"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Il dovere della sobrietà

crisi
di Ugo Morelli

(6 dicembre 2011) Lo stile è un gesto verso il mondo, per nulla un fatto esteriore. É un codice di civiltà. Quando degrada, degradiamo tutti. Quando è distintivo diviene un'opportunità di crescita per tutti. Certe cose si possono attendere anche vent'anni. Mentre ci si vergogna nel vedere propri simili esibire arroganza del potere, volgarità e silicone, si arriva persino a pensare che il mondo, forse, è diventato così e non cambierà più. Poi una sera, in una conferenza stampa che annuncia sacrifici resi inevitabili da chi ha mal amministrato il Paese, una signora, nuovo ministro del governo italiano, passa dalla sobrietà alle lacrime senza riuscire a contenere la commozione. Il suo volto porta evidenti i segni degli anni e della fatica, della ricerca e dello studio.

Mostra davvero di essere travolto dallo spirito del tempo chi, come qualche giornalista di grido, di fronte all'evento ha trovato il modo di scrivere che "anche i tecnici hanno un'anima". Come se i cosiddetti "politici" ne avessero una per statuto. Basterebbe informarsi per verificare che la ministra Fornero, durante le consultazioni per il decreto, aveva ma­nifestato con forza il proprio disappunto quando la delegazione dei giovani, in rappresentanza delle parti sociali, si era presentata composta di soli maschi. In quell'occasione la ministra aveva definito culturalmente sbagliata una simile scelta.

A noi sembrano segni d'inestimabile valore. Sì, di valore. E volendo considerare quali sono i codici valoriali della nostra società locale in questa tempo di difficili scelte, vorremmo invitare noi tutti a riflettere, in primo luogo, sulla sobrietà. Se c'è un valore che ha fondato le società montane, quello e la sobrietà. Sobrio viene dal greco: indica chi é savio, moderato di mente. Richiama chi e temperato nei gusti e fa uso delle cose con discrezione, moderazione, riserva. Non ci vuole molto per riconoscere i fondamenti della lunga storia della gente di montagna e della forte tra­dizione mitteleuropea delle società alpine in tali orientamenti di valore.

Oggi si parla tanto di "radici", dimenticando che gli esseri umani non hanno radici. Sono le piante che le hanno. Noi sappiamo farci domande e esercitare il dubbio; sappiamo riflettere su noi stessi e sulla nostra condizione. Ci riconosciamo perciò attraverso le scelte che facciamo con la nostra individuazione continua, a partire da una storia. Per mettere in atto un esame di realtà di questa portata dobbiamo tirare fuori la testa dalla nebbia e accorgerci di qual é il tempo che viviamo.

Questo è il tempo della ridefinizione delle misure, in cui si tratta di riprendere i fili della storia e declinarli al presente, evidenziando anche le scelte sbagliate, fatte imitando modelli non appropriati alla nostra realtà o adottando stili inopportuni. Grazie alla sobrietà storica e alla sua valorizzazione distintiva nel presente, grandi possibilità sono pensabili per un sistema locale che voglia distinguersi per stile e prassi appropriate, in un'epoca in cui il vento sembra essere cambiato.

 

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