"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
di Lorenzo Berlendis
La raccapricciante vicenda in cui ha perso (o meglio, gli è stata fatta perdere) la vita Satnam Singh è inscritta in un triste rosario di morti sul lavoro, nei campi come nei cantieri.
La corsa al contenimento di costi e prezzi del cibo che arriva sulle nostre tavole, aste al ribasso in primo luogo, producono effetti perversi, sulla qualità del cibo stesso, ma, soprattutto, sulla qualità delle condizioni di chi lavora in agricoltura, nonché sulla qualità ambientale di filiere sofferenti. Aspetto inguardabile del made in Italy che ci assegna il primato europeo di morti sul e per lavoro (dati Eurostat).
Centocinquanta i decessi – in media annua – in agricoltura: ogni 2,4 giorni muore un operatore agricolo (dati Inail). Numeri impressionanti che sono figli innanzitutto di stress, condizioni di scarsa sicurezza, mansioni e macchinari affidati senza preparazione degli addetti, in una parola nefasto effetto di contesti al di fuori delle regole, dettati in modo dilagante da intermediazioni illecite, subappalti a cascata, lavoro nero e sistemi di caporalato.
di Federico Zappini *
Affermava Voltaire che “il grado di civiltà di un Paese si misura osservando la condizione delle sue carceri”. E’ una massima che – da quando ho memoria – viene richiamata a mo’ di monito per sottolineare la condizione di precarietà (per usare un eufemismo…) delle carceri italiane.
La si trova utilizzata per denunciare l’inaccettabile sovraffollamento delle strutture detentive (l’Unione Camere penali Italiane ci dice che sono 60.637 le persone oggi detenute a fronte di 51.347 posti ufficiali, dei quali però alcune migliaia indisponibili) o per far riferimento all’alto tasso di recidiva – attorno al 70% per chi transita per le celle italiane – che è il prodotto del fallimento della dimensione rieducativa della pena, che invece è il cuore dell’art.27 della Costituzione.
Parlare della crisi del sistema detentivo italiano diventa ancora più doloroso e urgente nel momento in cui si fanno i conti con il numero di suicidi (l’associazione Antigone ne conta 24 da inizio anno, tre nelle ultime 72 ore, due di ragazzi poco più che ventenni) a cui vanno aggiunti un numero infinitamente più alto di atti di autolesionismo che pratica chi si trova costretto dietro le sbarre.
Che fare allora se la fotografia della situazione è così evidente ed esposta, tanto da rischiare denunciandola senza agire di conseguenza per un suo miglioramento di scivolare nella sterile retorica?
(15 gennaio 2022) E' stato presentato stamane presso il Muse di Trento il documento "Un Green Deal per le foreste dolomitiche". Il documento, sottoscritto da 28 realtà della società civile trentina che insieme hanno dato vita ad un Tavolo di lavoro sul "dopo Vaia", rappresenta un fatto importante almeno per due buone ragioni.
La prima perché indica un'ipotesi di lavoro sul tema delle foreste colpite tre anni fa dal ciclone extratropicale Vaia, andando oltre l'approccio emergenziale che sin qui ha caratterizzato la risposta alla sciagura che in una notte dell'ottobre 2018 ha abbattutto 42.500 ettari di bosco. Quando si parla di ecosistemi forestali occorrono infatti visioni capaci di interagire con i tempi biologici della natura.
La seconda perché indica un metodo inedito di incontro che dal luglio scorso ad oggi ha saputo coinvolgere associazioni di diversa natura in genere collocate su fronti diversi, a partire dalla consapevolezza che la crisi climatica (e Vaia ne è una conseguenza) richiede risposte sistemiche da parte della nostra comunità e dunque una progettualità politica di lungo respiro sulla montagna.
Nell’ambito delle iniziative per il trentennale di Progetto 92 s.c.s. siamo lieti di invitarvi al primo degli appuntamenti di Fragilità e cambiamenti, un percorso di approfondimento tra natura, cultura, educazione che si terrà da settembre a novembre 2022 presso la Serra Grande di Tuttoverde, in Via Stella 63 Ravina, Trento.
Sabato 24 Settembre, ore 17.00
Come Vaia: catastrofe, cura, rinascita nel quotidiano
Con Giusi Drago, poetessa e Michele Nardelli, ricercatore e saggista.
“… quel che la tempesta lascia dietro di sé è in primo luogo devastazione. Dolore, impotenza. Un’emergenza che si protrarrà per anni, con il rischio concreto che le cose da fare siano così avvolgenti e i mezzi talvolta così inadeguati da far perdere di vista lo sguardo d’insieme, le cause profonde, la capacità di immaginare il futuro.” (D.Cason-M.Nardelli, Il monito della ninfea).
Evento nazionale d’area (Area Migrazioni, tratta e cooperazione internazionale), promosso dal Cnca, Coordinamento nazionale comunità di accoglienza
Firenze 22 e 23 settembre 2022
Presso Istituto Salesiano, via del Ghirlandaio, 40, 50121 Firenze
L’immigrazione non si è fermata. Lo sapevamo, ce lo siamo detti più volte. In questi anni in cui “L’Esodo”, citando l’intervento di Ivo Lizzola al nostro seminario del 2016, è continuato anche nel periodo della pandemia, e continua oggi durante la guerra in Ucraina, la società civile non ha perso la barra dell’umanità e anche nel nostro paese, come altrove fortunatamente, ha costruito percorsi di prossimità dove l’accoglienza, il rapporto tra diversi si è fatto oggettività. Ma quanto questa oggettività è capace oggi per domani di costruire una nuova visione e missione delle nostre società? La tanto decantata “integrazione”, ha fatto uno scatto emancipandosi da una logica di assimilazione o presunto “comunitarismo” oppure è solo ancora un rapporto di dominio? In questi anni o forse nel prossimo futuro, sarà possibile costruire nella ricca Europa, nei Balcani, in America Latina o in Africa degli spazi di “convergenza” tra diversi che costruiscono una nuova narrazione umanitaria? Le società sono diventate più porose o più impermeabili?
Non sono temi nuovi, l'umanità è piena di traiettorie, di viaggi, di illusioni e di sofferenze. A “Casamondo” vorremmo solo avere l’ambizione di ritornarci sopra, di capire cosa sta accadendo per provare ad “alzare lo sguardo” tornando poi velocemente, da bravi operatori, all’emergenza del quotidiano, alla relazione tra il territorio e le persone che affianchiamo nei loro difficili percorsi migratori. Proveremo a tracciare delle mappe a cui daremo i nomi con delle parole che ci accompagnano. In fondo cerchiamo novità che ci diano respiro e spinta per non sentirci soli e schiacciati tra chi va e chi non vuole far arrivare.
di Emilio Molinari
(21 marzo 2021) Ho 81 anni, sono invalido al 100%, ho patologie cardiovascolari molto gravi e pure oncologiche, tanto per non farmi mancare nulla.
Non mi hanno ancora vaccinato e non mi hanno mai contattato. Non sono estraneo alla politica e ai media e quindi mi sono trattenuto da proteste. Mi sembrava di cercare una soluzione per me. Inoltre non sono nei social. Aspetto.
Aspetto cosa? Aspetto il vaccino o aspetto il Covid? Chi arriva primo?
Due giorni fa è morto un caro amico di 88 anni Carlo Rossi, una persona amata da molti a Milano. Un poliziotto pistolero gli uccise il figlio e lui con la moglie Adele non hanno mai smesso l'impegno civile. Carlo aspettava il vaccino. E' arrivato prima il Covid e la morte. Quanti morti per ogni ritardo e silenzio della Regione Lombardia?
Di queste morti non c'è un conto e non c'è rendiconto di responsabilità. Solo oggi è arrivata un po' di indignazione dei media.
9.45 - Introduzione – Hassan Bassi - CNCA
Coordina - Carlo De Angelis - CNCA
10,00 - Michele Nardelli - attivista e ricercatore politico e sociale
10,30 - Federica Giardini - Filosofa (Università Roma Tre)
11,00 - Silvano Falocco - Economista (Fondazione Ecosistemi)
Domande e interlocuzioni
12,45 - Conclusioni - Caterina Pozzi - Vicepresidente CNCA