Mondo

Dal Caucaso a Beirut
il banner del racconto di viaggio

Viaggio nel secolo della diaspora armena mediorientale

di Paolo Martino (www.balcanicaucaso.org)

(agosto 2012) Un secolo fa il genocidio armeno sanciva la fine della convivenza turco-armena in Anatolia e affidava al Levante arabo i destini dei sopravvissuti. Aleppo, Damasco, Baghdad e Amman divennero così il grembo della diaspora armena.

Ma è in Libano che si compie il momento di maggiore intesa tra l'esilio armeno e il mondo arabo. A Beirut viene fondata l'università della diaspora, nasce la coscienza e la rivendicazione politica armena, sopravvive e si rinnova il mito del ritorno, si esprime l'anima della più grande comunità armena del Medio Oriente. E' da Beirut che si diffonde la diaspora in Europa, negli Stati Uniti, in Sud America e in Africa.

Paolo Martino è partito da Beirut e attraverso Turchia orientale, Giordania e Siria ha raggiunto Yerevan, capitale della evocata quanto estranea Madre Armenia. Dal Caucaso a Beirut è un reportage che percorre il cordone ombelicale della diaspora attraverso i luoghi della fuga e dell'esilio. Sullo sfondo un Medio Oriente battuto dalla Primavera araba, il più poderoso vento di rinnovamento che abbia mai spirato su quei cieli.

http://www.balcanicaucaso.org/Dossier/Dal-Caucaso-a-Beirut

venerdì, 20 luglio 2012 ore 20:00

Armenia
Armenia

Organizzato da Osservatorio Balcani e Caucaso in collaborazione con l'Associazione Paspartù, Museo Storico Italiano della Guerra e Comune di Trambileno

Armenia

Incontro di apertura dell'edizione 2012 di RoveretoImmagini e inaugurazione della mostra fotografica The Time and the Other - Armenia, Turchia 2010

Intervengono

Alvaro Deprit, fotografo e autore della mostra

Paolo Martino, free lance e corrispondente di OBC, autore di Dal Caucaso a Beirut,
reportage dedicato alle comunità armene mediorientali

Camillo Zadra, provveditore del Museo Storico Italiano della Guerra

Modera Giorgio Comai, ricercatore di Osservatorio Balcani e Caucaso

a seguire aperitivo equosolidale, a cura di OBC

Ricordiamo inoltre che la Fondazione Opera Campana dei Caduti ospiterà, nell'ambito della rassegna RoveretoImmagini, la mostra Bosnia di Graziano Panfili

INFO eventi@balcanicaucaso.org

Rovereto, Via Castelbarco 7

Postmodernità
Hummer dorata

Nel vuoto politico seguito alle recenti elezioni, Belgrado è attraversata da una serie di omicidi che riportano alle cronache criminali di dieci anni fa. Nostra intervista a Stevan Dojčinović, giornalista investigativo serbo

di Cecilia Ferrara, Osservatorio Balcani Caucaso

(luglio 2012) Alle 14 del 3 luglio scorso, nella periferia di Belgrado, Radojica Joksović, 32 anni, è stato ucciso dall'esplosione di un chilo di esplosivo C4 posto sotto la sua Audi A6 e azionato a distanza con un cellulare. Il suo accompagnatore, Predrag R. (35), è rimasto lievemente ferito. Radojica Joksović era originario di Pljevlja, Montenegro, la città di origine dell'ormai famoso Darko Šarić, presunto trafficante internazionale e capo dei "Guerrieri Balcanici", organizzazione che in Italia sarebbe stata fornitrice di cocaina per la 'ndrangheta sulla piazza di Milano.

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L'Afghanistan degli afghani.
Un momento della presentazione del Cantiere

(6 luglio 2012) Il cantiere "Afghanistan 2014", realizzato in collaborazione con il Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani, ha raggiunto un suo primo importante obiettivo con la  proiezione dell'omonimo film-documentario, girato dai registi Razi e Sohelia Mohebi e prodotto da Filmwork.

Il lungometraggio prende spunto da alcuni momenti della seconda conferenza internazionale sul futuro dell'Afghanistan, tenutasi a Bonn nel dicembre 2011, durante la quale le autorità diplomatiche europee, asiatiche e statunitensi hanno discusso sulle condizioni, le opportunità e i rischi che si prospettano per l'Afghanistan nel momento in cui, dopo il 2014, le forze internazionali lasceranno il Paese.

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venerdì, 1 giugno 2012 ore 20:30

Siria, primavera araba in corso
Siria. Primavera araba in corso
Fra emergenza umanitaria ed interessi internazionali

Conferenza - dibattito

- Aboulkheir Breigheche
Medico siriano, Pres. Comunità Islamica Trentino Alto Adige
"La rivoluzione in Siria: perché?"

- Giorgio Holzmann
Deputato (Pdl), Commissione parlamentare Difesa
"Medio Oriente in fiamme: incognite e pericoli per un'Europa non lontana"

- Michele Nardelli
Consigliere prov.le (Pd), Pres. Forum trentino per la pace e i Diritti Umani
"La Primavera araba: il prezzo della libertà"

Introduzione a cura di Enrico Oliari
Giornalista pubblicista, dir. "notiziegeopolitiche.net"

Trento, Sala Circoscrizionale di via Perini

Siria, le immagini della follia
La strage dei bambini di Hula

(26 maggio 2012) Le terribili immagini che vengono dalla città di Hula ci raccontano della spietata repressione che è in corso in Siria da parte del regime di Assad. Una primavera nata e propagatasi in forma partecipata e nonviolenta, ma che prima in Libia e poi in Siria ha assunto i caratteri della guerra a tutto campo. E che in Europa abbiamo affrontato in modo contraddittorio, alternando i raid aerei e l'indifferenza, a seconda della convenienza e del realismo politico.

Nello scontro in atto sono in campo istanze democratiche, vecchi regimi e nuovi fondamentalismi. Nonostante gli osservatori internazionali inviati dalle Nazioni Unite in Siria, quella a cui assistiamo è una crescente militarizzazione del conflitto, funzionale alle forze governative che hanno ripreso i bombardamenti sulle città insorte.

I morti dall'inizio delle manifestazioni contro il regime di Assad sono già più di tredicimila. Una guerra, non dichiarata, ma di guerra si tratta. 

Le immagini che potete vedere in questo breve filmato sono particolarmente violente e crude. Si riferiscono alla strage di venerdì scorso nella città di Hula dove i bombardamenti dell'esercito hanno causato la morte di 92 persone, 32 delle quali bambini. Quanto ancora dovrà pagare il popolo di questo grande paese per la sua libertà?

PS. Scusatemi ma dopo averle postate sono andato a rivedermi le immagini e sono davvero troppo violente, anche per come vengono esibite. Non vorrei in alcun modo contribuire, anche solo in piccolissima parte, alla spirale della violenza, né diventare parte di un ingranaggio manipolatorio. E quindi dopo un attimo di incertezza ho deciso di toglierle. Il che non significa rendere meno dura l'indignazione per quel che accade in Siria, situazione rispetto alla quale occorre la mobilitazione di ogni coscienza democratica e civile.

sabato, 19 maggio 2012 ore 10:30

Il manifesto dei poveri
Frans Van der Hoff

Il padre del commercio equo e solidale, il sacerdote olandese Frans van der Hoff, presenterà, in anteprima nazionale, l'edizione italiana del suo ultimo libro "Manifesto dei poveri" edito dalla casa editrice "Il Margine". Con l'autore interveranno Rudi Dalvai, fondatore del Consorzio Ctm Altromercato e presidente di Wfto, World Fair Trade Organization, Paolo Facinelli, presidente di Mandacarù, Paolo Ghezzi, direttore editoriale casa editrice Il Margine 

Sandali ai piedi e borsa di lana a tracolla, il missionario olandese Frans van der Hoff ha fondato nel 1988, in collaborazione con Nico Roozen e l'Ong Solidaridad, il primo marchio equo e solidale "Max Havelaar". La grande ed utopistica intuizione di un "altro mondo possibile" e le strette relazioni di Frans van Der Hoff con i piccoli produttori di caffè messicani nello stato di Oaxaca riunitisi nella cooperativa "Uciri" hanno garantito l'approvvigionamento di caffè alle organizzazioni di commercio equo europee e nord americane e di conseguenza il successo del fair trade nel mondo.

Trento, Palazzo Geremia Sala Falconetto, Via Belenzani

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Karabakh, l'invalicabile confine
Nagorno Karabakh
di Paolo Bergamaschi*  www.balcanicaucaso.org  

Una delegazione del Parlamento europeo aveva in programma di recarsi da Baku in Nagorno Karabakh senza passare per la Georgia. Ma l'attraversamento di questo confine non riconosciuto si è rivelato per l'ennesima volta impossibile. Le riflessioni di Paolo Bergamaschi, Consigliere per gli Affari esteri del Parlamento europeo, su questo conflitto in cui la diplomazia non riesce a sbloccare lo status quo

(13 maggio 2012) Questa volta pensavo davvero di farcela. È da quindici anni che cullo l'idea di poter attraversare la linea di contatto che separa i territori occupati dall'esercito armeno nei primi anni novanta dal resto dell'Azerbaijan. Ci avevo provato nel 1999, ai tempi in cui il Parlamento Europeo aveva affidato allo svedese Per Gahrton il compito di redigere la prima relazione sullo stato dei rapporti fra Unione Europea e il Caucaso meridionale e poi ancora nel 2005 con l'eurodeputata francese Marianne Isler-Beguin, Presidente delle Delegazione per le Relazioni con Armenia, Georgia e Azerbaijan. Sorrisi ed incoraggiamenti sia da Yerevan che da Baku ma nulla più. L'iniziativa era naufragata tra i veti incrociati della diplomazia internazionale. Quando quest'anno la Commissione Esteri ha deciso di inviare per la prima volta una missione ufficiale nella regione ho immediatamente rispolverato il mio vecchio sogno, rintanato ma mai abbandonato nel fondo di qualcuno dei cassetti del mio ufficio.

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Robert Kennedy, il discorso sul PIL
Robert Kennedy
Il 18 Marzo del 1968 Robert Kennedy pronunciava, presso l'università del Kansas, un discorso nel quale evidenziava - tra l'altro - l'inadeguatezza del PIL come indicatore del benessere dei paesi economicamente sviluppati. Tre mesi dopo veniva ucciso durante la sua campagna elettorale che lo avrebbe  probabilmente portato a divenire Presidente degli Stati Uniti d'America.

http://www.youtube.com/watch?v=grJNlxQsqtE&feature=player_detailpage

«Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell'ammassare senza fine beni terreni.

Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell'indice Dow-Jpnes, né i successi del paese sulla base del Prodotto Interno Lordo.  

Il PIL comprende anche l'inquinamento dell'aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.

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giovedì, 19 aprile 2012 ore 19:30

Mondovisioni, i documentari di Internazionale
Palestina
L'associazione MAIA ONLUS - Make An Impact Association - impegnata nella cooperazione internazionale nei Territori Palestinesi Occupati, ha il piacere di invitarVi alle ultime due serate della rassegna cinematografica intitolata "MAIA ONLUS presenta: Mondovisioni, i documentari di Internazionale". La rassegna si tiene presso il Cinema Astra di Trento, Corso Buonarroti 16.

Trento, Cinema Astra

la locandina

martedì, 27 marzo 2012 ore 10:00

Mafie, la Sacra Corona Unita e i Balcani
La Hummer con gli accessori dorati

Nell'ambito del Bif&st (il Bari International Filmfestival), presentazione del documentario "Sacra Corona Unita e il pericolo che viene dall'est" di Aldo Zappalà. Il documentario andrà in onda il 29 marzo su Rai 2 all'interno de "La storia siamo noi" ed in replica il giorno successivo su Rai 3. Osservatorio Balcani Caucaso ha collaborato alla realizzazione.

La presentazione del documentario nel corso di un evento pubblico il prossimo 27 marzo nella splendida ambientazione del Teatro Petruzzelli. Dopo la proiezione del film, interverranno Giovanni Minoli, Michele Nardelli, Aldo Zappalà.

Bari, Teatro Pretruzzelli

Criminalità ed economia
Economia criminale
Con la crescita dei mercati finanziari i confini tra economia legale ed illegale si fanno sempre più porosi. Non servono nuove leggi: occorre regolare l'economia e la finanza. Un'intervista di Luca Muzi al magistrato francese Jean De Maillard

(Aprile 2012) Jean De Maillard è un giudice specializzato in reati economici e finanziari, da poco nominato membro dell'Osservatorio nazionale sulla criminalità francese. Ha pubblicato diversi volumi in materia tra cui La truffa: la finanza al di sopra della legge e delle regole (Gallimard 2010) e Il Mercato fa la sua legge. Criminalità e globalizzazione (Feltrinelli 2002). De Maillard è stato recentemente invitato dalla Sezione internazionale della Fondazione Lelio e Lisli Basso a tenere una conferenza a Roma su "Finanza internazionale e criminalità organizzata". Per il magistrato francese c'è una «stretta interconnessione tra economia legale ed economia illegale» e più che una continua rincorsa da parte della giustizia per scoprire e sanzionare le attività illegali sarebbe necessario «provare a pensare un'economia che non abbia bisogno della frode».

Jean De Maillard, lei si occupa di reati penali dal 1984, qual è l'attività che svolge un magistrato nel campo dei reati economici e finanziari?

La giustizia, in generale, si occupa dei reati finanziari tradizionali: le frodi, i falsi in bilancio, i crimini di borsa. Questi rappresentano la quotidianità del lavoro di un giudice. Ma al di sotto di questa criminalità tradizionale troviamo una criminalità finanziaria, o meglio un'attività di frode finanziaria, molto più sottile, spesso molto più complicata e di cui la giustizia fatica a occuparsi o di cui non si occupa mai. Se si vanno a studiare le dinamiche che ha portato alla crisi finanziaria, a partire dalla vicenda dei mutui subprime negli Stati Uniti, ci si rende conto del fatto che la grande criminalità finanziaria sfugge praticamente a tutti i controlli.

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Myanmar, la vittoria della nonviolenza
Aung San Suu Kyi

(2 aprile 2012) Il volto della resistenza nonviolenta oggi è quello di questa esile donna che da più di vent'anni rappresenta il simbolo della libertà e della democrazia per il suo paese, la Birmania. Difficile dire quali saranno le conseguenze del voto pressoché plebiscitario che ha portato in Parlamento la premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi. Se il blocco di potere militare e affaristico sostenuto della Cina proverà un colpo di coda o se le aperture democratiche degli ultimi mesi usciranno rafforzate.

Di certo questo voto ci racconta un'altra storia, quella di un popolo che ha saputo aspettare, piegato certo dalla violenza del regime ma non domo. Un percorso ancora lungo, in un contesto dominato da un Parlamento ancora appannaggio del vecchio regime. E non ha caso nel primo discorso dopo la vittoria Aung San Suu Kyi ha invitato i manifestanti alla prudenza.

E anche di un'Europa che ha saputo dar credito al processo di apertura degli ultimi mesi attraverso l'attenuazione dell'isolamento internazionale, tracce di una "politica estera" dell'Unione che potrebbe esercitare, qui come altrove, un ruolo straordinario di mediazione.

Un nuovo soggetto politico, l'Europa, capace di parlare senza il peso delle armi o del passato coloniale degli stati nazionali. Ma questo è compito nostro.

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lunedì, 2 aprile 2012 ore 10:30

Conferenza PD sulla cooperazione internazionale

Roma

Diario da Mosca
Mosca, la Piazza Rossa chiusa al pubblico

Vladimir Putin ha vinto le elezioni presidenziali russe con il 63,65% dei voti. Seguono a distanza il comunista Zjuganov (17,18%), il liberale Prokhorov (7,92%), il populista-nazionalista Zhirinovskij (6,22%) e il pro-Putiniano Mironov (3,85%). In Caucaso del nord, altissimo il sostegno per Putin. Secondo i dati ufficiali, in Cecenia la frequenza al voto ha raggiunto il 99,59% di cui il 99,73% per Vladimir Putin. Putin supera il 90% anche in Daghestan, Inguscezia e Karachaj-Circassia.

Al di là dei risultati e delle denunce di brogli, il 4 marzo 2012 è una giornata che, vista da Mosca, ha tanto da dire sulla situazione in Russia oggi. Una società civile in forte crescita, un sistema giudiziario che funge da muro di gomma a difesa del potere costituito e un nuovo, vecchio presidente che non riesce più a raccogliere l'entusiasmo della piazza

di Giorgio Comai www.balcanicaucaso.org  

(5 marzo 2012) Vladimir Putin è il nuovo presidente della Russia. Difficile dire che la notizia sia inaspettata... in molti sarebbero stati pronti a scommettere per una vittoria di Putin oggi già nel 2007, quando fu annunciata la candidatura di Dmitri Medvedev alle scorse elezioni presidenziali. Ciononostante, l'ondata di manifestazioni a favore di "elezioni oneste" (e sostanzialmente contro lo stesso Putin) che abbiamo visto negli ultimi mesi aveva creato un'aspettativa particolare per questo voto.

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