"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Connessione di sguardi e di pensieri. I miei Balcani, quattro anni dopo.

A colloquio con Zlatko Dizdarevic

di Michele Nardelli

(17 luglio 2024) Non ho mai tenuto il conto dei viaggi balcanici, prima della guerra degli anni '90 e soprattutto successivamente, quando questa parte di Europa è diventata ai miei occhi – come uso dire – uno straordinario caleidoscopio sulla modernità. Ma di certo quello dal quale sono da poco rientrato, sul piano del confronto con gli interlocutori nelle nostre conversazioni come su quello emotivo, ha lasciato il segno. Per la deriva autoritaria che segna i paesi attraversati, per la devastazione sociale e l'assenza di futuro che induce chi ne ha la possibilità ad andarsene (ma non tutti), per il diffuso disincanto verso il progetto politico europeo, ma anche per le connessioni di pensiero che ne sono venute. E per il piacere di riabbracciare persone che non vedevo da tempo e avvertire la profondità delle relazioni costruite.

Ad accompagnarmi in questo viaggio ci sono stati Snjezana Djuricic e Domenico Sartori. Snjezana, oltre che raffinata interprete, attenta osservatrice delle cose del mondo, senza la quale questo viaggio non sarebbe stato possibile. Domenico, giornalista e amico con il quale abbiamo condiviso tratti importanti di lavoro sulla comunità trentina, pressoché nuovo (se escludiamo la sua partecipazione nel settembre 2003 al viaggio di Osservatorio Balcani che collegò attraverso il Danubio Vienna con Belgrado) in questa parte di Europa. Alla fine del nostro viaggio, nel suo quaderno di appunti non c'erano più pagine bianche.

Le ragioni del viaggio le avevo sintetizzate nella lettera che i lettori di questo blog hanno potuto leggere (https://www.michelenardelli.it/uploaded/documenti/motivi-viaggio-giugno-24.pdf) e che non sto a ripetere. Il viaggio si è rivelato oltre le mie già ambiziose aspettative, malgrado il tempo a disposizione non ci abbia permesso di dialogare con un numero ancora più ampio di persone. Che intendo recuperare a breve con una visita fra Trieste e il Carso, con una serie di interviste da remoto e con un nuovo viaggio prima di fine anno che toccherà la parte più meridionale dei Balcani occidentali.

Intellettuali, scrittori, poeti, docenti universitari, attivisti, sono stati come un fiume ininterrotto di parole, un racconto balcanico nel quale rispecchiare le angosce di questo tempo, tenendo un occhio rivolto ad un passato che ancora chiede di essere elaborato e l'altro alla ricerca di un futuro che però si presenta ancora occupato dai fantasmi e all'insegna dell'incertezza.

I protagonisti di questa nuova immersione nel cuore balcanico dell'Europa, tema cruciale quest'ultimo in ognuno dei momenti di dialogo che abbiamo avuto, sono stati loro.

Paul Stubbs, Zagabria. Sociologo nato nel Regno Unito che attualmente è Senior Research Fellow presso l'Istituto di Economia di Zagabria, in Croazia, dove dirige il Dipartimento per i Mercati del Lavoro e le Politiche Sociali.

Zoran Pusić, Zagabria. Presidente del Comitato civico per i diritti umani e leader della Lega antifascista della Croazia.

Drago Hedl, Osijek. Vicepresidente dell'ordine dei giornalisti di Croazia, giornalista investigativo, scrittore, collaboratore di OBC–T.

Jovan Teokarević, Belgrado. Docente Universitario a Belgrado e, negli ultimi anni, a Varsavia. Protagonista e animatore per almeno un decennio della rivista Evropskj Forum.

Sonja Biserko, Belgrado. Economista, diplomatica. Attivista per i diritti umani, è fondatrice e presidente del Comitato Helsinki per i Diritti Umani in Serbia.

Massimo Moratti, Belgrado. E' attualmente Senior Research Affiliate per Osservatorio Balcani Caucaso – Transeuropa. Vive da più di vent'anni nell'Europa sud-orientale, lavorando per l'OSCE ed altre organizzazioni internazionali nella tutela dei diritti umani.

Rastislav Dinić, Nis. Sociologo, esponente della Sinistra Verde, parte di una coalizione civica che nella sua Municipalità (la terza come numero di abitanti del paese) ha messo all'opposizione il partito di Vuić.

Lazar Nisavić, Kraljevo. Attivista sui temi dello sviluppo locale, è rappresentante dell'opposizione nell'Assemblea Municipale di Kraljevo.

Slobodan Camagić, Kraljevo. Consulente aziendale Agenzia Tav, ispettore sanitario nell'area rurale di Kraljevo.

Predrag Matović, Kraljevo. Animatore e cuoco della Kafana Kod Mira di Bogutovac, nella Serbia profonda.

Dario Terzić, Mostar. Laureato in giornalismo presso la Facoltà di scienze politiche di Mostar. Giornalista, scrittore, ricercatore, animatore culturale. Per anni caporedattore di Omladinski Radio X di Mostar, collaboratore di OBC–T .

Zlatko Dizdarević, Sarajevo. Scrittore, giornalista e diplomatico nei Balcani e in Medio Oriente, durante la guerra in Bosnia è stato capo redattore di "Oslobodenje” (Liberazione), il quotidiano di Sarajevo che ha continuato a uscire nella città assediata e che nel 1993 ha vinto il premio Sakharov del Parlamento europeo. Negli anni 2000 è stato ambasciatore in Croazia e in Giordania con accreditamento in Libano, Iraq e Siria, e poi alto funzionario al Ministero degli esteri a Sarajevo.

Faruk Šehić, Sarajevo. Poeta, scrittore e giornalista bosniaco, è nato nel 1970 a Bihac e cresciuto a Bosanska Krupa. Ha studiato veterinaria a Zagabria fino allo scoppio della guerra in Bosnia nel 1992. “Il mio fiume” rappresenta il primo volume di una trilogia in corso di presentazione.

Nerzuk Curak, Sarajevo. Professore ordinario presso la Facoltà di Scienze Politiche all'Università di Sarajevo, giornalista, saggista e pubblicista, intellettuale pubblico e attivista per la pace.

Rada Zarković, Sarajevo. Da anni dirige la cooperativa Zajedno-Insieme che produce piccoli frutti a Bratunac, non lontano da Srebrenica. Pacifista, fa parte delle Donne in nero. Volontaria per il Consorzio Italiano di Solidarietà, organismo che coordinava decine di gruppi, associazioni, enti locali impegnati per la pace durante e dopo la guerra in Jugoslavia.

Kanita Focak, Sarajevo. Architetto, interprete, anima culturale della città di Sarajevo sia durante l'assedio e nel dopoguerra.

Damir Arsenjiević, Tuzla. Professore ordinario di letteratura anglo-americana e teorie critiche all'Università di Tuzla. Ha completato i suoi studi universitari, post-laurea e di dottorato in letteratura inglese presso la De Montfort University, Leicester, Gran Bretagna. È un teorico della letteratura e della psicoanalisi, nonché psicoanalista in formazione presso la Lacan School of Psychoanalysis, San Francisco, USA

Tihomir Dakić, Banja Luka. Ambientalista, dirige il Centro per l’ambiente di Banja Luka, una delle più grandi organizzazioni ecologiste della Bosnia Erzegovina.

Darko Cvijetić, Prijedor. Poeta, drammaturgo e scrittore bosniaco, vive ancora nel “Crveni soliter” della cittadina di Prijedor, il condominio di mattoni rossi come un villaggio verticale che ha raccontato ne “L'ascensore di Prijedor”. I suoi lavori sono tradotti in diverse lingue. Dal 2013 tiene il blog Hypomnemata.

Jasminka Dedić, Refika Alisković e Adila Alisković, Prijedor. Protagoniste della cooperativa delle donne della Ljeva Obala, la riva sinistra del fiume Sana, uno dei tragici teatri della pulizia etnica degli anni 92-95.

Edin Ramulić, Fikret Bacić e Branko Culibrk, Prijedor. Rappresentanti dell'associazione Kvart, protagonista della campagna internazionale delle fasce bianche a ricordo dei 102 bambini trucidati a Prijedor durante la guerra degli anni '90.

Pensieri, emozioni, paure. Ne ha scritto Domenico, nel bel reportage che trovate in "Primo piano" su questo blog. Ne scriverò. Per il momento, voglio solo aggiungere che la poesia e la letteratura hanno avuto in quei giorni di immersione un posto speciale, rappresentando – come sempre più spesso avviene – la colonna sonora di questo mio viaggiare.

Anche per questo non poteva mancare un saluto all'amico Predrag Matvejević, compagno mite di tante discussioni, nel luogo della sua ultima dimora presso il cimitero monumentale di Zagabria.

Come dicevo, questo lavoro di raccolta di parole, pensieri e immagini proseguirà nei prossimi mesi con le persone che avevo messo in agenda ma che in questo viaggio non siamo riusciti ad incontrare, come Sanja Rojc dell'Università di Zagabria, Furio Radin, rappresentante della minoranza italiana nel Parlamento della Repubblica di Croazia, Martino Rossi Monti, filosofo che vive a Zagabria, Drazen Bošković, vicesindaco di Trebinje (BiH), Srdjan Cvijić, presidente del Comitato internazionale di advisory del Belgrade Centre for Security Policy, Biljana Dordević, del Fronte SinistraVerde a Belgrado, Dusko Lopandić, ex ambasciatore, docente universitario di Belgrado, Anja Margetić, vicesindaca di Sarajevo, Valery Perry, ricercatrice che vive dalla fine degli anni ’90 a Sarajevo, Adnan Mehmedović, presidente dell'Associazione Dante Alighieri di Sarajevo, Boro Marić, ambientalista di Mrkonić Grad ed altri. O altri come lo scrittore albanese Fatos Lubonja o Elbert Krasniqi, formatosi nell'ambito dei tavoli di cooperazione comunitaria con il Trentino e attualmente ministro per gli affari regionali e le minoranze del Kosovo, edf altri che penso di contattare a breve.

Quel che ne verrà ancora non lo so. Anche se nelle conversazioni avute in queste intense giornate, l'esigenza di rimanere in contatto e di mettere in rete persone e luoghi di ricerca culturale, politica e sociale è emersa ripetutamente, credo che la forma della scrittura possa, più ancora che quella progettuale, corrispondere alla necessità di dare fiato alle idee, nella consapevolezza che un libro può diventare, lo ho sperimentato negli ultimi anni, anche una forma di confronto e dialogo collettivo. Vedremo. Magari c'è un'isola mediterranea che ci aspetta.

 

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