Ricerca politica

Un necessario cambio di paradigma
De Chirico

 

di Federico Zappini

 

(21 febbraio 2015) Ogni qualvolta si accenna alla nascita di una nuova proposta politica perplessità e sospetti prevalgono su curiosità e voglia di partecipare. E’ la cifra di questo tempo. Quella del mancato riconoscimento del ruolo della politica. Quella di uno sguardo distaccato e disattento – nella migliore delle ipotesi – o addirittura insofferente e arrabbiato nei confronti della sua azione. Non sono pochi i motivi che possono giustificare questo (cattivo) approccio, ed è anche per questo che immaginare oggi di dare vita ad un’associazione che proprio di politica si vuole occupare presuppone l’accettazione di una condizione di partenza non facile, dominata da un diffuso senso di spaesamento, di rifiuto generalizzato. Questo approccio vale nei confronti dei grandi scenari internazionali (confusi, contraddittori, frammentati), per le vicende italiche dominate dal pantano della tattica e da tensioni leaderistiche e anche nell’interpretazione delle recenti fibrillazioni trentine, ad uso e consumo del personale politico coinvolto, difficili da decifrare e sopportare per tutti gli altri.

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mercoledì, 11 febbraio 2015 ore 18:30

Assemblea Politica Responsabile
Un momento della summer school 2013

Care e cari, credo siamo giunti alla fine del percorso di Politica Responsabile. Un po' perché sta nelle cose (che hanno sempre un inizio e una fine), un po' perché con il nostro lavoro abbiamo contribuito a germinare non solo idee ma anche la nascita di nuove opportunità di ricerca culturale e politica. Ovviamente non sta a me deciderlo e per questo credo sia doveroso incontrarci per prendere le decisioni anche formali necessarie.
In questo senso, anche dopo essermi consultato con alcuni di voi, viene convocata l'assemblea di Politica Reponsabile  mercoledì prossimo 11 febbraio 2015, alle ore 18.30, presso il Café de la Paix a Trento, Passaggio Teatro Osele.
All'ordine del giorno, un solo punto:
- Bilancio dell'attività e proposta di conclusione dell'esperienza dell'associazione "Politica Responsabile".
Un abbraccio.
Michele Nardelli

Trento, Cafè de la Paix

Ritrovare il tempo della politica
immagine tratta da ponti di vista

 

di Federico Zappini

Avremmo bisogno di un ritmo diverso, di tempi meno frenetici. È vero che la politica – almeno quella che oggi conosciamo – vive di strappi, di improvvise accelerazioni, di discontinuità violente. Ma non per questo dobbiamo abituarci, senza cercare strade alternative, a questo schema. È altrettanto vero che anche le nostre vite, in generale, sembrano scorrere assecondando le emozioni del momento, gli umori che per un attimo fanno presa su di noi. Eppure neanche questo è motivo sufficiente per mettere da parte la ragione dando libero sfogo alla pancia.

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Un nuovo ordine da immaginare
Nuoro, Sardegna

 

di Ugo Morelli



(19 febbraio 2015) "L’assurdo è la ragione lucida che accetta i propri limiti”, scrive Albert Camus ne Il mito di Sisifo. A spingere il “sasso” dell’esigenza di rivitalizzazione del pensiero era rivolto l’editoriale di Simone Casalini apparso sul Corriere del Trentino dell’8 febbrai (e che potete trovare in questa home page, ndr). Non abbiamo finora assistito a un dibattito suscitato dal contenuto di quell’articolo in cui pure l’autore si impegnava, esponendosi, a formulare una proposta lucida, essenziale e necessaria.

Il prosciugamento di vitalità e di generatività delle democrazie “come lidi spogliati dalla bassa marea”, è la preoccupazione dell’autore. L’individualizzazione e l’indifferenza nella vita di tutti di noi - anche in realtà come la nostra, dove la partecipazione attiva è stata matrice di importanti passaggi storici, economici e sociali - si sono affermate mentre noi non educavamo alla democrazia, per dirla con Gustavo Zagrebelsky. 

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Riprendere il processo politico innovativo che ha fatto diverso il Trentino
Rovereto

Il confronto attorno al tema dell'anomalia trentina e di una nuova sperimentazione politica sembra riaprirsi e l'intervento di Fabiano Lorandi pubblicato da L'Adige di ieri va in questa direzione.

 

di Fabiano Lorandi

 

(5 febbraio 2015) La sfida che Dellai ha proposto nell'incontro di Sanbapolis, rilanciata dal parlamentino Upt, di sperimentare nuove forme di partito, perché la politica non può vivere di conservazione, non riguarda evidentemente solo la sua forza politica e non può essere accolta dal Pd in termini difensivi. Il processo che ha portato alla fondazione del Pd nel 2007 ha avuto origine dal desiderio di dar vita a un soggetto politico plurale che mettesse insieme diverse anime. Quelle della sinistra riformista, del popolarismo cattolico e dei cristiano sociali, dell'ambientalismo e del pacifismo, di quanti hanno sempre pensato alla politica come lavoro e servizio per il conseguimento del bene della comunità. In Trentino la cifra di tale processo aveva come valore aggiunto quella dell'autonomia, non solo istituzionale ma dei territori che esprimono bisogni, necessità, urgenze ma anche energie, creatività, capitale sociale e culturale.

 

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Barca: 'A Roma 27 circoli pericolosi, feudi in un partito assente'. Mentre i sondaggi confermano la forte flessione elettorale del PD
Fabrizio Barca

 

(20 giugno 2015) Fabrizio Barca ha presentato ieri alla festa democratica di Roma il rapporto "Mappa il Pd" che fotografa la situazione dei circoli romani del partito al centro delle polemiche dopo le rivelazioni delle inchieste di Mafia Capitale. Per Barca sono ventisette i circoli (su 108 totali nella capitale) dove si esercita "il potere per il potere", dove cioè "l'interesse particolare soverchia quello generale".

L'intervista di Fabrizio Barca (da www.repubblica.it)

http://video.repubblica.it/edizione/roma/pd-barca-a-roma-27-circoli-pericolosi-feudi-in-un-partito-assente/204817/203898

Intanto l'ultima rilevazione dell'istituto Demos di Ilvo Diamanti conferma l'andamento negativo per il PD emerso nelle recenti elezioni regionali.

Vedi i dati http://www.demos.it/a01145.php

Un'estrema fragilità
Intrecci

Quello che segue è l'editoriale di Simone Casalini pubblicato domenica 8 febbraio sul Corriere del Trentino

 

di Simone Casalini

 

(8 febbraio 2015) Quando le impalcature istituzionali vacillano e la rappresentanza del sociale si riduce, dando impulso alla diserzione politica, è quasi fisiologico assistere a una fase di disorientamento nella quale si affacciano proposte di ricomposizione a credibilità variabile. Non fa eccezione lo zibaldone della politica trentina che si destreggia tra antiche (contraddittorie) suggestioni e tentazioni solipsistiche perché, nel tempo delle leadership comunicative, l’idea di re taumaturghi su cui fondare la sintesi rimane una costante.

Occorre tuttavia prestare molta attenzione affinché le alchimie sperimentate in laboratorio possiedano un requisito essenziale: l’adesione del sociale. L’estetica della novità di per sé non basta se non produce culture durature e una motivazione elettorale, se non stimola l’impegno e la partecipazione a un orizzonte collettivo. Anche accettando che tali orizzonti possano essere oggi più ristretti rispetto al passato.

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Il Paese delle sette giare
Giare
Le «Considerazioni generali» del 48° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese/2014
 

C'è una profonda crisi della cultura sistemica. Poteri sovranazionali, politica nazionale, istituzioni, minoranze vitali, gente del quotidiano, sommerso e comunicazione sono sette mondi non comunicanti, che vivono di se stessi e in se stessi in un parallelo sobollire. La politica sia arte di guida

 

(9 dicembre 2014) Una profonda crisi della cultura sistemica. Siamo una società liquida che rende liquefatto il sistema. Senza ordine sistemico, i singoli soggetti sono a disagio, si sentono abbandonati a se stessi, in una obbligata solitudine: vale per il singolo imprenditore come per la singola famiglia. Tale estraneità porta a un fatalismo cinico e a episodi di secessionismo sommerso, ormai presenti in varie realtà locali.

 

La società delle sette giare. La profonda crisi della cultura sistemica induce a una ulteriore propensione della nostra società a vivere in orizzontale. Interessi e comportamenti individuali e collettivi si aggregano in mondi non dialoganti. Non comunicando in verticale, restano mondi che vivono in se stessi e di se stessi. L'attuale realtà italiana si può definire come una «società delle sette giare», cioè contenitori caratterizzati da una ricca potenza interna, mondi in cui le dinamiche più significative avvengono all'interno del loro parallelo sobollire, ma senza processi esterni di scambio e di dialettica. Le sette giare sono: i poteri sovranazionali, la politica nazionale, le sedi istituzionali, le minoranze vitali, la gente del quotidiano, il sommerso, il mondo della comunicazione.

 

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Coltivare l'anomalia
Mescolanze

(6 dicembre 2014) Oggi pomeriggio è previsto l'incontro promosso da Lorenzo Dellai allo scopo di aprire una nuova stagione dell'anomalia trentina. Se solo rappresentasse un sasso nello stagno di una politica ferma che ha smarrito da tempo la sua capacità di sperimentazione, sarebbe comunque un'iniziativa utile. Ne ho già scritto nei giorni scorsi e mi auguro che da lì possa prendere il via un percorso di analisi, elaborazione e proposta improntata a quella dimensione territoriale ed europea che è stata ed è al centro della riflessione del collettivo di “Politica responsabile”.

Nulla di più lontano dalla descrizione che ne fa il direttore de “L'Adige” Pierangelo Giovanetti nel suo editoriale di stamane nel rappresentare l'incontro di oggi come una sorta di Opa di Dellai sul PD del Trentino. Starà all'ex presidente della PAT rispondere con le parole e i fatti sul significato di questo appuntamento.

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Sobre la guerra. Sulla guerra
Estanislao Zuleta

di Estanislao Zuleta

 

Estanislao Zuleta (nato nel 1935 a Medellín - morto nel 1990 a Cali) è stato un filosofo , scrittore e professore combiano. Più che per i suoi scritti, Zuleta è ricordato dai suoi convegni che sono stati accuratamente registrati dai suoi colleghi e allievi e pubblicati più volte durante la sua vita e dopo la sua morte.

 

Pienso que lo más urgente cuando se trata de combatir la guerra es no hacerse ilusiones sobre el carácter y las posibilidades de este combate. Sobre todo no oponerle a la guerra, como han hecho hasta ahora casi todas las tendencias pacifistas, un reino del amor y la abundancia, de la igualdad y la homogeneidad, una entropía social. En realidad la idealización del conjunto social a nombre de Dios, de la razón o de cualquier cosa conduce siempre al terror; y como decía Dostoievski, su fórmula completa es “Liberté, egalité, fraternité. .. de la mort”. Para combatir la guerra con una posibilidad remota, pero real de éxito, es necesario comenzar por reconocer que el conflicto y la hostilidad son fenómenos tan constitutivos del vínculo social, como la interdependencia misma, y que la noción de una sociedad armónica es una contradicción en los términos. La erradicación de los conflictos y su disolución en  una cálida convivencia no es una meta alcanzable, ni deseable, ni en la vida personal - en el amor y la amistad - ni en la vida colectiva. Es preciso, por el contrario, construir un espacio social y legal en el cual los conflictos puedan manifestarse y desarrollarse, sin que la oposición al otro conduzca a la supresión del otro, matándolo, reduciéndolo a la impotencia o silenciándolo.

 

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Oltre i centottanta secondi...
Un\'immagine dell\'incontro di sabato scorso

 

 

(dicembre 2014) L'incontro proposto da Lorenzo Dellai al Sanbapolis di Trento ha messo in luce l'inadeguatezza dell'attuale governo provinciale e ha fatto emergere le contraddizioni profonde che hanno accompagnato in particolare la scorsa legislatura fino a portarci a questo nuovo scenario. Ma soprattutto ha posto la necessità di una politica capace di rinnovare le proprie categorie per riprendere quel cammino originale che ha fatto diverso il Trentino negli anni della paura e dello spaesamento.

 

Un commento di Michele Nardelli.

 

 

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sabato, 6 dicembre 2014 ore 15:30

# 180 secondi. La tua idea per il Trentino
ricostruire l\'anomalia trentina
Riconoscere il carattere di straordinarietà dell’Autonomia trentina e saperlo alimentare attraverso un esercizio non ordinario della politica (senza buona politica, l'Autonomia diventa un giogo) e della cittadinanza, oltre i rischi contrapposti del localismo e della verticalizzazione.
 
Assumere questa prospettiva per andare oltre le difficoltà di un presente che sembra incapace di generare futuro. Dare senso alle sfide della grande metamorfosi provocata dalla crisi, che ci costringe a riscrivere i tradizionali codici economici, sociali e culturali.
 
Queste, in estrema sintesi, le direttrici lungo le quali Lorenzo Dellai, in un fondo pubblicato dal quotidiano “Trentino”, ha invitato chiunque abbia a cuore i destini della comunità trentina e, a qualsiasi titolo, si riconosce nell’esperienza del centro sinistra autonomista a sviluppare una riflessione aperta e creativa di futuro e speranza.
 
Sabato 6 dicembre dalle 15.30 alle 18.30, negli spazi adiacenti alla bellissima palestra di arrampicata di Sanbapolis nel quartiere di San Bartolomeo a Trento, ci incontreremo per avviare e condividere questa riflessione. Una riflessione che ci piace pensare libera e non irreggimentata in schemi preconfezionati; da qui la scelta di assicurare a tutti i partecipanti #180secondi per esprimere la loro idea di futuro e di Trentino.

 

Trento, Sanbapolis, quartiere san Bartolomeo

Coniughiamo dimensione e aspirazione
Foto di Carlo Nardelli

Nei giorni scorsi Lorenzo Dellai ha proposto di dar vita ad un cantiere politico per rilanciare il Trentino come terra di sperimentazione originale, lanciando l'idea di un appuntamento per il prossimo 6 dicembre. Alessio Manica, capogruppo PD in Consiglio Provinciale, con questo intervento apparso oggi sul Trentino, riprende la proposta e rilancia.

 

di Alessio Manica

 

(26 novembre 2014) Ha ragione Lorenzo Dellai quando parla della necessità di aprire una riflessione ampia sul futuro del Trentino. Ne parliamo in tanti, e sicuramente da parecchio tempo, ormai da anni e a questo punto credo proprio sia giunto il momento di passare ai fatti, aprendo una riflessione ampia e partecipata sul futuro del Trentino e dell’Autonomia, dalla quale derivare un progetto politico e di governo capace di aggregare trasversalmente chi ha cuore il futuro nostro e del nostro territorio.

 

Non possiamo negare che se un’anomalia trentina c’è stata, con riferimento alla lunga stagione in cui la nostra Provincia è riuscita ad essere laboratorio politico ed amministrativo innovativo, questa si è un po’ persa negli ultimi anni. Va recuperato quello slancio politico e culturale necessario a valorizzare la nostra specialità.

 

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Rilanciare l'anomalia politica trentina
vuoto della politica

(17 novembre 2014) Ho posto più volte in queste settimane l'esigenza di riprendere un cammino di ricerca politica originale a fronte di un Trentino che ha smarrito la sua capacità di essere laboratorio politico e in progressiva omologazione al quadro nazionale. L'ho fatto in forma pubblica, attraverso questo blog, e privata nelle occasioni di incontro o di conversazione che ho avuto con le persone che dell'anomalia trentina sono state a vario titolo protagoniste.

 

Domenica sul quotidiano "Trentino" Lorenzo Dellai riprende con un suo intervento (che trovate in allegato) la necessità di rilanciare la positiva anomalia politica che tanto ha contribuito a fare diversa questa terra indicando anche un giorno, il 6 dicembre p.v., per riprenderne il filo conduttore.

 

Non può che farmi piacere e penso che quell'appuntamento sia più che mai opportuno, purché la reazione dei vari interlocutori non sia quella gattopardesca che si esprime ad esempio nello stupore di un Panizza come se quanto accaduto in Trentino negli ultimi mesi rappresentasse la naturale continuità del passato.

 

L\'articolo di Lorenzo Dellai

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Un mondo senza alternative
Oltre il muro

Questo articolo è stato scritto da Zygmunt Bauman per la webzine europea Eutopia Magazine promossa da Laterza con altri editori europei, Telecom e la London School of Economics per l'inserto sul crollo del Muro di Berlino che comprenderà, tra gli altri, anche interventi di Ivan Krastev, Valerio Castronovo, Wolfgang Schuller e Gianni Riotta.

 

di Zygmunt Bauman

 

(8 novembre 2014) Sulle rovine del Muro di Berlino aleggia lo spettro di un mondo senza alternative. Non è la prima volta che uno spettro simile fa la sua comparsa: la novità fondamentale è che stavolta aleggia sul mondo intero. Nei secoli di sovranità territoriale e indipendenza che hanno fatto seguito alla Pace di Vestfalia, nel 1648, l'assenza di alternative (in sintonia con la formula cuius regio eius religio, dove la religio successivamente sarebbe stata rimpiazzata con la natio) era confinata allo spazio racchiuso nei confini di un singolo Stato; c'erano alternative in abbondanza nelle vaste distese che cominciavano dall'altro lato del confine, e lo scopo principale della sovranità territoriale era quello di impedire a queste alternative, per amore o per forza, di varcare quella linea. Il perforamento e lo smantellamento del Muro di Berlino hanno fuso gli spettri locali dell'assenza di alternative in un unico spettro mondiale.

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