Editoriali

L'ossessione della crescita
sviluppo
di Michele Nardelli

Questo intervento viene pubblicato oggi dal quotidiano "Trentino" come commento in prima pagina.

(25 aprile 2012) Nel marzo 1968, tre mesi prima di essere assassinato, Robert Kennedy pronunciava, presso l'Università del Kansas, un discorso rimasto memorabile nel quale evidenziava - tra l'altro - l'inadeguatezza del PIL come indicatore del benessere degli stati.

«... Il PIL - affermava Kennedy - comprende anche l'inquinamento dell'aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana. Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari ... Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta ...».

http://www.youtube.com/watch?v=grJNlxQsqtE&feature=player_detailpage 

Da quella lontana primavera sono passati quarantaquattro anni e nel frattempo il mondo è profondamente cambiato, ma quelle parole mantengono intatte la forza di un messaggio profetico. Per la semplice ragione che il PIL è diventato una sorta di ossessione delle economie nazionali, tanto da diventare impropriamente lo strumento di misurazione del benessere collettivo.

Articolo Trentino

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Nel giorno del ricordo, una riflessione
L\'esodo

di Michele Nardelli

(10 febbraio 2012) Ci siamo detti più volte che per uscire davvero dal Novecento è necessario elaborare le sue tragedie. Chiediamoci serenamente: l'abbiamo fatto? Siamo stati capaci di indagare a fondo la Shoah, il Gulag ed Hiroshima?

Se oggi l'Europa è percorsa dall'inquietante rinascere di forme di estrema destra che si richiamano al nazismo e attraversata da populismi ben più estesi innervati di xenofobia e razzismo, significa che quelle pagine tragiche si sono chiuse senza indagarne l'origine, chiudendo gli occhi sulla colpa politica e morale, accettando la falsa coscienza di chi ha detto "non sapevo", evitando una riflessione collettiva sulla "banalità del male", nel difficile riconoscere che il criminale alberga in ognuno di noi.  

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Spese militari, la fine di un tabù
Charlie Chaplin

Quello che segue è il commento di prima pagina proposto nell'edizione odierna del quotidiano "l'Adige"

di Michele Nardelli

(7 gennaio 2012) Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, dalla sala conferenze del Pentagono come nelle grandi occasioni, non annuncia una nuova guerra. Al contrario indica una svolta nella strategia politico militare del suo paese, mettendo fine all'idea degli Usa come gendarme del mondo ed annunciando che non ci saranno mai più interventi al di fuori di un mandato delle Nazioni Unite. E, nel contempo, vara un piano di taglio delle spese militari degli Stati Uniti senza precedenti, a cominciare dagli armamenti nucleari e dal programma di acquisto dei cacciabombardieri F35.

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Pensiamoci.
Eduardo De Filippo
(1 gennaio 2012) Quel che ci porterà il 2012 non lo sappiamo. Certo è che l'anno che viene non si presenta sotto i migliori auspici, almeno se consideriamo le prospettive economiche e sociali. La crisi è conclamata e la recessione porterà con sé, in Italia e in buona parte dell'Europa, un calo dell'occupazione e dei redditi, con effetti ancora non completamente calcolabili sul piano delle condizioni di vita delle persone, se è vero che solo l'effetto dei provvedimenti per raggiungere il pareggio di bilancio sul piano nazionale graverà per almeno 2 mila euro su ogni famiglia.

Se dovessimo basare le previsioni sui dati strutturali della crisi, ci sarebbe davvero motivo di essere preoccupati. Preoccupazione che cresce se dalla crisi economico-finanziaria dovessimo alzare lo sguardo sullo stato ambientale del pianeta o sulla crisi morale che l'attraversa.

Ciò nonostante, in queste prime ore del nuovo anno, vorrei formulare un augurio che è anche un auspicio. Che la crisi sia l'occasione per pensarci su, per riflettere sul significato di quel che facciamo, sulla sostenibilità dei nostri stili di vita, sul modo con il quale ci rapportiamo alle risorse che la madre terra ci consegna, sul senso che diamo alle nostre relazioni con le altre persone e con la comunità in cui viviamo, quella con cui condividiamo il nostro piccolo spazio di vita, come quella più ampia che ci accomuna nell'interdipendenza  di un unico destino terrestre.

Nel riflettere, nel sentirsi meno soli, nel cercare soluzioni per uscire dall'insostenibile spirale di una crescita senza qualità, si svolge lo spazio della politica. Forse non della politica che rincorre gli avvenimenti o che si preoccupa solo della ricerca del consenso, ma di quella vera, che prova a guardare oltre. Oltre il proprio giardino e oltre ogni visione particolare. Lo spazio di una politica che mi piace pensare territoriale ed oltre ogni confine.

Buon anno.

Milena Demozzi, una perdita per il Trentino
Milena Demozzi
A 52 anni, dopo una lunga malattia, si è spenta nella sua casa di Ravina l'ex segretaria della Fiom. Era membro della segreteria confederale della Cgil. Una perdita per il sindacato, la sinistra e tutto il Trentino.

(3 dicembre 2011) All'alba di venerdì 2 dicembre si è spenta Milena Demozzi, membro della segreteria confederale della Cgil del Trentino. Originaria di Sardagna, era nata a Trento il 10 febbraio 1959 e, giovanissima, aveva mosso i primi passi nel sindacato. Nel 1980 cominciò a lavorare infatti come funzionaria amministrativa per la Federazione unitaria dei metalmeccanici, la Flm.

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Il dovere della sobrietà
crisi
di Ugo Morelli

(6 dicembre 2011) Lo stile è un gesto verso il mondo, per nulla un fatto esteriore. É un codice di civiltà. Quando degrada, degradiamo tutti. Quando è distintivo diviene un'opportunità di crescita per tutti. Certe cose si possono attendere anche vent'anni. Mentre ci si vergogna nel vedere propri simili esibire arroganza del potere, volgarità e silicone, si arriva persino a pensare che il mondo, forse, è diventato così e non cambierà più. Poi una sera, in una conferenza stampa che annuncia sacrifici resi inevitabili da chi ha mal amministrato il Paese, una signora, nuovo ministro del governo italiano, passa dalla sobrietà alle lacrime senza riuscire a contenere la commozione. Il suo volto porta evidenti i segni degli anni e della fatica, della ricerca e dello studio.

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Il sarto di Ulm ha smesso di volare
Lucio Magri
"In una delle affollate assemblee che dovevano decidere se cambiare nome al PCI, un compagno rivolse a Pietro Ingrao una domanda: "Dopo tutto ciò che è successo e sta succedendo, credi proprio che con la parola comunista si possa ancora definire un grande partito democratico e di massa come siamo stati, ancora siamo e che vogliamo rinnovare e rafforzare per portarlo al governo del paese"? Ingrao, che già aveva ampiamente esposto le ragioni del suo dissenso da Occhetto e proposto di seguire un'altra strada, rispose, scherzosamente ma non troppo, usando un famoso apologo di Bertold Brecht, Il sarto di Ulm. Quell'artigiano, fissato nell'idea di apprestare un apparecchio che permettesse all'uomo di volare, un giorno, convinto di esserci riuscito, si presentò al vescovo e gli disse: "Eccolo, posso volare". Il vescovo lo condusse alla finestra dell'alto palazzo e lo sfidò a dimostrarlo. Il sarto si lanciò e ovviamente si spiaccicò sul selciato. Tuttavia - commenta Brecht - alcuni secoli dopo gli uomini riuscirono effettivamente a volare".

Inizia così "Il sarto di Ulm", l'ultimo lavoro di Lucio Magri. Quel sarto era la metafora di un'idea senza tempo, a dispetto della storia che l'aveva condannata all'oblio. Lucio Magri era un comunista così.

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Considerazioni oltre Berlusconi
il dito e la luna

di Michele Nardelli

Vedo in giro un'euforia forse eccessiva intorno all'epilogo dell'era Berlusconi. La sua fine, sia chiaro, l'abbiamo auspicata in molti ed ora che l'uomo di Arcore è costretto a farsi da parte per la propria incapacità di gestire una situazione complessa e che il suo governo ha contribuito a determinare, non si può non tirare un sospiro di sollievo.

Ma niente di più. Nel senso che il tunnel dal quale uscire è ancora lungo, non solo perché l'eredità che ci lascia è di quelle pesanti, ma perché se Berlusconi ha potuto governare per così tanti anni vuol dire che ha avuto il consenso di un paese che si è andato smarrendo sul piano dei valori e dell'immaginario collettivo. Un'amnesia profonda, fatta di populismo e cattiveria sociale, di spaesamento e di caduta morale.   

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La Chiesa tra motrice e rimorchio
La morte del Mons. Romero

di Fabio Pipinato

(1 dicembre 2011) La motrice della Chiesa è fatta di molti laici, preti, vescovi che lottano, sul campo, a fianco dei più poveri. Con tutte le difficoltà che questo comporta. Il lavoro, sempre, si scontra con le autorità politiche. Pazienza. Questa Chiesa di frontiera è spesso e per fortuna ingenua e chinandosi verso il povero non protegge a dovere la schiena. Andiamo per ordine. Dal mondo al piccolo paesino di periferia.

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Il buon costruire contro i disastri
Genova, fiumi e condomini

di Alessandro Franceschini *

(commento proposto dal quotidiano L'Adige mercoledì 9 novembre)

La "distruzione" della città di Genova dei giorni scorsi, preceduta dalla devastazione delle splendide Cinque Terre e di una parte significativa dello Spezzino e della Lunigiana, che prosegue in questi giorni lungo l'asta del fiume Po, ci obbliga a riflettere ancora una volta, ma con un'urgenza ancor più impellente, sul rapporto che l'uomo moderno ha instaurato con il territorio che lo circonda.

Il fatto che il Trentino non abbia subìto allarmi in questi ultimi giorni di pioggia non deve farci abbassare la guardia e l'attenzione: il nostro territorio, infatti, se da una parte gode di una buona gestione ambientale, dall'altra parte ha delle caratteristiche di fragilità che possono renderlo protagonista naturale di disastri idrogeologici.

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Boccone avvelenato?
La stangata

(8 novembre 2011) La maggioranza parlamentare, già alterata dalla compravendita di deputati e senatori, non c'è più. il rendiconto dello Stato passa alla Camera con soli 308 voti favorevoli e una maggioranza di non partecipanti al voto. Berlusconi va al Colle e concorda le sue dimissioni dopo il voto sui provvedimenti annunciati nella lettera ai partner europei (legge di stabilità). A quel punto il presidente Napolitano deciderà se affidare un nuovo incarco o sciogliere il Parlamento. Scenario realistico? O boccone avvelenato?

Un sondaggio sulle intenzioni di voto degli italiani
Fuori dal tunnel?

Intenzioni di voto, sale il centrosinistra
Centrodestra indietro di 10 punti

Ancora un calo per i partiti che sostengono il governo. Pdl e Lega Nord al 35,5%. Pd, Sel, Idv e i loro alleati al 45,5%. Fermi il Terzo Polo e il Movimento 5 Stelle. Un sondaggio commissionato dal quotidiano "la Repubblica".  

(1 novembre 2011) Sale al 10% esatto il vantaggio del centrosinistra sul centrodestra nel sondaggio mensile di Ipr Marketing per Repubblica.it. A un mese e mezzo dall'ultimo rilevamento, il centrosinistra arriva al 45,5% (era al 44%) e il centrodestra scende di due punti, dal 37,5% al 35,5%. In un quadro in cui la fiducia nel governo e nel premier è ormai scesa a livelli minimi, diventa dunque più rilevante il dato delle intenzioni di voto. Rispetto a settembre si muovono quasi esclusivamente i due blocchi maggiori l'uno in contotendenza rispetto all'altro. Restano fermi sia il Terzo Polo inchiodato da tempo al 13% che il Movimento 5 Stelle (3,5% come a settembre dopo l'impetuosa salita dal 2,5% di giugno), mentre la Federazione delle sinistre risale all'1,5% (era scesa allo 0,5%).

TABELLA: LE INTENZIONI DI VOTO

Vedo quel mare, comprendo quello stato d'animo...
Ventotene

Questo pezzo è stato scritto per "La Patria riTrovata" che lunedì ha preso il via grazie al "Gioco degli Specchi".

di Michele Nardelli

(7 novembre 2011) "Guardavo sparire l'isola nella quale avevo raggiunto il fondo della solitudine, mi ero imbattuto nelle amicizie decisive della mia vita, avevo fatto la fame, avevo contemplato - come da un lontano loggione - la tragedia della seconda guerra mondiale, avevo tirato le somme finali di quel che andavo meditando durante sedici anni, avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili ... nessuna formazione politica esistente mi attendeva, né si prestava a farmi festa, ad accogliermi nelle sue file ... con me non avevo per ora, oltre che me stesso, che un Manifesto, alcune tesi e tre o quattro amici ...".

In queste parole, scritte da Altiero Spinelli mentre lasciava la sua terra d'esilio, l'isola di Ventotene, c'è l'orgoglio di un grande disegno ed insieme il senso profondo della solitudine.

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Tecnologia e libertà
Villaggio globale

Questo commento è apparso oggi sul "Corriere del Trentino".

di Michele Nardelli

(26 ottobre 2011) "Con internet questa storia di proibire è finita" diceva qualche anno fa Elias Khury nell'intervista che costituiva la postfazione del libro di Samir Kassir "Primavere". Forse non immaginava che il contributo delle nuove forme di comunicazione sarebbe stato così decisivo nel processo di cambiamento che la primavera araba ha impresso al Mediterraneo, ma la realtà talvolta va oltre l'immaginazione. E così i diritti digitali dei cittadini sono entrati a pieno titolo a far parte degli strumenti della partecipazione democratica e della libertà.

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Addio ad Antonio Cassese, uomo dei diritti umani
Antonio Cassese
(23 ottobre 2011) Chiunque si sia occupato in questi anni di conflitti e diritti umani non ha potuto fare a meno di attingere al pensiero e all'esperienza di Antonio Cassese. Giurista, scrittore, docente di Diritto Internazionale è stato Presidente del Comitato europeo per la prevenzione della tortura e dei trattamenti inumani o degradanti e primo presidente del Tribunale Penale Internazionale per l'ex Jugoslavia. Da ieri ha lasciato questo mondo. Non ci resta che ringraziarlo, per tutto quel che ci ha portato in dono. Dal quotidiano "la Repubblica", di cui è stato per anni editorialista, riprendiamo il saluto di Adriano Sofri.

di Adriano Sofri

Colpiva, all'indomani del linciaggio di Sirte, l'assenza su queste pagine della voce di Antonio Cassese. Nel suo libro ultimo aveva ricordato come già de Maistre parlasse di nazioni rimaste allo stato di natura. Nazioni "tutte prese dall'enthousiasme du carnage", l'entusiasmo della carneficina. Al quale opponeva "l'entusiasmo per i diritti umani" che sentiva crescere.

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