Europa e Mediterraneo Balcani

martedì, 29 maggio 2018 ore 15:00

Bosnia ieri e oggi
BiH, Pocitelj

Nell'ambito di ITACA, il Festival del turismo responsabile di Bologna* giunto alla sua decima edizione, un pomeriggio dedicato alla presentazione di esperienze e percorsi di turismo responsabile nei Balcani e in Medio Oriente per guardare a questi paesi con uno sguardo diverso.

15.00 – 17.00 
BOSNIA IERI E OGGI

A cura di Nexus Emilia Romagna

Memorie di guerra e scenari di pace in Bosnia Erzegovina, terra di frontiera nel cuore d’Europa, ponte tra Oriente e Occidente, dove hanno vissuto una accanto all’altra religioni diverse, cattolica e ortodossa, islam e ebraismo.

Bologna, Mercato Sonato, via Tartini 3

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giovedì, 31 maggio 2018 ore 17:30

La Giornata internazionale delle fasce bianche
Campo di internamento a Trnoolje, Prijedor (1992)

A Trento, come in altre 75 città europee, il 31 maggio prossimo si ricorderà la tragedia della pulizia etnica in Bosnia Erzegovina

Il prossimo 31 maggio, alle 17.30, a Trento, si manifesterà per la "Giornata internazionale delle fasce bianche". Sarà una manifestazione per ricordare una pace che non c’è ancora, quella in Bosnia Erzegovina. Sarà una manifestazione per ricordare le troppe volte in cui una guerra è terminata, senza però portare la pace. Sarà una manifestazione per ricordare che l’assenza di pace “Ci riguarda” sempre, perché dove non c’è pace non ci sono diritti, giustizia, equità economica, democrazia. Lo si farà indossando delle fasce bianche, così come faranno quel giorno e più o meno a quell’ora a Prijedor, città nel nord della Bosnia Erzegovina, e in altre 75 città europee.

Per capire la ragione, dobbiamo conoscere una storia. Il 31 maggio di qualche anno fa un ragazzo giovane, Emir Hodi, si legò al braccio una fascia bianca e si mise solo, in piedi, nella piazza del municipio. Non disse nulla. Rimase zitto. Voleva protestare contro l’assordante silenzio delle autorità di Prijedor. Voleva si condividesse il ricordo di quello che era accaduto vent’anni prima, il 31 maggio 1992. Quel giorno, a Prijedor, le autorità serbe di Prijedor, obbligarono tutti i cittadini non-serbi a mettere uno straccio o un lenzuolo bianco alle finestre di casa. Per essere riconoscibili anche fuori, in strada, furono obbligati a mettere una fascia bianca al braccio. Così, iniziò la tragedia. In pochi mesi 31.000 civili di Prijedor, tutti rigorosamente non serbo–ortodossi vennero rinchiusi nei lager. 53.000 persone furono vittime di persecuzione e deportazione. Quelli uccisi furono 3.173. 102 erano bambini.

L'appuntamento, a Trento, è a Palazzo Thun, il 31 maggio alle 17.30.

Trento, Palazzo Thun, Via Belenzani

L'Unione Europea e l'altra Europa. Erdogan a Sarajevo
Sarajevo, notturno invernale

Il recente comizio elettorale che il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha tenuto a Sarajevo ha messo in luce le difficoltà della Bosnia Erzegovina di oggi e le contraddizioni dell'Europa

di Ahmed Buric, Sarajevo *

(maggio 2018) A prescindere da come la storia ricorderà - se lo ricorderà - il comizio elettorale tenuto dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan a Sarajevo domenica 20 maggio, una cosa è certa: ci sono (almeno) due Europe. La prima è quella che comprende il territorio dell’Unione europea. L’altra Europa, non appartenente all’Unione, è tutt’oggi un territorio conteso.

Pescando nel torbido e giocando la carta del populismo, Erdogan è riuscito a trarre il massimo vantaggio dal fatto che in Bosnia si intrecciano i due “imperi”. L’Unione europea non vuole né può risolvere i problemi della Bosnia Erzegovina, e quest’ultima non può uscire da sola dalla trappola in cui è finita a causa del malgoverno e del perdurare di un sistema insostenibile.

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giovedì, 17 maggio 2018 ore 21:00

Intrecci criminali fra Italia e Balcani
Hummer dorata

All'interno di un programma più vasto dal titolo Balcani d'Europa - lo specchio di noi (un'idea di elaborazione di pensiero che parte dai vent'anni dal debutto del monologo su Srebrenica di Roberta Biagiarelli, vedi allegato), un dibattito sui legami mafiosi fra Italia e Balcani. La serata di svilupperà attraverso un dialogo fra Pierluigi Senatore e Michele Nardelli.

Formigine (Modena), magazzini San Pietro

La locandina degli eventi

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Surviving Srebrenica
La prima di copertina del libro

Hasan Hasanovic

Surviving Srebrenica

Sopravvivere al genocidio, 11 luglio 1995

Gabrielli Editori

 

«Questa è la sola città in cui io penso "a chi è chi" in termini di etnicità, perché vedo che i Serbi badano ai loro affari e i Bosniaci fanno lo stesso. Le persone vanno in Caffè diversi, hanno narrazioni diverse della guerra e di fondo ci sono divisioni invisibili per qualsiasi cosa. Spero che un giorno tutto questo cambierà e che si saràuna pace autentica e giusta»

 

Testimone instancabile del genocidio del popolo bosniaco, Hasan Hasanovic è curatore del Memoriale di Potocari dove conduce i gruppi di visitatori nella difficile comprensione di quanto è accaduto.

Il gulag in mezzo al mare
La prima di copertina del libro

Giacomo Scotti

Il gulag in mezzo al mare

Nuove rivelazioni su Goli Otok

Lint editoriale, 2012

 

«Primo in Italia a rivelare le tristi vicende di quel gulag ... Scotti ritorna su quell'isola con questo libro. Stavolta però non si ferma soltanto sull'Isola Calva, ma ci porta nell'intero arcipelago concentrazionario jugoslavo della fine degli anni Quaranta e degli anni Cinquanta: isola di Sveti Grgur (San Gregorio), isola di Ugljan (prezzo Zara), Sremska Mitrovica in Serbia, Stara Gradiska e Nova Gradiska in Croazia, Bileca in Erzegovina; un variegato arcipelago di terra e di mare nel quale si consumò per circa un decennio uno dei crimini più orrendi contro l'uomo: la sua distruzione fisica e morale, la sua trasformazione da uomo libero in schiavo».

dalla prefazione di Predrag Matvejevic

 

 

Sarajevo muore
Sarajevo, inverno

Le autorità locali di Sarajevo hanno dato al nuovo palazzetto dello sport, nel quartiere di Grbavica, il nome banale di “Novo Sarajevo” (Sarajevo Nuova) per evitare di intitolarlo a Goran Cengic. Ma è proprio così che la città muore

di Azra Nuhefendic *

Goran Cengic era un ragazzo del posto, un raja come si direbbe tra amici a Sarajevo, e un eccellente sportivo ai tempi della Jugoslavia. Giocava a pallamano e faceva parte della squadra nazionale. Ma non era questo a contraddistinguerlo. Era il coraggio che Goran, durante la guerra, aveva mostrato per difendere un vicino e che gli costò la vita.

Il quartiere di Grbavica era stato occupato dai nazionalisti serbi. Gli abitanti musulmani e cattolici furono malmenati, uccisi, derubati, violentati e cacciati dalle proprie case. A Grbavica operava Veselin Vlahovic Batko, conosciuto come “il mostro di Grbavica”. Maltrattava e uccideva la gente, spesso per puro piacere. Era temuto anche dai serbi stessi. Dopo la guerra Batko fu processato e condannato a 45 anni di carcere per crimini di guerra e contro l’umanità.

Un giorno Batko prelevò da una casa un uomo anziano e ammalato. Lo maltrattava nel cortile, la gente sentiva la supplichevole voce del vecchio, qualcuno sbirciava da dietro la finestra, ma nessuno osava intervenire. Tranne Goran engi. Egli si oppose a Batko e cercò di difendere il vicino. Ma fu lui, alla fine, ad essere ucciso. I suoi resti sono stati trovati dopo la guerra.

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La multinazionale e il campo
Un'immagine del campo di concentramento di Omarska nel 1992

«Tempi interessanti» (75)

In queste settimane si è parlato molto della vicenda dell'Ilva di Taranto, il più grande impianto siderurgico europeo, e dello scontro in atto fra il Governo italiano e la Regione Puglia in relazione al rispetto delle prescrizioni relative al disinquinamento dell'area come condizione per il rilancio produttivo da parte della cordata che si è proposta l'acquisto dell'Ilva. (...) Intendo dedicare questa piccola nota alla multinazionale al centro della trattativa per l'acquisto dell'Ilva, l'Arcelor Mittal. Il colosso industriale dell'acciaio anglo-indiano nato nel 2006 dalla fusione di due delle più grandi aziende del settore a livello mondiale (Arcelor e Mittal Steel Company) dislocata in 60 paesi e che produce annualmente 114 milioni di tonnellate di acciaio per un fatturato di oltre 50 miliardi di euro. Fra questi paesi anche la Bosnia Erzegovina, dove nel dopoguerra vennero rilevate l'enorme acciaieria di Zenica e il sistema minerario di Omarska (Prijedor)...

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venerdì, 29 dicembre 2017 ore 06:00

Capodanno a Sarajevo
Bosnia Erzegovina

29 dicembre 2017 - 3 gennaio 2018

Perché no? Il Capodanno in una delle città più belle e affascinanti del mondo.

Sei giorni attraverso la Costa Dalmata e la Bosnia-Erzegovina, con Capodanno a Sarajevo, la “Gerusalemme dei Balcani”. Un’occasione unica per ammirare queste terre immerse nel sonno invernale; spesso ricoperte di neve che scende a coprire rive di fiumi e boschi, tetti di abitazioni e campagne, croci e mezzelune, avvolgendo con il suo abbraccio una terra ricca di genti, culture e religioni. Tutto questo attraverso la rete di “Viaggiare i Balcani”, per un turismo alternativo e responsabile, per apprezzare e conoscere rispettando culture, storie e luoghi.

Costa Dalmata, Mostar, Sarajevo

Il programma del viaggio

venerdì, 1 dicembre 2017 ore 20:30

Quale Bosnia a vent'anni dalla fine della guerra
Brisevo (BiH)

Una serata promossa dal "Gruppo Bosnia Mori - Stara Rijeka" dal titolo "Quale Bosnia a vent'anni dalla fine della guerra" si svolgerà venerdì prossimo 1 dicembre 2017, alle ore 20.00, a Mori presso il Teatro dell'Oratorio Parrocchiale.

Vi partecipano Raffaele Crocco giornalista della RAI e direttore dell'"Atlante delle Guerre e dei conflitti del mondo", Sara Ferrari, assessora provinciale alla cooperazione internazionale, e Michele Nardelli, ricercatore e saggista, fra i promotori di Osservatorio Balcani Caucaso, del Progetto Prijedor e di molte altre esperienze di cooperazione di comunità fra il Trentino e la regione balcanica.

Mori, Teatro dell'Oratorio Parrocchiale

martedì, 28 novembre 2017 ore 20:30

Sarajevo Rewind 2014>1914
Sarajevo Rewind

Finalmente anche in Trentino avrete l'occasione per vedere il film del secolo

SARAJEVO REWIND 2014>1914

di e con Simone Malavolti e Eric Gobetti

Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=xLP2hnNSKn8&t=5s

Martedì 28 novembre 2017, alle ore 20,30 alla presenza di Simone Malavolti, presso Centro per la Cooperazione Internazionale, Vicolo di San Marco 1 a Trento.

Trento, Centro per la Cooperazione internazionale, Vicolo san Marco 1

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Europa. Storie di confine (7)
Razi e Michele a Port Bou (memoriale Walter Benjamin)

Quello che segue è il settimo “racconto breve” ispirato da un viaggio formativo nel cuore balcanico dell'Europa e non solo. Questa volta dedicato al sorgere in Europa dopo la caduta del muro di Berlino di ben ventidue nuovi stati-nazione. Dei loro relativi confini e dei reticolati posti a difesa del “prima noi”. Della deriva nazionalista e del declino del progetto europeo. Del passato che, in assenza di elaborazione, non passa. Di due piccoli luoghi di confine, così lontani eppure tanto vicini. Esce in contemporanea su www.balcanicaucaso.org e su www.michelenardelli.it

 

«Che “cosa” è dunque l'Europa?

L'Europa non è un “territorio”.

E non è una “cosa”, che precederebbe ogni storia.

L'Europa è sempre incompiuta,

come un progetto da realizzare»

Mauro Ceruti

“Il tempo della complessità”

 

di Michele Nardelli

I confini sono duri a morire. Eppure, quando con gli accordi di Schengen quelli interni all'Unione Europea iniziarono ad essere smantellati fu un giorno di speranza. Per il fatto in sé e perché quello smantellamento lasciava intravvedere un processo di unione politica solo iniziato, che avrebbe potuto coinvolgere via via un numero crescente di paesi e regioni.

C'era un disegno, quand'anche non lineare ed avversato, che finalmente riprendeva il filo conduttore di Ventotene. Al quale corrispondeva una strategia di allargamento verso i Balcani occidentali e la Turchia1. E quel “Processo di Barcellona” che immaginava il Mediterraneo come uno spazio chiave di relazione, di cooperazione e di pace.

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giovedì, 23 novembre 2017 ore 20:30

Circoscrizioni Trento - Prijedor a confronto
La ricostruzione della stari grad, la città vecchia, nel gennaio 2001

Incontro pubblico sulla storia del gemellaggio tra le circoscrizioni di Trento Centro e Prijedor Centro

Oggi, giovedì 23 novembre alle ore 20.30, presso la Sala della Circoscrizione Piedicastello in Via Verruca 1. Con il saluto dell'Assessore alla Cultura del Comune di Trento Andrea Robol, del Presidente della Circoscrizione Claudio Geat, del Presidente della Circoscrizione Prijedor Radojica Djudjic.

A seguire l'intervento di Marco Abram, ricercatore dell'Osservatorio Balcani e Caucaso - Transeuropa, dal titolo "Tra Italia e Balcani: le relazioni dal basso alle origini del Progetto Prijedor" e la testimonianza di Annalisa Tomasi, prima delegata dell'ADL a Prijedor dal 2000 al 2003 e referente per il gemellaggio fino al 2013, dal titolo "Il gemellaggio tra le circoscrizioni di Trento Centro e Prijedor Centro".

Trento, Sala Circoscrizione Piedicastello, via della Verruca 1

Ratko Mladić: la sentenza e le reazioni in Bosnia Erzegovina
Mladic dopo la sentenza

Ergastolo per genocidio e crimini contro l’umanità. È questa la sentenza emessa il 22 novembre dal Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia nei confronti dell’ex capo militare dell’esercito serbo-bosniaco

di Alfredo Sasso *

“Quando non sono più in posizione di abusare di persone indifese, diventano molto fragili”. Così Eric Gordy descrive il comportamento di Ratko Mladi presso il Tribunale dell'Aja per l'ex-Jugoslavia (ICTY). Mladi, da tempo in condizioni di salute precarie, ha esposto al mondo le proprie debolezze fisiche dall’inizio del processo nel 2012 fino all’ultimo atto di ieri, quando durante la lettura del verdetto ha prima richiesto e ottenuto una pausa, e poi inveito con parole stentate e scomposte contro la corte, che l’ha poi fatto allontanare dall’aula. Un’immagine che stride completamente con quel famoso video , impresso nella memoria dei più che hanno conosciuto in vari modi la guerra in Bosnia Erzegovina, che lo ritrae deciso mentre fa ingresso nelle strade di una Srebrenica completamente vuota e conquistata, e che invece di mantenere il presidio in città indica con gesto sicuro la direzione verso Potoari, il villaggio dove si erano rifugiati migliaia di bosniaci musulmani cercando invano protezione dai caschi blu dell’ONU.

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Ergastolo per Ratko Mladić
Mladic a L'Aja

 

di Nicole Corritore *

(22 novembre 2017) Condanna all'ergastolo per l'ex comandante dell'esercito serbo bosniaco, colpevole di genocidio e complicità in genocidio per i fatti di Srebrenica, crimini contro l'umanità, deportazione, persecuzione. E' la sentenza di primo grado pronunciata oggi, 22 novembre, dalla Corte del Tribunale Penale Internazionale dell'Aja presieduta dal giudice Alphons Orie.

Ratko Mladic è nato il 12 marzo 1942 a Kalinovik, in Bosnia Erzegovina. Militare di carriera nell'esercito popolare jugoslavo (JNA), il 12 maggio 1992, un mese dopo l'inizio della guerra in Bosnia, è stato nominato comandante di stato maggiore dell'esercito serbo bosniaco (VRS). Ha mantenuto il comando durante tutta la guerra.

Il primo mandato nei suoi confronti è stato emesso dal Tribunale Penale Internazionale dell'Aja il 25 luglio 1995. Un secondo mandato, riguardante in particolare i fatti di Srebrenica del luglio 1995, è stato emesso nel novembre dello stesso anno. I due mandati sono stati poi riuniti in un unico atto d'accusa nel luglio del '96, poi emendato dei capi di imputazione minori per lasciare solo le accuse più gravi rivolte al militare: violazione delle leggi e delle usanze di guerra (6 capi di imputazione); crimini contro l'umanità (7 capi di imputazione) e genocidio (2 capi di imputazione). Il 15 ottobre 2009 il caso di Mladic è stato scorporato da quello dell'ex leader dei serbo bosniaci Radovan Karadzic, dopo l'arresto di quest'ultimo e l'avvio del processo contro di lui all'Aja e conclusosi con la condanna, nel marzo del 2016, a 40 anni di reclusione.

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