"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Oltre il profilo di quelle montagne...

Dolomiti

di Michele Nardelli

(2 agosto 2013) C'è stata una felice concomitanza fra l'approdo in Consiglio Provinciale della Legge Finanziaria 2014 e la festosa e per nulla manieristica inaugurazione del Muse nel capoluogo trentino. I due avvenimenti non sono affatto estranei fra loro perché la scelta di investire nella conoscenza ha rappresentato uno dei tratti strategici di tutte le leggi finanziarie assunte nel corso degli ultimi anni. Uno sguardo lungo che ci racconta di come, nonostante l'esplodere di una crisi di natura strutturale, la Provincia Autonoma di Trento abbia voluto considerare gli investimenti sulla conoscenza come parte integrante delle politiche di risposta alla crisi o, meglio, al nuovo contesto economico e finanziario che si ripercuote anche su questa nostra terra.

Una scelta che viene osservata con attenzione e stima anche da chi ci guarda da fuori, a testimonianza di come la nostra autonomia rappresenti un esempio virtuoso di autogoverno delle proprie risorse. Il Trentino ha saputo infatti mettere in campo in questi anni iniziative importanti che hanno attenuato, nei numeri come nella vita reale delle persone, gli effetti della crisi, cercando di attrezzare l'economia locale ad un processo di riqualificazione virtuosa verso le vocazioni territoriali, di garantire attraverso il fondo strategico regionale un accesso al credito agevolato e il sostegno ad interventi di riqualificazione del patrimonio edilizio, attuando politiche concrete per salvaguardare il reddito di chi in questo momento si trova in condizioni di difficoltà. E fra queste politiche, gli investimenti nella ricerca, nell'innovazione e nella conoscenza (e la cultura fra questi) sono stati tratti caratterizzanti e originali.

Tutto questo, non dimentichiamolo, è avvenuto a fronte di un contesto di contrazione delle risorse finanziarie disponibili per effetto in primo luogo della nostra assunzione di responsabilità verso il debito del paese. Anche in questo caso cercando di fare di necessità virtù, assumendo nuove competenze e dunque ambiti di maggiore autogoverno in settori strategici come l'Università e la tutela del reddito (la delega sugli ammortizzatori sociali), rispondendo in maniera intelligente e responsabile agli stessi attacchi che venivano portati alla nostra autonomia.

Di queste scelte dovremmo essere orgogliosi, tanto che questa terra è riconosciuta da tempo ai primissimi posti nelle graduatorie sulla qualità della vita nelle regioni italiane. Fondo strategico, reddito di garanzia, filiere corte, riqualificazione urbana e blocco delle seconde case, investimenti sulla conoscenza... sono lì a testimoniare una
politica virtuosa. Questo ovviamente non significa nascondere le criticità che in un passaggio tanto difficile ci portiamo appresso dal passato e da approcci che appaiono superati. Fare "meglio con meno", ci siamo detti e questo ha significato anche mettere mano ad interessi particolari, a corporativismi che si sono visti tarpare le ali, indicando nuovi assetti istituzionali che hanno trovato resistenze proprio in vecchi apparati e poteri consolidati.

Appare dunque singolare che il Gruppo consiliare del Partito Democratico del Trentino, che pure rappresenta il soggetto politico di maggioranza relativa in Consiglio Provinciale ed ossatura della coalizione che governa il Trentino, non rivendichi con forza questa azione amministrativa e politica. Per questo non mi sono riconosciuto nel diverso racconto che il capogruppo del PD in Consiglio Provinciale Luca Zeni ha proposto in occasione di quest'ultima legge finanziaria. E' un bilancio di legislatura che non corrisponde al lavoro svolto da tutta la coalizione e all'impegno che il PD del Trentino ha portato sul piano delle idee e dell'azione di governo.

Il futuro ci appare in tutta la sua incertezza. Richiede necessariamente prudenza, sobrietà, attenzione ai soggetti più deboli, ma anche capacità di sguardo diverso dal passato e molta fantasia. Nel saper valorizzare appieno l'unicità dei territori, nel costruire coesione sociale, nel dare risposte innovative alle domande che un contesto in rapido cambiamento ci pone. Di uno sguardo diverso, tanto sul piano della sperimentazione sociale come su quella politica.

Proprio durante la discussione sulla legge finanziaria come consiglieri del centrosinistra autonomista abbiamo presentato una proposta di legge regionale che indica un metodo nuovo (la Convenzione) e i contenuti (una Regione come spazio politico sovranazionale) di un futuro assetto istituzionale che guarda alla regione dolomitica oltre gli attuali confini, immaginando così nuove relazioni territoriali ed europee. E anche su questo piano, come osservavano i nostri amici bellunesi del Bard (Belluno Autonoma Regione Dolomiti), dal Trentino arriva un contributo di buona politica. Quel profilo che l'architetto Renzo Piano ha disegnato per il Muse forse va oltre quello delle montagne di questa terra.

Ecco, di questo sguardo che affonda le sue radici nel sogno di Ventotene ma proiettato nel futuro di una visione territoriale ed europea abbiamo bisogno. E di processi collettivi e partecipati.

 

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