Europa e Mediterraneo Balcani

lunedì, 30 ottobre 2017 ore 15:00

Incontro restitutivo del viaggio 'Alle radici dell'Europa'
Il vecchio nuovo

Lunedì 30 ottobre 2017 si svolgerà l’incontro di "restituzione" in seguito al viaggio "Alle radici dell'Europa. Memorie di guerra e scenari di pace in Bosnia Erzegovina 25 anni dopo".

Dopo l'immersione per una settimana in alcuni dei luoghi che hanno segnato la storia di questa terra e la tragedia degli anni '90 del secolo scorso, saranno molti i quesiti, i dubbi, le perplessità che cercano delle risposte. Risposte che, come gli avvenimenti che abbiamo ripercorso nei giorni del viaggio, investono il nostro presente ben più di quanto possiamo immaginare, con lo sguardo rivolto ai conflitti che attraversano un'Europa che purtroppo non ha saputo far tesoro dei propri fallimenti.

Di questo e di tanto altro parleemo nell'incontro che si svolgerà oggi pomeriggio presso la Camera del Lavoro di Modena, piazza Cittadella 36, nella sala conferenze del 10° piano alle ore 15.00 e al quale parteciperò anch'io.

 

Modena, Camera del Lavoro, Piazza Cittadella 36

mercoledì, 27 settembre 2017 ore 00:00

Alle radici dell'Europa
Biblioteca nazionale Sarajevo 1992

Nel pomeriggio di venerdì 22 settembre sono stato a Modena per un momento di formazione rivolto ai partecipanti al viaggio di studio per insegnanti (e non solo) che la settimana prossima accompagnerò per le strade della Bosnia Erzegovina. Devo dire che trovare una così forte attenzione verso il mio racconto sul cuore dell'Europa, sulle vicende che hanno tragicamente segnato gli anni '90 del secolo scorso e su quel che avremmo dovuto imparare per abitare più consapevolmente il nostro tempo mi conforta e mi convince oltremodo del valore dello studio e dell'apprendimento permanente. Ci avevo fatto anche una legge provinciale, la n.10 del 2013. Chissà in questo vuoto di cultura istituzionale che fine avrà fatto...

 

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Memorie di guerra e scenari di pace in Bosnia Erzegovina 25 anni dopo (1992 - 2017)

Viaggio studio per insegnanti - 27 settembre / 2 ottobre 2017 - promosso dall'associazione culturale "Appena-appena" in collaborazione con l'Istituto Storico della Resistenza e di storia contemporanea di Modena.

Questo viaggio dà la possibilità di conoscere un paese di straordinaria bellezza, la Bosnia Erzegovina, terra di frontiera nel cuore d’Europa, ponte fra Oriente e Occidente, dove hanno vissuto una accanto all’altra la religione cattolica e l’ortodossa, l’islamismo e l’ebraismo. Qui nasce e muore il Novecento: a Sarajevo il 28 giugno 1914 con l’uccisione dell’arciduca Francesco Ferdinando, che fungerà da pretesto alla scoppio della Prima Guerra Mondiale, e, ancora a Sarajevo, con l’assedio subito dal ’92 al ’96.

Bosnia Erzegovina

Il programma

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«Ogni volta fa più male». Srebrenica, ventidue anni dopo.
Un murales realizzato dal writer Manu Invisibile a Srebrenica -

Quella che si combatte oggi in Bosnia Erzegovina è una “guerra per la verità” fondata sulla competizione etnica, e le armi principali sono parole e narrative sul passato

di Alfredo Sasso (dal sito www.balcanicaucaso.org)

“Fa male, ogni anno fa più male. Il problema è che noi, che abbiamo vissuto là, avevamo un’idea di cosa sarebbe potuta diventare quella comunità che è stata invece distrutta. Il tempo non cura tutte le ferite”, spiega in un’intervista televisiva Emir Suljagi. Sopravvissuto al genocidio di Srebrenica quando era poco più che ventenne (su cui ha scritto lo straordinario libro Cartolina dalla fossa) Suljagi è uno dei più instancabili testimoni degli eventi del luglio 1995, quando oltre 8.000 bosniaci musulmani furono uccisi dalle forze serbo-bosniache.

In questi ultimi anni, e soprattutto in quello corrente, l’attenzione pubblica su Srebrenica si è concentrata sull’attualità, tra speculazioni della politica domestica, aiuti e pressioni internazionali.

Suljagi, invece, cerca di restituire centralità a coloro che con il passare degli anni, in questi giorni di luglio, sono sempre meno protagonisti. “Quando parlo di vittime del genocidio, parlo dei miei compagni di classe con cui sono cresciuto. E so quanto potenziale abbiamo perduto in quel crimine mostruoso”.

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lunedì, 3 aprile 2017 ore 21:00

Dall'altra parte
La locandina del film

Osservatorio Balcani e Caucaso è lieto di invitarvi alla proiezione di

Dall’altra parte / S one strane*

(di Zrinko Ogresta, 2016, Croazia-Serbia, 80')

Lunedì 3 aprile 2017, ore 21.00

Cinema Astra, Corso Michelangelo Buonarroti 16, Trento

 

Vesna è una donna di mezza età che vive a Zagabria, dove presta assistenza agli anziani non autosufficienti. Ha due figli grandi: uno sposato e padre, l'inquieto Vlado, e Jadranka, che sta per sposarsi. Una telefonata inattesa del marito la riporta però a un passato dal quale è fuggita 20 anni prima, quando nel suo paese infuriava il conflitto che ha distrutto tante famiglie, inclusa la sua.

Il film affronta il tema del perdono e della difficoltà di saper conciliare, anche in favore di esso, i tanti aspetti delle nostre personalità che si sovrappongono l’una all'altra.


Introduce MARZIA BONA, redattrice e ricercatrice di OBCT

*Film in lingua originale sottotitolato

Trento, Cinema Astra, Corso Buonarroti

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lunedì, 10 aprile 2017 ore 17:00

La cooperazione internazionale al tempo della terza guerra mondiale
Sarajevo. Monumento agli aiuti internazionali

La Rete degli Universitari, nell'ambito del laboratorio per gli studenti di Scienze Politiche affinché possano orientarsi sulle prospettive future sia in ambito formativo che lavorativo, promuove una serie di eventi per approfondire il tema della cooperazione internazionale.

In questo quadro lunedì 10 aprile 2017, alle ore 17.00, presso l'aula 4 in Via Zamboni 38 a Bologna, si svolge un incontro con Michele Nardelli. Il titolo della lezione, "La cooperazione internazionale al tempo della terza guerra mondiale".

Bologna, Scienze Politiche, Aula 4, via Zamboni 38

giovedì, 2 febbraio 2017 ore 11:20

I Balcani, un caleidoscopio sulla modernità
Sarajevo, vent'anni dopo

Stamane mi sono incontrato per un momento formativo con i ragazzi di due quarte classi del Liceo Da Vinci di Trento. Si trattava di una prima lezione in preparazione del viaggio in Bosnia Erzegovina previsto nella prossima primavera. Attraverso tre storie ho raccontato loro che cosa sono la Bosnia Erzegovina e Sarajevo, quel che è accaduto negli anni '90 e la necessità di elaborare i conflitti se non si vuole che le tragedie si ripetano all'infinito. 

Quando sento dire che i giovani di oggi sono refrattari alla conoscenza o semplicemente distratti, beh devo dire (o meglio, ne ho avuto la conferma) che non è affatto così. Ho parlato con loro (e i loro insegnanti) per un'ora e mezza e ho avuto la percezione di una forte attenzione e di un grande coinvolgimento.

Che allora il problema sia che noi adulti non sempre sappiamo catturare la loro attenzione? E magari di aver qualcosa da raccontare loro in grado di connettere vicende storiche con i temi del loro presente e futuro? O, ancora, della qualità degli ambiti formativi? Quando sapremo far tesoro del passato per leggere il presente?

Fra due o tre mesi questi ragazzi andranno a Sarajevo. Forse il primo vero e proprio viaggio della loro esperienza di vita. Spero di averli aiutati un pochino a capire che cosa è accaduto venticinque anni fa in quel paese che si chaimava Jugoslavia e ad osservare il loro tempo alzando lo sguardo.

Trento, Liceo Da vinci

giovedì, 26 gennaio 2017 ore 14:20

Balcani, quale elaborazione del conflitto?
Sarajevo, cimitero

Nell'ambito del percorso formativo per un viaggio di studio in Bosnia Erzegovina degli studenti delle quarte classi, Michele Nardelli svolgerà una lezione sul contesto balcanico a vent'anni dalla fine della guerra dei dieci anni.

Mezzolombardo, Istituto Martini

Un confine nel Mediterraneo
La prima di copertina del libro

Egidio Ivetic

Un confine nel Mediterraneo

L'Adritico orientale tra Italia e Slavia (1300-1900)

Viella libreria editrice, 2014

 

«Sullo sfondo di una riflessione storiografica transnazionale e con lo sguardo non circoscritto alle periodizzazioni tradizionali, il libro ripercorre le convivenze e le divisioni tra popolazioni, decostruisce l'idea stessa di confine, andando oltre i canoni delle storiografie coinvolte e le separazioni cultrali ancora vive in queste terre mediterranee».

 

I nostri talebani
Mostar, l'abbattimento del Vecchio

Nei giorni scorsi se ne andato l'amico Predrag Matvejevic. Dopo le parole scritte in suo ricordo, volevo omaggiarne la scomparsa con la pubblicazione del piccolo saggio che nel 2005 costò a Predrag la condanna da parte del Tribunale di Zagabria a cinque mesi di carcere. Un diario fra luoghi cari che in questi anni ho imparato a conoscere e ad amare. (m.n.)

di Predrag Matvejevic

Con una comitiva delle rete televisiva franco-tedesca "Arte", che ha realizzato una trasmissione dedicata ai Balcani, sono arrivato recentemente a Mostar. Due settimane dopo ho raggiunto Sarajevo, dove il "Centar André Malraux", francese, ha organizzato un incontro di scrittori europei. Noi, nati in quel paese, possiamo fare ben poco da soli: ci siamo accapigliati, inimicati, divisi, riducendoci alla miseria. Nel mio diario le impressioni riportate nei due viaggi si intrecciano e si accavallano.

La prima volta sono arrivato dall'Italia via mare, col traghetto Ancona-Spalato, proseguendo lungo la valle del fiume Neretva fino a Mostar. La seconda volta sono arrivato a Sarajevo passando per Vienna. E da Sarajevo, in compagnia di un centinaio fra scrittori e giornalisti, mi sono avviato verso la mia città natale - Mostar. Abbiamo viaggiato in un treno che, dopo l'ultima guerra, fa raramente la spola su quella linea ferroviaria. Una volta i vagoni, passeggeri e merci, passavano ogni giorno, e più volte al giorno.

Da studente, lavorai alla costruzione del tratto di strada ferrata fra Konjic e Jablanica con le brigate giovanili. Si chiamavano "azioni di lavoro volontario". Il nostro accampamento si trovava nei pressi di Ostrozac. Si andava al lavoro prima che il sole riscaldasse fino all'arsura la terra e l'aria; dopo mezzogiorno facevamo il bagno nei rami del fiume Neretva. Ricordo gli strani, fiabeschi colori dell'alba, il biancore della pietra che emergeva dalla notte, i cespugli bagnati di rugiada, le limpide acque del fiume, i suoi vortici, le sue sponde, le rocce carsiche dell'Erzegovina. A incoraggiarci era il sole che si levava, la luce si spandeva. "Costruiremo il nostro paese più bello di prima", dicevamo. Era il nostro sogno. Molti di noi credevano nella propria fantasia. Io compreso. Invidiavo i miei compagni più forti che erano in grado di lavorare di più e di fare meglio: quella ferrovia collegava la Bosnia all'Erzegovina, univa la Jugoslavia.

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lunedì, 12 dicembre 2016 ore 21:30

Balcani. La guerra dei dieci anni
La moschea di Peja-Pec bruciata durante la guerra

"Il caso Kosovo"

Conferenza promossa dal circolo ARCI "Radio Aut" di Pavia (ore 21.30 Via di Porta Salara 18) nell'ambito di un ciclo di incontri rivolto ai soci, alla comunità pavese e agli studenti dell'Università di Pavia per avere una visione più limpida degli avvenimenti che scossero i Balcani negli anni '90. Interviene Michele Nardelli (Osservatorio Balcani Caucaso - Transeuropa)

Pavia, via Porta Salara 18

La locandina dell'evento

lunedì, 28 novembre 2016 ore 20:30

Trentino e Balcani. Legami e ponti tra ieri e oggi
Prijedor (Bosnia Erzegovina), elaborazione del conflitto

Nell'ambito della settimana "Balcani... un'altra storia" (28 novembre - 3 dicembre 2016) si svolgerà l'incontro "Trentino e Balcani. Legami e ponti tra ieri e oggi", con la partecipazione di Marzia Bona (Osservatorio Balcani Caucaso - Transeuropa) e di Michele Nardelli. Moderatore sarà Davide Sighele, giornalista (OBC-T).

La settimana è organizzata dall'Associazione Trentino con i Balcani insieme a Forum Trentino per la pace e i diritti umani,Osservatorio Balcani e Caucaso - Transeuropa, Viaggiare i Balcani, Forum ALB Trentino, Associazione Progetto Prijedor, Centro per la Formazione alla Solidarietà Internazionale, Oratorio S. Antonio, Operazione Colomba.

Potete trovare tutto il programma della settimana su https://balcanialtrastoria.wordpress.com/

Trento, Centro per la Formazione alla Solidarietà Internazionale, vicolo San Marco 1

sabato, 12 novembre 2016 ore 20:30

Lamponi di pace
Presentazione Lamponi di Pace

Al "Festival Tutti nello stesso piatto", il 12 novembre a Trento, si racconta la storia della cooperativa agricola bosniaca "Insieme" con il documentario DERT e il dibattito con i protagonisti

Il Festival Tutti nello stesso piatto organizzato da Mandacarù Onlus e Altromercato è un’occasione di incontro con il cinema e la cultura di Europa, Africa, Asia e America Latina, attraverso i temi del cibo, della biodiversità, della sovranità alimentare, dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile. "Orizzonti latini", "La salute nel piatto", "Cibo e diritti umani" e "Le culture del cibo" sono i focus dell'edizione 2016 e nella quale il 12 novembre si parlerà di Bosnia Erzegovina.

Presso il Teatro Sanbàpolis di Trento alle 20.30 si terrà infatti la proiezione del documentario di Stefano e Mario Martone "DERT" (ITA, 2016, 62'), che racconta la storia della cooperativa agricola bosniaca “Insieme” e dell’amicizia che l’ha resa possibile: quella tra i due fondatori – Rada Zarkovic e Skender Hot, rispettivamente presidente e direttore - il fotoreporter italiano Mario Boccia e la grande rete di amicizia solidale che si è costituita tra Bosnia Erzegovina e Italia fin dalla nascita della cooperativa. A seguito della proiezione i protagonisti dialogheranno con Nicole Corritore di OBC Transeuropa.

 

Trento, Sanbapolis, quartiere san Bartolomeo

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In Bosnia, 25 anni dopo
Il momento dell'abbattimento del vecchio ponte di Mostar

L'associazione Terra Libera, il Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani e il Comune di Lavis promuovono una mostra fotografica e un incontro sulla Bosnia Erzegovina a venticinque anni dalla guerra che ha sconvolto il cuore rimosso dell'Europa.

La mostra verrà inaugurata il 25 agosto 2016, alle ore 21.00 al Parco Urbano di Lavis con un momento di incontro nel quale intervengono Michele Nardelli, ricercatore sulle tematiche della pace e dei diritti umani, Massimiliano Pilati, presidente del Forum trentino per la Pace

Lavis, Bar Parco Urbano

La locandina dell'incontro

A Sarajevo il 28 giugno
La prima di copertina del libro

Gilberto Forti

A Sarajevo il 28 giugno

Adelphi, 1984

 

Fra le proposte letterarie attinenti all’anniversario dello scoppio della Grande Guerra, segnaliamo A Sarajevo il 28 giugno, opera in endecasillabi di Gilberto Forti. Undici versioni del giorno che (forse) cambiò la storia. Una recensione di Marzia Bona (Osservatorio Balcani Caucaso - Transeuropa)

di Marzia Bona

A Sarajevo il 28 giugno è una raccolta di undici storie che gravitano attorno all’assassinio di Francesco Ferdinando e Sofia Chotek. Ripercorrendo gli eventi della giornata che fece da detonatore alla Prima guerra mondiale, l’attentato all’arciduca – nel quale fu accidentalmente uccisa anche la moglie Sofia – diviene pretesto per scandagliare la figura dell’erede al trono, la sua lunga attesa riempita da passatempi lussuosi, progetti imperiali e imposizioni dettate dall’etichetta di corte. A sua volta, la figura dell’arciduca si fa metafora della complessità e delle fragilità dell’Impero alla vigilia del conflitto che lo portò alla dissoluzione.

Il libro si lascia alle spalle la narrazione ufficiale degli eventi, per dare spazio e voce a personaggi che – in maniera diversa e a vario titolo – furono testimoni delle vicende. Il risultato è una ricostruzione caleidoscopica, che ripercorre antefatti e conseguenze del 28 giugno 1914. La figura dell’erede al trono, al centro della narrazione, diventa emblema dell’Impero, delle buone intenzioni ingessate dal protocollo, del lato umano di un personaggio passato alla storia come tragico emblema di un casus belli

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La Bosnia del «nuovo» censimento
Sarajevo. Foto di Lara Ciarabellini

Dopo quasi tre anni di attesa, e a più di un ventennio dall'ultimo censimento effettuato nel paese, le autorità bosniache hanno pubblicato i dati completi del censimento 2013

di Rodolfo Toé (da www.balcanicaucaso.org)

La sala della conferenza stampa allestita all'interno dell'Hotel Europa, a Sarajevo, pare quasi colta di sorpresa quando sullo schermo si materializza la diapositiva che tutti, visibilmente, aspettavano. Evo ih, eccoli, mormora qualcuno, riscuotendosi e iniziando febbrilmente a prendere appunti, scrivendo le cifre - le nuove cifre - che finalmente sono lì, nero su bianco, ufficialmente, dopo mesi e mesi di illazioni. Non importa il fatto che alle tre domande relative ad appartenenza etnica, lingua e religione, rispondere non fosse obbligatorio. Né tanto meno conta la raccomandazione di Eurostat, che aveva addirittura esortato le autorità bosniache a tralasciare la questione. Perché quello che importa alle decine di reporter presenti, ma anche alla maggior parte dell'opinione pubblica bosniaca, sono soprattutto le nuove percentuali relative alla composizione etnica della popolazione.

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