Europa e Mediterraneo Balcani

Appello a sostegno di OBC
Bergamo, conferenza internazionale di BC

 

Care lettrici e cari lettori di questo blog,

se ne parla da mesi ormai, ma fin qui mi ero astenuto - concordemente con la direttrice di OBC - dal dar voce all'ipotesi di ridimensionamento di Osservatorio Balcani Caucaso, una delle più importanti e qualificate esperienze di informazione e di ricerca presenti in Trentino. Un po' perché ho sperato che la politica potesse avere un soprassalto di dignità di fronte ad una delle eccellenze (passatemi il termine) di questa terra e della sua capacità di aprirsi all'Europa. E poi perché temevo identificazioni che non esistono, quand'anche io sia uno degli ideatori - nell'ormai lontano 1999 - di Osservatorio.

 

In quindici anni di lavoro OBC è diventato un punto di riferimento internazionale di primissimo ordine, riconosciuto per la sua capacità di raccontare questa parte d'Europa con sensibilità, equilibrio, intelligenza. Potrei narrare un sacco di episodi per descrivere l'apprezzamento di cui gode OBC. Come ad esempio quando, in occasione di una mia visita all'ambasciata italiana di Sarajevo, l'allora ambasciatore Alessandro Fallavollita mi disse che la consultazione del sito di Osservatorio era per lui l'inizio della sua giornata di lavoro.

 

Il Trentino dovrebbe considerarlo un vanto, un investimento ben riuscito nell'ambito di un approccio non emergenziale verso la pace, i diritti umani, la cooperazione, la cittadinanza europea, lo sviluppo di relazioni. Specie in un tempo dove proprio le relazioni internazionali diventano un tratto decisiviso nella capacità di un territorio di abitare il cambiamento globale e l'interdipendenza. Speriamo che questa consapevolezza orienti le scelte delle istituzioni trentine (ma anche nazionali ed europee).

 

Quello che segue è l'appello rivolto al Presidente della PAT e all'Assessore competente, che ha già raccolto oltre quattromila adesioni. E che, qualora non lo aveste già fatto, vi invito a firmare.

 

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sabato, 28 febbraio 2015 ore 11:00

Coordinamento Viaggiare i Balcani
In viaggio sul Danubio

 

Il Coordinamento dell'associazione per il turismo responsabile "Viaggiare i Balcani" si riunisce sabato 28 febbraio 2015, alle ore 11.00, a Padova, in via Svizzera 23. All'ordine del giorno la programmazione dell'attività relativa al 2015, le nuove proposte di viaggio, le relazioni con Viaggi & Miraggi.

 

Padova, via Svizzera 23

venerdì, 6 febbraio 2015 ore 17:00

Bosnia ed Erzegovina. Tra passato e futuro
Prijedor 1999, l\'inizio del ritorno

L'Associazione Progetto Prijedor intende celebrare i 20 anni della sua presenza a Prijedor con una serie di eventi il primo dei quali si svolgerà venerdì prossimo 6 febbraio (alle ore 17.00) a Trento, nella sede del Consiglio Provinciale a Palazzo Trentini ed avrà come titolo "Bosnia ed Erzegovina. Tra passato e futuro".

Il programma della serata è così articolato: dopo il saluto iniziale del presidente dell’Associazione Progetto Prijedor Cristina Bertotti sono previsti quattro interventi di altrettanti relatori:

Michele Nardelli: i Balcani verso l’Europa

Agostino Zanotti: la mia Bosnia

Gianni Citroni: storia dell’Associazione e aree d’intervento

Carlo Fait: Progetto “Orizzonti di reciprocità”: area cultura

Seguirà un breve dibattito e la presentazione del  “Concorso Internazionale Paola de Manincor”. Inaugurazione mostra bozzetti “Concorso Internazionale Paola de Manincor” presentata dai figli e da Roberto Piazza con l’intervento di Boris Eremic presidente Associazione Artisti di Prijedor. La mostra rimarrà aperta dal 6 al 21 febbraio 2015.

Seguirà un buffet

Trento, Palazzo Trentini, Via Manci

Locandina

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La storia la scrivono i vincitori... Ma chi ha vinto nella guerra dei dieci anni?
Sarajevo, uno dei tanti cimiteri

Intorno alla condanna di Mladic e al suicidio di Praljak

(questa riflessione è stata pubblicata contemporaneamente anche su www.balcanicaucaso.org)

 

di Michele Nardelli

(5 dicembre 2017) Spenti i riflettori sulla condanna all'ergastolo di Ratko Mladic tutto sembrava riprendere a scorrere nella “normale” indifferenza con cui si guarda a questa parte d'Europa che ci ostiniamo a non considerare tale. E a non capire, alternando reazioni all'emergenza e superficialità.

Non è stato infatti diverso nemmeno in larga parte dei commenti sulla condanna di quello che un tempo era il capo militare dei serbo-bosniaci, immortalato sul banco degli imputati all'Aja nei panni di un vecchio livido di rancore che – giustamente – finirà i suoi anni dietro le sbarre. Commenti in genere improntati a descriverlo come l'incarnazione del male, il malvagio della carezza al bambino di Srebrenica prima della mattanza o, per altri versi, ad indicarlo come il primo combattente contro lo stato islamico in Europa. Commenti che hanno sottolineato che prima o poi i responsabili sono chiamati a pagare per i loro crimini, in virtù del fatto che la storia la scrivono i vincitori. Ma se non fosse così?

Il dubbio si insinua dopo la vicenda che all'Aja ha visto per protagonista Slobodan Praljak. Quest'ultimo era meno noto del suo collega di mattanze con il quale – pur su un altro fronte – aveva in comune il delirio nazionalistico (in questo caso la “grande Croazia”), l'odio verso i bosgnacchi musulmani (partì da lui l'ordine della distruzione del “vecchio”, il ponte di Mostar) e le pratiche esoteriche e i riti cavallereschi come fu la fedeltà nibelungica per il Terzo Reich (in fondo il richiamo ai popoli celesti o le apparizioni di Medjugorje non sono poi tanto diversi). Il suo gesto di fronte alla condanna1 è l'epilogo di un rituale che lo vorrebbe consacrare come martire ed eroe.

Resta però difficile pensare a Mladic o Praljak nella parte dei vincitori. Proviamo allora a seguire un racconto diverso, fuori dal coro. Partendo da una semplice domanda: chi ha vinto nella “guerra dei dieci anni”? Se guardassimo con un po' di attenzione quel che è accaduto in quegli anni e nel dopoguerra, tanto in Bosnia come altrove (nei Balcani e non solo), la risposta appare piuttosto chiara. Hanno vinto loro, i criminali. 

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sabato, 13 dicembre 2014 ore 10:00

Coordinamento di Viaggiare i Balcani
Studenica, Serbia

La riunione traccerà il bilancio dell'attività dell'associazione nel 2014, ricca di viaggi del turismo responsabile in diverse regioni dell'Europa di mezzo. E imposterà il lavoro del nuovo anno.

Milano

La cotogna di Istanbul
copertina

Paolo Rumiz

La cotogna di Istanbul
Ballata per tre uomini e una donna

Feltrinelli, 2010

 

... Lei lo accolse sull'uscio a piedi nudi
con un profumo di bucato fresco
che lui immediatamente riconobbe;
senza parlare gli slacciò le scarpe,
poi tolse via le armi e la divisa,
poi lo lavò in ogni angolo del corpo
con una spugna e un pentolone d'acqua
messo a scaldare sulla stufa a legna...

mercoledì, 19 novembre 2014 ore 20:30

Scialpinismo in Bosnia-Erzegovina
Cvrsnica

 

Dal 17 al 21 novembre prossimi l'associazione "Viaggiare i Balcani" (www.viaggiareibalcani.net), in collaborazione con il club Scorpio di Zenica, organizza una serie di presentazioni di percorsi di sci d'alpinismo in Bosnia-Erzegovina presso alcuni CAI del nord Italia. Il testo di presentazione e tutte le info utili per partecipare alle serate.

I Balcani sono una regione montuosa poco frequentata a due passi dall'Italia, dove le bellezze naturali si mischiano con un crogiolo di etnie, di cultura e di storia. La Bosnia Erzegovina è in particolare un territorio ancora da esplorare, specialmente sci ai piedi. 

Edin Durmo, Massimo Moratti, Umberto Isman, Luca Lietti raccontano con foto e video lo scialpinismo - e non solo - sulle montagne intorno a Sarajevo e Mostar.

Queste le date e i luoghi:

- 17 novembre, ore 21.00 presso la CCIAA di Udine

- 18 novembre, ore 21.00 presso il CAI di Vicenza

- 19 novembre, ore 20.30 presso l'Alpstation Montura di Isera (TN)

- 20 novembre, ore 21.00 presso il CAI di Milano, Scuola di Scialpinismo M.Righini
 

Isera, Alpstation Montura

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EULEX: lo scandalo corruzione

 

Lo scandalo EULEX che sta scuotendo l'Unione europea e il Kosovo ha colpito al cuore la credibilità della più grande missione estera dell'Unione.

 

di Violeta Hyseni Kelmendi, corrispondente da Pristina di Osservatotio Balcani Caucaso

(6 novembre 2014) L’escalation di accuse di corruzione che ha coinvolto ufficiali di primo livello della missione EULEX in Kosovo ha mobilitato le nuove strutture dell’Unione europea nel tentativo di salvare la credibilità della sua più grande missione all’estero. Sotto pressione sin dal primo giorno del suo insediamento come Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune, Federica Mogherini ha promesso la nomina di un esperto legale indipendente per le necessarie indagini. “La questione è tra le priorità della mia agenda. Intendo nominare con urgenza un esperto legale riconosciuto ed indipendente per valutare lo stato di implementazione della missione rivolgendo un'attenzione particolare alla accuse di corruzione”, ha dichiarato Mogherini.

 

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Scoprire i Balcani, serate di presentazione
la copertina del libro/guida

Storie, luoghi e itinerari dell'Europa di mezzo

 

Per festeggiare i dieci anni di attività l'associazione Viaggiare i Balcani ha deciso di pubblicare un libro-guida destinato a tutti coloro che vogliano mettersi in viaggio verso il Sud-Est Europa. Duecentocinquanta pagine dense di suggestioni e sguardi "altri" rispetto alle tradizionali narrazioni (anche turistiche) su questi territori, a comporre un imprescindibile strumento di conoscenza da mettere nello zaino al momento della partenza.

 

Il libro-guida per un turismo responsabile nei Balcani verrà presentato nel mese di aprile a Milano (13 aprile), Scandicci (14 aprile), Biella (15 aprile), Trento (16 aprile, ore 18.30 Caffé Bookique) e Trieste (17 aprile) in altrettante serate promosse da Slow Food e Viaggiare i Balcani.

 

"... Seduti al fresco di un grande tiglio o dell'acqua che scorre, prendete un caffè. Non l'espresso, simbolo delle nostre vite di corsa, ma la kafa, turca, bosanska o domaca che sia. Quel rito lento di cui abbiamo bisogno per riconnetterci con lo scoorrere del tempo" dalla prefazione di Michele Nardelli

 

Disponibile su ordinazione mandando una mail a info@viaggiareibalcani.net

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A perdere, caro amico, siamo abituati. In ricordo di Predrag Matvejević
Con Predrag Matvejevic a Trento

di Michele Nardelli

(3 febbraio 2017) Mi passano davanti agli occhi molte immagini.

Trieste, piazza Unità d'Italia, in una mattina di febbraio del 2009. So che Predrag non dev'essere molto lontano perché il giorno precedente era qui per una conferenza e così lo chiamo sul suo cellulare italiano. Dopo un quarto d'ora stiamo conversando nel sole tiepido che inonda la piazza. Abbiamo un sacco di cose da raccontarci. Progetti, viaggi, libri... ma soprattutto sensazioni e immagini del lungo dopoguerra bosniaco. Quel paese dal quale se n'era andato con l'inizio della deflagrazione della Jugoslavia, nel 1991. Fra asilo ed esilio1, come amava dire, prima a Parigi e poi dal 1994 al 2008 a Roma, dove aveva ricevuto dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi la cittadinanza onoraria. Perché quella guerra ormai finita da tempo l'avevano vinta i talebani di ogni nazionalità e l'ostracismo verso questo intellettuale un po' croato e un po' russo ma soprattutto cittadino europeo che durante e dopo la guerra non aveva mai smesso di rappresentare una spina nel fianco, era paradossalmente cresciuto, tanto da essere perseguito nel 2005 dal Tribunale di Zagabria che lo condannò a cinque mesi di carcere per il saggio intitolato “I nostri talebani”. Predrag mi annuncia l'uscita di un libro al quale sta lavorando da tempo, “Pane nostro”2. Io gli racconto dell'impegno istituzionale che almeno un po' mi costringerà a diradare la mia frequentazione balcanica ma che a breve avrebbe potuto aprire nuove opportunità di collaborazione con la presidenza del Forum trentino per la pace e i Diritti Umani. Porto nel cuore quel mattino, nella luce particolare di quella città e della sua splendida piazza.

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Navigando lungo i sapori del Danubio: dal 24 al 31 agosto 2014

Una proposta di viaggio nel cuore dell'Europa che inizia domenica 24 agosto

Dopo il successo della prima edizione organizzata dal 25 agosto al 1 settembre 2013, anche per l’estate 2014 Viaggiare i Balcani e Slow Food sono lieti di invitarvi a “Navigando lungo i sapori del Danubio serbo”. Cinque giorni in battello sul Danubio da Novi Sad alle Porte di ferro. 

Un viaggio alla scoperta della straordinaria biodiversità racchiusa nel medio corso danubiano, ma soprattutto una presa di coscienza critica della sovranità alimentare grazie all’incontro con le comunità del cibo di Terra Madre provenienti dalla Serbia intrecciando cibo, tradizioni e identità locali. Caffè letterari e musica e accompagneranno infine i partecipanti durante le ore di navigazione e nelle soste a terra.

"Navigando lungo i sapori del Danubio" è un progetto di Viaggiare i Balcani realizzato in collaborazione con Slow Food (www.slowfood.com)

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Quei cinquecento metri.
Sarajevo, un\'immagine dell\'interno della Vijesnica

Ritorno nei Balcani. Terza puntata

(Agosto 2014) «Il secolo appena finito è iniziato a Sarajevo e nello stesso luogo si conclude, ma le diverse prospettive (politica, sociale, ideologica, antropologica, storica) in cui ci si è posti per osservare e analizzare gli eventi balcanici si sono spesso rivelate parziali e insufficienti, e pochi si sono accorti del fatto che nelle opere di Ivo Andrić, premio Nobel per la letteratura 1961, si possono trovare chiavi di lettura estremamente acute e puntuali. Nessun altro autore, infatti, ha percepito, e mostrato, con tanta forza il “brulichio” delle genti balcaniche, le loro interferenze etniche e religiose, i meticciati che forse solo in questa parte d'Europa hanno raggiunto una tale intensità. Nessun altro ha percepito, e mostrato, con tanta precisione le sofferenze di questi popoli, nessuno ha saputo osservare con tanta attenzione e raffinatezza questi luoghi, i Balcani, che – per usare le parole di Churchill – “producono più storia di quanta ne possono consumare”, e appaiono a un tempo come “la polveriera d'Europa” e come “la culla della cultura europea”»1.

Le parole dell'amico Predrag Matvejević, scritte per la nota introduttiva all'edizione dei “Romanzi e racconti” di Ivo Andrić, ci aiutano a comprendere non solo il valore di un autore dimenticato ma anche la superficialità con cui l'Europa ha guardato a quanto accadeva nel suo cuore balcanico lungo lo scorrere del Novecento fino alla tragedia degli anni '90.

A Sarajevo, il Ponte latino e la Vjesnica (l'edificio austroungarico che nel 1992 ospitava la biblioteca nazionale) distano fra loro non più di cinquecento metri. Percorrendoli a piedi, meno di dieci minuti, dovremmo avere consapevolezza di quanto essi siano stati cruciali nel XX secolo, ma non sempre è così.

L\'articolo di Luca Rastello

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Sarajevo, cuore d'Europa
Il luogo dell\'attentato

Sarajevo ricorda oggi il centenario dell'attentato che cambiò la storia europea, innescando la crisi diplomatica che portò all'inizio della Prima Guerra Mondiale

Questo articolo viene pubblicato oggi da Osservatorio Balcani Caucaso e dai quotidiani Trentino e Alto Adige

di Andrea Rossini

(28 giugno 2014) Cento anni fa l'arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono asburgico, era partito di buon mattino da Ilidža, sobborgo termale di Sarajevo, per recarsi nel centro della città che da pochi anni era stata annessa all'Impero Austro Ungarico. Insieme a lui c'era la moglie Sofia.

Lungo tutto il percorso, in particolare nel tratto finale, lungo le rive della Miljacka, c'erano gli attentatori. La prima bomba non esplose. Poi Nedeljko Čabrinović lanciò la sua, che però rimbalzò sul tettuccio della vettura imperiale finendo lontana.

L'arciduca decise di continuare il suo percorso fino alla sede del Municipio, per poi riprendere il tragitto con la moglie fino all'incontro fatale con Gavrilo Princip, un giovane serbo bosniaco che apparteneva all'organizzazione rivoluzionaria “Mlada Bosna”, Giovane Bosnia.

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Bosnia Erzegovina, un paese stremato
Bottega artigiana nelle vie di Sarajevo

"Ritorno nei Balcani", la seconda puntata

(Agosto 2014) Amo prendere il caffè al Morića Han, nella Baščaršija, il cuore ottomano di Sarajevo. Venne realizzato nel 1531 da Gazi Husrev-beg come parte integrante del progetto che, insieme alla moschea, alla madrasa (la scuola coranica) e alla mensa per la gente povera, costituì una sorta di atto fondativo della città di Sarajevo. In origine era un caravanserraglio, luogo di accoglienza per i viaggiatori ai quali non si negava mai il pane, l'acqua ed un giaciglio. Antiche civiltà, quando l'ospite era sacro e lo straniero il benvenuto.

Ora nessuno sembra accorgersi delle persone che chiedono l'elemosina nelle strade, men che meno di quelle che per dignità o vergogna si arrabattano con quel poco che hanno. Nemmeno negli anni immediatamente successivi alla guerra era così. Mi colpisce la diffusione della povertà delle persone anziane che spesso si trovano a dover fare i conti con una pensione di centocinquanta marchi convertibili (pressapoco settantacinque euro) o anche meno, sempre che lo Stato di cui sono cittadini riconosca loro qualcosa (visto che quello nel quale hanno versato i contributi non esiste più...).

Con un po' di pudore osservo una persona anziana guardare la frutta in una bancarella ed il suo commentare sconsolato di prezzi che se immaginati in un mercato di casa nostra sarebbero stracciati e che invece, rapportati al reddito di qui, possono risultare inaccessibili. L'abito mi racconta di un passato diverso e dignitoso, che la duplice tragedia della guerra e della dissoluzione del paese di cui era parte (e sul quale aveva investito certamente una parte della sua esistenza) ha cancellato.

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Autopsia dei Balcani
Rada Ivekovic
 
Autopsia dei Balcani

Raffaello Cortina Editore, 1999



Ritrovare l’immagine dello specchio per descrivere il rapporto fra l’Europa (o meglio, quel mezzo continente che così si è autodefinito) e i Balcani (ovvero il sud est Europa) negli scritti di Rada Ivekovic, è stato emozionante. Una metafora che ho cominciato ad usare qualche anno fa, nei primi accenni di riflessione dopo l’immersione in quella moderna tragedia, e con l’andare del tempo questa immagine è divenuta via via sempre più nitida, quand’anche incompresa dai molti che hanno continuato a mantene-re verso ciò che stava avvenendo oltre l’uscio di casa un atteggiamento di rimozione oppure (o insieme) di natura emergenziale, tanto nell’intervento (diplomatico e militare) quanto nell’azione umanitaria. “Autopsia dei Balcani”, un saggio di psico-politica come lo definisce l’autrice, è un ritratto geniale del nostro tempo, di noi e del nostro rapporto con l’altro, quando ci rispecchiamo nel nostro contrario, in questo caso da una parte all’altra del mare Adriatico.

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