venerdì, 1 dicembre 2017 ore 20:30

Una serata promossa dal "Gruppo Bosnia Mori - Stara Rijeka" dal titolo "Quale Bosnia a vent'anni dalla fine della guerra" si svolgerà venerdì prossimo 1 dicembre 2017, alle ore 20.00, a Mori presso il Teatro dell'Oratorio Parrocchiale.
Vi partecipano Raffaele Crocco giornalista della RAI e direttore dell'"Atlante delle Guerre e dei conflitti del mondo", Sara Ferrari, assessora provinciale alla cooperazione internazionale, e Michele Nardelli, ricercatore e saggista, fra i promotori di Osservatorio Balcani Caucaso, del Progetto Prijedor e di molte altre esperienze di cooperazione di comunità fra il Trentino e la regione balcanica.
Mori, Teatro dell'Oratorio Parrocchiale
martedì, 28 novembre 2017 ore 20:30
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Finalmente anche in Trentino avrete l'occasione per vedere il film del secolo
SARAJEVO REWIND 2014>1914
di e con Simone Malavolti e Eric Gobetti
Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=xLP2hnNSKn8&t=5s
Martedì 28 novembre 2017, alle ore 20,30 alla presenza di Simone Malavolti, presso Centro per la Cooperazione Internazionale, Vicolo di San Marco 1 a Trento.
Trento, Centro per la Cooperazione internazionale, Vicolo san Marco 1
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Quello che segue è il settimo “racconto breve” ispirato da un viaggio formativo nel cuore balcanico dell'Europa e non solo. Questa volta dedicato al sorgere in Europa dopo la caduta del muro di Berlino di ben ventidue nuovi stati-nazione. Dei loro relativi confini e dei reticolati posti a difesa del “prima noi”. Della deriva nazionalista e del declino del progetto europeo. Del passato che, in assenza di elaborazione, non passa. Di due piccoli luoghi di confine, così lontani eppure tanto vicini. Esce in contemporanea su www.balcanicaucaso.org e su www.michelenardelli.it
«Che “cosa” è dunque l'Europa?
L'Europa non è un “territorio”.
E non è una “cosa”, che precederebbe ogni storia.
L'Europa è sempre incompiuta,
come un progetto da realizzare»
Mauro Ceruti
“Il tempo della complessità”
di Michele Nardelli
I confini sono duri a morire. Eppure, quando con gli accordi di Schengen quelli interni all'Unione Europea iniziarono ad essere smantellati fu un giorno di speranza. Per il fatto in sé e perché quello smantellamento lasciava intravvedere un processo di unione politica solo iniziato, che avrebbe potuto coinvolgere via via un numero crescente di paesi e regioni.
C'era un disegno, quand'anche non lineare ed avversato, che finalmente riprendeva il filo conduttore di Ventotene. Al quale corrispondeva una strategia di allargamento verso i Balcani occidentali e la Turchia1. E quel “Processo di Barcellona” che immaginava il Mediterraneo come uno spazio chiave di relazione, di cooperazione e di pace.
giovedì, 23 novembre 2017 ore 20:30

Incontro pubblico sulla storia del gemellaggio tra le circoscrizioni di Trento Centro e Prijedor Centro
Oggi, giovedì 23 novembre alle ore 20.30, presso la Sala della Circoscrizione Piedicastello in Via Verruca 1. Con il saluto dell'Assessore alla Cultura del Comune di Trento Andrea Robol, del Presidente della Circoscrizione Claudio Geat, del Presidente della Circoscrizione Prijedor Radojica Djudjic.
A seguire l'intervento di Marco Abram, ricercatore dell'Osservatorio Balcani e Caucaso - Transeuropa, dal titolo "Tra Italia e Balcani: le relazioni dal basso alle origini del Progetto Prijedor" e la testimonianza di Annalisa Tomasi, prima delegata dell'ADL a Prijedor dal 2000 al 2003 e referente per il gemellaggio fino al 2013, dal titolo "Il gemellaggio tra le circoscrizioni di Trento Centro e Prijedor Centro".
Trento, Sala Circoscrizione Piedicastello, via della Verruca 1

Ergastolo per genocidio e crimini contro l’umanità. È questa la sentenza emessa il 22 novembre dal Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia nei confronti dell’ex capo militare dell’esercito serbo-bosniaco
di Alfredo Sasso *
“Quando non sono più in posizione di abusare di persone indifese, diventano molto fragili”. Così Eric Gordy descrive il comportamento di Ratko Mladi presso il Tribunale dell'Aja per l'ex-Jugoslavia (ICTY). Mladi, da tempo in condizioni di salute precarie, ha esposto al mondo le proprie debolezze fisiche dall’inizio del processo nel 2012 fino all’ultimo atto di ieri, quando durante la lettura del verdetto ha prima richiesto e ottenuto una pausa, e poi inveito con parole stentate e scomposte contro la corte, che l’ha poi fatto allontanare dall’aula. Un’immagine che stride completamente con quel famoso video , impresso nella memoria dei più che hanno conosciuto in vari modi la guerra in Bosnia Erzegovina, che lo ritrae deciso mentre fa ingresso nelle strade di una Srebrenica completamente vuota e conquistata, e che invece di mantenere il presidio in città indica con gesto sicuro la direzione verso Potoari, il villaggio dove si erano rifugiati migliaia di bosniaci musulmani cercando invano protezione dai caschi blu dell’ONU.

di Nicole Corritore *
(22 novembre 2017) Condanna all'ergastolo per l'ex comandante dell'esercito serbo bosniaco, colpevole di genocidio e complicità in genocidio per i fatti di Srebrenica, crimini contro l'umanità, deportazione, persecuzione. E' la sentenza di primo grado pronunciata oggi, 22 novembre, dalla Corte del Tribunale Penale Internazionale dell'Aja presieduta dal giudice Alphons Orie.
Ratko Mladic è nato il 12 marzo 1942 a Kalinovik, in Bosnia Erzegovina. Militare di carriera nell'esercito popolare jugoslavo (JNA), il 12 maggio 1992, un mese dopo l'inizio della guerra in Bosnia, è stato nominato comandante di stato maggiore dell'esercito serbo bosniaco (VRS). Ha mantenuto il comando durante tutta la guerra.
Il primo mandato nei suoi confronti è stato emesso dal Tribunale Penale Internazionale dell'Aja il 25 luglio 1995. Un secondo mandato, riguardante in particolare i fatti di Srebrenica del luglio 1995, è stato emesso nel novembre dello stesso anno. I due mandati sono stati poi riuniti in un unico atto d'accusa nel luglio del '96, poi emendato dei capi di imputazione minori per lasciare solo le accuse più gravi rivolte al militare: violazione delle leggi e delle usanze di guerra (6 capi di imputazione); crimini contro l'umanità (7 capi di imputazione) e genocidio (2 capi di imputazione). Il 15 ottobre 2009 il caso di Mladic è stato scorporato da quello dell'ex leader dei serbo bosniaci Radovan Karadzic, dopo l'arresto di quest'ultimo e l'avvio del processo contro di lui all'Aja e conclusosi con la condanna, nel marzo del 2016, a 40 anni di reclusione.
lunedì, 30 ottobre 2017 ore 15:00

Lunedì 30 ottobre 2017 si svolgerà l’incontro di "restituzione" in seguito al viaggio "Alle radici dell'Europa. Memorie di guerra e scenari di pace in Bosnia Erzegovina 25 anni dopo".
Dopo l'immersione per una settimana in alcuni dei luoghi che hanno segnato la storia di questa terra e la tragedia degli anni '90 del secolo scorso, saranno molti i quesiti, i dubbi, le perplessità che cercano delle risposte. Risposte che, come gli avvenimenti che abbiamo ripercorso nei giorni del viaggio, investono il nostro presente ben più di quanto possiamo immaginare, con lo sguardo rivolto ai conflitti che attraversano un'Europa che purtroppo non ha saputo far tesoro dei propri fallimenti.
Di questo e di tanto altro parleemo nell'incontro che si svolgerà oggi pomeriggio presso la Camera del Lavoro di Modena, piazza Cittadella 36, nella sala conferenze del 10° piano alle ore 15.00 e al quale parteciperò anch'io.
Modena, Camera del Lavoro, Piazza Cittadella 36
mercoledì, 27 settembre 2017 ore 00:00
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Nel pomeriggio di venerdì 22 settembre sono stato a Modena per un momento di formazione rivolto ai partecipanti al viaggio di studio per insegnanti (e non solo) che la settimana prossima accompagnerò per le strade della Bosnia Erzegovina. Devo dire che trovare una così forte attenzione verso il mio racconto sul cuore dell'Europa, sulle vicende che hanno tragicamente segnato gli anni '90 del secolo scorso e su quel che avremmo dovuto imparare per abitare più consapevolmente il nostro tempo mi conforta e mi convince oltremodo del valore dello studio e dell'apprendimento permanente. Ci avevo fatto anche una legge provinciale, la n.10 del 2013. Chissà in questo vuoto di cultura istituzionale che fine avrà fatto...
§§§
Memorie di guerra e scenari di pace in Bosnia Erzegovina 25 anni dopo (1992 - 2017)
Viaggio studio per insegnanti - 27 settembre / 2 ottobre 2017 - promosso dall'associazione culturale "Appena-appena" in collaborazione con l'Istituto Storico della Resistenza e di storia contemporanea di Modena.
Questo viaggio dà la possibilità di conoscere un paese di straordinaria bellezza, la Bosnia Erzegovina, terra di frontiera nel cuore d’Europa, ponte fra Oriente e Occidente, dove hanno vissuto una accanto all’altra la religione cattolica e l’ortodossa, l’islamismo e l’ebraismo. Qui nasce e muore il Novecento: a Sarajevo il 28 giugno 1914 con l’uccisione dell’arciduca Francesco Ferdinando, che fungerà da pretesto alla scoppio della Prima Guerra Mondiale, e, ancora a Sarajevo, con l’assedio subito dal ’92 al ’96.
Bosnia Erzegovina
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Quella che si combatte oggi in Bosnia Erzegovina è una “guerra per la verità” fondata sulla competizione etnica, e le armi principali sono parole e narrative sul passato
di Alfredo Sasso (dal sito www.balcanicaucaso.org)
“Fa male, ogni anno fa più male. Il problema è che noi, che abbiamo vissuto là, avevamo un’idea di cosa sarebbe potuta diventare quella comunità che è stata invece distrutta. Il tempo non cura tutte le ferite”, spiega in un’intervista televisiva Emir Suljagi. Sopravvissuto al genocidio di Srebrenica quando era poco più che ventenne (su cui ha scritto lo straordinario libro Cartolina dalla fossa) Suljagi è uno dei più instancabili testimoni degli eventi del luglio 1995, quando oltre 8.000 bosniaci musulmani furono uccisi dalle forze serbo-bosniache.
In questi ultimi anni, e soprattutto in quello corrente, l’attenzione pubblica su Srebrenica si è concentrata sull’attualità, tra speculazioni della politica domestica, aiuti e pressioni internazionali.
Suljagi, invece, cerca di restituire centralità a coloro che con il passare degli anni, in questi giorni di luglio, sono sempre meno protagonisti. “Quando parlo di vittime del genocidio, parlo dei miei compagni di classe con cui sono cresciuto. E so quanto potenziale abbiamo perduto in quel crimine mostruoso”.
lunedì, 3 aprile 2017 ore 21:00

Osservatorio Balcani e Caucaso è lieto di invitarvi alla proiezione di
Dall’altra parte / S one strane*
(di Zrinko Ogresta, 2016, Croazia-Serbia, 80')
Lunedì 3 aprile 2017, ore 21.00
Cinema Astra, Corso Michelangelo Buonarroti 16, Trento
Vesna è una donna di mezza età che vive a Zagabria, dove presta assistenza agli anziani non autosufficienti. Ha due figli grandi: uno sposato e padre, l'inquieto Vlado, e Jadranka, che sta per sposarsi. Una telefonata inattesa del marito la riporta però a un passato dal quale è fuggita 20 anni prima, quando nel suo paese infuriava il conflitto che ha distrutto tante famiglie, inclusa la sua.
Il film affronta il tema del perdono e della difficoltà di saper conciliare, anche in favore di esso, i tanti aspetti delle nostre personalità che si sovrappongono l’una all'altra.
Introduce MARZIA BONA, redattrice e ricercatrice di OBCT
*Film in lingua originale sottotitolato
Trento, Cinema Astra, Corso Buonarroti
lunedì, 10 aprile 2017 ore 17:00

La Rete degli Universitari, nell'ambito del laboratorio per gli studenti di Scienze Politiche affinché possano orientarsi sulle prospettive future sia in ambito formativo che lavorativo, promuove una serie di eventi per approfondire il tema della cooperazione internazionale.
In questo quadro lunedì 10 aprile 2017, alle ore 17.00, presso l'aula 4 in Via Zamboni 38 a Bologna, si svolge un incontro con Michele Nardelli. Il titolo della lezione, "La cooperazione internazionale al tempo della terza guerra mondiale".
Bologna, Scienze Politiche, Aula 4, via Zamboni 38
giovedì, 2 febbraio 2017 ore 11:20
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Stamane mi sono incontrato per un momento formativo con i ragazzi di due quarte classi del Liceo Da Vinci di Trento. Si trattava di una prima lezione in preparazione del viaggio in Bosnia Erzegovina previsto nella prossima primavera. Attraverso tre storie ho raccontato loro che cosa sono la Bosnia Erzegovina e Sarajevo, quel che è accaduto negli anni '90 e la necessità di elaborare i conflitti se non si vuole che le tragedie si ripetano all'infinito.
Quando sento dire che i giovani di oggi sono refrattari alla conoscenza o semplicemente distratti, beh devo dire (o meglio, ne ho avuto la conferma) che non è affatto così. Ho parlato con loro (e i loro insegnanti) per un'ora e mezza e ho avuto la percezione di una forte attenzione e di un grande coinvolgimento.
Che allora il problema sia che noi adulti non sempre sappiamo catturare la loro attenzione? E magari di aver qualcosa da raccontare loro in grado di connettere vicende storiche con i temi del loro presente e futuro? O, ancora, della qualità degli ambiti formativi? Quando sapremo far tesoro del passato per leggere il presente?
Fra due o tre mesi questi ragazzi andranno a Sarajevo. Forse il primo vero e proprio viaggio della loro esperienza di vita. Spero di averli aiutati un pochino a capire che cosa è accaduto venticinque anni fa in quel paese che si chaimava Jugoslavia e ad osservare il loro tempo alzando lo sguardo.
Trento, Liceo Da vinci
giovedì, 26 gennaio 2017 ore 14:20
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Nell'ambito del percorso formativo per un viaggio di studio in Bosnia Erzegovina degli studenti delle quarte classi, Michele Nardelli svolgerà una lezione sul contesto balcanico a vent'anni dalla fine della guerra dei dieci anni.
Mezzolombardo, Istituto Martini

Egidio Ivetic
Un confine nel Mediterraneo
L'Adritico orientale tra Italia e Slavia (1300-1900)
Viella libreria editrice, 2014
«Sullo sfondo di una riflessione storiografica transnazionale e con lo sguardo non circoscritto alle periodizzazioni tradizionali, il libro ripercorre le convivenze e le divisioni tra popolazioni, decostruisce l'idea stessa di confine, andando oltre i canoni delle storiografie coinvolte e le separazioni cultrali ancora vive in queste terre mediterranee».
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Nei giorni scorsi se ne andato l'amico Predrag Matvejevic. Dopo le parole scritte in suo ricordo, volevo omaggiarne la scomparsa con la pubblicazione del piccolo saggio che nel 2005 costò a Predrag la condanna da parte del Tribunale di Zagabria a cinque mesi di carcere. Un diario fra luoghi cari che in questi anni ho imparato a conoscere e ad amare. (m.n.)
di Predrag Matvejevic
Con una comitiva delle rete televisiva franco-tedesca "Arte", che ha realizzato una trasmissione dedicata ai Balcani, sono arrivato recentemente a Mostar. Due settimane dopo ho raggiunto Sarajevo, dove il "Centar André Malraux", francese, ha organizzato un incontro di scrittori europei. Noi, nati in quel paese, possiamo fare ben poco da soli: ci siamo accapigliati, inimicati, divisi, riducendoci alla miseria. Nel mio diario le impressioni riportate nei due viaggi si intrecciano e si accavallano.
La prima volta sono arrivato dall'Italia via mare, col traghetto Ancona-Spalato, proseguendo lungo la valle del fiume Neretva fino a Mostar. La seconda volta sono arrivato a Sarajevo passando per Vienna. E da Sarajevo, in compagnia di un centinaio fra scrittori e giornalisti, mi sono avviato verso la mia città natale - Mostar. Abbiamo viaggiato in un treno che, dopo l'ultima guerra, fa raramente la spola su quella linea ferroviaria. Una volta i vagoni, passeggeri e merci, passavano ogni giorno, e più volte al giorno.
Da studente, lavorai alla costruzione del tratto di strada ferrata fra Konjic e Jablanica con le brigate giovanili. Si chiamavano "azioni di lavoro volontario". Il nostro accampamento si trovava nei pressi di Ostrozac. Si andava al lavoro prima che il sole riscaldasse fino all'arsura la terra e l'aria; dopo mezzogiorno facevamo il bagno nei rami del fiume Neretva. Ricordo gli strani, fiabeschi colori dell'alba, il biancore della pietra che emergeva dalla notte, i cespugli bagnati di rugiada, le limpide acque del fiume, i suoi vortici, le sue sponde, le rocce carsiche dell'Erzegovina. A incoraggiarci era il sole che si levava, la luce si spandeva. "Costruiremo il nostro paese più bello di prima", dicevamo. Era il nostro sogno. Molti di noi credevano nella propria fantasia. Io compreso. Invidiavo i miei compagni più forti che erano in grado di lavorare di più e di fare meglio: quella ferrovia collegava la Bosnia all'Erzegovina, univa la Jugoslavia.