Editoriali

Rappresentanze o rappresentazioni?
Inverno

di Giuseppe De Rita

(27 dicembre 2013) Se mi è permesso per una volta dissentire dalla linea di opinione del Corriere vorrei segnalare il mio preoccupato sconcerto per la generalizzata voglia di spappolare ogni forma e struttura di rappresentazione sociale intermedia, sindacale, datoriale o associativa che sia.

Anche sul piano politico la tendenza è evidente (basta pensare all’accanimento sull’abolizione delle Province o sulla decomposizione dei partiti) ma è sul piano sociale che si concentra in queste settimane l’attacco: il sindacato è un fattore di irrigidimento e conservazione, la Confindustria è in crisi di incidenza e di lucidità su ogni politica di rigore e sviluppo; Rete imprese Italia non corrisponde alle speranze di quando nacque, tre anni fa; le associazioni professionali sono luoghi di bieco e centrale corporativismo; il cosiddetto terzo settore è inquinato da professionismo camuffato. 

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Oltre il finale di partito…
Finale di partito

Sabato scorso era a Trento per la scuola di formazione delle Acli Marco Revelli, amico ed attento osservatore del nostro tempo. Riporto questa cronaca/commento tratto da "Pontidivista", il blog di Federico Zappini.

di Federico Zappini

Fa sempre piacere dialogare con Marco Revelli, così come ho potuto fare attorno al suo ultimo libro “Finale di partito”. E’ ancora più interessante se lo si può fare all’interno di un incontro che ragiona sul come la comunità (quella trentina nello specifico, ma vale per tutte) debba attrezzarsi per uscire dalle secche in cui sembra essersi arenata. Questo l’obiettivo – giustamente ambizioso – che si propone la scuola di formazione immaginata dalle Acli trentine che coinvolge una ventina di persone provenienti da ogni angolo del territorio. 

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Al voto, malgrado tutto...
Passaggio

di Michele Nardelli

Domenica prossima, in occasione delle primarie per la segreteria e l'assemblea del PD del Trentino, andrò a votare. E questo nonostante avverta una distanza crescente verso un partito, lo dico con rammarico, che non è riuscito nel suo intento costituente, quello di mettere in gioco le tradizioni culturali novecentesche da cui proviene in un disegno di nuovo umanesimo, capace cioè di offrire risposte originali alla condizione di un'umanità che ha oltrepassato il limite della sostenibilità. E, nel far questo, di re-immaginare le forme storiche dell'agire politico che, in un contesto sempre più interdipendente, fossero in grado di rapportarsi con le cifre – sovranazionali e territoriali – del presente.

Territoriali ed europei, questo doveva essere l'orizzonte di una nuova proposta politica. Ma ai miei occhi, oggi il PD è un partito incapace tanto di visione europea, come di partire dai territori. L'Europa è il luogo della trattativa degli interessi nazionali (il contrario di uno sguardo europeo), i territori sono i terminali della ricerca del consenso, nell'estenuante sondaggio demoscopico cui è ridotto il confronto politico.

Anche l'impronta che segna la nuova fase politica del governo Renzi contribuisce ad allargare questa distanza: nel patto per una pessima legge elettorale in cui il voto dei cittadini è diseguale, nella scelleratezza con cui si intende mettere mano al Titolo V della Costituzione svuotando le già misere competenze delle autonomie regionali, nella superficialità con cui si affronta una crisi strutturale che richiederebbe un profondo cambio di paradigma in nome della valorizzazione nell'unicità dei territori, dell'austerità e della riqualificazione dei consumi. 

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C’è un’Europa oltre Bruxelles scegliamola con il voto
Europa nella mitologia

Un appello per l'Europa apparso oggi su la Repubblica, primo firmatario Ulrich Beck

(27 febbraio 2014) Il prossimo maggio le cittadine e i cittadini saranno per la prima volta chiamati alla scelta sul futuro dell’Europa. Quale Europa vogliamo? Dal momento dell’entrata in vigore del trattato di Lisbona e per tutta la durata della crisi i cittadini non hanno mai avuto l’opportunità di esprimere il loro giudizio sul futuro dell’Unione Europea, in un processo di formazione democratica della volontà.

Questa volta, la novità è costituita dalla presenza di diversi candidati alla carica di presidente della Commissione europea, con la possibilità di scegliere tra diversi modelli d’Europa. È un salto quantico politico. Infatti, nel medesimo momento e in tutta l’Europa discuteremo in lingue diverse sugli stessi temi – cioè su persone e sui loro programmi. Vogliamo il “meno Europa” di un David Cameron, dettato dagli imperativi del mercato, oppure un’ “altra Europa”, che sottopone il mercato a regole democratiche, come ha in mente il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz?
I partiti anti-europei e i loro candidati vogliono essere eletti democraticamente per minare la democrazia in Europa. 

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I frutti della cultura plebiscitaria
Eretici

(21 gennaio 2014) Leggo e rileggo la proposta di riforma del sistema elettorale che il segretario Matteo Renzi ha sottoposto alla direzione del Partito Democratico (vedi scheda in allegato).

Mentre continuo a pensare che il problema non abiti qui, ma piuttosto nel racconto che la politica riesce a fare del nostro tempo, non posso che prendere atto di come la cultura maggioritaria e centralistica sia diventata il tratto di omologazione di grande parte del sistema politico italiano.

A rischio di sembrare naïf, continuo a pensare che il sistema proporzionale sia il migliore fra quelli fin qui sperimentati, che il ruolo della politica sia quello di costruire le alleanze di governo anche sulla base dell'esito del voto, che l'elezione diretta del premier (e dei presidenti) comporti un pericoloso accentramento dei poteri in chiave plebiscitaria, che i premi di maggioranza falsino l'espressione del voto popolare, che le preferenze siano uno strumento tutto sommato utile (anche se non l'unico) nella selezione delle candidature, che le minoranze politiche (ma anche quelle nazionali) debbano trovare rappresentazione istituzionale, che il ruolo di elettore e di iscritto siano diversi e che, pertanto, le primarie siano le negazione del ruolo dei corpi intermedi e a guardar bene della politica.

La proposta di riforma del sistema elettorale

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L'epilogo
Paul Klee

... Se avessimo a che fare con l'“ambizione smisurata” di un personaggio politico si tratterebbe di aspettare che gli eventi facessero il loro corso (rapidissimo, se pensiamo che le primarie con cui Pierluigi Bersani venne candidato premier sono state poco più di un anno fa...). Ma qui in gioco c'è qualcosa di più, ovvero il futuro di una comunità politica che rappresenta milioni di persone.

Temo infatti che ci stiamo rapidamente avvicinando all'epilogo di un progetto nel quale abbiamo creduto potesse realizzarsi quell'originale sintesi politico-culturale in virtù del quale abbiamo scelto di archiviare i percorsi più significativi della cultura democratica di questo paese e, per quello che mi riguarda, anche quella piccola eresia politico-culturale che in Trentino era rappresentata da Solidarietà ... 

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Indagare il secolo degli assassini
Trieste

di Michele Nardelli

Il 27 gennaio è il giorno della memoria. Molte le iniziative che in questi giorni si susseguono per ricordare il giorno in cui l'Armata Rossa entrò nel campo di Auschwitz mostrando al mondo intero le immagini del male assoluto.

L'industria della morte, lo sterminio organizzato di tutti coloro che non facevano parte del disegno che voleva la supremazia di un popolo sopra ogni altro. Sei milioni di donne, uomini e bambini passarono per il camino con la sola colpa di essere ebrei, rom, serbi, malati psichici, intellettuali, omosessuali, oppositori politici, comunisti... Mai nella storia dell'umanità l'uomo era arrivato a tanto.

Ricordare è un dovere, ma non basta. Se vogliamo davvero che la storia non si ripeta occorre interrogarsi su come tutto questo è potuto accadere, comprendere e cambiare. Senza elaborazione, il passato non passa e la storia è destinata a ripetersi. 

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L'esito delle primarie in Trentino. C'è di che riflettere...
Cittadinanze incerte

(9 dicembre 2013) Le elezioni primarie, anche in Trentino, si confermano una forma gradita di partecipazione, in questo caso alla vita politica di un partito come il PD. L'affluenza definitiva in Trentino è di 21.185 votanti, un dato superiore ad altre scadenze analoghe e che si avvicina molto a quello delle ultime primarie di coalizione per la designazione del candidato presidente del centrosinistra autonomista dove prevalse Ugo Rossi.

Già questo dato dovrebbe pur dirci qualcosa, segnalarci la casualità di una partecipazione che porta un numero tanto alto di persone a votare per il segretario del PD e che invece non ritiene di andare a votare per indicare la persona chiamata a guidare la PAT per i prossimi cinque o dieci anni.

Svilupperò nei prossimi giorni una riflessione sui contenuti congressuali del Partito Democratico come delle sue regole politiche, ma sin d'ora non nascondo la mia distanza politica, una distanza crescente che mi ha portato al seggio più per rispetto nei confronti delle persone che per convinzione.

Per tornare alla cronaca anche in Trentino vince Matteo Renzi (13.969 voti, il 65,94%), a seguire Pippo Civati (4.339 voti, il 20,48%) ed infine Gianni Cuperlo (2.813 voti, il 13,28%). Il dato nazionale vede invertito l'esito relativo al secondo e terzo posto, per il resto qualche piccola percentuale di differenza. Considerato che fra queste percentuali c'è anche il mio voto, non so dire se un'altra opzione politica avrebbe avuto o meno consenso, ma temo di no. Comunque lo vedremo in occasione del congresso di primavera del PD del Trentino. Sempre che decida che questa, tutto sommato, sia ancora l'unica opzione politica praticabile.

Riportiamo il voto in Trentino, seggio per seggio. http://www.partitodemocraticotrentino.it/uploaded/DEF%20AFFLUENZE%20E%20RISULTATI.pdf

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Dolomiti, fra autonomie e neocentralismo
autonomia

di Zenone Sovilla

(18 dicembre 2013) Il governo intende archiviare le Province ordinarie: ora depotenziandole con il ddl promosso dal ministro degli Affari regionali, Graziano Delrio (Pd), poi cancellandole con una legge costituzionale. Alcune voci contestano l'assalto al sistema delle autonomie spiegando che si indebolirà il tessuto democratico e si produrranno maggiori costi finanziari, disfuzioni nei servizi locali e perdite di tutela nei territori svuotati di rappresentanza. Fra i critici, l'urbanista Edoardo Salzano, il presidente del Censis Giuseppe De Rita e i 44 giuristi che denunciano profili di incostituzionalità del ddl (che abolisce le elezioni provinciali). 

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Soap opera
Paul Klee

(12 febbraio 2014) Se Matteo Renzi pensa che il governo Letta non sia all'altezza di quel cambiamento che il segretario del PD ritiene necessario non ha che da chiederne le dimissioni.

Mi sembra di capire che la strada maestra sin qui seguita, quella di affidare a questo governo, magari con qualche nuovo innesto, o ad un governo Letta bis l'impegno riformatore richiesto, sia ormai spuntata in particolare dopo l'incontro fra Letta e Renzi di stamane, a meno di un improbabile capovolgimento di maggioranza nella direzione del PD.

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Oltre le primarie...
Lentezza

(10 dicembre 2013) Le primarie del Partito Democratico hanno eletto Matteo Renzi segretario. Per andare oltre il dato emerso dal voto dei gazebo e per discutere di cosa dovrà accadere da oggi in poi partiamo da un contributo offerto da Simone Casalini su www.politicaresponsabile.it

di Simone Casalini

Il caotico iter congressuale del Partito democratico, dimenatosi tra scandali e piccoli escamotage propagandistici, si avvia a conclusione con la catarsi delle primarie. Verrebbe da dire meno male che è finita, se non fosse che stiamo parlando dell'ultimo dei mohicani (partiti) rimasti sulla scena. Lungo il tragitto molti degli equivoci che hanno finora contraddistinto l'ibridismo del Pd sono rimasti insoluti. L'architettura partitica è sospesa in un limbo tra chi teorizza un comitato elettorale (o meglio, una task force per la comunicazione) demandando la rappresentanza a un capitano salazariano e chi indugia sulle grandi costruzioni novecentesche.

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Un'era è finita?
Sotto la maschera

di Michele Nardelli

(28 novembre 2013) I giornali parlano della fine di un'era. Personalmente sono abbastanza scettico. Bastava leggere quel che c'era scritto sui cartelli fra la folla radunata nei pressi della sua residenza romana per capire che Silvio Berlusconi in questi vent'anni ha rappresentato ben più di un capo di partito o di governo.

Berlusconi è stato per milioni di italiani un mito, un'idea di società e di relazioni, un modello di aspirazioni e di consumi. Al quale non si chiedeva buon governo ma di far vivere quel mito di eterna giovinezza, spensierata e guascona come lui, che non ammetteva lacci e laccioli nel suo agire pubblico, sfera nella quale lamentava di non potersi muovere con la stessa disinvoltura che in quella privata, condizionato dalle istituzioni, dalle leggi, dalla burocrazia. L'inno alla libertà, che poi altro non è che la regola del più forte. 

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L'impresa politica
Tram

di Luigino Bruni

Quanto accade in questi giorni a Genova ci sta dicendo, pur con le sue inevitabili ambivalenze (e strumentalizzazioni), qualcosa di importante per la nostra economia, e democrazia. Per comprendere qualche cosa che non emerge dalla semplice cronaca, è necessario tornare all'origine delle 'aziende municipalizzate', che oggi in Italia sono quasi 5mila.

Questa forma di impresa ha fatto la sua comparsa in Italia all'inizio del Novecento. Un ruolo cruciale lo svolse l'economista Giovanni Montemartini, di Montù Beccaria (Pavia), che giustificava l'importanza della creazione di queste imprese sulla base di due principi: quello del municipio (o municipalismo italiano) e quello di efficienza economica. Montemartini, di tradizione socialista ma conoscitore dell'economia liberale, fondava la sua proposta sulla vocazione 'municipale' (o comunale) dell'Italia. 

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Dalla parte degli ultimi...
Eduardo

Trento in cima alla classifica della qualità del vivere nelle citta capoluogo italiane. 

Nell'intreccio degli indicatori che per prima "Sbilanciamoci" ha proposto con l'indice QUARS (l'indice sulla qualità regionale dello sviluppo) il Trentino e il Sud Tirolo erano sempre ai primi posti della graduatoria. Un dato che viene confermato oggi da un'analoga inchiesta pubblicata dal Sole 24 Ore e della quale indico qui sotto il link.

Nella stessa graduatoria la bella città di Napoli risulta all'ultimo posto. Amo Napoli per tante ragioni e oltretutto credo di essere uno dei rari trentini doc fin da bambino (ai tempi di Omar Sivori, per intenderci, ben prima di Maradona) ad essere tifoso  della squadra di calcio di quella città.

Sono orgoglioso per Trento, di cui per altro conosco bene anche i difetti. E quanto a Napoli, la città, pure piegata dal malaffare, può vantare tante cose che ne fanno l'unicità e che non si misurano certo nelle classifiche. Se penso al mare, al teatro, alla musica, alla storia, ai sapori... non è poi così difficile stare dalla parte degli ultimi. 

http://www.ilsole24ore.com/art/2013/2013-11-29/qualita-vita-2013-trento-ancora-regina-buon-vivere-il-cuore-green-111823.shtml?uuid=ABK42cg  

Il ministro piazzista se ne deve andare
F 35

di Giulio Marcon

(1 novembre 2013) La notizia ha dell'inverosimile. Il ministro della Difesa Mario Mauro partecipa a uno spot della Lockheed per propagandare l'acquisto dei cacciabombardieri F35. Nello spot compare la foto del ministro e la didascalia di una sua tragicomica frase che dice: «To love peace you must arm peace. F35 does that». Cioè: «Per amare la pace, devi armare la pace. L'F35 lo fa». Uno slogan ridicolo già utilizzato dal ministro durante la discussione, lo scorso giugno, delle mozioni contro gli F35. 

Uno slogan che demagogicamente vuole avvalorare una scelta, quella del governo italiano, di spendere 14 miliardi di euro per un aereo capace di trasportare ordigni nucleari e di essere impegnato nei teatri di guerra. Il ministro non è nuovo a queste uscite, anche più folcloristiche e coreografiche, come quando (in una imitazione di Tom Cruise in Mission Impossible) si è fatto calare da un elicottero su una nave della marina con un verricello.

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