"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Il sarto di Ulm ha smesso di volare

Lucio Magri
"In una delle affollate assemblee che dovevano decidere se cambiare nome al PCI, un compagno rivolse a Pietro Ingrao una domanda: "Dopo tutto ciò che è successo e sta succedendo, credi proprio che con la parola comunista si possa ancora definire un grande partito democratico e di massa come siamo stati, ancora siamo e che vogliamo rinnovare e rafforzare per portarlo al governo del paese"? Ingrao, che già aveva ampiamente esposto le ragioni del suo dissenso da Occhetto e proposto di seguire un'altra strada, rispose, scherzosamente ma non troppo, usando un famoso apologo di Bertold Brecht, Il sarto di Ulm. Quell'artigiano, fissato nell'idea di apprestare un apparecchio che permettesse all'uomo di volare, un giorno, convinto di esserci riuscito, si presentò al vescovo e gli disse: "Eccolo, posso volare". Il vescovo lo condusse alla finestra dell'alto palazzo e lo sfidò a dimostrarlo. Il sarto si lanciò e ovviamente si spiaccicò sul selciato. Tuttavia - commenta Brecht - alcuni secoli dopo gli uomini riuscirono effettivamente a volare".

Inizia così "Il sarto di Ulm", l'ultimo lavoro di Lucio Magri. Quel sarto era la metafora di un'idea senza tempo, a dispetto della storia che l'aveva condannata all'oblio. Lucio Magri era un comunista così.

Lo è stato quando il comunismo era una diversa visione del mondo e la leva per cambiarlo; lo è stato quando in suo nome i carri armati occupavano le strade di Praga, proponendo un'idea di comunismo diversa da quella polverosa dei regimi dell'est europeo; lo è stato quando la rivolta giovanile e operaia ha riproposto all'ordine del giorno la necessità di una radicale alternativa al capitalismo moderno; ha continuato ad esserlo negli anni della sconfitta e della fine del PCI nella speranza di ricostruire, fra i cocci della storia, una nuova identità comunista.

Ma poi ti trovi tuo malgrado a fare i conti con il limite, che nel privilegio delle nostre esistenze dedicate a ciò in cui credevamo,  prima abbiamo rimosso e poi semplicemente spostato sempre un po' più in là. Così la fine di una storia coincide con la tua e ti trovi a fare i conti con il venir meno degli affetti, dei compagni di una vita, delle energie per ricominciare.

La morte per suicidio assistito di Lucio Magri è diversa da quella del sarto di Ulm. Assomiglia piuttosto ad un atto di protesta estrema che descrive il carattere insopportabile dell'epilogo, personale e di una vicenda collettiva. E una resa incondizionata di fronte alla solitudine.

E' un pezzo di storia, anche mia, che se ne va. E il sentirsene oggi lontani attenua di poco il dolore.

 

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