"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Un nuovo ordine da immaginare

Nuoro, Sardegna

di Ugo Morelli



(19 febbraio 2015) "L’assurdo è la ragione lucida che accetta i propri limiti”, scrive Albert Camus ne Il mito di Sisifo. A spingere il “sasso” dell’esigenza di rivitalizzazione del pensiero era rivolto l’editoriale di Simone Casalini apparso sul Corriere del Trentino dell’8 febbrai (e che potete trovare in questa home page, ndr). Non abbiamo finora assistito a un dibattito suscitato dal contenuto di quell’articolo in cui pure l’autore si impegnava, esponendosi, a formulare una proposta lucida, essenziale e necessaria.

Il prosciugamento di vitalità e di generatività delle democrazie “come lidi spogliati dalla bassa marea”, è la preoccupazione dell’autore. L’individualizzazione e l’indifferenza nella vita di tutti di noi - anche in realtà come la nostra, dove la partecipazione attiva è stata matrice di importanti passaggi storici, economici e sociali - si sono affermate mentre noi non educavamo alla democrazia, per dirla con Gustavo Zagrebelsky. 

L’ordine immaginato dominante è talmente pragmatista che chi ricopre la massima responsabilità nel governo provinciale dice che ha altro da fare che occuparsi di partecipazione e democrazia. La proposta di Casalini merita invece la massima attenzione.

Il dualismo tra cultura umanistica e cultura cosiddetta scientifica è uno dei principali problemi del nostro tempo e produce pensieri e decisioni campate per aria o esiti tecnicistici che si autogiustificano. Il fine di quella proposta: “la circolazione della conoscenza e la costruzione di nuove teorie critiche”, è quanto di più importante si possa immaginare per riattivare pensabilità e partecipazione nella società civile.

Per cambiare l’ordine immaginato vigente, che come è evidente non ci può bastare per l’evidente declino che lo caratterizza in ogni campo, prima dobbiamo inventare un ordine immaginato alternativo e crederci. Non c’è modo per noi di fare senza un ordine immaginato.

Quando vogliamo mettere in discussione i vincoli di un certo modo di pensare e di fare, abbiamo bisogno di creare un nuovo immaginario in cui azioni e soluzioni inedite prenderanno forma. Viviamo in un mondo in cui è pervasiva la sensazione che non vi sia spazio per affermare qualcosa di nuovo, dove il già immaginato e detto pare imporsi come frontiera invalicabile. E questo è senz’altro uno dei vincoli principali al cambiamento e all’innovazione.

Tutto questo accade in modo particolare in momenti della storia in cui i cambiamenti sono più profondi e acuti. Non ci vuole molto per rendersene conto. Se dalla facciata di casa vostra guardate fuori della finestra vedrete qualcosa di molto diverso che se vi affacciaste sul retro. Quel che ci tiene chiusi nei nostri recinti non sono le porte, i cancelli, i muri. Sono invece le finestre: quello che possiamo vedere è limitato e definito dalle cornici attraverso cui percepiamo. Quello di cui necessitiamo sono nuove cornici e la proposta di Casalini è una via per crearle. L’auspicio è che si discuta, finalmente, di questo.

 

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