"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

I rituali della brutta politica

I rituali della brutta politica trovano eco sulla stampa locale. Li avverto come una sorta di rigurgito che tende ad oscurare il bel risultato delle elezioni che hanno portato alla formazione del Consiglio della Provincia Autonoma di Trento.
Vorrei che questo vociare sugli incarichi assessorili lasciasse il posto a qualche ragionamento su come rispondere con responsabilità ad un elettorato che ci chiede idee e buone pratiche per delineare il governo di questa terra. Facendo corrispondere i “Dieci progetti per il Trentino” con i quali Lorenzo Dellai si è presentato agli elettori (nella loro declinazione di priorità e sensibilità che il risultato elettorale ha indicato assegnando al Partito Democratico del Trentino la maggioranza relativa dei consensi) alla formazione del nuovo governo provinciale. E, altrettanto importante, nel riprendere il dialogo con il territorio, quel lavoro di ascolto e di costruzione di una fitta rete interattiva che riannodi pensiero, competenze, partecipazione responsabile e politica.

Partiremmo con il piede sbagliato se pensassimo di modulare gli assessorati sulle persone (il cosiddetto toto-assessori). Al contrario, si tratta di interrogarci sul profilo degli incarichi e sugli obiettivi che intendiamo indicare alla comunità trentina come segnale su dove si vuole andare, in coerenza con ciò che di buono si è fatto nelle precedenti legislature ma anche indicando le necessarie discontinuità.

Lo richiede in primo luogo la necessità di dare risposta a quel senso di paura e di incertezza verso il futuro che segna il nostro tempo e che abbiamo avvertito in maniera così forte nel dibattito elettorale. E, se non bastasse, ce lo impone l’obbligo di legge nel ridurre gli assessorati da 11 a 8 con quel che comporta in termini di ridisegnare obiettivi e funzioni.

Ciò significa che già nell’indicare le competenze assessorili dovrebbe emergere un nuovo profilo politico del futuro governo provinciale. La scelta delle persone che comporranno la squadra del presidente verrà di conseguenza.
Provo quindi a consegnare qualche idea affinché le competenze non siano la fotocopia di quelle precedenti, chiedendo alla politica quello sforzo di fantasia di cui è stata negli ultimi tempi piuttosto avara.

Tanto per incominciare vedrei bene la formazione di un assessorato alla conoscenza. Se vogliamo stare nei grandi processi di trasformazione senza subirli ed interagendo con essi è necessario avere una comunità consapevole. Dovremmo darci un grande progetto di innovazione sul piano del sapere e dell’educazione permanente che investa la scuola, l’università, le politiche giovanili ma anche la riqualificazione professionale ad ogni livello, ivi compresa la formazione per chi svolge compiti di responsabilità nelle istituzioni e nel governo della cosa pubblica.

La nostra dimensione locale e la nostra stessa autonomia va messa alla prova in un contesto aperto alle sfide della complessità. E’ in questo orizzonte che s’inserisce la proposta di un assessorato dove la sfida di una cultura ancorata al territorio sia capace di dialogare virtuosamente con una dimensione piò ampia, europea e globale. Per questo propongo la formazione di un assessorato alla mondialità, che faccia sistema fra cultura e politiche della memoria, dimensione transnazionale e cooperazione internazionale.

Abitare i flussi significa costruire un’identità economica connessa al territorio, improntata dunque alla valorizzazione delle risorse, delle vocazioni e delle tradizioni che possono costituire l’unicità dell’offerta. Una filiera che sa fare sistema integrato richiede un assessorato all’economia capace di far convergere agricoltura, turismo, commercio, industria e artigianato, cooperazione e patti territoriali. E’ la consapevolezza che solo la qualità e la dimensione sistemica possono fare la differenza nel mercato globale, sostenute da un sistema del credito che trova in Trentino una straordinaria tradizione e forti legami territoriali.

Quel legame indissolubile che caratterizza il rapporto fra ambiente e pianificazione urbanistico territoriale, da pensarsi in un unico assessorato alla sostenibilità le cui competenze dovrebbero comprendere anche la grande sfida avviata già nel corso delle ultime due legislature sulla risorsa idrica e le fonti energetiche.

Analogo ragionamento andrebbe preso in considerazione per quanto concerne il tema della mobilità. E’ la sfida delle infrastrutture che vanno pensate in divenire piuttosto che nel rispondere alle emergenze del momento. La rivoluzione informatica riduce le distanze e ridisegna il rapporto fra centri e periferie. Per questo la PAT dovrà scommettere sulle forme di viabilità alternativa a favore della rotaia, sul rafforzamento del sistema di cablaggio e delle reti di collegamento, sulla circolazione delle informazioni prima ancora che delle persone. Ecco che s’impone un assessorato alle comunicazioni, passaggio decisivo fra qualità della vita e democrazia.

Il tema della partecipazione e della democrazia passa attraverso un riassetto delle funzioni istituzionali ai vari livelli, nell’obiettivo già insito nella proposta delle Comunità di Valle di favorire il rapporto fra cittadini e pubblica amministrazione. Ne va del funzionamento della nostra autonomia, della dialettica politica sul piano locale, della valorizzazione delle nuove forme di partecipazione diretta e responsabile. Sono le funzioni di un assessorato alla cittadinanza attiva, includendo in questo le riforme istituzionali, gli enti locali e le pari opportunità.

In ultimo, ma non in ordine di importanza, si pongono due grandi questioni sociali sulle quali misuriamo l’attenzione verso le fasce piò vulnerabili della nostra comunità. In primo luogo come far fronte, in una fase di transizione che espone migliaia di persone e famiglie alla riorganizzazione dei processi produttivi, al tema della sicurezza sociale, nelle sue declinazioni relative al lavoro e al welfare comunitario. Politiche che richiedono sensibilità, attenzione ed approcci innovativi. In secondo luogo la sicurezza verso il bene primario per ognuno di noi, ovvero la salute dei cittadini, in una legislatura che risulterà un passaggio chiave nell’organizzazione della sanità trentina. Sono le competenze di un assessorato alla sicurezza che inglobi il tema del lavoro, dei servizi alla persona e alla famiglia e le politiche per la casa.

Sono in realtà sette competenze e dunque vi sarebbe lo spazio per un altro assessorato. Penso alla trasparenza e alla gestione ella pubblica amministrazione, per avvicinare i cittadini alle istituzioni e al governo dell’autonomia. Potrebbe essere un bel segnale anche questo.

 

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