Quello che segue è l'editoriale di Simone Casalini pubblicato domenica 8 febbraio sul Corriere del Trentino
di Simone Casalini
(8 febbraio 2015) Quando le impalcature istituzionali vacillano e la rappresentanza del sociale si riduce, dando impulso alla diserzione politica, è quasi fisiologico assistere a una fase di disorientamento nella quale si affacciano proposte di ricomposizione a credibilità variabile. Non fa eccezione lo zibaldone della politica trentina che si destreggia tra antiche (contraddittorie) suggestioni e tentazioni solipsistiche perché, nel tempo delle leadership comunicative, l’idea di re taumaturghi su cui fondare la sintesi rimane una costante.
Occorre tuttavia prestare molta attenzione affinché le alchimie sperimentate in laboratorio possiedano un requisito essenziale: l’adesione del sociale. L’estetica della novità di per sé non basta se non produce culture durature e una motivazione elettorale, se non stimola l’impegno e la partecipazione a un orizzonte collettivo. Anche accettando che tali orizzonti possano essere oggi più ristretti rispetto al passato.
C'è una profonda crisi della cultura sistemica. Poteri sovranazionali, politica nazionale, istituzioni, minoranze vitali, gente del quotidiano, sommerso e comunicazione sono sette mondi non comunicanti, che vivono di se stessi e in se stessi in un parallelo sobollire. La politica sia arte di guida
(9 dicembre 2014) Una profonda crisi della cultura sistemica. Siamo una società liquida che rende liquefatto il sistema. Senza ordine sistemico, i singoli soggetti sono a disagio, si sentono abbandonati a se stessi, in una obbligata solitudine: vale per il singolo imprenditore come per la singola famiglia. Tale estraneità porta a un fatalismo cinico e a episodi di secessionismo sommerso, ormai presenti in varie realtà locali.
La società delle sette giare. La profonda crisi della cultura sistemica induce a una ulteriore propensione della nostra società a vivere in orizzontale. Interessi e comportamenti individuali e collettivi si aggregano in mondi non dialoganti. Non comunicando in verticale, restano mondi che vivono in se stessi e di se stessi. L'attuale realtà italiana si può definire come una «società delle sette giare», cioè contenitori caratterizzati da una ricca potenza interna, mondi in cui le dinamiche più significative avvengono all'interno del loro parallelo sobollire, ma senza processi esterni di scambio e di dialettica. Le sette giare sono: i poteri sovranazionali, la politica nazionale, le sedi istituzionali, le minoranze vitali, la gente del quotidiano, il sommerso, il mondo della comunicazione.
(6 dicembre 2014) Oggi pomeriggio è previsto l'incontro promosso da Lorenzo Dellai allo scopo di aprire una nuova stagione dell'anomalia trentina. Se solo rappresentasse un sasso nello stagno di una politica ferma che ha smarrito da tempo la sua capacità di sperimentazione, sarebbe comunque un'iniziativa utile. Ne ho già scritto nei giorni scorsi e mi auguro che da lì possa prendere il via un percorso di analisi, elaborazione e proposta improntata a quella dimensione territoriale ed europea che è stata ed è al centro della riflessione del collettivo di “Politica responsabile”.
Nulla di più lontano dalla descrizione che ne fa il direttore de “L'Adige” Pierangelo Giovanetti nel suo editoriale di stamane nel rappresentare l'incontro di oggi come una sorta di Opa di Dellai sul PD del Trentino. Starà all'ex presidente della PAT rispondere con le parole e i fatti sul significato di questo appuntamento.
di Estanislao Zuleta
Estanislao Zuleta (nato nel 1935 a Medellín - morto nel 1990 a Cali) è stato un filosofo , scrittore e professore combiano. Più che per i suoi scritti, Zuleta è ricordato dai suoi convegni che sono stati accuratamente registrati dai suoi colleghi e allievi e pubblicati più volte durante la sua vita e dopo la sua morte.
Pienso que lo más urgente cuando se trata de combatir la guerra es no hacerse ilusiones sobre el carácter y las posibilidades de este combate. Sobre todo no oponerle a la guerra, como han hecho hasta ahora casi todas las tendencias pacifistas, un reino del amor y la abundancia, de la igualdad y la homogeneidad, una entropía social. En realidad la idealización del conjunto social a nombre de Dios, de la razón o de cualquier cosa conduce siempre al terror; y como decía Dostoievski, su fórmula completa es “Liberté, egalité, fraternité. .. de la mort”. Para combatir la guerra con una posibilidad remota, pero real de éxito, es necesario comenzar por reconocer que el conflicto y la hostilidad son fenómenos tan constitutivos del vínculo social, como la interdependencia misma, y que la noción de una sociedad armónica es una contradicción en los términos. La erradicación de los conflictos y su disolución en una cálida convivencia no es una meta alcanzable, ni deseable, ni en la vida personal - en el amor y la amistad - ni en la vida colectiva. Es preciso, por el contrario, construir un espacio social y legal en el cual los conflictos puedan manifestarse y desarrollarse, sin que la oposición al otro conduzca a la supresión del otro, matándolo, reduciéndolo a la impotencia o silenciándolo.
(dicembre 2014) L'incontro proposto da Lorenzo Dellai al Sanbapolis di Trento ha messo in luce l'inadeguatezza dell'attuale governo provinciale e ha fatto emergere le contraddizioni profonde che hanno accompagnato in particolare la scorsa legislatura fino a portarci a questo nuovo scenario. Ma soprattutto ha posto la necessità di una politica capace di rinnovare le proprie categorie per riprendere quel cammino originale che ha fatto diverso il Trentino negli anni della paura e dello spaesamento.
Un commento di Michele Nardelli.
sabato, 6 dicembre 2014 ore 15:30
Trento, Sanbapolis, quartiere san Bartolomeo
Nei giorni scorsi Lorenzo Dellai ha proposto di dar vita ad un cantiere politico per rilanciare il Trentino come terra di sperimentazione originale, lanciando l'idea di un appuntamento per il prossimo 6 dicembre. Alessio Manica, capogruppo PD in Consiglio Provinciale, con questo intervento apparso oggi sul Trentino, riprende la proposta e rilancia.
di Alessio Manica
(26 novembre 2014) Ha ragione Lorenzo Dellai quando parla della necessità di aprire una riflessione ampia sul futuro del Trentino. Ne parliamo in tanti, e sicuramente da parecchio tempo, ormai da anni e a questo punto credo proprio sia giunto il momento di passare ai fatti, aprendo una riflessione ampia e partecipata sul futuro del Trentino e dell’Autonomia, dalla quale derivare un progetto politico e di governo capace di aggregare trasversalmente chi ha cuore il futuro nostro e del nostro territorio.
Non possiamo negare che se un’anomalia trentina c’è stata, con riferimento alla lunga stagione in cui la nostra Provincia è riuscita ad essere laboratorio politico ed amministrativo innovativo, questa si è un po’ persa negli ultimi anni. Va recuperato quello slancio politico e culturale necessario a valorizzare la nostra specialità.
(17 novembre 2014) Ho posto più volte in queste settimane l'esigenza di riprendere un cammino di ricerca politica originale a fronte di un Trentino che ha smarrito la sua capacità di essere laboratorio politico e in progressiva omologazione al quadro nazionale. L'ho fatto in forma pubblica, attraverso questo blog, e privata nelle occasioni di incontro o di conversazione che ho avuto con le persone che dell'anomalia trentina sono state a vario titolo protagoniste.
Domenica sul quotidiano "Trentino" Lorenzo Dellai riprende con un suo intervento (che trovate in allegato) la necessità di rilanciare la positiva anomalia politica che tanto ha contribuito a fare diversa questa terra indicando anche un giorno, il 6 dicembre p.v., per riprenderne il filo conduttore.
Non può che farmi piacere e penso che quell'appuntamento sia più che mai opportuno, purché la reazione dei vari interlocutori non sia quella gattopardesca che si esprime ad esempio nello stupore di un Panizza come se quanto accaduto in Trentino negli ultimi mesi rappresentasse la naturale continuità del passato.
Questo articolo è stato scritto da Zygmunt Bauman per la webzine europea Eutopia Magazine promossa da Laterza con altri editori europei, Telecom e la London School of Economics per l'inserto sul crollo del Muro di Berlino che comprenderà, tra gli altri, anche interventi di Ivan Krastev, Valerio Castronovo, Wolfgang Schuller e Gianni Riotta.
di Zygmunt Bauman
(8 novembre 2014) Sulle rovine del Muro di Berlino aleggia lo spettro di un mondo senza alternative. Non è la prima volta che uno spettro simile fa la sua comparsa: la novità fondamentale è che stavolta aleggia sul mondo intero. Nei secoli di sovranità territoriale e indipendenza che hanno fatto seguito alla Pace di Vestfalia, nel 1648, l'assenza di alternative (in sintonia con la formula cuius regio eius religio, dove la religio successivamente sarebbe stata rimpiazzata con la natio) era confinata allo spazio racchiuso nei confini di un singolo Stato; c'erano alternative in abbondanza nelle vaste distese che cominciavano dall'altro lato del confine, e lo scopo principale della sovranità territoriale era quello di impedire a queste alternative, per amore o per forza, di varcare quella linea. Il perforamento e lo smantellamento del Muro di Berlino hanno fuso gli spettri locali dell'assenza di alternative in un unico spettro mondiale.
di Michele Nardelli e Federico Zappini
(5 dicembre 2014) 180 secondi sono un tempo brevissimo, eppure sufficiente per dire alcune cose. Dell'iniziativa proposta da Lorenzo Dellai (il prossimo 6 dicembre, a Trento) è facile elencare i possibili limiti. Questo esercizio lo praticheranno in molti, secondo un copione collaudato. Calata dall'alto, fuori tempo massimo, politicista. Con queste premesse sembrerebbe plausibile aspettarsi gli stessi risultati - non tutti esaltanti - degli ultimi esperimenti che hanno visto protagonista l'ex Presidente della Provincia di Trento. Ma è davvero questo il livello del dibattito al quale vogliamo partecipare e che siamo interessati a sostenere?
Sarebbe troppo semplice liquidare così l'appuntamento di sabato. Al netto della formula e persino del metodo (che mescola le nuove formule del marketing politico con le più classiche chiamate a raccolta dei partiti) ciò che andrebbe messo in risalto sono le motivazione che ne hanno fatto emergere - in Lorenzo Dellai, ma non solo... - l'esigenza.
Astensione e comportamento elettorale nelle elezioni europee 2009
La presente sintesi si basa su una ricerca documentale condotta sull'astensione e sul comportamento elettorale nel giugno 2009. Rappresenta la prima fase della strategia commerciale sociale della DG Comunicazione in preparazione delle elezioni europee 2014.
I dati sono tratti dal sondaggio dell'Eurobarometro condotto da TNS Opinion dopo le elezioni del 2009. Lo studio è stato condotto tra il 12 giugno e il 6 luglio 2009 e ha visto la partecipazione di 26 830 cittadini europei che hanno raggiunto l'età di voto (almeno 18 anni oppure almeno 16 anni in Austria).
Dalla ricerca un dato su tutti: nel 2009 avevano votato il 43% degli aventi diritto: percentuali molto basse anche nei paesi fondatori. Un calo ulteriore (peraltro previsto) sarebbe disastroso per il grado di autorevolezza del Parlamento Europeo e mai come nelle elezioni di domenica prossima la percentuale dei votanti assumerà un valore politico.
(3 maggio 2014) Si è conclusa oggi alle 13.30 la spring school “Territoriali ed europei”. E credo di poter dire che andata molto bene, per la qualità dei relatori, per l'apporto venuto dagli artisti invitati, per la partecipazione tanto nelle serate pubbl...iche quanto nei momenti formativi in senso stretto, per il clima che ha accompagnato ogni momento di queste quattro giornate...
Siamo riusciti a tenere la scuola di primavera in piena campagna elettorale senza che questo potesse condizionare o diventare elemento di divisione. La forza dei contenuti e delle idee, certamente. E, insieme, la consapevolezza condivisa dell'inadeguatezza delle attuali espressioni politiche che pur in campagna elettorale riescono a non parlare dell'Europa. C'è invece una narrazione europea che dovrà prendere corpo ne tempo a venire, sperando che le elezioni del 25 maggio non segnino, nella partecipazione come nel voto, la fine del sogno europeo.
Il Corriere del Trentino del 28 maggio riporta un'interessante intervista a Lorenzo Dellai sul voto di domenica scorsa. L'idea di un luogo comune di progettazione politica del centrosinistra autonomista. Forse, piano piano...
di Tristano Scarpetta
«Questo voto ha aperto un ciclo politico nuovo». A Lorenzo Dellai non sfuggono gli aspetti contingenti che hanno catalizzato lo straordinario successo elettorale del Pd, ma non si ferma a quelli. Domenica è stato infranto un tabù: molti elettori che in passato non avrebbero mai votato a «sinistra» hanno votato Pd. Un dato che, secondo l'ex governatore, potrebbe diventare in parte «strutturale». Di qui la proposta: dare vita a «un'associazione politica che crei il campo comune in cui democratici, popolari e autonomisti possano andare oltre la coalizione tra partiti».
Onorevole, che valutazione dà del voto di domenica in Trentino? «Molto positiva, per due motivi. Per l'elezione di Dorfmann, la cui candidatura è stata un ponte tra il Pd, cui la Svp si era collegata facendo una chiara scelta di campo, e il Ppe. Ma anche per il grande divario, maggiore che nel resto d'Italia, tra la principale forza europeista, il Pd, e gli antieuropeisti, M5s in testa».
Anche molti elettori del suo partito, l'Upt, hanno votato Pd. «So bene che è andata così. Lo hanno fatto alla luce del sole, senza farsene un problema. Hanno visto nel Pd la diga all'avanzata del populismo, dello sfascio».
Non voglio esprimere un pre-giudizio sulla compagine governativa di Matteo Renzi. Tante donne, tanti giovani, numerosi volti nuovi: nel marketing politico non c'è che dire, una mossa efficace. Li misureremo nel loro lavoro. E però qualche pensiero s'impone.
Primo. Il governo di Enrico Letta era “di scopo”, non un'alleanza politica di legislatura bensì un governo d'emergenza per varare provvedimenti a tutela del difficile passaggio economico e una nuova legge elettorale per poi tornare al voto. Solo così si poteva giustificare un'inedita convergenza che, alla faccia del bipolarismo, metteva insieme schieramenti tanto diversi. Quello che si è proposto Matteo Renzi è al contrario un governo di legislatura, un governo politico che renda compatibili strategie (e dunque contenuti) fra loro alternative...
di Federico Zappini
Non credo alle coincidenze, ma quando queste si verificano ne riconosco la potenza simbolica. L’arresto di ventiquattro secessionisti (veneti e lombardi) da un lato, l’approvazione alla Camera della “cosiddetta” abolizione delle Province dall’altro. Il tanko venetista – mix di folklore e follia ideologica – pronto a muoversi verso Piazza S.Marco e il “carrarmato” Renzi che elimina enti locali nel sacro nome della spending review. L’idea balzana di un ritorno alle città-stato teorizzata dai separatisti contro la fretta centralizzatrice che sembra guidare il Governo, sull’onda lunga delle mal sfruttate celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Il rancoroso indipendentismo che innalza barriere e rivendica identità esclusive opposto ad una rinnovata retorica nazionale, che sembra non prendere in considerazione le specificità territoriali. Le rinvigorite ambizioni di essere “paroni a casa nostra!” rintuzzate dallo Stato che – sculacciati i suoi enti periferici, spendaccioni e inutili per definizione (!!!) – cerca di riportare a sé l’intera sovranità.