"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Vorrei prolungare la sua vicinanza

Gigi Proietti

Un dolcissimo saluto dell'amico Alessandro

di Alessandro Mengoli

(2 novembre 2020) E’ una triste notizia quella che mi accoglie, questa mattina, non appena lo schermo del pc diventa chiaro. Ieri sera ero andato a dormire dopo aver appreso che Gigi Proietti era stato ricoverato per un malessere.

Il poro Gigi, il povero Gigi, non ce l’ha fatta.

Ma perché sento di partecipare di più, rispetto alla morte di tante altre persone note, brave e positive. Forse è la distanza. La comicità ti avvicina. Ma anche la familiarità con forme d’espressione, con gli ammiccamenti, le allusioni, la pesantezza, la leggerezza, la battuta, sintesi impietosa di un difetto, al limite della crudeltà, ma mai cattiva. Insomma la romanità. Sordi, un grande, è stato un’altra cosa. Un po’ piagnone, un po’ vittima, un po’ codardo. Proietti no; la sintesi è il suo sguardo: furbo, spavaldo, incazzoso.

Sento il desiderio di prolungare ancora un po’ la sua vicinanza, di trattenerlo ancora un po’ al ricordo.

Cerco un video di alcuni anni fa che mi riviene in mente, come il sapore di un buon vino, persistente. E’ una partecipazione ad una trasmissione della Dandini. Recita due poesie, monumenti della letteratura nazionale, liberamente interpretati nei panni di due professori, fortemente tratteggiati nei loro regionalismi, estratti dai suoi ricordi di liceale. (*) E’ una delle cose più divertenti che abbia mai sentito. E capisco perché. Si può spiegare cosa ti fa ridere? Perché sorrido se guardo Frankenstein Jr e mi vengono le lacrime se vedo Proietti? Perché ci rivedo i miei professori del liceo, le espressioni di mia madre, perché è più vero lui di tanti pugliesi (per inciso: ho realizzato che Emiliano ha copiato il personaggio da Proietti).

Anni fa sono stato un po’ di tempo a lavorare in Africa. Era un cantiere in una piccola isola. Quando giri capisci che è più facile capirsi con un tanzaniano che ridere insieme ad un milanese (come anche un genovese o un torinese). Così passavamo tutto il tempo io ed un altro giovane romano. Per settimane è riuscito a ripropormi tutte le battute di Febbre da Cavallo, uscito quando lui aveva solo due anni. Più di una volta. Ed ogni volta a ridere come fosse la prima. Grande Gigi.

https://www.youtube.com/watch?v=F-FG7fAHcNg

 

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