israele lo è anche per i palestinesi.

Torniamo al destino della natura nel pianeta che ci ospita. Quali saranno i costi energetici e di consumo di risorse naturali che dovremo ancora fare pagare al nostro pianeta? La follia della corsa al riarmo imposta da noi occidentali quanto costerà in termini di emissioni di CO2 e altri gas? Non si trova traccia di dibattito sul tema, eppure, quando questi governanti siano essi del club dei volenterosi o dei silenziosi (vedasi Italia e Europa), quando si trovano lasciano stampati sui volti ipocriti sorrisi a bocca larga e forti strette di mano, abbracci, c’è chi perfino si inginocchia (Edi Rama, Albania). Guardateli questi incoscienti. Servili verso l’industria delle armi. Irresponsabili nei confronti delle nuove generazioni. Insensibili verso i destini delle vite umane e altre che sostengono la complessità del pianeta. Si sentono “Padroni” questi politici, ovviamente democratici in quanto eletti, quasi ovunque, da delle minoranze.

Secondo una stima del Ceobs (Conflict roum and Enviroment Observator) il riarmo portato al solo 2% dei 31 paesi NATO comporterebbe un aumento annuale delle emissioni fino a 194 milioni di tonnellate. Immaginiamo qualora si investa, come sta invocando la NATO e sostiene l’Europa, se portassimo la spesa al 5% dei diversi PIL. Sommiamo a questa cifra quanto avviene per reazione, sempre per armarsi, nei paesi dell’altro fronte. Povera vita sul pianeta terra. Le forze armate, scrive The Guardian, sono tra i settori dello Stato con maggiore intensità di emissioni (acciai, alluminio, bisogno di energia, consumo di combustibili, spostamenti e addestramenti).

Sul tema le Forze armate non informano, eppure si stima complessivamente che già oggi il 5,5% delle emissioni di gasalteranti sia dovuto a questo spregiudicato settore degli Stati.

Il nostro pianeta è coinvolto in guerre volute e sostenute da ciechi che difendono un modello di sviluppo produttivo e consumistico, la società degli sprechi, che ha accelerato ovunque catastrofi, umane e climatiche. Quanto dobbiamo ancora attendere, e quindi subire, perché qualche governante onesto si ribelli a questa situazione, insostenibile, perché ci porta tutti al collasso irreversibile?

* Luigi Casanova (Moena) è presidente di Mountain Wilderness Italia

 

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