"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Balcani

Solitudine a Belgrado
Kafa

di Predrag Perisic*

Riprendo dal sito di OBC questo racconto originariamente pubblicato dal quotidiano Politika il 27 settembre 2019, selezionato e tradotto da Jasmina Radivojevi


Stavo seduto in un kafic1 che frequento quasi tutti i giorni. Ho ordinato un caffè e mi sono messo a leggere i giornali. Il cameriere mi ha portato il caffè e a voce alta mi ha detto: “Komšija2, perché legge questa spazzatura?” Non vi era cattiveria nella sua voce. Si percepiva persino una sincera preoccupazione per la mia salute mentale. "Loro pubblicano solo inganni e le bugie", e questo lo ha detto già con un tono leggermente più alto. Le persone presenti nel kafic si sono girate verso di me. All’improvviso il clima è cambiato. O ero io ad avere quest’impressione. La gente mi guardava in un modo diverso. Non ero intimorito, solo non mi sentivo a mio agio, cominciavo a percepire uno strano senso di colpa, senza nessun motivo né ragione. Ho compreso di quanto si è ristretto lo spazio della libertà generale e personale. Ho pensato: oggi mi prescrivono cosa devo leggere, domani cosa dire e dopo domani cosa pensare… in quel momento, salvifico fu il suonò del cellulare. "Sono un medico dell’Istituto psichiatrico 'Laza Lazarevic'. È lei il Sig. P?" –"Sì." –"Abbiamo qui un paziente che dichiara di conoscerla e che lei garantirà per lui in caso di dimissioni". - "Come si chiama?" – "Djordje V." – "Non lo conosco." – "È quello che abbiamo pensato… Lui si immagina tante cose, probabilmente così facendo si è inventato anche il suo nome. Scusi il disturbo".

Giornata internazionale delle fasce bianche
Prijedor, BiH

#perchèmiriguarda

Lo abbiamo fatto, lo vogliamo rifare. Vogliamo ripetere il gesto, replicare il silenzio. Vogliamo continuare a costruire pezzi di pace che non c’è, di pace mancata. Il 31 maggio, alle ore 17.00, saremo di nuovo lì in piazza S.Maria maggiore, con le nostre fasce bianche al braccio, con le lenzuola stese sui balconi, in silenzio, a gridare il nostro no alle guerre, a tutte le guerre.

Lo faremo ripetendo il gesto che da Prijedor, nella parte serba della Bosnia Erzegovina, negli anni ha conquistato l’Europa. Fu solo un ragazzo a iniziare la protesta, davanti al municipio, solo, in silenzio. Rimase lì, urlando il suo “non ci sto”. Si mise lì davanti, senza nessuno accanto, per dire che la falsa pace della Bosnia non gli andava bene. Il suo essere solo diventò gruppo e poi folla, negli anni successivi. E la folla invase le città d’Europa, ogni 31 maggio. E’ diventata la Giornata Internazionale delle Fasce Bianche. Lo si fa in ricordo dei cittadini non serbi che nel 1992 furono obbligati dalle autorità serbe di Prijedor a portare una fascia bianca al braccio per essere riconoscibili e a mettere al balcone delle case un lenzuolo, per segnalare chi le abitava. Poi, furono portati al massacro. Secondo le stime, le vittime furono circa 53.000. Quelli uccisi furono 3.173 tra cui 102 bambini.

 

 

I Balcani, il cuore inascoltato dell’Europa
Blagaj, Bosnia Erzegovina

Nell'ambito delciclo di conferenze "Tra Danubio e Balcani: l'Europa si incontra" promosso dal Comune di Asola (Mantova), domenica 31 marzo 2019, alle ore 16.00 presso il Museo Civico Goffredo Bellini di Asola (MN) si svolgerà una conferenza dal titolo "I Balcani, il cuore inascoltato dell’Europa". Relatore sarà Michele Nardelli, cofondatore dell’Osservatorio Balcani Caucaso - Transeuropa

Nonostante il nuovo secolo sia ormai inoltrato, siamo ancora nell'incubo del Novecento. L'Europa è di nuovo attraversata dal vento del nazionalismo, nelle sue forme più tradizionali del predominio etnico/religioso come in quello più subdolo dello scontro di civiltà.

Pasqua in Bosnia Erzegovina
Pocitelj (Bosnia Erzegovina)

Dal 20 al 25 aprile 2019 sarò ancora una volta in Bosnia Erzegovina ad accompagnare un nuovo viaggio del turismo responsabile promosso dall'associazione "Viaggiare i Balcani".

Per molti dei partecipanti sarà il primo viaggio nel cuore a molti sconosciuto dell'Europa e dunque l'opportunità di conoscere oltre al fascino di questa regione anche un tratto rimosso della nostra storia, quella che nell'incontro fra oriente e occidente ha plasmato i caratteri europei e quella di un Novecento che nasce e muore a Sarajevo.

Per me il piacere di riabbracciare questa mia terra d'adozione, che tanto mi ha aiutato a comprendere questo povero tempo nostro.

 

Per saperne di più e leggere il programma: http://www.viaggiareibalcani.it/proposta/pasqua-2019-in-bosnia-erzegovina/

Vittime altrui. Crimini di guerra dimenticati
Brisevo

Per iniziativa del "Gruppo Bosnia Mori - Insieme per Stara Rijeka" e in collaborazione con "Atlante delle guerre", "46° Parallelo", Osservatorio Balcani Caucaso - Transeuropa sabato prossimo 30 marzo, alle ore 20.30, si svolgerà a Trento, presso l'Oratorio S.Antonio, l'incontro "Vittime altrui. Crimini di guerra dimenticati". Porterà la sua testimonianza Ivo Atlija, superstite della strage di Brisevo. Introduce e modera l'incontro Nicole Corritore, giornalista di OBC-T.

Analoghi incontri si svolgeranno nei giorni precedenti a Mori (28 marzo, ore 20.00 Teatro Oratorio) e a Rovereto (29 marzo, ore 20.00, Urban Center).

Sentenza d’appello: ergastolo a Radovan Karadžić
Srebrenica

di Nicole Corritore *

(20 marzo 2019) Alle ore 15.00 di oggi la corte d’appello del Meccanismo residuale per i tribunali penali internazionali (MICT) ha dichiarato l'ex leader dei serbo-bosniaci durante il conflitto in Bosnia Erzegovina Radovan Karadzic colpevole di genocidio e crimini contro l'umanità condannandolo al carcere a vita. La sentenza è stata emessa da una corte formata da 5 giudici e presieduta da Vagn Prüsse Joensen.

A seguito della dichiarazione di indipendenza della Bosnia Erzegovina, nel 1992, Radovan Karadzic proclamò la creazione della Repubblica Serba di Bosnia Erzegovina (poi Republika Srpska), con capitale a Sarajevo. A dicembre 1992 ne divenne presidente e comandante supremo dell’esercito della stessa autoproclamata Repubblica.

Il fiore di Jovan (6)
Srebrenica, luglio 2017 (© ToskanaINC/shutterstock)

 

di Michele Nardelli

 

«Noi ci domanderemo se il perdono

non cominci laddove esso sembra finire,

laddove esso sembra im-possibile …

il perdono, se ce n'è,

deve e può perdonare solo l'imperdonabile...»

Jacques Derrida



C'è un incubo in cui sono finiti i popoli di quel paese che un tempo si chiamava Jugoslava dal quale è necessario uscire. Ne ho parlato in un mio precedente racconto. La “guerra dei dieci anni” si è conclusa da più di un quarto di secolo ma è proprio quell'incubo a covare sotto la cenere e a paralizzarne il futuro. E nel quale, paradossalmente, ci si può accomodare. L'adrenalina e il rancore possono fornire ragioni di vita. Un incubo che ciascuno si coltiva chiuso dentro la propria narrazione, il dolore, il rancore, il silenzio. O, semmai, dentro la propria nostalgia verso un passato mitizzato che quasi mai viene associato a ciò che è avvenuto in seguito.

No. Non credo ci sarà alcun processo significativo di elaborazione di quanto accaduto nell'ultimo decennio del secolo scorso nel cuore balcanico dell'Europa. E temo che questo non avverrà nemmeno quando il tempo avrà creato una certa distanza da quei tragici avvenimenti.

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