Europa e Mediterraneo

Della confusione delle piazze. Dell’impossibile da inseguire.*
Da un campo all'altro

L’universo non ha un centro,
ma per abbracciarsi si fa così:
ci si avvicina lentamente
eppure senza motivo apparente,
poi allargando le braccia,
si mostra il disarmo delle ali,
e infine si svanisce,
insieme,
nello spazio di carità
tra te
e l’altro»

Chandra Livia Candiani

da La bambina pugile ovvero La precisione dell’amore (Einaudi, 2014)

 

di Federico Zappini

Il rumore che sale dalla strada. Le strade e le piazze parlano. Lo hanno sempre fatto. Per non tornare troppo indietro nel tempo ci dicevano qualcosa – di importantissimo – le giornate di Genova dell’estate 2001, le insorgenze rivoluzionarie delle Primavere arabe, gli esperimenti aggregativi di Occupy Wall Street e degli Indignados. Nelle ultime settimane – curiosamente agli sgoccioli del cinquantenario del ’68 – una serie di mobilitazioni hanno preso forma in Europa offrendo qualche dato utile a mappare i processi sociali (e potenzialmente politici) in atto. Processi che appaiono alimentati da un lato dalle pulsioni che attraversano il reale, e che ne mettono in crisi la stabilità, e dall’altra da una difettosa lettura delle caratteristiche fondanti di quello stesso reale che fino a oggi è stato il contesto posto a sfondo delle nostre vite.

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sabato, 13 ottobre 2018 ore 17:30

Nazra, uno “sguardo” sulla Palestina
Haifa, Palestina

Arriva anche in Trentino il Festival internazionale di cortometraggi palestinesi “NAZRA”. Gli appuntamenti a Trento e Rovereto il 13 e il 14 ottobre.

Il festival itinerante Nazra è nato con la volontà di sostenere registi palestinesi ed internazionali dando spazio ai loro sguardi che raccontano in maniera inedita la condizione attuale della Palestina, le difficoltà della vita in territori occupati militarmente e la volontà di emersione delle donne e dei giovani in situazioni di conflitto e di violazione dei diritti umani.

Nazra in arabo significa ‘sguardo’, e sono molti i punti di vista pronti a incrociarsi durante questo festival, diversi per origine, stile e temi proposti. Lo sguardo non è solo quello degli autori, ma anche quello degli spettatori, spesso raggiunti dalle notizie di cronaca estera sul Medio Oriente senza avere reali possibilità di incontro e conoscenza culturale di questo mondo. Attraverso questa rassegna sarà possibile conoscere meglio la realtà palestinese, sollevare domande, fare breccia nel silenzio o nella disinformazione che gravano sulla condizione attuale di questo popolo e questa terra.

Nelle città di Trento e Rovereto verrà proposta la visione, alla presenza di alcuni registi vincitori, di una selezione delle 18 opere in concorso, la metà delle quali realizzata da registe donne. Sarà un’occasione di riflessione su tematiche come la libertà, la pace e la memoria: la rassegna Nazra si propone infatti di stimolare il dialogo e la conoscenza reciproca tra le due sponde del Mediterraneo.

Trento, Rovereto

La locandina della rassegna

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Microcosmi. Sarajevo centro del mondo (4)
Sarajevo, inverno

Quello che segue è il quarto racconto breve che trae spunto dal percorso formativo “Ex Jugoslavia, una guerra postmoderna. Viaggio nel cuore dell'Europa”. Esce in contemporanea sul sito di Osservatorio Balcani Caucaso - Transeuropa (www.balcanicaucaso.org)

 

 

di Michele Nardelli



«... Sarajevo è diventata ben presto metafora del mondo.

Il luogo in cui differenti volti del mondo si sono raccolti in un punto

come nel prisma si concentrano i raggi di luce dispersi ...

E' diventata un microcosmo,

centro del mondo che, come ogni centro secondo l'insegnamento degli esoterici,

contiene tutto il mondo»

Dzevad Karahasan



Questo breve racconto non è dedicato ad una persona ma ad una città. Una città che è fatta di tante cose che nel tempo sono diventate genio del luogo: ambiente, storia, cultura, tradizioni, saperi e, ovviamente, persone.

Quelle che ho incontrato e attraverso le quali ho amato e amo una città del tutto speciale che si è presa un posto di rilievo nella storia, in quella più lontana con la S maiuscola, come in quella ancora da elaborare di un infinito presente.

Scrivere di Sarajevo può risultare retorico, perfino banale. Un fiume d'inchiostro è stato versato per descrivere “la polveriera d'Europa” o per altro verso “la culla della cultura europea”, per confermare gli stereotipi o per celebrarne il fascino malgrado ciò che le ha riservato il Novecento. Cosa potrei mai aggiungere di nuovo a quanto già scritto?

Eppure c'è qualcosa che mi spinge a scriverne, perché a ben vedere del suo cuore balcanico (e dunque di sé) questa nostra Europa conosce ben poco. Tanto che ancora oggi, proprio nei giorni del centenario della fine della prima guerra mondiale, sentiamo voci autorevoli affermare stoltamente che l'Europa da settant'anni non avrebbe più conosciuto la tragedia della guerra.

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I migranti di Riace e il sindaco che Salvini insulta
Riace nel 2001

E intanto sono due anni che il Comune deve ricevere fondi che gli spettano, rischiando il dissesto secondo quello che sembra un piano preordinato

 

Era il Capodanno del 2001. In uno dei nostri primi viaggi del turismo responsabile andammo con l'amico Tonino Perna a visitare Riace ed in particolare l'esperienza degli amici di Città Futura impegnati nell'accoglienza e nella valorizzazione del territorio. L'idea era davvero interessante: ridare vita ad un borgo abbandonato da una parte significativa dei propri abitanti emigrati al nord o in altri paesi attraverso la concessione delle abitazioni in comodato d'uso a chi voleva mettere nuove radici in quella terra e riattivare antichi mestieri che si andavano perdendo. Noi stessi in quell'occasione venimmo ospitati in una di queste abitazioni altrimenti vuote, concretizzando in questo modo anche una diversa idea di offerta turistica. Ricordo in particolare lo stupore di noi tutti di fronte alla bellezza dei manufatti artigianali che venivano dalla lavorazione della ginestra, una delle tradizioni che Città Futura aveva fatto rivivere. In quella circostanza conoscemmo anche Domenico Lucano che di quell'esperienza era l'animatore. Mimmo non era ancora sindaco, ma ci rimase impresso il suo fervore vulcanico che aveva come caratteristica in primo luogo l'amore verso il territorio. Ora Mimmo, nel frattempo diventato Sindaco di Riace, è stato arrestato per aver perseguito con risultati positivi quell'idea di accoglienza, tanto da divenire un simbolo e un modello anche in altri paesi. Riprendo qui l'articolo pubblicato nel giugno scorso con il quale Tonino Perna faceva trasparire un cattivo presagio che poi si è tristemente avverato. Quando in quegli stessi giorni siamo stati con il “Viaggio nella solitudine della politica” nelle “Terre dell'osso” volevamo andare ad incontrare anche Mimmo nella sua Riace, ma non ce l'abbiamo fatta. Tonino ora mi propone di andare a dicembre in Calabria a presentare “Sicurezza”. Sarà l'occasione per un nuovo itinerario e per riabbracciare con l'amico Tonino anche Mimmo Lucano, al quale in queste ore buie va tutta la mia vicinanza e solidarietà. (m.n.)

 

di Tonino Perna *

In un’intervista del ministro Salvini a Repubblica.tv, diventata virale sui social, il leader della Lega invitato dall’intervistatore a mandare un messaggio al sindaco di Riace “Lucano” ha testualmente risposto: «Al sindaco di Riace non dedico neanche mezzo pensiero. Zero. È lo zero».

Questa risposta si commenta da sé e il ministro dovrà risponderne di fronte ai calabresi, ai meridionali e a tutti le italiane e gli italiani che in questi vent'anni sono venuti a Riace per tirare una boccata di ossigeno, per scoprire come si possa convivere tra tante etnie e culture diverse, per vedere con i propri occhi quello che un grande regista tedesco ha dichiarato di fronte a dieci premi Nobel per la pace: «A Riace, un paesino della Calabria, ho scoperto la vera civiltà e quale potrebbe essere il nostro futuro». È successo nel 2009, nella ricorrenza del ventesimo anniversario della caduta del muro di Berlino, quando Wim Wenders, dopo aver girato un docufilm su Badolato e Riace, ha così esordito stupendo la stampa di mezzo mondo.

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Nel gorgo della Diamond Route (3)
Agostino Zanotti nel giorno dell'inaugurazione del luogo della memoria sulla Diamond Route

Il terzo racconto breve è ambientato nella Bosnia centrale, nei pressi di Gornji Vakuf, teatro venticinque anni fa di una tragica vicenda dove persero la vita Sergio Lana, Fabio Moreni Guido Puletti, tre volontari italiani che cercavano la pace1

 

di Michele Nardelli

«Nell'epoca della globalizzazione

la guerra non è più monopolio degli stati nazionali

né, come voleva von Clausewitz,

“la continuazione della politica con altri mezzi”.

Al suo posto c'è un altro tipo di violenza organizzata,

in cui confluiscono ragioni militari e criminalità,

economia illegale e violazione dei diritti umani...»

Mary Kaldor

Le nuove guerre

 

Non so quale fosse la ragione per la quale l'UNPROFOR2 avesse chiamato così quella strada sterrata nella Bosnia centrale, forse per via della miniera di Radovan cui si poteva accedere proprio attraverso la rotta che collegava Prozor a Travnik lungo il torrente che scende dalle pendici della Vranica.

Di certo c'era che quella strada avrebbe dovuto essere sotto il controllo delle Nazioni Unite e dunque percorribile per i convogli umanitari. Ma in quegli anni imparammo che il vecchio ordine stava proprio per finire, che nelle nuove guerre non ci sarebbero state nemmeno formalmente delle regole cui attenersi e che il monopolio della violenza non sarebbe più stato riconducibile alle sole istituzioni statuali, figuriamoci in un paese dove le vecchie istituzioni erano svanite come neve al sole.

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La leonessa della Lijeva Obala (2)
Jasna

Il secondo dei racconti brevi che prendono spunto dal percorso formativo “Ex Jugoslavia, una guerra postmoderna. Viaggio nel cuore dell'Europa”1

 

di Michele Nardelli

 



«La Commissione di indagine sui crimini di guerra delle Nazioni Unite

presieduta da Tadeusz Mazowiecki, nel suo rapporto del 1994,

ha dichiarato che la distruzione sistematica della comunità bosniaca

nell'area di Prijedor merita il nome di genocidio».

Luca Rastello

La guerra in casa”



In un primo momento non voleva incontrarci. Troppo tempo trascorso nel silenzio, troppe delusioni, fors'anche una sorta di – peraltro reciproco – senso di colpa. Anni nei quali le speranze di una nuova vita dopo la tragedia che aveva segnato quella precedente si sono infrante in una dura quotidianità che non ti riconosce nemmeno il dolore, che di nuovo ti respinge e ti discrimina, che ti fa sentire sola, che ti fa capire quanta ipocrisia e falsa coscienza ti circonda.

Finiti gli anni del fervore, quando nel ritorno e nella ricostruzione ti dicevi “malgrado tutto sono ancora qui” e ti sentivi forte di questo e sapevi guardare negli occhi chi ti aveva cacciata e che ora faceva finta di nulla, non è facile trovarsi a dover fare i conti con una realtà dimezzata, negli affetti più cari che se ne vanno e con gli amori che non riescono più a nascere.

C'è un sole ancora caldo a Rizvanovici, uno dei villaggi sulla riva sinistra del fiume Sana, nel territorio della municipalità di Prijedor. Malgrado l'apparente normalità e i fiori alle finestre, ancora si scorgono qua e là i segni di quei tragici giorni della primavera del 1992 in cui venne raso al suolo senza risparmiare nulla, nemmeno i cimiteri o le strade, l'acquedotto o i pali della luce. Nella “Lijeva Obala” si contarono circa millecinquecento vittime. Jasna scappò attraverso i boschi tenendo per mano i suoi due figli piccoli. Una storia simile a quella di tante altre donne.

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sabato, 8 settembre 2018 ore 07:00

Bosnia Erzegovina. Viaggio nel cuore dei Balcani
Dopoguerra bosniaco

Progetto formativo per insegnanti e non solo

8 – 14 settembre 2018

 

Nonostante il nuovo secolo sia ormai inoltrato, siamo ancora nell'incubo del Novecento. L'Europa è di nuovo attraversata dal vento del nazionalismo, nelle sue forme più tradizionali del predominio etnico/religioso come in quello più subdolo dello scontro di civiltà.

Alla condizione di insicurezza che la globalizzazione porta con sé e al venir meno delle tutele seppure diseguali che il welfare state aveva assicurato nel secondo dopoguerra, la risposta sembra essere quel chiudersi a difesa di quel che si ha e di quel che si è, come se il diritto alla vita e alla dignità fosse prerogativa di qualcuno in sottrazione verso il prossimo, come se le identità non fossero l'esito dell'incontro fra diversità in un continuo divenire.

Razze che non esistono e religioni usate come pretesti per riproporre il grande imbroglio della guerra e della discriminazione, per nascondere interessi criminali e logiche di dominio. “Prima noi” si urla nelle piazze e nei luoghi dove si coltiva il rancore, così come un tempo si gridava “Deutschland über alles” o si cantava “Faccetta nera” nel rivendicare il proprio dominio imperiale, a testimonianza di quanto poco si sia imparato dalla storia.

Eppure bastava cogliere i segni del tempo. Quanto è accaduto dall'altra parte del mare Adriatico nell'ultimo decennio del Novecento ci avrebbe potuto aiutare a comprendere quel che si stava addensando nel cuore della vecchia Europa, ma si è preferito affidarsi agli stereotipi e far prevalere l'ipocrisia.

Modena, Trieste, Zagabria, Prijedor, Travnik, Sarajevo, Srebrenica, Belgrado, Vukovar, Modena

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Cinquant'anni fa. Per ricordare e riflettere
Praga, 21 agosto 1968

di Michele Nardelli

(20 agosto 2018) Cinquant'anni. E' passato mezzo secolo da quella notte fra il 20 e il 21 agosto 1968 in cui i carri armati fecero irruzione in Cecoslovacchia e invasero le strade di Praga.

Ne ho un ricordo nitido, malgrado fossi poco più che un bambino. Con mio fratello Carlo nella nostra stanza alle Camalghe il piccolo transistor era sintonizzato sulle frequenze di Radio Praga e fu proprio in quei momenti, passata la mezzanotte, che venne lanciato il disperato appello affinché la Primavera non venisse soffocata.

Sappiamo che la storia andò in altro modo e che dovettero passare altri vent'anni per la fine di quella dittatura. Ed ero a Praga in quel 29 dicembre 1989 quando Vaclav Havel parlò alla folla dei manifestanti dalle finestre del Forum civico che di lì a poco l'accompagnarono al Castello in veste di presidente dell'allora Cecoslovacchia.

Praga, 29 dicembre 1989

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venerdì, 10 agosto 2018 ore 07:00

Balcani. Una sfera di cristallo sulla postmodernità
1993, il bombardamento del Vecchio

Nono itinerario del "Viaggio nella solitudine della politica".

10 agosto - 16 agosto 2018

Fra qualche giorno il programma definitivo.

Trento, Zugliano, Trieste, Jasenovac, Dubica, Prijedor, Travnik, Sarajevo, Mostar, Srebrenica, Belgrado, Osijek, Varazdin

Migranti. La sostanza e l'ipocrisia.
L'impronta ecologica nei continenti

«Tempi interessanti» (83)

Il dibattito, meglio sarebbe dire le grida, sul tema delle migrazioni sta occupando la cronaca politica in tutto l'Occidente. Di per sé potrebbe essere positivo, se almeno questo comportasse la volontà di farsi carico della vita di tante persone e insieme di comprendere le ragioni di un esodo che almeno in queste forme non ha precedenti. Ma purtroppo così non è, tanto è vero che il problema per le cancellerie è in genere come evitarne l'approdo dentro i propri confini nazionali e di come all'interno di questi cavalcare il mantra della sicurezza per trarne consenso. Lo scopo di questa nota non è quello di trattare la questione, ma più semplicemente di mettere in evidenza la sostanza del problema e l'ipocrisia con la quale lo si affronta.

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giovedì, 7 giugno 2018 ore 18:00

Parkour, oltre i muri
Gaza Parkour

L’arte di muoversi con salti mortali e acrobazie sui muri crivellati di colpi di Gaza. 

La riappropriazione di un territorio che è una prigione a cielo aperto.

 

 

ORE 15.00 -  attivita di parkour con Abdalah Inshasi, atleta palestinese e fondatore del Gaza Parkour Team, insieme al gruppo di parkour di Rovereto Natural-Style

ORE 18.00 -  Incontro con Meri Calvetti (cooperante in Palestina per ACS - Associazione Cooperazione e Solidarietà);  

Abdallah Inshasi (fondatore del Gaza Parkour Team); Emanuele Gerosa, (filmmaker). Coordina: Elisa Dossi (giornalista RAI)

Organizzano: C'entro Anch'io - Comunità Murialdo, Comitato delle Associazioni per la pace e i diritti umani di Rovereto, Cooperativa Smart, Natural-Style, Quilombo Trentino - Operazione Colomba, Pace per Gerusalemme onlus.

In collaborazione con: ACS - Associazione Cooperazione e Solidarietà, 100-one.

Rovereto, Parco Amico - SmartLab, viale Trento 47/49

L'intellettuale europeo e l'orologiaio catalano (1)
Cimitero Zagabria, l'ultima dimora di Predrag

 

 

Quello che segue è il primo di una serie di racconti brevi che prendono spunto dal percorso formativo “Ex Jugoslavia, una guerra postmoderna. Viaggio nel cuore dell'Europa” realizzato nel settembre scorso dall'Istituto storico di Modena e che ho avuto il piacere di accompagnare.

 

di Michele Nardelli

 

«Ho conosciuto ad Alessandria un Catalano,

di mestiere orologiaio,

che tentava di ricostruire,

sulla base dell'esiguo numero di dati a disposizione,

il catalogo della devastata biblioteca di quella città,

la più grande dell'antichità...»

 

Predrag Matvejevic,

Breviario Mediterraneo

 

Scrive Claudio Magris che Predrag Matvejevic – nella sua ricerca filologica sul Mediterraneo – aveva qualcosa in comune con quell'orologiaio catalano che non desisteva dalla sua impresa malgrado il carattere impossibile del suo proponimento. Predrag era così, un cuore mite che “viveva pericolosamente”, perché questo era il suo modo di stare al mondo..

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L'Italiano. Un romanzo sulla Tunisia come spazio mediterraneo
La prima di copertina del libro

Shukri al Mabkhout

L'Italiano

Edizioni e/o, 2017



L'Italiano è un romanzo dello scrittore Shukri al Mabkhout, ambientato nella Tunisia della seconda metà degli anni '80, in un passaggio cruciale di quel paese, fra il nazionalismo arabo baathista che segnò tutta la fase post coloniale e il prendere corpo dell'islamismo politico.

Fra queste due tendenze – la prima ancorata nell'apparato statuale del supremo combattente1, la seconda che ha come riferimento il movimento dei Fratelli mussulmani radicata attorno al potere religioso – una sinistra marxista incapace di rappresentare un'alternativa, un po' perché fenomeno poco radicato nella complessità del tessuto sociale, un po' perché legata agli schemi ideologici di un mondo che ha esaurito – per usare una terminologia di quegli anni – la propria spinta propulsiva.

Di questo mondo è espressione il giovane protagonista del romanzo, Abdel Nasser, l'Italiano, chiamato così per la raffinatezza dei modi e del vestire, dal fascino che gli viene dalle origini andaluse della madre e dall'alterigia della bellezza turca del padre. Leader universitario di belle speranze, abbraccerà casualmente la professione giornalistica nel maggiore quotidiano legato a doppio filo al potere politico tunisino, perdendosi poi fra disincanto, storie d'amore e malcostume.

Il romanzo prende il là dal funerale del padre di Abdel e dallo scandalo che genera quest'ultimo picchiando l'imam sheikh 'Allala mentre celebra il rito funebre. Da qui si srotola il racconto, un affresco della società tunisina e di quel passaggio di tempo.

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L'Unione Europea e l'altra Europa. Erdogan a Sarajevo
Sarajevo, notturno invernale

Il recente comizio elettorale che il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha tenuto a Sarajevo ha messo in luce le difficoltà della Bosnia Erzegovina di oggi e le contraddizioni dell'Europa

di Ahmed Buric, Sarajevo *

(maggio 2018) A prescindere da come la storia ricorderà - se lo ricorderà - il comizio elettorale tenuto dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan a Sarajevo domenica 20 maggio, una cosa è certa: ci sono (almeno) due Europe. La prima è quella che comprende il territorio dell’Unione europea. L’altra Europa, non appartenente all’Unione, è tutt’oggi un territorio conteso.

Pescando nel torbido e giocando la carta del populismo, Erdogan è riuscito a trarre il massimo vantaggio dal fatto che in Bosnia si intrecciano i due “imperi”. L’Unione europea non vuole né può risolvere i problemi della Bosnia Erzegovina, e quest’ultima non può uscire da sola dalla trappola in cui è finita a causa del malgoverno e del perdurare di un sistema insostenibile.

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giovedì, 17 maggio 2018 ore 21:00

Intrecci criminali fra Italia e Balcani
Hummer dorata

All'interno di un programma più vasto dal titolo Balcani d'Europa - lo specchio di noi (un'idea di elaborazione di pensiero che parte dai vent'anni dal debutto del monologo su Srebrenica di Roberta Biagiarelli, vedi allegato), un dibattito sui legami mafiosi fra Italia e Balcani. La serata di svilupperà attraverso un dialogo fra Pierluigi Senatore e Michele Nardelli.

Formigine (Modena), magazzini San Pietro

La locandina degli eventi

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