"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Storia della Resistenza

La prima di copertina del libro

Marcello Flores

Mimmo Franzinelli

Storia della Resistenza

Laterza, 2019

La Resistenza in montagna e quella in pianura. La guerriglia nelle città. Il sostegno della popolazione e il rapporto con la "zona grigia". La collaborazione con gli Alleati e la guerra civile con gli italiani in camicia nera.

A 75 anni dalla Liberazione, finalmente una ricostruzione con l'ambizione di proporre uno sguardo complessivo su fatti, momenti e protagonisti che hanno cambiato per sempre il nostro Paese.

«La Resistenza, ancora oggi, rappresenta in Italia un fattore di divisione. Benché costituisca l'antefatto e il presupposto di quello che la volontà popolare sanzionò il 2 giugno 1946 - la nascita della Repubblica e l'avvio del percorso che un anno e mezzo dopo porterà alla promulgazione della Costituzione - essa non gode dell'ampio e condiviso riconoscimento che sia la Repubblica sia la Costituzione hanno saputo guadagnarsi, soprattutto nei decenni successivi, da parte di un'estesa maggioranza della popolazione.

A ben guardare, in realtà, la maggioranza degli italiani non nutre particolare interesse verso la Resistenza, se non in occasione delle ricorrenze, delle celebrazioni, delle memorie - e delle polemiche - che rivisitano ogni tanto questo o quell'evento a essa legato.

C'è una forte minoranza, tuttavia, che ritiene giusto insistere nel richiamare la Resistenza non solo come prodromo della Repubblica e della Costituente, ma come momento formativo di quella nuova "morale politica" che si era manifestata e affermata proprio tra il 1943 e il 1945. Una politica che condannava senza esistazione il totalitarismo fascista, l'aver condotto l'Italia nella tragedia della guerra, la mancanza di libertà sofferta da tutti durante il regime e l'offesa alla dignità patita soprattutto dai suoi oppositori; e una morale che vedeva nella partecipazione e nell'impegno individuale - nella "scelta" di stare dalla parte di chi voleva riportare in Europa la libertà e la dignità sottomessa e calpestata del nuovo ordine nazista - la possibilità di uscire da quello stato di passività, di inazione, di subalternità che si era diffuso e consolidato nell'ultimo decennio di vita del fascismo».

(dall'introduzione al volume "Storia della Resistenza")

 

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