"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Balcani

Un viaggio di ritorno, un libro scritto a metà, una comunità di pensiero
Una splendida immagine del viaggio sul Danubio da Vienna a Belgrado (12 - 21 settembre 2003) promosso da Osservatorio Balcani Caucaso

Dal 26 giugno al 3 luglio 2024, dopo una lunga assenza, sarò di nuovo nel cuore balcanico dell'Europa.

Lo scopo di questo viaggio è ben sintetizzato dal titolo della lettera (la trovate in allegato) che ho inviato ad una serie di amici e testimoni prvilegiati della regione: un viaggio di ritorno, un libro scritto a metà, una comunità di pensiero.

Persone con le quali ho condiviso a partire dagll'inizio degli anni '90 iniziative di solidaretà, progetti di cooperazione, sguardi e pensieri o che ho conosciuto ed apprezzato attraverso i loro scritti e il loro impegno sociale, culturale e politico.

Nel corso del viaggio, con ognuno di loro, avremo altrettanti momenti di conversazione sul presente e sul futuro di questa parte, per certi versi cruciale, dell'Europa. 

Un viaggio durerà otto giorni lungo un itinerario che ci porterà a Zagabria e Osijek (Croazia), Belgrado, Nis, Kraljevo (Serbia), Mostar, Sarajevo, Srebrenica, Tuzla, Banja Luka e Prijedor (Bosnia Erzegovina), che avrà un seguito nel mese di agosto a Trieste e nel Carso e, successivamente, in un nuovo viaggio in Macedonia del Nord, Albania e Kosovo. Nonché in una serie di interviste/conversazioni da remoto con le persone che in questa occasione non avremo potuto raggiungere o incontrare perché impegnati altrove.

Mi riguarda. La giornata delle Fasce Bianche
1992, il campo di Omarska a Prijedor

 

Anche quest'anno Trento commemora la Giornata Internazionale delle fasce bianche per ricordare quanto avvenuto in Bosnia Erzegovina negli anni '90. L'appuntamento presso il Cortile interno di Palazzo Thun si tiene in parallelo alla commemorazione a Prijedor e in altre città d'Europa.

Il 31 maggio 1992 le autorità serbo-bosniache di Prijedor imposero ai cittadini non-serbi di portare al braccio una fascia bianca. In migliaia vennero poi rinchiusi nei lager. Più di 3 mila vennero uccisi, di cui 102 bambini.

Dal 2013, ogni 31 maggio si tiene a Prijedor e in altre città europee, la "Giornata internazionale delle fasce bianche", sotto al cappello “Jer me se tie” (Perché mi riguarda!). Quest'anno, la manifestazione a Prijedor inizierà alle 11.00 nella via Ahmeta Babi, nel luogo dove dovrebbe sorgere il monumento in memoria dei 102 bambini di Prijedor uccisi. Alle 12.00 si proseguirà nella piazza centrale della città, in cui i partecipanti con la fascia bianca al braccio leggeranno i nomi e cognomi di tutti questi bambini. Quest'anno si aggiunge anche l'installazione dedicata ai 102 bambini di Anita Karabaši “Nema Nikog Da Ga Bere” (Non c'è nessuno che lo raccolga).

Sarajevo, quarant'anni fa
Il logo delle Olimpiadi di Sarajevo 1984

L'8 febbraio di quaranta anni fa a Sarajevo prendevano il via i Giochi Olimpici Invernali, una degli eventi, non solo sportivi, più riusciti e ricordati della storia della ex Jugoslavia

di Edvard Cucek *

(8 febbraio 2024) L'8 febbraio 2024 ricorrono quaranta anni da quando nella capitale della Bosnia Erzegovina, Sarajevo, fu accesa la fiamma olimpica. L’idea di organizzare i Giochi olimpici invernali in città era partita da un gruppo di appassionati di sport ed era stata ufficializzata il 16 ottobre del 1977. Era la seconda volta che un paese comunista si aggiudicava l’organizzazione dei giochi olimpici, prima di allora c’era stata l’Unione Sovietica con Mosca 1980, ma Sarajevo è stata la prima e ultima per le Olimpiadi invernali. Il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) il 19 maggio 1978 scelse Sarajevo come sede dei XIV Giochi Olimpici con 36 voti su 39, al secondo giro di votazioni. La città sulla Miljacka ebbe la meglio sulla giapponese Sapporo e la svedese Göteborg.

I preparativi durarono sette anni ed i risultati sorprendenti ottenuti dal comitato organizzativo dei Giochi olimpici furono merito di Emerik Blum, ex dirigente dell’azienda energetica bosniaca “Energoinvest” e sindaco di Sarajevo tra il 1981 e il 1983. Blum riuscì in poco tempo a rendere la città moderna e pulita terminando i lavori di gassificazione che erano stati avviati alla fine degli anni Sessanta. Una delle condizioni imposte dal CIO infatti era quella di avere l’aria pulita. I cittadini di Sarajevo - dopo secoli di riscaldamento a legna e carbone - poterono finalmente respirare anche in inverno e godere della neve bianca anche in città. Emerik Blum fece appena in tempo a vedere i risultati strepitosi del suo impegno di una vita. Si spense, infatti, qualche mese dopo la fine dei giochi, nel giugno del 1984.

 

ESTIVAL: politica, società e cultura dell'Europa Orientale e Balcanica
Il logo di Estival

A Trento e online il 10 e 11 novembre 2023, due giornate dedicate all’Europa orientale, alla guerra in Ucraina e alla situazione nei Balcani, mettendo in dialogo cittadini ed esperti di istituti di ricerca e università, per parlare di luoghi in apparenza lontani ma sempre più centrali nella definizione del nostro futuro, europeo e globale

Nato da un'iniziativa di Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa, East Journal e la Scuola di Studi Internazionali dell’Università di Trento, con la collaborazione dell’editore Keller e di Alpe Adria Cinema - Trieste Film Festival, Estival porterà a Trento presso il Centro per la Cooperazione Internazionale i maggiori esperti di Europa orientale e balcanica: storici, politologi, giornalisti, si troveranno i prossimi 10 e 11 novembre per confrontarsi e discutere, insieme alla cittadinanza, dei grandi temi dell’attualità politica, dalla guerra in Ucraina alle ripercussioni nei Balcani, e connettere le diverse realtà culturali che in Italia guardano ad Est.

L’Europa orientale e balcanica – considerata un'area periferica negli equilibri globali – è divenuta negli ultimi anni una regione determinante per i destini del vecchio continente. Crisi migratorie, tensioni politiche, conflitti mai sopiti e, soprattutto, l’invasione russa dell’Ucraina l'hanno riportata sulle prime pagine di tutti i giornali riproponendo spesso luoghi comuni e pregiudizi sulla sua connaturata instabilità. 

Appunti Balcanici
Turismo responsabile nella zona di Srebrenica

L'associazione Agronomi e Forestali Senza Frontiere di Padova promuove un incontro sulla piattaforma Zoom dal titolo "Appunti Balcanici".

 

Il programma dell'incontro prevede gli interventi di 

Giorgio Andrian (Situazione geopolitica nei Balcani)

Michele Nardelli (Esperienze di cooperazione nei Balcani)

Antonella Schiavon, Filippo Giannone, Gianni Rocco (Ricostruire i rapporti di convivenza dopo la guerra. Esempi di cooperazione agricola in Bosnia Erzegovina)

 

Per seguire l'incontro, vedi le indicazioni nella locandina.

Sarajevo Centro del mondo.
La città vecchia a Sarajevo

Paesaggi e racconti di Bosnia Erzegovina

8 giorni dal 7 al 14 agosto 2022

Sarajevo è nel cuore di tutto il mondo: viaggiatori curiosi e attenti, amanti della grande letteratura, appassionati di quel mondo dai toni e dalle sfumature infiniti che dalla Mitteleuropa giunge sino all’angolo più lontano dei Balcani. Tutti conquistati dal suo fascino di città ottomana, asburgica e jugoslava, che ha saputo tenere insieme in modo equilibrato ed armonioso queste sue diverse dimensioni, riunendo in un solo corpo i suoi abitanti: dal cuore storico alle antiche mahale sino ai quartieri operai, al di sopra di ogni diversa radice culturale e di ogni tradizione religiosa.

Il pesante conflitto che ha dissolto la Jugoslavia e le cui conseguenze fanno vibrare ancora oggi Sarajevo e la Bosnia-Erzegovina, ha di certo modificato il respiro ed il battito del cuore di questa città, che però, a dispetto delle profonde trasformazioni subite, continua a trasmettere un senso di condivisione e rispetto tra le diverse anime che la compongono. Se è vero quindi che il complicato ‘900 - e in particolare la guerra degli anni ’90 – l’ha profondamente segnata e ne ha indebolito la grande tradizione di convivenza multiculturale, questa sua natura speciale continua a dare forma al modo di pensare e al vivere quotidiano dei suoi abitanti.

Quella nostra fascia bianca
Prijedor, immagine di una manifestazione delle fasce bianche

Ogni 31 maggio a Prijedor si commemora la brutale pulizia etnica del 1992. Uno sguardo da vicino su questa cittadina europea, che rimane profondamente ferita

di Edvard Cucek

Trent’anni fa una giunta militare guidata dai serbo-bosniaci prese il potere in tutta la municipalità di Prijedor (Bosnia nord-occidentale) dopo aver rovesciato il governo legalmente eletto alle prime elezioni democratiche della Bosnia Erzegovina indipendente. Ai cittadini non serbi della municipalità di Prijedor venne imposto di segnare le proprie case con un lenzuolo bianco e quando uscivano di casa di indossare sul braccio una fascia bianca. Fu il primo passo verso la pulizia etnica che si scatenò di lì a poco… Questa è la storia.

È una storia che parla di tre campi di concentramento nella zona di Prijedor: Keraterm, Omarska e Trnopolje. Civili uccisi 3176, di cui 256 donne e 102 bambini. I dati non sono definitivi. Definitivo è che per il momento quelle persone non hanno una dignità nemmeno da morti. Una lapide. Un monumento. Un posto dove poter lasciare i fiori almeno quando i resti della vittima non sono ancora stati identificati e sepolti. Il 31 maggio di ogni anno, partendo dal 2012, quelli che hanno subito questa tragedia commemorano questa data. I sopravvissuti ricordano i loro morti. Gli altri dicono che non è mai successo e negano. Da dieci anni ormai le autorità serbe locali cercano di ostacolare qualsiasi processo che potrebbe portare finalmente alla condivisione della memoria e a una riconciliazione così auspicata. Una pace giusta.

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