Territorio trentino

A proposito di Valdastico
PiRuBi, una lotta infinita

(Questo articolo è apparso domenica scorsa 16 dicembre sul quotidiano L'Adige)

di Roberto Pinter

L'editoriale del direttore de L'Adige sul tema della Valdastico permette di entrare nel merito, evitando la superficialità che caratterizza molti interventi a favore o contro. Se dovessimo confrontare le ragioni a favore indicate da Fugatti (va fatta, punto a capo) o dalla capogruppo Dalzocchio (che saranno mai un paio di gallerie e di viadotti), con le criticità indicate da Giovanetti si potrebbe tranquillamente archiviare la Valdastico, ma gli interessi in campo sono troppi per essere sottovalutati.

Vorrei allora proporre un ragionamento preliminare nel dibattito sulla Valdastico indicando i rischi da evitare e i problemi da affrontare.

1. Il primo nodo da sciogliere è il rinnovo della concessione autostradale della Serenissima. Il completamento della Valdastico è un obbligo per la società assunto per giustificare il prolungamento della concessione. Senza questo obbligo non sarebbe tornata d'attualità la prosecuzione della Valdastico, né ci sarebbe alcun interesse a dirottare due miliardi di euro su un'opera che non ha alcun ritorno economico. Se si sgomberasse il campo da questo obiettivo strumentale, assumendo ad esempio l'investimento sulla ferrovia come previsto per il rinnovo della concessione della Autobrennero, avremo una discussione libera dal condizionamento dei pesanti interessi della Serenissima.

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Il futuro della Politica sta nel risalire la corrente… *
Il salto di Città del Messico

... e imitare il salto di Fosbury

 

di Alberto Winterle e Federico Zappini

 

Anno 1968. Dick Fosbury vince la gara del salto in alto alle Olimpiadi di Città del Messico. Lo fa stupendo il mondo, modificando per sempre la tecnica di salto. Dalla transizione ventrale si passa a un movimento con l’asticella approcciata di schiena, dopo una rincorsa arrotondata invece che lineare. Un azzardo. Una rivoluzione della tecnica fino ad allora utilizzata.

Osservando il contesto politico e sociale – in Trentino e non solo – risulta evidente l’urgenza di ripercorrere metaforicamente la coraggiosa storia di Dick Fosbury. Un cambio di paradigma, tanto nei contenuti quanto nelle forme, con l’obiettivo di mettere in campo risorse e idee per la definizione di un un nuovo campo possibile per il confronto politico e per l’azione che ne dovrebbe conseguire.

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Operazione Fosbury *
Salto Fosbury

di Federico Zappini

Considerazioni sul voto di domenica scorsa in Trentino riprese da https://pontidivista.wordpress.com/

1 – Niente panico! Il sole è sorto anche questa mattina e – a meno di clamorosi imprevisti, nonostante la giornata insolitamente calda per la fine di ottobre – sorgerà anche domani. La storia non finisce.

2 – Magari fosse un “cigno nero”. Ci permetterebbe di sembrare onestamente sorpresi. Davvero le premesse – e non solo nei mesi successivi al 4 marzo – non erano state colte? Qualcuno immaginava un finale diverso? Solo le proporzioni sono forse più ampie del previsto, ma la caduta era difficilmente evitabile, date le condizioni.

3 – Mi chiedo da chi sia composto quel 15% che ha votato alle Politiche ma non si è preso la stessa briga per le elezioni di massima prossimità per il territorio che abita tutti i giorni. Ho un sospetto sul M5S (quanto possono durare ancora dentro l’ambiguità che li caratterizza?) e sui delusi più marginali (quelli veri, quelli che non incrociamo proprio, mai…).

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venerdì, 19 ottobre 2018 ore 20:15

Sicurezza. O del prendersi cura.
La copertina del libro

Care amiche, cari amici

Venerdì 19 ottobre alle ore 20,15 presso la nostra sede in Località Maso Canova 1 a Bosco di Civezzano, come secondo appuntamento autunnale, vi proponiamo un incontro con argomento "Sicurezza. O del prendersi cura".

Durante la serata interverranno Mauro Cereghini e Michele Nardelli, entrambi saggisti e ricercatori sui temi della pace, della mediazione e cooperazione internazionale, che ci introdurranno al tema del loro ultimo libro: "SICUREZZA", Edizioni Messaggero Padova (2018).

 

Fondazione Nuova Società, Maso Canova, 1 - Bosco di Civezzano

La locandina dell'incontro

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Un tempo è finito. Riduzione del danno e nuovi scenari
La fine di un tempo

«La maledizione di vivere tempi interessanti» (86)

Domenica prossima 21 ottobre si vota per il rinnovo del Consiglio della Provincia Autonoma di Trento e del Consiglio della Regione del Trentino Alto Adige / Süd Tirol. Sarà un passaggio molto delicato per questa nostra terra perché, stando alle previsioni, il Trentino potrebbe finire nelle mani dei partiti della paura e dell'egoismo sociale.

Spero che ciò non accada, ma non mi strapperò le vesti. Perché dobbiamo dirci lealmente e severamente che se l'anomalia trentina – il fatto che per venticinque anni questa terra sia stata l'unica regione dell'arco alpino a non divenire preda del berlusconismo e del leghismo – finirà in questo modo, sarà in primo luogo una nostra responsabilità.

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Gli alberi caduti e la comunità che semina il proprio futuro
Alberi

di Federico Zappini *

Scrivo queste righe mentre ancora non si è esaurita la coda dell’allarme maltempo che da giorni tiene in scacco il Trentino insieme a diverse altre regioni italiane. Fuori dalla porta della libreria cade ancora qualche goccia di pioggia. Sul divano della libreria Petra e Adele – le mie due figlie – capiscono solo in parte la causa delle loro prolungata assenza da scuola. Incrocio sui social network le cronache appassionate di amministratori locali che guidano e monitorano, mani e piedi nel fango, i tentativi di rimettere in esercizio vie di comunicazione interrotte, riattivare servizi di base come luce e acqua non garantiti in alcuni casi da giorni, elaborare la conta dei danni e – compito ingrato e doloroso – offrire sostegno a chi ha subito dei lutti.

Siamo quindi ancora nel campo precario di ciò che avviene immediatamente dopo un fenomeno traumatico che impatta su un territorio e sulla comunità che lo abita. Si interrompe il flusso normale della vita. Si incrinano le certezze banali e pur fondamentali della quotidianità. Soffrono le istituzioni – politiche, sociali ed economiche – che ne regolano il funzionamento.

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sabato, 6 ottobre 2018 ore 14:00

A31, mai così vicina
No Valdastico

Ancora una volta No all'autostrada della Valdastico

Sabato 6 ottobre 2018, alle ore 14.00, presso la sponda sud del lago di Caldonazzo (spiaggia libera presso ristorante Al Pescatore) si svolgerà un Presidio di società civile che ha a cuore gli interessi di tutti: salute, ambiente, bene comune, contro la realizzazione del tratto a nord dell'A31, la PIRUBI.
 
      

Lago Caldonazzo, Ristorante al Pescatore

I mercanti di stampe proibite
La prima di copertina del libro

Paolo Malaguti

I mercanti di stampe proibite

Editrice Santi Quaranta, 2013

 

Un grande affresco di un tempo quando dalle valli trentine si partiva per il mondo diventandone cittadini.

«I protagonisti di questa storia affascinante, che si svolge negli anni sessanta e settanta del Settecento, sono i piccoli mercanti girovaghi che commerciavano le stampe popolari dei Remondini di Bassano del Grappa. Partivano soprattutto dal Tesino, una terra di montagna fra Trentino e Veneto sovrastante la Valsugana, e attraversando tutta l'Europa giungendo perfino in America Latina, con in spalla la cassela di legno contenente le loro mercanzie. Erano chiamati anche perteganti perché si appoggiavano nei loro lunghi viaggi a un pertego, ovvero a un bastone. Essi sono, in questo straordinario romanzo, Sebastiano Gecele, il figlio Antonio e il Grimo, ormai anziano: vendono in particolare i cosiddetti straloci, stampe che raffigurano la Vergine e i Santi in modo spesso imperfetto così da far risultare l'espressione degli occhi strabica; però, talvolta, accolgono nelle loro cassele stampe proibite o satiriche contro i regnanti dell'epoca».

Rivolta carsica e popolare
Il melograno, simbolo della cooperazione trentina

di Simone Casalini *

Ci sono differenti fattori di lacerazione che si sono allineati negli ultimi anni, capovolgendo il sistema cooperativo. Una rivoluzione carsica, nello stile trentino, dove l’insofferenza si propaga senza acuti, destrutturando però il modello di potere e di consenso. Il punto di caduta di una continuità da disattendere si è materializzato ieri, all’ora di pranzo, quando Marina Mattarei – la Giovanna d’Arco (senza rogo) del movimento cooperativo che da qualche anno ne enfatizza la crisi valoriale – è stata eletta presidente rovesciando un presagio che nel ballottaggio l’avrebbe voluta perdente contro l’asse Odorizzi-Villotti.

L’affermazione di Mattarei ha un significato simbolico potente – prima donna al vertice di una federazione orientata al maschile – e un effetto politico dirompente sugli equilibri del più importante colosso economico del Trentino. Può apparire azzardato, ma per certi versi l’elezione di via Segantini completa l’esito elettorale del 4 marzo che ha segnato una cesura storico-politica con l’archiviazione di una stagione dell’Autonomia.

 

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Scenari autunnali
Salvini al Vinitaly

«Tempi interessanti» (79)

Amo il buon vino, ma non “Vinitaly”. Ogni volta che ci ho messo piede dopo un po' avevo solo voglia di venir via da questo luogo che sa intensamente di finto, di denaro e di potere. E di tante altre cose volgari. Perché è forse proprio la volgarità, oggi, il genius loci di questa manifestazione.

Non frequento gli expo e, da quel che mi dicono, è ormai ovunque così. E ciò nonostante mi chiedo perché mai la presentazione di un vino non possa sapere solo della terra e del sole che la natura e la maestria sanno trasferire in un bicchiere.

Penso al clima completamente diverso che si respira a Terra Madre, laddove i contadini provenienti da ogni parte del pianeta ti fanno amare la loro unicità e al tempo stesso sentire cittadino del mondo.

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Che cosa vuole fare la Valsugana da grande?
Valsugana

di Alex Faggioni*

(30 gennaio 2018) L'intervento di qualche giorno fa dell'ex sindaco di Caldonazzo Laura Mansini cui è stato dato spazio sulle pagine de L'Adige ha sollevato un tema che ha a che fare con un territorio che va ben al di là dei confini di un singolo municipio.

É fuori discussione il fatto che, quando nell'estate del 2015 il presidente Rossi ha rotto la storica chiusura del Trentino nei confronti del progetto di completamento della Valdastico, abbia compiuto un capolavoro comunicativo.

Per giustificare l'avvio di un tavolo di confronto tra Regione Veneto, Provincia Autonoma di Trento e Stato Italiano ha sostenuto che il Trentino non avesse la facoltà di opporre un rifiuto incondizionato; e così, nelle dichiarazioni ufficiali e nei virgolettati della stampa si è cominciato a parlare di un “saldo positivo per il Trentino”, di una “possibile soluzione della viabilità nella zona laghi”.

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Un Patto per l'Autonomia
Autonomia

Il 2018 è per il Trentino e per l'Autonomia Provinciale un anno importante: le elezioni politiche che probabilmente aggraveranno una fase politica segnata dall'incertezza e poco favorevole ad una visione che guardi al territorio e all'Europa in modo aperto; le elezioni regionali che misureranno la tenuta della coalizione di centrosinistra autonomista e ne definiranno limiti e ambizioni. E' utile affrontare il 2018 provando a condividere una visione dell'Autonomia, che non potrà confidare nell'attuale peso parlamentare e che dovrà ridefinire le proprie prospettive, non solo statutarie ma soprattutto identitarie. Si tratta di non dare per scontato un patrimonio costruito nel tempo, è necessario difenderlo innovandolo e agendo in un campo più largo e con ambizioni maggiori.

L'iniziativa di dibattito che si è tenuta a Villa Lagarina lunedì sera, e che si inserisce nel percorso avviato da PD e UPT, è stata un'occasione per provare ad interrogarsi tutti quanti su quelle che sono le esigenze del Trentino, non solo per la tenuta delle sue Istituzioni e delle sue risorse, ma anche per la qualità dell'essere Comunità.Coordinati da Alessio Manica, Lorenzo Dellai, Alberto Pacher e Roberto Pinter – che a diverso titolo hanno condiviso una stagione dell'Autonomia – hanno posto il tema di una nuova stagione, provando ad alzare l'asticella della scommessa di questo territorio.

Un dibattito aperto (a seguire il mio intervento nella serata) e molto partecipato, che non ha già definito il punto di approdo e che per questo merita l'attenzione di tutti quelli che hanno a cuore il futuro del Trentino e dell'Autonomia (r.p.)

 

di Roberto Pinter

Ad un anno dalla scadenza elettorale sarebbe fondamentale condividere un patto per l'Autonomia che si esprima alle prossime elezioni politiche in coerenza con il programma di governo provinciale: sono tanti i segnali di preoccupazione, la scarsa consapevolezza della nostra specialità, la sconfitta referendaria di Renzi ma non del centralismo, l'indebolimento europeo e le vittorie della destra, lo scenario elettorale che si prospetta, lo stato della coalizione di centrosinistra autonomista… C'è bisogno di obiettivi chiari, a partire dalla tenuta dell'Autonomia.

L'autonomia e lo Statuto

Il prevedibile insuccesso delle procedure partecipative avviate per la revisione dello Statuto hanno dimostrato che in assenza di una volontà politica non basta ricorrere alla volontà popolare. Non si può ridurre la revisione dello Statuto ad un esercizio accademico o ad una somma di procedure partecipative, che peraltro hanno registrato una scarsa attenzione.

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Trento, tra déjà-vu e paura dell’innovazione
Capovolgimenti

 

di Federico Zappini *

«Un déjà-vu è un’imperfezione di Matrix, capita quando cambiano qualcosa». Così Trinity spiegava a Neo il passaggio ripetuto di un gatto nero nel primo capitolo di Matrix. Le sembianze di un déjà-vu assume anche la discussione attorno ai temi riguardanti le criticità nella gestione dello spazio urbano della città di Trento. Articoli di cronaca (numerosissimi, quasi riusciti nell’impresa di saturare lo spazio informativo), editoriali e dichiarazioni – di politici, esperti, comitati, ecc. – sembrano sempre riportare allo stesso punto. Il tempo passa e il gatto nero – sotto l’etichetta passpartout del “degrado” – si ripresenta davanti a noi, sempre uguale. Accettare il ripresentarsi del déjà-vu è un modo comodo per non impegnarsi mai nell’immaginare il passo capace di rompere la circolarità di un movimento che ci sta dando un po’ alla testa.

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Influenza sociale fra denaro e prestigio
disonore

di Giovanni Pascuzzi *

L’influenza sociale viene definita dalle scienze che la studiano (psicologia, scienza politica e sociologia) come la capacità di orientare i comportamenti degli altri. Gli strumenti attraverso i quali si attua sono essenzialmente tre: il denaro, il potere e il prestigio.

Chi è ricco può comprare beni e prestazioni lavorative. L’esempio tipico è rappresentato dal capitano d’industria che costituisce e organizza le imprese: avendo la possibilità di ristrutturarle, chiuderle, delocalizzarle può incidere sulla vita di tante persone e pure sulle entrate fiscali di uno Stato.

A ben vedere il denaro costituisce anche un potere di fatto (e veniamo al secondo strumento) come contrapposto al potere di diritto, ovvero dell’autorità, che per definizione orienta il comportamento degli individui attraverso ordini, leggi o incentivi. Il prestigio, infine, deriva da una particolare considerazione sociale e varia da contesto a contesto. In passato era legato all’essere anziani o all’aver rivestito ruoli militari. Oggi è legato più alla cultura: per questo gli intellettuali hanno (o dovrebbero avere) grande prestigio sociale.

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Il Trentino e il girello della politica
Val di Sole

 

Riprendo dal blog https://pontidivista.wordpress.com questa interessante riflessione

 

di Federico Zappini

Non era difficile da immaginare: è dunque arrivato il momento in cui qualcuno tenta di aggiungere una variabile nell’equazione della politica trentina. Un’equazione che – dal 2013 in poi, almeno – dimostra una persistente difficoltà nel trovare una quadra accettabile. Era altrettanto evidente che tale spunto sarebbe potuto arrivare solo da chi si sentisse libero di intervenire da fuori quello schema che – nel bene e nel male – caratterizza il governo della Provincia autonoma di Trento da almeno quindici anni. Ecco allora che la presa di parola di un gruppo di sindaci, espressione di una sensibilità civica (cosa significa oggi?) e non partitica, era atteso. Potrebbe dimostrarsi addirittura utile se non ci si limiterà a leggerlo attraverso le schermaglie tra addetti ai lavori ma lo si accoglierà come stimolo alla riflessione generale sullo stato di salute della vita democratica e politica della comunità trentina, e non solo.

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