"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Quel tunnel non mi convince

Tunnel di Base del Brennero

Una riflessione del teologo Paul Renner pubblicata sul Corriere del Trentino di oggi che dovrebbe farci meditare.

Siamo sicuri di avere oggi bisogno di un tunnel che fa acqua da tutte le parti in un un epoca segnata dalla recessione? La politica torni a pensare ai cittadini.

di Paul Renner

(17 gennaio 2016) Di un progetto non consistente e non ben orchestrato si dice che “fa acqua da tutte le parti”. Il Tunnel di base del Brennero rischia invece di fare il contrario: di togliere l'acqua da molte parti.

Si sa da altre esperienze remote (val di Sambro, con il raddoppio autostradale fra Bologna e Firenze) e vicine (Val Passiria e San Giacomo di Bolzano) che perforare le montagne è un gioco pericoloso. Quasi sempre si finisce per alterare il loro delicato equilibrio piezoelettrico, arrivando ad interrompere importanti vene d'acqua e ad alterare la qualità di vita in superficie.

Sono effetti preclusi al vasto pubblico ma noti agli esperti, che fingono di ignorarli pur di perseguire i loro scopi, di marcata matrice tecnocratica e finanziaria.

Riguardo al tunnel del Brennero è stato comunicato che ben dieci tra i tredici corsi d'acqua che scorrono fra il Passo e Chiusa sono ad “alto rischio” di scomparsa, mentre gli altri tre sono a rischio “medio-basso”. A ciò si aggiunga che una vasta percentuale di sorgenti si esauriranno e non forniranno più l'approvvigionamento idrico necessario a decine di migliaia di cittadini.

Sono i soliti ambientalisti votati al catastrofismo a diffondere queste informazioni? No, vengono dalla fonte ufficiale del Consorzio temporaneo per il Tunnel di base del Brennero. Non sono state molto pubblicizzate per non diffondere panico fra la popolazione, ma sono dati comprovati.

In base a tali elementi e a studi affidati a tecnici di fuori provincia, il Comune di Egna ha deciso di esprimersi contro la variante in galleria nel suo territorio che, tra l'altro, recherebbe danno irreversibili al Parco naturale del Monte Corno.

Ecco, proprio la parola “irreversibili” dovrebbe farci riflettere. Se una qualsiasi iniziativa, privata o pubblica, rischia di provocare danni emendabili, direi che non la si deve escludere a priori. Se però è noto che un mega progetto avrà simili conseguenze devastanti, è obbligo di tutte le persone pensanti e oneste, opporsi.

Il partito del mattone e del cemento, molto forte nella nostra terra e che “vanta” già diversi scempi nel proprio carnet, anche stavolta sta fungendo da direttore d'orchestra. Complice l'incompetenza di certi politici e le collusioni con altri, sta facendo credere che senza Tunnel del Brennero saremo tagliati fuori dal mondo e che lo si deve realizzare comunque perché è un progetto europeo.

In realtà siamo sicuri di aver davvero bisogno di maggiore velocità e di un crescente scambio di merci in un'epoca segnata dalla recessione e da un nuovo assetto dei mercati? Abbiamo bisogno di opere così impattanti nella nostra terra vocata al turismo, dunque alla tutela di un ambiente fantastico? E' opportuno mettere sempre l'economia al di sopra della qualità di vita?

Ora che l'A22 sarà per trent'anni in mano pubblica, siamo sicuri si investirà davvero per spostare il traffico merci dall'asfalto alla ferrovia? Perché non è stata praticata fin qui una politica di innalzamento dei pedaggi, al fine di scongiurare che tanti TUIR percorrano la Val d'Isarco e la Val d'Adige per evitare i costi del passaggio attraverso la Svizzera?

La politica deve ritornare ad assumere il suo ruolo di tutela dei cittadini e deve cessare di essere succube dei poteri economici forti. A ciò esorta ripetutamente anche Papa Francesco che denuncia «una perdita di potere degli Stati nazionali, soprattutto perché la dimensione economico-finanziaria, con caratteri transnazionali, tende a predominare sulla politica» (Laudato si', 175).

E ancora «si rende indispensabile creare un sistema normativo che includa limiti inviolabili e assicuri la protezione degli ecosistemi, prima che le nuove forme di potere derivate dal paradigma tecno-economico finiscano per distruggere non solo la politica ma anche la libertà e la giustizia» (Laudato si', 53).

Qualcuno obietta: ormai il progetto è avanzato e non si può più bloccare. Ma perché? Quando imbocchiamo una strada sbagliata non ci affrettiamo forse a rettificare il nostro itinerario?

E non dovremo dare più spazio nei nostri processi decisionali alla dimensione della tutela dell'ambiente anche in vista delle generazioni a venire? E' sempre il Papa, nella Laudato si' a sottolineare che «la protezione dell'ambiente dovrà costituire parte integrante del processo di sviluppo e non potrà considerarsi in maniera isolata». E' ammonimento da considerare.

 

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