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di Federico Zappini
Ogni elezione ci offre un’istantanea della realtà. Parziale certo, ma utile per analizzare le cause che hanno determinato una serie di esiti e cogliere i segnali di possibili traiettorie di futuro che – più o meno nascoste – il presente già contiene. Dall'Europa, intesa come dimensione minima per stare al Mondo, al territorio trentino, ovvero il frangente nel quale possiamo impegnare le nostre energie e agire le trasformazioni necessarie.
C'è una finestra di opportunità, secondo me, che va dal 2024 al 2030: non si tratta di un countdown inesorabile ma di uno spazio (anche simbolico, che richiama quell'Agenda 2030 che può e deve rimanere il minimo comune denominatore della nostra visione politica) per mettere le basi di un percorso collettivo. Ci aspettano scadenze elettorali assortite – per noi il Comune di Trento nel 2025, le Politiche nazionali nel 2027, le Provinciali trentine nel 2028 – che bene faremmo a tenere collegate dentro un unico processo politico, punti di emersione di un percorso politico che deve essere necessariamente più profondo, più ampio e più lento.
Ma andiamo con ordine.
mercoledì, 26 giugno 2024 ore 08:00

Dal 26 giugno al 3 luglio 2024, dopo una lunga assenza, sarò di nuovo nel cuore balcanico dell'Europa.
Lo scopo di questo viaggio è ben sintetizzato dal titolo della lettera (la trovate in allegato) che ho inviato ad una serie di amici e testimoni prvilegiati della regione: un viaggio di ritorno, un libro scritto a metà, una comunità di pensiero.
Persone con le quali ho condiviso a partire dagll'inizio degli anni '90 iniziative di solidaretà, progetti di cooperazione, sguardi e pensieri o che ho conosciuto ed apprezzato attraverso i loro scritti e il loro impegno sociale, culturale e politico.
Nel corso del viaggio, con ognuno di loro, avremo altrettanti momenti di conversazione sul presente e sul futuro di questa parte, per certi versi cruciale, dell'Europa.
Un viaggio durerà otto giorni lungo un itinerario che ci porterà a Zagabria e Osijek (Croazia), Belgrado, Nis, Kraljevo (Serbia), Mostar, Sarajevo, Srebrenica, Tuzla, Banja Luka e Prijedor (Bosnia Erzegovina), che avrà un seguito nel mese di agosto a Trieste e nel Carso e, successivamente, in un nuovo viaggio in Macedonia del Nord, Albania e Kosovo. Nonché in una serie di interviste/conversazioni da remoto con le persone che in questa occasione non avremo potuto raggiungere o incontrare perché impegnati altrove.
Zagabria, Osijek, Belgrado, Nis, Kraljevo, Mostar, Sarajevo, Srebrenica, Tuzla, Banja Luka, Prijedor, Trieste
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di Mauro Ceruti
(7 giugno 2024) L'inanellarsi delle crisi, dal 2008 in poi (crisi finanziaria, Brexit, pandemia, guerra alle porte dell’Ue), ci dice drammaticamente che l’Europa è a un bivio: o diventa un’Unione sempre più politica, a partire dall’eurozona, o muore. E questo proprio nel momento in cui si rafforzano le correnti sovraniste e nazionalpopuliste che intendono bloccare il progetto di un’Unione politica.
Attenzione: questa volta non si tratta solo di euroscetticismo. Questi movimenti cercano di riabilitare un concetto “romantico” di nazione intesa come entità naturalistica, fondata sulla discendenza da un presunto stesso ceppo etnico. Questo pericolo di regressione ci deve rammentare che uno dei meriti storici del progetto dell’Unione europea è stato di voler superare non le patrie o gli Stati nazionali di cui si trattava di limitare i poteri, ma le due malattie che avevano portato l’Europa al rischio dell’autodistruzione: la purificazione etnica e la sacralizzazione dei confini.
Il progetto dell’Ue ha messo in campo una politica nuova dei confini: da fronti di contesa, i confini sono diventati poli di attrazione per cooperazioni economiche, ecologiche, turistiche, politiche, culturali.
venerdì, 31 maggio 2024 ore 17:30

Anche quest'anno Trento commemora la Giornata Internazionale delle fasce bianche per ricordare quanto avvenuto in Bosnia Erzegovina negli anni '90. L'appuntamento presso il Cortile interno di Palazzo Thun si tiene in parallelo alla commemorazione a Prijedor e in altre città d'Europa.
Il 31 maggio 1992 le autorità serbo-bosniache di Prijedor imposero ai cittadini non-serbi di portare al braccio una fascia bianca. In migliaia vennero poi rinchiusi nei lager. Più di 3 mila vennero uccisi, di cui 102 bambini.
Dal 2013, ogni 31 maggio si tiene a Prijedor e in altre città europee, la "Giornata internazionale delle fasce bianche", sotto al cappello “Jer me se tie” (Perché mi riguarda!). Quest'anno, la manifestazione a Prijedor inizierà alle 11.00 nella via Ahmeta Babi, nel luogo dove dovrebbe sorgere il monumento in memoria dei 102 bambini di Prijedor uccisi. Alle 12.00 si proseguirà nella piazza centrale della città, in cui i partecipanti con la fascia bianca al braccio leggeranno i nomi e cognomi di tutti questi bambini. Quest'anno si aggiunge anche l'installazione dedicata ai 102 bambini di Anita Karabaši “Nema Nikog Da Ga Bere” (Non c'è nessuno che lo raccolga).
Trento, Palazzo Thun, via Belenzani
venerdì, 10 maggio 2024 ore 18:00

Cessate il fuoco!
Nella striscia di Gaza si sta consumando uno sterminio della popolazione civile che non ha precedenti nella storia recente e che è destinato ad ampliarsi coinvolgendo tutto il vicino Oriente e le maggiori potenze mondiali.
È necessario mobilitarsi per fermare il massacro, dare una prospettiva di pace per la Palestina e il suo popolo e costruire le ragioni di una politica di ampio respiro, in grado di intervenire nei teatri di guerra con gli strumenti del negoziato, fuori dalla spirale della violenza e della corsa agli armamenti.
VENERDÌ 10 MAGGIO, ORE 18.00-20:00
Sala conferenze Fondazione CARITRO, Trento, via Calepina, 1
Intervengono
Bice Parodi, Vicepresidente associazione per i diritti umani Senza Paura
Giuditta Brattini, Cooperante Volontaria Associazione Gazzella
Introduce e modera
Alessia Ansaloni, Cantiere di Pace
Organizzano: ACLI Trentine, Cantiere di Pace, ANPI, Centro Pace, Ecologia, Diritti umani – Rovereto, Giovani delle ACLI
Trento, Sala Conferenze Fondazione Cassa Risparmio, via Calepina
sabato, 11 maggio 2024 ore 10:00

Il Forum disuguaglianze e diversità da quasi un mese gira l'Italia attivando una discussione attorno al volume Quale Europa (edito da Donzelli) in vista delle elezioni europee di inizio giugno.
Questa settimana questo percorso di ascolto e confronto arriva a Trento.
Siamo felici come libreria e come cittadini e cittadine attive di aiutare questa tappa che ci avvicina al voto un po' più consapevoli e un po' più coinvolti.
§§§
QUALE EUROPA...
Capire, discutere, scegliere.
Sabato 11 maggio, ore 10
presso Sala conferenze L'Area, via Manzoni 6
(prima di iniziare via Brennero vedete un grande palazzo con tante piccole finestre...siamo lì!!!)
Partecipano
Elena Granaglia e Pier Virgilio Dastoli dialogano con Caterina Moser e Marco Odorizzi.
Qui l'evento FB se volete farlo girare un po': https://www.facebook.com/events/1176658010175335
Trento, via Manzoni 6 (L'Area)
sabato, 18 maggio 2024 ore 10:00

Oggi ci siamo trovati numerosi in un luogo molto bello (Villa Venier) a Sommacampagna (VR) per ricordare Alessandro Rotta, amico che ci ha lasciati il 24 febbraio scorso a soli 51 anni.
Con Alessandro abbiamo condiviso idee, emozioni, viaggi attorno al percorso di ricerca di Osservatorio Balcani. Fu l'inizio di un tragitto umano e professionale che lo ha portato a diventare capo di gabinetto del Rappresentante Speciale dell’Unione Europea per il Sud del Caucaso.
Negli ultimi anni ci si incontrava di rado, ma Alessandro era e per sempre rimarrà uno di noi, parte di una comunità di pensiero e di impegno che proseguirà il suo cammino per le strade della pace in Europa e nel Mediterraneo.
Una proposta c'è già sul tappeto, nata dalla conversazione collettiva e condivisa in linea di massima con la famiglia, ma ancora in nuce. Ne parleremo quanto prima.
Ma oggi i ricordi, i pensieri, i suoni e le immagini proposte ci hanno fatto sentire Alessandro fra noi. Grazie per questo regalo.
Sommacampagna (VR), Villa Venier
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di Michele Nardelli
(17 luglio 2024) Non ho mai tenuto il conto dei viaggi balcanici, prima della guerra degli anni '90 e soprattutto successivamente, quando questa parte di Europa è diventata ai miei occhi – come uso dire – uno straordinario caleidoscopio sulla modernità. Ma di certo quello dal quale sono da poco rientrato, sul piano del confronto con gli interlocutori nelle nostre conversazioni come su quello emotivo, ha lasciato il segno. Per la deriva autoritaria che segna i paesi attraversati, per la devastazione sociale e l'assenza di futuro che induce chi ne ha la possibilità ad andarsene (ma non tutti), per il diffuso disincanto verso il progetto politico europeo, ma anche per le connessioni di pensiero che ne sono venute. E per il piacere di riabbracciare persone che non vedevo da tempo e avvertire la profondità delle relazioni costruite.
Ad accompagnarmi in questo viaggio ci sono stati Snjezana Djuricic e Domenico Sartori. Snjezana, oltre che raffinata interprete, attenta osservatrice delle cose del mondo, senza la quale questo viaggio non sarebbe stato possibile. Domenico, giornalista e amico con il quale abbiamo condiviso tratti importanti di lavoro sulla comunità trentina, pressoché nuovo (se escludiamo la sua partecipazione nel settembre 2003 al viaggio di Osservatorio Balcani che collegò attraverso il Danubio Vienna con Belgrado) in questa parte di Europa. Alla fine del nostro viaggio, nel suo quaderno di appunti non c'erano più pagine bianche.

Questa riflessione è recentemente apparsa sulla rivista altoatesina-sudtirolese "Il Cristallo"
di Michele Nardelli
Prologo
E' la sera del 22 marzo scorso. Migliaia di persone affluiscono per un concerto al Crocus City Hall di Krasnogorsk, nella moderna periferia nord occidentale di Mosca, ignare che di lì a poco in quel luogo si sarebbe scatenato l'inferno. Qualche ora più tardi, sugli schermi di tutto il mondo, appariranno le immagini di un peraltro esiguo gruppo di terroristi che – incontrastati – sparano ad ogni cosa che si muove intorno a loro, entrano nell'immenso auditorium dove si dovrebbe svolgere il concerto (e dove dieci anni prima si era esibito Joe Cocker) e vi danno fuoco. Dalle immagini non sembra un commando particolarmente addestrato, questi uomini sembrano piuttosto avere l'aspetto dimesso e improvvisato di mercenari non certo animati da fanatismo religioso, non uno slogan, non una qualche simbologia, solo armi che uccidono a casaccio. Considerazione che trova conferma anche nei video delle stesse persone che fuggono con una piccola utilitaria e poi catturate il giorno successivo. Uno di loro, secondo le informazioni ufficiali, dirà che gli erano stati promessi 500 mila rubli, il corrispettivo di 5 mila euro. Come sappiamo la Federazione Russa era stata allertata per possibili attentati che avrebbero potuto colpire luoghi affollati e, ciò nonostante, la polizia interverrà solo ad azione terroristica compiuta. Senza bisogno di cadere nel complottismo, la vicenda puzza di bruciato. Fra le macerie annerite i corpi senza vita di oltre 140 persone, moltissimi i dispersi. Diverse centinaia i feriti.

di Federico Zappini *
Sono passati sei mesi dai feroci attacchi condotti da Hamas in alcuni kibbutz israeliani posti a nord della Striscia di Gaza. Le immagini di quelle ore, testimonianza di violenze efferate, ci hanno raggiunto lasciandoci sgomenti.
Un tale carico di violenza non ha impiegato molto ad attivare i suoi effetti nefasti. Nei centottanta giorni successivi, e anche ieri nella giornata in cui anche a Gaza terminava il periodo di Ramadan, davanti ai nostri occhi si è dispiegata la reazione militare dello Stato d’Israele su di un fazzoletto di terra (360 kmq di estensione, venti volte meno della provincia di Trento) nella forma di una sproporzionata azione militare che anche in questo caso ha visto come vittime ampiamente maggioritarie – tra le oltre 30.000 che contiamo fino ad ora – uomini, donne e bambini con nessuna altra “responsabilità” oltre a quella di essere nati e cresciuti in uno spicchio sbagliato del Mondo, tormentato da indicibili sofferenze senza un impegno sufficiente per cambiarne il destino e per intraprendere un percorso credibile di pacificazione e giustizia.
Oggi ci sono tristemente familiari – dopo anni di sguardo colpevolmente rivolto altrove – il posizionamento dei valichi di ingresso a Gaza (Erez a nord e Rafah verso l’Egitto), i nomi delle città che compongono la Striscia (le martoriate Gaza City e Khan Yunis su tutte) e degli ospedali bombardati (Al-Shifa), le storie delle organizzazione che più si sono spese in un contesto così difficile, come nel caso di World Central Kitchen che ha perso recentemente in un raid sette dei suoi operatori sul campo.

di Soheila Javaheri
Quando percepisco delle sbarre invisibili, mi batto. Sento che angoscia e timore stanno entrando sotto la mia pelle e per distinguermi da loro ho bisogno di prendere le misure delle sbarre, devo percepire la loro dimensione, la distanza da me. È così che è nato il diario di una lettera immaginaria a Gaza.
Io e Jane eravamo sedute in The Albion Bar 15, in una via che porta alla piazza delle panchine bianche e delle piante fresche ma finte, davanti alla Ex School of Art and Free Library of Dudley. “Ex” perché abbandonata da tempo, oltre che messa all’asta dal Comune da due anni per essere venduta e sostituita con degli appartamenti. Abbiamo parlato della Palestina e poi di questo spazio dentro il quale sembrava impossibile poter parlare di Palestina. Jane mi ha raccontato che nella chiesa che frequenta, una delle più aperte in zona, aveva sentito alle sue spalle una donna di mezza età che, maledicendo i manifestanti pro Palestina a Londra, brontolava su questi ingrati che brandiscono una bandiera dimenticando la storia. Io prendevo questo e altri pezzi di notizie e non sapevo cosa farne, sembravano le forme e i colori accumulati in una scacchiera per me impossibile da leggere e distinguere, elementi che in loro presenza non mi permettono di vivere in pace.
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Un appello intorno al Giorno della memoria
Siamo un gruppo di ebree ed ebrei italiani che, nell’avvicinarsi del Giorno della Memoria e nel vivere il tempo della guerra in Medio Oriente, si sono riuniti e hanno condiviso diversi sentimenti: angoscia, disagio, disperazione, senso d’isolamento.
Il 7 ottobre, non solo gli israeliani ma anche noi che viviamo qui siamo stati scioccati dall’attacco terroristico di Hamas e abbiamo provato dolore, rabbia e sconcerto.
E la risposta del governo israeliano ci ha sconvolti: Netanyahu, pur di restare al potere, ha iniziato un’azione militare che ha già ucciso oltre 25.000 palestinesi e molti soldati israeliani, mentre a tutt’oggi non ha un piano per uscire dalla guerra e la sorte della maggior parte degli ostaggi è ancora incerta.
Purtroppo sembra che una parte della popolazione israeliana e molti ebrei della diaspora non riescano a cogliere la drammaticità del presente e le sue conseguenze per il futuro.
I massacri di civili perpetrati a Gaza dall’esercito israeliano sono sicuramente crimini di guerra: sono inaccettabili e ci fanno inorridire. Si può ragionare per ore sul significato della parola “genocidio”, ma non sembra che questo dibattito serva a interrompere il massacro in corso e la sofferenza di tutte le vittime, compresi gli ostaggi e le loro famiglie.

( 5 febbraio 2024) A poche ore dalla decisione della #CorteInternazionalediGiustizia, che il 26 gennaio ha messo sotto inchiesta Israele per genocidio, gli Stati Uniti - e poi Regno Unito, Canada, Australia, Germania, Italia, Paesi Bassi e Finlandia - hanno sospeso i fondi per l’#Unrwa, l’agenzia Onu per l rifugiat palestinesi.
Non è una coincidenza. È una vergognosa ritorsione, un’ulteriore punizione collettiva inflitta alla già martoriata popolazione palestinese, che ora più che mai ha bisogno urgente di cibo, medicine, alloggi e altri aiuti - e solo l’Unrwa è in grado di assicurarli, per la capillarità della sua presenza e per il suo mandato.
La decisione di sospendere i finanziamenti all’Unrwa arriva dopo l’accusa che Israele ha rivolto ai 12 dipendenti dell'agenzia, che sarebbero stati coinvolti negli attacchi di Hamas del 7 ottobre.
Indipendentemente dalla veridicità di questa affermazione, 12 individui - peraltro già sospesi dal lavoro - su un totale di 30mila dipendenti (lo 0,04% del totale) dell'agenzia non costituiscono certo una valida ragione per sospendere i fondi all’agenzia. Volendo applicare la stessa logica, sarebbe come decidere di sciogliere un comune italiano, chiudendo anche trasporti pubblici e scuole, a seguito dell'arresto di qualche dipendente comunale.

di Raniero La Valle
Credo che dobbiamo alzare il livello di coscienza riguardo alla tragedia in atto a Gaza. La guerra di Gaza è di fatto una radiografia della situazione mondiale, è una confessione sullo stato del mondo.
L'evento di Gaza non è una guerra, ma è un genocidio, e come tale rappresenta il punto di caduta della nuova concezione della guerra quale è stata adottata a partire dalle scelte strategiche sulla sicurezza compiute degli Stati Uniti dopo gli attentati alle Torri gemelle dell'undici settembre 2001. In quel frangente veniva affermato che non era più sufficiente la dissuasione dall'aggressione affidata alla potenza militare pronta all'uso e fornita di armi di distruzione di massa: questo non bastava più, una tale strategia veniva considerata ormai insufficiente a garantire la sicurezza. Veniva adottata invece la dottrina della prevenzione basata sul fatto che “la migliore difesa e l'offesa”, che “non si poteva permettere agli avversari di sparare per primi”, che occorreva un’azione “anticipatoria persino nell'incertezza del luogo e dell'ora dell'attacco da parte dei nemici”. Nei documenti del 12 ottobre 2022 firmati da Biden e dal capo del Pentagono, Loyd Austin, la difesa veniva fatta consistere nella “competizione strategica” per il dominio, dove l’ultimo nemico da abbattere, entro il decennio, era considerata la Cina. Ed è sulla base di questa concezione della “difesa” che ora il segretario di Stato americano Blinken offre una completa copertura ad Israele per la sua guerra ad oltranza contro Hamas.
sabato, 20 gennaio 2024 ore 09:30
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Sabato 20 gennaio 2024, alle ore 9.30, nella sala Macondo dell'ARCI di Trento (percorso totalmente sbarrierato), adiacente alla sede ANPI in Viale degli Olmi 26
Assembea degli iscritti all'ANPI del Trentino
sui seguenti temi:
PALESTINA - UCRAINA - PRESENZA DELL'ANPI ALL'INTERNO DEL MOVIMENTO PER LA PACE
Ne parleremo con Michele Nardelli, promotore del Cantiere di Pace e dell'appello "USCIAMO DALLA GABBIA" sul conflitto israelo – palestinese, che riportiamo in allegato.
Trento, Sala Macondo, Viale degli Olmi 26
