"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

La cooperazione secondo il Censis

Il melograno, simbolo della cooperazione trentina

di Fabio Pipinato 

La cooperazione, secondo l'ultimo rapporto Censis, è in salute. Dovremo esserne orgogliosi come trentini visto che mangiamo pane e cooperazione. Le recenti statistiche mostrano che non ha mai avuto crescite roboanti, dalle quali peraltro è bene diffidare, ma ha sempre conosciuto un lento ma graduale sviluppo. Nell'ultimo decennio, mentre molte imprese profit chiudevano i battenti, c'è stato un incremento a livello nazionale di quasi dieci mila unità. Il 2012 chiude con 80.844 coop. Non male. Trattasi della risposta italiana all'anno internazionale della cooperazione.

La vitalità delle coop è molto più accentuata rispetto al sistema delle altre imprese: a fronte infatti di un incremento di quest'ultime del 7,7% le cooperative hanno segnato un balzo in avanti del 14,2%. In altri numeri se nel 2001 su 1000 imprese attive si contavano 14,2 cooperative nel 2011 il valore è salito a 15,2.

Il positivo trend di crescita non s'è interrotto nel 2008, mentre crollava la Lehman Brothers. Solo tra 2010 e 2011 si è segnalata una leggera flessione rispetto all'anno precedente, che ha riportato il numero delle cooperative sulla soglia delle 80 mila; perdita che tuttavia è stata recuperata ampiamente nel 2012. Non solo la cooperazione nel suo complesso ha tenuto gli occupati ma ha saputo creare nuove opportunità di lavoro. Ciò in generale; in particolare la sofferenza più ampia viene dall'edilizia.

Si stima che dal 2007 al 2011 l'occupazione creata dalle coop italiane sia aumentata dell'8% facendo lievitare il numero degli occupati tra soci e non soci da 1 milione 213 mila a 1 milione 310 mila. Nell'ultimo anno, poi, il valore è cresciuto ulteriormente, attestandosi al terzo trimestre a quota 1 milione 341 mila (+2,8% rispetto al terzo trimestre del 2011). Si tratta di un dato in totale controtendenza con quello che è il ben noto quadro di sistema, considerato che nello stesso arco di tempo l'occupazione in forza presso le imprese è diminuita del 2,3% mentre il mercato del lavoro nel suo
complesso ha subìto una perdita di posti di lavoro pari all'1,2%. Anche tra 2010 e 2011 il numero dei lavoratori ha continuato a crescere, malgrado gli effetti della crisi abbiano iniziato a farsi sentire anche sulle dinamiche che hanno interessato le cooperative, segnando un saldo positivo dell'1,9%, e portando l'incidenza complessiva dell'occupazione creata dalle cooperative sul totale del sistema imprese al 7,2%.

L'andamento di lungo periodo trova spiegazione nella solidità intrinseca del modello cooperativo e nella sua logica di crescita incrementale che se da un lato risulta un tantino elefantiaca nello sfruttare le accelerazioni di mercato, quando si presentano, dall'altro lato riesce a difendersi con maggiore fermezza alle dinamiche negative proprio attraverso i suoi meccanismi compensativi interni.

A trainare l'aumento dell'occupazione è soprattutto il settore della cooperazione sociale, considerata la "cenerentola della cooperazione" che ha registrato tra il 2007 ed il 2011 un vero e proprio boom, con una crescita del numero dei lavoratori del 17,3%. Crescita che non s'è arrestata nemmeno nell'ultimo anno (tra terzo trimestre 2011 e 2012) segnando un balzo in avanti del 4,3%.

I big della "cooperazione sociale trentina" hanno voluto incontrare e quasi sfidare i big dell'industria italiana e transnazionale. Con l'aiuto di Unimondo hanno incontrato sia l'ambasciatore Fulci presidente della Ferrero S.p.A. che Veronesi patron di Intimissimi e Calzedonia. Il match è durato un paio d'ore alla Manifattura Tabacchi di Rovereto ma le coop. sociali non hanno mai abbassato la guardia. Un arricchimento per entrambi.

Tornando al rapporto possiamo notare che anche l'ampia area del terziario non immediatamente afferente al sociale, comprendente commercio e distribuzione, logistica e trasporti, ma anche credito, servizi alle imprese, ha registrato un trend di crescita positivo, per molti versi anticiclico, con un 9,4% nell'ultimo quadriennio, e 3,4% tra 2011 e 2012.

Meno dinamico è stato l'andamento del settore agricolo rimasto sostanzialmente fermo (+0,5%) nel quadriennio, e non ancora in grado di invertire lo stato di affaticamento in cui versa, considerato che tra 2011 e 2012 ha registrato una perdita in termini occupazionali del 3,8%.

Al contrario, l'ultimo anno sembra aprire spiragli di ripresa per tutto il settore manifatturiero che, colpito profondamente dalla congiuntura ha registrato un calo complessivo degli addetti del 3,6%; calo che sarebbe stato ancora più pesante, se l'inversione di tendenza nel 2011 non avesse prodotto un incremento occupazionale del 4,3%, confermata nel 2012 (1,5%). Mentre non sembra essere intenzionata a cessare la crisi che ha investito il comparto edile. Con il 9,3% in meno di occupazione in soli quattro anni, anche il 2012 è caratterizzato dal segno meno (-1,6%), allineando le performance della cooperazione a quelle medie di settore, investito da una crisi strutturale senza precedenti.

Fabio Pipinato è direttore di Unimondo

 

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