"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Comunità, aprirsi alla partecipazione

Sanzeno, Casa de Gentili

di Alessandro Branz *

(28 gennaio2017) In questi ultimi mesi le Comunità di valle del Trentino hanno approvato, sulla base di una normativa provinciale, un’importante modifica dei rispettivi statuti, finalizzata ad attivare, in occasione dell’adozione di un atto amministrativo da parte della Comunità, appositi processi partecipativi che coinvolgano nell’assunzione della decisione i cittadini ed i soggetti interessati alla problematica in oggetto. Si tratta di percorsi di discussione pubblica, debitamente organizzati, che vanno promossi prima che l’atto amministrativo sia adottato in modo definitivo, e che prevedono il confronto, il dialogo e lo scambio di opinioni fra i partecipanti, in vista della ricerca di una soluzione condivisa da proporre alle istituzioni competenti.

Per quanto processi di tipo partecipativo siano già stati adottati in un recente passato dalle Comunità di valle, ci troviamo di fronte ad una novità importante, in grado di incentivare la cittadinanza attiva, valorizzare le competenze del territorio e rendere le decisioni pubbliche più legittime e fondate da un punto di vista sociale. Inoltre il fatto stesso che con questa normativa la partecipazione non sia lasciata allo stato “brado”, ma venga inserita in un contesto di regole condivise, garantisce - almeno potenzialmente - che i cittadini possano partecipare davvero, in un clima di imparzialità, parità di trattamento ed eguaglianza (e senza che venga meno la “spontaneità” e la ricchezza delle loro proposte). Del resto la previsione di un organo indipendente e di “garanzia”, come l’Autorità per la partecipazione locale, che, alla stregua di quanto avviene in altre realtà sia nazionali che regionali (Francia e Toscana), è chiamato a indire e gestire i processi partecipativi, conferma questa strategia.

Il conseguimento di tali obiettivi, però, dipende in grande misura da come la normativa verrà applicata, con riferimento sia a come verranno individuati e “selezionati” i partecipanti, sia alle modalità con cui rendere effettiva la partecipazione. Per quanto la presenza di una molteplicità di metodologie e percorsi renda difficile la scelta, il fatto che le Comunità di valle si stiano generalmente indirizzando verso l’adozione di un metodo come quello del “World Café”, che prevede la presenza di una serie di “tavoli” attorno a cui far discutere i partecipanti su temi di interesse pubblico, e la circostanza, per nulla insignificante, che questi incontri siano molto partecipati, non depongono solo a favore di un “bisogno” di partecipazione per nulla scontato, ma anche a favore di uno strumento interessante per almeno due ragioni: perché favorisce la partecipazione non solo dei classici gruppi di pressione organizzati (i c.d. “stakeholders”), ma anche dei cittadini e di quelli che vengono definiti i “saperi diffusi” (il cui contributo in termini di creatività e conoscenza del territorio è di grande utilità), e perché incentiva i partecipanti al reciproco ascolto e ad un confronto ponderato e responsabile.

Ciò non toglie che vadano comunque tenute presenti alcune indicazioni operative molto importanti. Innanzitutto non esiste una metodologia migliore delle altre, ma metodi che si adattano meglio a questo o quel problema, al punto che la soluzione migliore potrebbe essere quella di combinare varie metodologie a seconda delle esigenze.

In secondo luogo, va valorizzato il confronto tra posizioni alternative: la diversità ed il conflitto sono spesso il sale dei processi partecipativi. In tal senso è opportuno attivare una costante campagna di indagine-ascolto del territorio, in modo da rilevare per tempo eventuali cambiamenti e dare voce a tutti i punti di vista, siano essi associazioni culturali, ambientali, di consumatori, gruppi sportivi o ricreativi, comitati spontanei di cittadini o categorie deboli e poco organizzate, come gli anziani ed i giovani.

Infine, ma questo è forse il punto più importante, bisogna sempre tener conto del fatto che, per produrre esiti positivi e fiducia nei cittadini, la partecipazione non può ridursi ad una mera rilevazione di opinioni (quasi fosse un sondaggio), ma deve poter “contare” e quindi incidere sulle decisioni finali. Del resto, affinché ciò avvenga, serve anche (e soprattutto) l’impegno, l’apertura e la disponibilità alla sperimentazione delle amministrazioni, la cui collaborazione costituisce una variabile fondamentale per il successo dei processi partecipativi.

* Consigliere comunale di Sanzeno

 

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