Europa e Mediterraneo Balcani

giovedì, 9 luglio 2015 ore 21:00

Srebrenica, vent'anni dopo.
Il memoriale di Potocari, Srebrenica

1995 SREBRENICA 2015

memoria e giustizia per la pace

 

1915: i massacri della prima guerra mondiale;

1945: scoperti gli orrori di Auschwitz;

1995: 11 luglio genocidio a Srebrenica;

2015: le guerre che non finiscono (Medio Oriente, Africa, Ucraina) - percorsi di memoria per un percorso di pace.

 

Proiezione del film “SOUVERNIR SREBRENICA” di Roberta Biagiarelli

Una riflessione di Michele Nardelli su quel che ci consegna il Novecento

 

Serata promossa da: AVIL Onlus e Comitato di sostegno alle forze e iniziaticve di pace della provincia di Padova con il sostegno del Comune di Sant'Angelo di Piove.

Sant'Angelo di Piove (Pd), Sala Aldo Moro, via del Donatore di sangue

La locandina dell\'incontro

Ritorno a Srebrenica
Potocari, Srebrenica

Le commemorazioni per il ventesimo anniversario del genocidio di Srebrenica si svolgeranno in una cittadina dove non vive più nessuno.

 

di Andrea Oskari Rossini *

 

(8 luglio 2015) “La linea era qui, a Zelenj Jadar. Questo era il check point dell'Unprofor, davanti c'erano i serbi e noi eravamo 20 metri più giù. Dritto arrivi alla Drina, a destra vai a Milići. Srebrenica è dietro di noi. Se questa linea saltava, i cetnici entravano in città.”

Percorro in macchina con Muhamed la strada fatta dall'esercito di Mladić nel luglio del '95. Quando a Srebrenica è arrivata la guerra, lui aveva meno di dieci anni. Il suo villaggio guarda il massiccio del Tara, e veniva bombardato direttamente dalla parte della Serbia, oltre il fiume. Ad ogni curva si ferma, e mi spiega cos'è successo in quel punto. “Là sopra è ancora tutto minato. Qui, a Kralja Voda, i paramilitari di Goran Zekić hanno incendiato tutto subito, nel '92. Si vedono ancora i resti del loro lavoro. Oltre la zona di separazione, a destra, ci sono le tombe dei soldati uccisi. Le trincee erano là sopra. La Serbia è là, un chilometro in linea d'aria.”

Sono passati vent'anni. Non sembrano così tanti, mentre Muhamed mi mostra i luoghi in cui ha vissuto da bambino. Un genocidio non finisce quando finiscono le uccisioni. Continua, con le domande che torturano i sopravvissuti e le ossa che continuano ad affiorare. “Vedi quell'altura? Da là è facile fermare i carri armati. Se blocchi il primo, hai chiuso la strada. Gli olandesi però, invece di difendere la città, ci hanno impedito di sparare. Sono stati complici nella caduta di Srebrenica, e nel genocidio.”

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Bosnia Erzegovina, si gioca col fuoco.
I certelli all\'ingresso della Republika Srpska

Entro il mese di settembre 2015 si svolgerà in Republika Srpska un referendum che assume un forte valore simbolico sull'integrità della Bosnia Erzegovina.

di Michele Nardelli

(17 luglio 2015) Su proposta del premier Milorad Dodik il Parlamento della Republika Srpska (una delle due entità della Bosnia Erzegovina) ha deciso con 45 voti favorevoli e 31 astensioni di andare al referendum nel prossimo mese di settembre sul potere della Corte Nazionale (la magistratura centrale della Bosnia Erzegovina) nel territorio della RS.

Non è ancora il referendum più volte richiesto da Dodik per l'indipendenza della RS, ma certamente questa consultazione popolare assume un forte valore simbolico, tanto è vero che ha scatenato una serie di dichiarazioni dai toni pesanti. Per Bakir Izetbegovic, rappresentante bosniaco musulmano all'interno della presidenza tripartita di Sarajevo, si tratta “dell'atto distruttivo più pericoloso dopo la firma degli accordi di pace di Dayton". Dodik ha risposto che “il referendum rappresenta un mezzo democratico per permettere al popolo della Repubblica Srpska di esprimere il proprio parere" e che “Bakir Izetbegovic rappresenta la minaccia più grande per la pace e la stabilità della Bosnia e della regione”.

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Sarajevolution. Questa sera a Trento
La Vjesnica, la biblioteca nazionale di Sarajevo

(1 luglio 2015) Questa sera alle ore 20.30 a Trento, presso il Centro di Formazione alla Solidarietà Internazionale (Vicolo San Marco 1) verrà presentato per la prima volta a Trento il documentario "Sarajevolution". Per l'occasione riprendo un report di Andrea Oskari Rossini realizzato per Osservatorio Balcani Caucaso qualche mese fa in occasione della "prima" nella città di Sarajevo, con un'intervista ad una delle curatrici del documentario, Giulia Levi, che questa sera parteciperà alla presentazione in un dialogo con Michele Nardelli e Daniele Bombardi.

 

di Andrea Oskari Rossini                       

 

Il documentario sulla scena culturale di Sarajevo è stato presentato nei giorni scorsi nella capitale bosniaca. Intervista con una delle autrici

Lo storico teatro Sartr ha ospitato venerdì scorso la prima per la Bosnia Erzegovina di Sarajevolution, progetto italo-bosniaco dedicato alla scena culturale sarajevese. Un pubblico numeroso, in prevalenza volti noti del mondo dell'arte, del giornalismo e della cultura della capitale bosniaca, ha accolto con entusiasmo il documentario firmato da Giulia Levi, Marco Rubichi e Federico Sicurella e diretto da Rocco Riccio. La serata è stata introdotta dall'Ambasciatore d'Italia in Bosnia Erzegovina, Ruggero Corrias, che ha sintetizzato felicemente il senso del progetto (“un atto d'amore nei confronti di questa città”), lanciando il mese della cultura italiana che si svolgerà a Sarajevo nel mese di novembre.

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Ciao Mursel
Mursel in una delle visite nei luoghi dove sorse il campo di Omerska

Nei giorni scorsi nell'ospedale di Banja Luka è morto a 68 anni Muharem Murselović, esponente della comunità bosniaco-mussulmana di Prijedor. Un ricordo

di Michele Nardelli

(15 giugno 2015) Se non ricordo male ho conosciuto Muharem Murselović nel 1998, ma non a Prijedor. Lui nella sua città non poteva farsi vivo perché gli effetti della pulizia etnica erano tutto intorno a noi (un anno prima, a guerra ormai finita da tempo, vennero fatte saltare decine di case appena ricostruite affinché i legittimi proprietari si dissuadessero a rientrare) e perché alla testa dell'amministrazione comunale c'erano ancora gli esponenti del Comitato di crisi che sei anni prima avevano organizzato il pogrom contro i “non serbi”, ovvero la maggioranza degli abitanti di Prijedor.

Perché Mursel (così veniva chiamato da tutti) era uno dei rappresentanti della comunità bosniaco-mussulmana che nei quasi quattro anni di guerra finì nei campi di concentramento, assassinata, stuprata, fatta sparire, espropriata di ogni cosa (le case incendiate, le abitazioni confiscate, i conti correnti spariti...) e infine cacciata. Un po' di persone, nelle ore tragiche della distruzione di Kozarac e della Ljeva Obala (la riva sinistra del fiume Sana), erano riuscite a scappare... Nei racconti dei superstiti il dramma di quei giorni della fine di aprile del 1992, il dolore delle vite e delle famiglie spezzate, la violenza del fazzoletto bianco di riconoscimento dei “balija” (come venivano chiamati dai serbi i bosgnacchi) e della cancellazione di una particolare storia europea facendo saltare con la dinamite in una notte quattordici moschee e tutto quel che poteva avere a che fare con i “non serbi”.

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Lettera aperta a Papa Francesco
Il ponte di Mostar quando venne abbattuto

 

Papa Francesco è a conoscenza del fatto che sarà ricevuto a Sarajevo dalle stesse persone che hanno dato il benvenuto e hanno glorificato i criminali di guerra?

Un gruppo di intellettuali bosniaci si rivolgono con una lettera aperta a Papa Francesco in vista dell'imminente visita in Bosnia Erzegovina

 

Caro Papa Francesco

Siamo profondamente incoraggiati dalla Sua prossima visita nel nostro Paese. Siamo rincuorati dall'annuncio della visita in quanto convinti che la Sua presenza  contribuira alla crescita di semi del bene e al consolidamento della fraternità e della pace, e ci siamo per questo motivo presi la libertà di rivolgerci a Lei. Come cittadini della Bosnia-Erzegovina, vorremmo condividere con Lei qualcosa che forse non sentirà dai nostri politici e funzionari. Ci rivolgiamo rispettosamente alla Vostra Santità per metterla a conoscenza di alcune questioni che riteniamo di cruciale importanza per la Bosnia-Erzegovina e per la gente che vi abita.

Catholic News Agency ha accompagnato l'annuncio della Sua visita con la seguente affermazione: "(Sua Santità) sarà presente in una nazione segnata da una grande diversità etnica e religiosa, che è stata utilizzata come un fattore chiave nella recente guerra nel Paese." Troviamo questa frase estremamente preoccupante e non corrispondente alla verità.

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lunedì, 11 maggio 2015 ore 20:30

On the road again, il trekking della pace
Trekking nei Balcani

"Trekking di pace" 120 km lungo i confini di tre stati: Kossovo, Albania e Montenegro

”On the road again” un evento trasversale ai gruppi etnici locali è stato in questi anni una scuola, innanzitutto del reportage fotografico del viaggio, una scuola di narrazione per immagini, ma anche di un modo di viaggiare attento e solidale, compatibile con i popoli e l’ambiente visitato. E’ diventata anche una rassegna che ha sollecitato gli spettatori ad occuparsi dei diritti civili spesso calpestati in molti paesi visitati.

La serata prevede gli interventi di

Lorenzo Pesce presenterà la serata dedicata a conoscere un pezzo di Europa che si trova alle porte di casa, i Balcani.

Michele Nardelli (associazione Viaggiare i Balcani) che proporrà un racconto sull'Europa di mezzo attraverso la storia del Novecento.

Tarcisio Deflorian (Sat di Trento) che attraverso le immagini fotografiche presenterà il trekking con l’intento di promuovere il turismo in quell'area e dare così continuità al progetto Seenet per la valorizzazione delle risorse ambientali e naturalistiche della regione.

Merano, via Ortwein Magnus, 6,

mercoledì, 22 aprile 2015 ore 19:00

Quel secolo breve che nasce e muore a Sarajevo
Sarajevo anni \'90
Nell'ambito del "Laboratorio sui conflitti nei Balcani" promosso dalla Rete Universitari di Bologna, mercoledì 22 aprile 2015, alle ore 19.00, presso l'aula A della Facoltà di Lettere e Filosofia, in via Centotrecento 18, a partire dalle ore 19.00 si svolgerà una conferenza di introduzione al contesto generale e dellla guerra degli anni '90. Verrà proiettato il film "No Man's Land" e a seguire l'intervento di Michele Nardelli.
 
 

Bologna, Via Centotrecento 18 (Facoltà di Lettere e filosofia),

Al Caffè San Marco di Trieste...
Trieste, Caffè San Marco, 17 aprile 2015

(18 aprile 2015) Tanta gente, nel tardo pomeriggio di ieri, nella splendida cornice dell'antico Caffè San Marco di Trieste per la presentazione di Terra Madre Balcani e dei Viaggi del turismo responsabile nell'Europa di mezzo.

Con la rakija di rakija di Gledić e con l'ajvar di Leskovac, con la testimonianza di Dragana Veljovic che del presidio di Gledić è l'anima, con i racconti di Michele Rumiz sui percorsi della biodiversità e di Eugenio Berra sul Danubio e il fascino del viaggiare attraverso le terre dove oriente e occidente s'incontrano, con le riflessioni sull'Europa che fatica a diventare sguardo comune dopo il secolo del delirio degli stati nazionali di Michele Nardelli e con le suggestioni sul cibo balcanico di Paolo Rumiz... una serata davvero molto bella e piacevole, a conclusione di un tour che nei giorni scorsi ha toccato le città di Cinisello Balsamo (Mi), Scandicci (Fi), Biella, Trento ed infine Trieste, frutto della collaborazione fra Slow Food International e Viaggiare i Balcani. Per riscoprire la bellezza del viaggio, per dare dignità a chi lavora nel sostenere le biodiversità.

giovedì, 16 aprile 2015 ore 21:00

A Trento, la rete Terra Madre Balcani e i percorsi di turismo responsabile lungo le vie dei sapori nel Sud-Est Europa
Blagaj (Bosnia Erzegovina)

 

La Condotta di Trento di Slow Food e l'associazione Viaggiare i Balcani presentano il 16 aprile 2015 a Trento la rete di Terra Madre Balcani e i percorsi del turismo responsabile. L'incontro di Trento segue quelli che in questi giorni si son svolti a Cinisello Balsamo (Milano), Scandicci (Firenze), Biella (15 aprile) e precede quello di Trieste che si svolgerà venerdì 17 aprile con Paolo Rumiz e Michele Nardelli.

Da anni la rete di Slow Food nei Balcani collabora con l’associazione “Viaggiare i Balcani” di Trento (www.viaggiareibalcani.it), per promuovere attraverso percorsi di turismo responsabile le tante comunità del cibo della regione. Nel corso degli anni, sono molte le comunità del cibo di terra Madre ad essere state incluse in questi percorsi turistici. Viceversa, molte delle comunità coinvolte nella rete di Viaggiare i Balcani sono diventate nodi attivi della rete di terra Madre Balcani. Un esempio è il Presidio Slow Food della rakija (grappa) di prugne crvena ranka di Gledić (Serbia) dove anche “Viaggiare i Balcani” opera da tempo in progetti di cooperazione comunitaria e turismo responsabile.

Dal 2011, Viaggiare i Balcani ha ideato, con il supporto di Slow Food, una serie di percorsi gastronomici in Bosnia-Erzegovina, Serbia ed Albania con l’obiettivo di valorizzare la straordinaria diversità di questa regione, che purtroppo rischia di scomparire nel giro di qualche generazione e in alcuni casi nel giro di pochi anni. Il turismo responsabile può essere un’ulteriore modalità per non abbandonare questi cibi e prodotti a un probabile destino di estinzione, infondendo fiducia e autostima nelle comunità locali in ciò stimolate a portare avanti le proprie tradizioni.

Trento, Caffé Bookique, via Torre d'Augusto

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venerdì, 17 aprile 2015 ore 18:00

A Trieste, la presentazione di Terra Madre Balcani e degli itinerari del turismo responsabile nell'Europa di mezzo
Pocitelj, Bosnia Erzegovina

Si conclude oggi a Trieste il tour di serate organizzate da "Slow Food international" e l'associazione "Viaggiare i Balcani" nelle condotte di Cinisello Balsamo, Scandicci, Biella, Trento e Trieste allo scopo di presentare Terra Madre Balcan e la guida "Scoprire i Balcani" che propone itinerari di conoscenza e di viaggio nell'Europa di mezzo. Nella cornice del Caffè San Marco, a Trieste, è previsto anche l'intervento di Paolo Rumiz. Intanto ieri sera a Trento il Caffè Bookique era gremito di persone, soprattutto giovani.

 

Da anni la rete di Slow Food nei Balcani collabora con l’associazione “Viaggiare i Balcani” di Trento (www.viaggiareibalcani.it), per promuovere attraverso percorsi di turismo responsabile le tante comunità del cibo della regione. Nel corso degli anni, sono molte le comunità del cibo di terra Madre ad essere state incluse in questi percorsi turistici. Viceversa, molte delle comunità coinvolte nella rete di Viaggiare i balcani sono diventate nodi attivi della rete di terra Madre Balcani. Un esempio è il Presidio Slow Food della rakija (grappa) di prugne crvena ranka di Gledić (Serbia) dove anche “Viaggiare i Balcani” opera da tempo in progetti di cooperazione comunitaria e turismo responsabile.

Dal 2011, Viaggiare i Balcani ha ideato, con il supporto di Slow Food, una serie di percorsi gastronomici in Bosnia-Erzegovina, Serbia ed Albania con l’obiettivo di valorizzare la straordinaria diversità gastronomica di questa regione, che purtroppo rischia di scomparire nel giro di qualche generazione e in alcuni casi nel giro di pochi anni. Il turismo responsabile può essere un’ulteriore modalità per non abbandonare questi cibi e prodotti a un probabile destino di estinzione, infondendo fiducia e autostima nelle comunità locali in ciò stimolate a portare avanti le proprie tradizioni.

Trieste, Caffè San Marco, Via Cesare Battisti 18

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Appello a sostegno di OBC
Bergamo, conferenza internazionale di BC

 

Care lettrici e cari lettori di questo blog,

se ne parla da mesi ormai, ma fin qui mi ero astenuto - concordemente con la direttrice di OBC - dal dar voce all'ipotesi di ridimensionamento di Osservatorio Balcani Caucaso, una delle più importanti e qualificate esperienze di informazione e di ricerca presenti in Trentino. Un po' perché ho sperato che la politica potesse avere un soprassalto di dignità di fronte ad una delle eccellenze (passatemi il termine) di questa terra e della sua capacità di aprirsi all'Europa. E poi perché temevo identificazioni che non esistono, quand'anche io sia uno degli ideatori - nell'ormai lontano 1999 - di Osservatorio.

 

In quindici anni di lavoro OBC è diventato un punto di riferimento internazionale di primissimo ordine, riconosciuto per la sua capacità di raccontare questa parte d'Europa con sensibilità, equilibrio, intelligenza. Potrei narrare un sacco di episodi per descrivere l'apprezzamento di cui gode OBC. Come ad esempio quando, in occasione di una mia visita all'ambasciata italiana di Sarajevo, l'allora ambasciatore Alessandro Fallavollita mi disse che la consultazione del sito di Osservatorio era per lui l'inizio della sua giornata di lavoro.

 

Il Trentino dovrebbe considerarlo un vanto, un investimento ben riuscito nell'ambito di un approccio non emergenziale verso la pace, i diritti umani, la cooperazione, la cittadinanza europea, lo sviluppo di relazioni. Specie in un tempo dove proprio le relazioni internazionali diventano un tratto decisiviso nella capacità di un territorio di abitare il cambiamento globale e l'interdipendenza. Speriamo che questa consapevolezza orienti le scelte delle istituzioni trentine (ma anche nazionali ed europee).

 

Quello che segue è l'appello rivolto al Presidente della PAT e all'Assessore competente, che ha già raccolto oltre quattromila adesioni. E che, qualora non lo aveste già fatto, vi invito a firmare.

 

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sabato, 28 febbraio 2015 ore 11:00

Coordinamento Viaggiare i Balcani
In viaggio sul Danubio

 

Il Coordinamento dell'associazione per il turismo responsabile "Viaggiare i Balcani" si riunisce sabato 28 febbraio 2015, alle ore 11.00, a Padova, in via Svizzera 23. All'ordine del giorno la programmazione dell'attività relativa al 2015, le nuove proposte di viaggio, le relazioni con Viaggi & Miraggi.

 

Padova, via Svizzera 23

venerdì, 6 febbraio 2015 ore 17:00

Bosnia ed Erzegovina. Tra passato e futuro
Prijedor 1999, l\'inizio del ritorno

L'Associazione Progetto Prijedor intende celebrare i 20 anni della sua presenza a Prijedor con una serie di eventi il primo dei quali si svolgerà venerdì prossimo 6 febbraio (alle ore 17.00) a Trento, nella sede del Consiglio Provinciale a Palazzo Trentini ed avrà come titolo "Bosnia ed Erzegovina. Tra passato e futuro".

Il programma della serata è così articolato: dopo il saluto iniziale del presidente dell’Associazione Progetto Prijedor Cristina Bertotti sono previsti quattro interventi di altrettanti relatori:

Michele Nardelli: i Balcani verso l’Europa

Agostino Zanotti: la mia Bosnia

Gianni Citroni: storia dell’Associazione e aree d’intervento

Carlo Fait: Progetto “Orizzonti di reciprocità”: area cultura

Seguirà un breve dibattito e la presentazione del  “Concorso Internazionale Paola de Manincor”. Inaugurazione mostra bozzetti “Concorso Internazionale Paola de Manincor” presentata dai figli e da Roberto Piazza con l’intervento di Boris Eremic presidente Associazione Artisti di Prijedor. La mostra rimarrà aperta dal 6 al 21 febbraio 2015.

Seguirà un buffet

Trento, Palazzo Trentini, Via Manci

Locandina

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La storia la scrivono i vincitori... Ma chi ha vinto nella guerra dei dieci anni?
Sarajevo, uno dei tanti cimiteri

Intorno alla condanna di Mladic e al suicidio di Praljak

(questa riflessione è stata pubblicata contemporaneamente anche su www.balcanicaucaso.org)

 

di Michele Nardelli

(5 dicembre 2017) Spenti i riflettori sulla condanna all'ergastolo di Ratko Mladic tutto sembrava riprendere a scorrere nella “normale” indifferenza con cui si guarda a questa parte d'Europa che ci ostiniamo a non considerare tale. E a non capire, alternando reazioni all'emergenza e superficialità.

Non è stato infatti diverso nemmeno in larga parte dei commenti sulla condanna di quello che un tempo era il capo militare dei serbo-bosniaci, immortalato sul banco degli imputati all'Aja nei panni di un vecchio livido di rancore che – giustamente – finirà i suoi anni dietro le sbarre. Commenti in genere improntati a descriverlo come l'incarnazione del male, il malvagio della carezza al bambino di Srebrenica prima della mattanza o, per altri versi, ad indicarlo come il primo combattente contro lo stato islamico in Europa. Commenti che hanno sottolineato che prima o poi i responsabili sono chiamati a pagare per i loro crimini, in virtù del fatto che la storia la scrivono i vincitori. Ma se non fosse così?

Il dubbio si insinua dopo la vicenda che all'Aja ha visto per protagonista Slobodan Praljak. Quest'ultimo era meno noto del suo collega di mattanze con il quale – pur su un altro fronte – aveva in comune il delirio nazionalistico (in questo caso la “grande Croazia”), l'odio verso i bosgnacchi musulmani (partì da lui l'ordine della distruzione del “vecchio”, il ponte di Mostar) e le pratiche esoteriche e i riti cavallereschi come fu la fedeltà nibelungica per il Terzo Reich (in fondo il richiamo ai popoli celesti o le apparizioni di Medjugorje non sono poi tanto diversi). Il suo gesto di fronte alla condanna1 è l'epilogo di un rituale che lo vorrebbe consacrare come martire ed eroe.

Resta però difficile pensare a Mladic o Praljak nella parte dei vincitori. Proviamo allora a seguire un racconto diverso, fuori dal coro. Partendo da una semplice domanda: chi ha vinto nella “guerra dei dieci anni”? Se guardassimo con un po' di attenzione quel che è accaduto in quegli anni e nel dopoguerra, tanto in Bosnia come altrove (nei Balcani e non solo), la risposta appare piuttosto chiara. Hanno vinto loro, i criminali. 

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